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L’opinione, espressa in una lettera pubblicata sull’Unione Sarda di oggi, è di Paolo Savona, professore universitario, illustre economista, ex Ministro dell’Industria, attuale vice presidente di Capitalia. La nota, che integralmente pubblichiamo e condividiamo, è indirizzata al presidente della Regione Renato Soru e, per conoscenza, al capo dello Stato Giorgio Napolitano e al presidente del Consiglio dei ministri Romano Prodi.
Caro presidente Soru,
ho atteso l'esito delle elezioni amministrative non volendo che le mie intenzioni nello scriverle venissero interpretate come un'ingerenza nelle dispute politiche correnti. La mia famiglia, ora residente a Roma, ha ereditato la casa dei miei genitori al centro di Cagliari, unico lascito di una vita di serio lavoro.
Ricevo ora la richiesta di pagare un'ulteriore tassa, oltre quelle centrali e locali che già pago, a seguito della decisione presa dal Consiglio regionale su sua proposta. Credo che altri "emigranti", magari meno fortunati di me, si trovino nelle stesse condizioni. Questa è solo una implicazione di quella che è stata considerata un'odiosa tassa e che, per quanto ho potuto constatare, non ha accresciuto la considerazione della pubblica opinione per lei e per la Sardegna.
È come se uno Stato straniero avesse invogliato gli investimenti nel suo paese e, una volta attuati, disponesse la loro tassazione. Un laureato alla Bocconi come lei, ben sa che questa non è una similitudine forzata. Ma non le scrivo però per questi aspetti pratici odiosi, ma per qualcosa di molto più importante e fondamentale per la convivenza civile. Lei ha indotto il Consiglio regionale a violare i fondamenti della democrazia, al cui vertice vi è il principio della "no taxation without representation": non può esservi tassazione se chi la subisce non ha partecipato, né ha diritto a partecipare alla decisione. Questo principio è all'origine degli stessi consessi democratici.
Ciò rappresenta un marchio d'infamia che i sardi devono rapidamente cancellare. Possono farlo sottoponendosi essi per primi alla tassazione decisa, anche se resterebbero sempre le obiezioni strettamente economiche sopra indicate, ma sarebbero meno gravi di quelle previste dalla legge regionale in questione.
Se la Regione ha bisogno di risorse tributarie, per averle esistono modi leciti che non contrastano con i sacrosanti principi della democrazia; anche se di tasse gli italiani che le pagano hanno la nausea, ricorra a questi metodi e, la scongiuro, ritiri con un atto di grande coraggio e dignità, che le verrebbe riconosciuto, la legge in questione, prima che essa venga condannata da una sentenza di incostituzionalità che rimarrebbe come un marchio d'infamia su lei e la terra anche mia.