Testo e foto di Marella Giovannelli per www.marellagiovannelli.com
Una sera di luglio del 1999, al Country di Porto Rotondo, va in scena la finale nazionale del concorso Elite Model Look. In passerella sfilano anche i primi abiti in sughero, creati dalla stilista gallurese Anna Grindi. Da quel debutto sono passati sette anni e la fibra Suberis, prodotta in Sardegna e brevettata dalla sua creativa e tenace inventrice, ha ormai conquistato il mondo. Con il suo tessuto, ricavato dal sughero, la Grindi, “granitica” quanto la sua terra, è riuscita a realizzare seducenti vestiti da sera con intarsi di coralli, lingerie raffinata e sexy, costumi da bagno e scialli spettacolari.
La boutique aperta quest’anno in Costa Smeralda ha consacrato il successo dell’abbigliamento in sughero. Russi, americani e giapponesi, incantati dalla novità, hanno tempestato di domande la stilista sarda. In effetti, i vari passaggi produttivi-creativi del sughero, dalla quercia alla sottoveste, meritano qualche chiarimento. Questo camaleontico tessuto, straordinariamente versatile, cambia consistenza a seconda dell’utilizzo rivelandosi ideale per scarpe, valigie, cappelli e ombrelli ma anche per biancheria intima, vestiti e persino il giubbotto tipo "chiodo" in sughero pitonato.
Suberis fa traspirare la pelle, non provoca allergie, non si stira e va in lavatrice a 30 gradi. Anna Grindi ha realizzato il suo sogno dopo anni di duro lavoro e ostinate ricerche. Qualche giorno dopo quella prima sfilata dei suoi abiti da sera in sughero, andai ad intervistarla nel suo atelier di Tempio. Questo è un estratto del mio articolo, pubblicato nella Gazzetta di Porto Rotondo, il 10 agosto 1999:“...Un tessuto morbido come la renna, leggero come un velo di cipolla, resistente, impermeabile e termico non poteva non mettere in fermento il mondo della moda perennemente in cerca di idee da proporre sul mercato anche per contrastare le molte forzature imposte dal dilagare delle fibre sintetiche. La scoperta made in Gallura costringerà Spagna e Portogallo, i più forti produttori di sughero, a pagare una Royalty se vorranno emularla. Era febbraio quando Anna Grindi si è presentata al Modit, uno degli appuntamenti più attesi per il settore abbigliamento, e ha tirato fuori dalla borsa pochi metri di tessuto di un delicato color champagne. Per i nomi più importanti della moda è stata come una folgorazione.
Anna Grindi ricorda così quei momenti: “Guardavano la stoffa, poi me, poi ancora la stoffa, la stringevano fra le mani e alla fine mi hanno detto - Signora lei forse non si rende nemmeno conto di che cosa ci sta proponendo. Questo tessuto è una bomba!- Una "bomba" che si lava, si stira e si cuce come un bisso di lino. Quando alcuni guru della moda le hanno chiesto di poter provare qualche pezzo di stoffa di sughero, Anna Grindi non ha esitato. Pochi giorni dopo sono arrivate nel suo atelier di Tempio le prime scarpe e gli ombrelli che, insieme agli abiti da lei realizzati, hanno incantato persino importanti stilisti di New York. Ed ecco come Anna Grindi racconta la sua scoperta:
"Avevo 15 anni quando mia madre mandò i carabinieri a riprendermi in una sartoria perché non volevo più andare a scuola.
Ho continuato a cucire e a tagliare e, a 18 anni, avevo già un mio atelier; poi è arrivato il matrimonio con Tonino Giua Marini, dinastia di sugherieri. Lavorando a stretto contatto con l'alta moda ho toccato con mano tutti i materiali utilizzati, troppo spesso sintetici e mal tollerati. Visto che il sughero era entrato nella mia vita ho cominciato a fantasticare sul suo possibile utilizzo iniziando una lunga serie di esperimenti. Li facevo solitamente di notte, quando i miei familiari dormivano. Liberavo il tavolo, stendevo un foglio di sughero, poco duttile e malleabile; come una maga d'altri tempi lo cospargevo di intrugli nel tentativo di trasformare in tessuto quel materiale nel quale credevo.
Dopo tantissime prove notturne, mortificate da altrettanti insuccessi verificati il mattino dopo, un bellissimo giorno del 1997 sono riuscita nel mio intento. Avevo tra le mani un tessuto di sughero morbido e sono scoppiata a piangere di gioia con mio marito che piangeva pure lui.” Da quel momento è decollata l'avventura di una donna testarda e infaticabile che racconta con distacco, come se fosse la storia di una sua conoscente, la trafila alla Camera di Commercio di Sassari e il giorno in cui ha varcato la soglia del Ministero dell'Industria dove le hanno riconosciuto il brevetto, prima nazionale e poi internazionale.