Testo e foto di Mara Malda per www.marellagiovannelli.com
Mercoledì 28 agosto ore 15; un caldo infernale, decine di giornalisti assiepati davanti all’ingresso della Certosa di Porto Rotondo dove Silvio Berlusconi ha riunito lo stato maggiore di Forza Italia e una decisione da prendere: “Vado o non vado a Orani?”.
Ho un appuntamento con Salvatore Niffoi che mi parlato di una sorpresa invitandomi a casa sua. Ho risolto il problema dell’accavallamento tra la mia trasferta in Barbagia e il summit in corso in quel di Punta Lada, a poche centinaia di metri da casa mia, affidandomi all’istinto e alla buona educazione.
Andare ad Orani, dove si è attesi è sicuramente più gratificante che aspettare per ore dietro un cancello la conclusione di un vertice blindato.
Arrivata a casa Niffoi ho scoperto che la sorpresa annunciata dall’autore di Redenta Tiria, della Vedova Scalza, di Ritorno a Baraule e di tanti altri splendidi romanzi, non ha niente a che fare con i libri.
Ad aprirmi la porta è stato uno stupefacente Salvatore Niffoi, pittore che ha trascorso l’estate dipingendo. Il grande scrittore sardo, vincitore del Campiello 2006, ha ritrovato il suo vecchio amore per i pennelli, testimoniato dalla quantità di quadri, tutti realizzati da lui, appesi alle pareti del suo appartamento. In questi ultimi anni, lo straordinario successo editoriale ed il turbinio nazionale ed internazionale degli impegni correlati, avevano distratto lo scrittore oranese dalla pittura.
Ora l’ispirazione è tornata a farsi sentire, insieme al desiderio di ritrovare le origini anche attraverso un “amarcord” visivo che Salvatore Niffoi materializza in modo originale, suggestivo e potente. I suoi quadri hanno sfondi di velluto liscio o a coste ma usa anche stracci e garze su cartoncini telati.
Raccontano storie d’infanzia e di paese attraverso l’inserimento di fascine, grano, bottoni, spille da balia, chiodi, orologi rotti, mollette per stendere i panni, stecchini, saponette, pettini e figurine di argilla essiccate al sole.
Anni fa, il Niffoi pittore utilizzava, come logo, una piccola mongolfiera, simbolo di libertà. Ora attinge a una sua personalissima riserva che contiene materiali e cose “di famiglia”, oggetti umili ma ognuno dei quali ha una piccola storia da raccontare. Come le valvole usate da suo nonno, guardiano di miniera, per costruire televisori e i fili dei condensatori che, nelle tele di Niffoi, sembrano collegare il passato al futuro.
I colori scelti dallo scrittore sardo per i quadri colpiscono per la loro intensità e l’armonia cromatica delle composizioni che, spesso, hanno riferimenti scaramantici. Niffoi Karrone (così firma le sue tele) è riuscito a stregarmi, prima con i suoi romanzi e ora con i suoi quadri. Tornata da Orani, con la testa ancora piena di colori, racconti e magia, sono arrivata in una Porto Rotondo notturna ma crepitante e illuminata a giorno dai fuochi d’artificio-cannonate sparati da Berlusconi nel dopocena-dopovertice alla Certosa.
Ho un appuntamento con Salvatore Niffoi che mi parlato di una sorpresa invitandomi a casa sua. Ho risolto il problema dell’accavallamento tra la mia trasferta in Barbagia e il summit in corso in quel di Punta Lada, a poche centinaia di metri da casa mia, affidandomi all’istinto e alla buona educazione.
Andare ad Orani, dove si è attesi è sicuramente più gratificante che aspettare per ore dietro un cancello la conclusione di un vertice blindato.
Arrivata a casa Niffoi ho scoperto che la sorpresa annunciata dall’autore di Redenta Tiria, della Vedova Scalza, di Ritorno a Baraule e di tanti altri splendidi romanzi, non ha niente a che fare con i libri.
Ad aprirmi la porta è stato uno stupefacente Salvatore Niffoi, pittore che ha trascorso l’estate dipingendo. Il grande scrittore sardo, vincitore del Campiello 2006, ha ritrovato il suo vecchio amore per i pennelli, testimoniato dalla quantità di quadri, tutti realizzati da lui, appesi alle pareti del suo appartamento. In questi ultimi anni, lo straordinario successo editoriale ed il turbinio nazionale ed internazionale degli impegni correlati, avevano distratto lo scrittore oranese dalla pittura.
Ora l’ispirazione è tornata a farsi sentire, insieme al desiderio di ritrovare le origini anche attraverso un “amarcord” visivo che Salvatore Niffoi materializza in modo originale, suggestivo e potente. I suoi quadri hanno sfondi di velluto liscio o a coste ma usa anche stracci e garze su cartoncini telati.
Raccontano storie d’infanzia e di paese attraverso l’inserimento di fascine, grano, bottoni, spille da balia, chiodi, orologi rotti, mollette per stendere i panni, stecchini, saponette, pettini e figurine di argilla essiccate al sole.
Anni fa, il Niffoi pittore utilizzava, come logo, una piccola mongolfiera, simbolo di libertà. Ora attinge a una sua personalissima riserva che contiene materiali e cose “di famiglia”, oggetti umili ma ognuno dei quali ha una piccola storia da raccontare. Come le valvole usate da suo nonno, guardiano di miniera, per costruire televisori e i fili dei condensatori che, nelle tele di Niffoi, sembrano collegare il passato al futuro.
I colori scelti dallo scrittore sardo per i quadri colpiscono per la loro intensità e l’armonia cromatica delle composizioni che, spesso, hanno riferimenti scaramantici. Niffoi Karrone (così firma le sue tele) è riuscito a stregarmi, prima con i suoi romanzi e ora con i suoi quadri. Tornata da Orani, con la testa ancora piena di colori, racconti e magia, sono arrivata in una Porto Rotondo notturna ma crepitante e illuminata a giorno dai fuochi d’artificio-cannonate sparati da Berlusconi nel dopocena-dopovertice alla Certosa.