domenica, novembre 20, 2011
venerdì, novembre 11, 2011
Tributo di Marella Giovannelli ai Nativi Americani
Questo è il tributo di Marella Giovannelli alla saggezza dei Nativi Americani. Tra i tanti proverbi e poesie di questo popolo educato all'amore e al rispetto per la Natura ho scelto un aforisma nel quale mi ritrovo: " L'anima sperimenta la gioia, dolore e serenità grazie all'unione con la mente, le percezioni dei sensi e le azioni del corpo".***
Many of these pictures were taken by William Pennington and Lisle Updike in Colorado into the 1910s.
Many of these pictures were taken by William Pennington and Lisle Updike in Colorado into the 1910s.
Forza: fotopoesia di Marella Giovannelli dedicata al giorno palindromo per eccellenza
martedì, novembre 08, 2011
Vera in cucina: la Babette della Rete
Vi invito ad esplorare il sito (basta cliccare il titolo di questo post) di una foodblogger che sta prendendo per la gola tutti gli internauti. Vera Delfiume ha la Sardegna nel cuore ma spazia nel mondo con le sue ricette da lei raccontate e fotografate con passione, talento e grande bravura. A lei, Babette della Rete, auguro tutto il successo che merita. E per conoscere meglio la talentuosa star dei fornelli (sia veri che virtuali) copio&incollo la bella intervista rilasciata da Vera alla Cuochina Sopraffina, "guru" riconosciuta del settore.
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"Oggi l’aereo della Cuochina Sopraffina con a bordo l’Ospitino della settimana approda in Sardegna, patria del porceddu e del mirto , per farvi conoscere una blogger che si sta, neanche tanto lentamente, imponendo nel panorama italiano con le sue ricette, un modo di fare sempre garbato e un occhio impeccabile alla fotografia e al dettaglio: Veraincucina a cui lascio subito la pagina.
D. Chi sei? Cosa porti? Un fiorino! In poche parole, ci racconti qualcosa di te?
Chi sono? Bella domanda. Considerami come un “work in progress”. Negli ultimi dieci anni ho cambiato pelle diverse volte e ho fatto delle esperienze bellissime. Ho lavorato a lungo come organizzatore generale in una compagnia teatrale, dove ho preso parte anche a diversi cortometraggi come produttore esecutivo e organizzatore. Ho recitato in alcuni spettacoli e come canto del cigno ho prodotto un lungometraggio in bianco e nero girato interamente in Sardegna.
Ho appeso il ciak al chiodo e ho gestito un bed and breakfast per qualche anno per poi tornare ad una vecchia passione, Internet e la gestione delle fan community. Due anni fa insieme ad una mia amica ho aperto un sito dedicato ad una saga letteraria e nel giro di pochissimo tempo il sito è diventato un punto d’incontro importante per tutti i suoi fans e sempre in questo campo sto lavorando ad un nuovo progetto che dovrebbe vedere la luce tra ottobre e novembre.
D. Come hai imparato a cucinare e da chi?
Ho imparato a cucinare osservando mia madre. A casa mia la cucina è sempre stata una componente importante e non qualcosa da subire per sopravvivere. Non si mangiavano mai le stesse cose e si sperimentava molto. Abbiamo pile di vecchi numeri de “La cucina italiana” che ci trasciniamo dietro da anni. Quindi credo che la mia passione sia nata lì, ha iniziato a prendere forma nel periodo della gestione del bed and breakfast in cui ci si sbizzarriva per portare in tavola colazioni sempre diverse per poi esplodere dopo il matrimonio. Avere una cucina tutta mia ha dato il via ad un periodo di grandi sperimentazioni, e scoprire di poter imparare a preparare anche cose difficili grazie ai libri è stato illuminante. Ricordo ancora quando ho preparato i bignè per la prima volta. La sensazione di magia mentre guardavo la pasta choux prendere forma. Quello è stato il momento in cui ho capito di avere una grande passione per la cucina.
D. Perchè hai aperto il blog e quale è il tuo obiettivo?
Ho aperto il blog perchè volevo dedicare uno spazio importante a questa passione. Sedermi al pc, raccogliere le idee e raccontare piccole storie. Quando ho deciso di iniziare non avevo in mente un obiettivo se non quello di fare sempre del mio meglio e di non aspettarmi niente di più che una soddisfazione personale. Poi in pochi mesi ho avuto la fortuna di incontrare alcune ragazze con la mia stessa passione e con le quali ogni giorno è bello fare quattro chiacchiere e confrontarsi. Mi piace la mattina visitare i loro blog e scoprire cosa di buono bolle in pentola quel giorno.
D. Quali sono le tue fonti di ispirazione?
Non ho un modello di riferimento preciso, sono partita con una grande passione per Nigella Lawson, ma ci sono così tante cose ancora da imparare. Potrò rispondere a questa domanda fra qualche tempo. Devo ancora esplorare e sperimentare, c’è tutto un mondo là fuori da scoprire!
D. Quali sono le cose che secondo te non devono mancare in cucina?
La voglia e la passione. E la farina e il lievito. Mi piace l’idea di aprire la dispensa e poter preparare una focaccia per le persone che amo, magari perchè devono andare a fare un pic nic improvvisato o a pescare con gli amici. Ecco io in cucina riesco a dimostrare più affetto che con le parole.
D. E quali quelle di cui si può fare a meno?
Le cose che non mi piacciono e la routine. Non cucino con ingredienti che non amo, mi deve piacere ciò che porto in tavola, non dev’essere un esercizio di stile ma un momento di piacere e non cucino mai le stesse cose. Mi piace cambiare.
D. Quale piatto consideri il tuo “piatto forte” e quale il peggiore che sia mai uscito dalla tua cucina?
Non ho un piatto forte ma in questo periodo ho una predilezione per la Cheesecake accompagnata sia con frutti di bosco che con cioccolato. Mentre come piatto peggiore scelgo la prima versione dei samosa che ho preparato. Ho ecceduto col cardamomo e il suo odore mi ha perseguitato per giorni.
D. Perchè hai scelto quella foto per accompagnare l’intervista?
Ho scelto questa foto per due ragioni. La pasta sfoglia mi ha sempre un po’ inquietato, con tutti quei giri e tutto quel burro da incorporare. Poi un giorno ho preso coraggio ed ho provato e questo è stato il risultato finale. E mi è servito per capire che in cucina non bisogna aver paura di tentare. Ma solo provare fino a quando non si ottiene ciò che si vuole. I croissant mi riportano all’infanzia, alle domeniche, alla colazione a casa con la famiglia, a un momento di perfetta felicità.
LA CONSIGLIO PERCHE’: ho scoperto Vera (non svelerò il suo vero nome, ma io lo so e voi no! ) qualche mese fa e sono diventata una specie di stalker per lei. Perchè quando la leggo mi rilasso; Vera mi mette calma, tranquillità e ogni volta che apro il suo blog e leggo una ricetta mi convinco sempre più che la cucina deve essere familiarità e non sperimentazione estrema e voglia di stupire. E non a caso è stata inserita tra le blogger del mese di ottobre di Sale&Pepe… che credete, io le mie blogger preferite me le scelgo con accuratezza".
giovedì, novembre 03, 2011
Cara Monica tanti auguri dalla tua amatissima Sardegna
Oggi Monica Vitti compie 80 anni: tanti auguri a lei e un mio vecchio articolo che ricorda il suo grande amore per la Sardegna***
“Tutta la mia storia, i miei fatti mi vengono dietro in punta di piedi. Credono che io non me ne accorga. Però se mi giro si nascondono, non ci sono più. Quando cammino, sento la loro presenza e i loro passi poco distanti. Vogliono vedere dove li porto, dove andranno a ...finire. Hanno caratteri, pesi e colori diversi; a volte si fidano di me, a volte no. Io scivolo nei vicoli sperando di perderli. Ma li ritrovo in fondo alla strada, con le braccia conserte, che ridono come pazzi. I fatti sono presuntuosi, pesanti, invadenti. Le emozioni sono leggere e indipendenti. Ti ballano intorno e sono pronte a distrarsi al primo colore”.
Queste parole scritte da Monica Vitti, come chiusura al suo primo libro “Sette sottane, un'autobiografia involontaria”, mi colpirono, a suo tempo, per l'abbandono e la voglia di verità della “persona” e non del personaggio che le aveva pensate e rese pubbliche. In poche righe ho letto fragilità, coraggio e lo stupore incantato dei bambini; un bene perduto o sprecato dalla grande maggioranza degli adulti e che, invece, Monica ha conservato intatto. Ed è ancora lei che scrive:
“... Anche i miei occhi vedono poco e reinventano tutto, così non so più cosa è vero e cosa non lo è. Quando li socchiudo, insieme ai fatti, vedo i colori della Sardegna. La tenacia e l'odore del vento che stordisce. E sulla sabbia rosa, i frammenti di corallo, portati dalle onde, che lasciano disegni leggeri e provvisori. Il vento lì è orgoglioso e bizzarro. Ha sempre ragione su tutto ...”.
E dopo “Sette sottane”, pubblicato da Sperling & Kupfer nel 1993, Monica Vitti ha scritto “Il letto è una rosa”, edito da Mondadori nel 1995, dove, ancora una volta, ha messo a nudo la propria anima, parlando degli “spaesamenti che fanno apparire strani e paurosi anche i luoghi familiari; gli incontri e le fantasmagorie che proliferano nella zona sfrangiata tra realtà e sogno; l'insorgere improvviso della fame o di altre forme di avidità; i momenti di sconforto e derelizione; la libertà; la solitudine”. Un mondo stralunato e surreale come quello di Chagall, ravvivato dalla fantasia che sussurra a Monica Vitti un pensiero: “Siamo in fila, in aria, e passiamo in un raggio di luce come granelli di polvere”. La personalità della “donna Vitti” affiora quindi dalla rivelazione che lei stessa, coraggiosa e vera, ha voluto fare della sua anima. L’immagine pubblica del personaggio va, comunque, raccontata per gli amanti del genere.
Monica Vitti ha esordito in teatro, poi è passata al cinema diventando la “musa dell'incomunicabilità” negli indimenticabili film di Michelangelo Antonioni: L'avventura, La notte, L'eclisse e Deserto rosso. In seguito, evidenziando il suo lato brillante, ha dato vita a figure comiche irresistibili in film come La ragazza con la pistola, Ninì Tirabusciò, Dramma della gelosia, L'anatra all'arancia, Amore mio aiutami, Polvere di stelle, Flirt, Teresa la ladra. Nel 1989 ha scritto, diretto ed interpretato Scandalo segreto, sua prima regia cinematografica, ottenendo importanti riconoscimenti, anche internazionali.
Eppure tutto questo spesso si dimentica quando ci si trova insieme a Monica; quella non ufficiale, non pluridecorata, non sul palcoscenico, chiamata a ritirare uno dei tanti prestigiosi premi ricevuti nella sua carriera. Perché ad emergere è sempre l’anima della donna; una donna che spesso ride ed è trascinante nella sua allegria ma non nasconde i suoi “spaesamenti”, la sua malinconia, la sua golosità, la sua insicurezza, il suo desiderio di protezione, la sua paura di essere tradita e delusa, dall'amore, dagli amici, dal pubblico o dai suoi stessi imprevedibili pensieri.
Monica Vitti, intervistata a Porto Rotondo, rievoca la sua lunga storia d’amore con questo posto e l’intera isola: “La prima immagine della Sardegna che mi ha travolto è stata durante le riprese del film Deserto rosso di Michelangelo Antonioni, girato nell'isola di Budelli nel 1963. Un luogo così magico, inedito e mutevole da incantare come una favola appassionante e nuova. I suoi profumi che arrivano dal mare seguono un loro tragitto, ripetono favole che suscitano cambiamenti e lei, questa bellissima isola, si colora: dai turchesi ai rosa, e anche le pietre riflettono tutti i colori del mondo. Le onde giocano come innamorati, mentre i profumi superano ogni magia e diventano musica, tra i mirti ed i ginepri. Se si è veramente attenti, si godono spettacoli talmente irreali da innamorarsi di tutta l'isola per sempre.
La luce, i colori, i profumi di Porto Rotondo e di tutta la Sardegna io li porto con me sempre, come amici d'infanzia. E poi: le grandi nuotate, l'allegria, i coralli, gli amici e le risate di quel periodo ormai fanno parte dei miei ricordi più belli. Guardo con amore a tutta la Sardegna e sono certa che a proteggerla saranno il rigore e l’intelligenza dei sardi.” (Marella Giovannelli)
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Monica Vitti ha vissuto gli ultimi 10 anni in silenzio a causa di "una gigantesca gomma che cancella la memoria", come ha detto la biografa Laura Delli Colli. La foto si riferisce alla presentazione del mio primo libro di poesie "L'estranea" nel 1994.