Testo di Marella Giovannelli per www.marellagiovannelli.com
Thea, vissuta 14mila anni fa in Sicilia, studiata e “ricostruita” da antropologi e studiosi, oltre ad appartenere alla specie evoluta dell’homo sapiens, era anche una salutista. Per una donna di quel tempo era piuttosto alta (un metro e 65 centimetri) ed essendo morta a 30 anni (molto anziana per l’epoca) aveva sicuramente condotto una vita sana e regolare. Viveva in una grotta, praticava la caccia e si dedicava alla raccolta di frutta e verdure. Il suo clan non era molto numeroso; con il suo scheletro sono stati scoperti i resti incompleti di altri sei individui (quattro maschi e due femmine), oggi esposti in vari musei. Per millenni Thea è rimasta sepolta nella grotta di San Teodoro, sopra Acquedolci. Nel 1937, il suo scheletro, in uno stato di conservazione quasi perfetto, venne scoperto durante una campagna di scavi promossa dalle Università di Palermo e di Firenze. Recentemente, il volto della “donna sapiens” Thea (forse anche bello per i canoni estetici dei suoi tempi) è stato ricostruito dall’antropologo Roberto Micciché e dallo scultore Toni Rizzo. Esposto al museo naturalistico Gemmellaro di Palermo, appare allungato e con la mandibola sporgente. Una folta capigliatura contribuisce a rendere vagamente scimmiesco l’aspetto di Thea. Sul suo teschio hanno lavorato con tecniche molto sofisticate simili a quelle utilizzate per ricostruire il cranio del conte Ugolino e i resti di alcuni faraoni. Ma è la prima volta che questo procedimento viene applicato ad esseri umani vissuti nella preistoria.