Testo e foto di Mara Malda per www.marellagiovannelli.com
Salvatore Niffoi ha vinto il Premio Letterario A. Manzoni - Città di Lecco – 2007 per il romanzo “Ritorno a Baraule” (Adelphi). Lo scrittore sardo si è lasciato alle spalle Melo Freni, secondo con “Le stanze dell’attesa” (Viennepierre) e Laura Pariani, terza con “Dio non ama i bambini” (Einaudi). I tre titoli arrivati in finale sono stati selezionati fra sessanta opere, di autori italiani e stranieri, pubblicate tra il 1 giugno 2006 e il 31 maggio 2007.
Questa la motivazione della Giuria per il primo premio, consegnato a Salvatore Niffoi, venerdì 19 ottobre, al Teatro Sociale di Lecco:" Un Ritorno che è un viaggio nella memoria e nei suoi incubi. Alla ricerca della verità su se stesso, stremato dall’età e dalla malattia, il protagonista di questo “giallo” di respiro epico e solenne riscoprirà, accumulando le tessere di un mosaico tanto enigmatico quanto feroce, le passioni ancestrali di una terra che non conosce mediazione tra l’odio e l’amore. La Sardegna del romanzo di Niffoi parla la lingua densa e ispida, sospesa e irreale dei suoi paesaggi”.
A vincere la prima edizione del “Manzoni”, nel 2005, era stata la scrittrice Antonia Arslan con “La masseria delle allodole”, Editore Rizzoli, da cui è stato tratto l'omonimo film dei fratelli Taviani. Nel 2006, ad imporsi è stata un’altra “penna rosa”: Grazia Livi con “Lo sposo impaziente” (Garzanti).
Il Centro Nazionale Studi Manzoniani, il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, la Regione Lombardia, la Provincia e il Comune di Lecco sono fra gli enti promotori del Premio assegnato, quest’anno, a Salvatore Niffoi. Già vincitore del Campiello 2006, lo scrittore di Orani, al momento, si gode la traduzione dei suoi successi in undici lingue.
Presto ritroverà Mintonia negli affascinanti panni di Caterina Murino, protagonista del film tratto dalla sua “Vedova Scalza” e Carmine Pullana in quelli di Michele Placido, nella versione cinematografica di “Ritorno a Baraule”. Nella penisola e all’estero, Salvatore Niffoi continua a raccogliere soddisfazioni e riconoscimenti ma, anche lui, deve fare i conti con il famoso detto “Nemo propheta in patria”.
In Sardegna, infatti, deve digerire i frutti amari di un male antico: l’invidia. Alcune critiche sono incomprensibili, nella sostanza e nella forma, come il “conformisticamente macaronico”, tributato lo scorso settembre a Niffoi da Massimo Onofri. Tra gli intellettuali sardi, l’imbarazzante resurrezione dell’antico detto “Pocos, locos y male unidos”, è stata per ora frenata dall’antropologo e scrittore Giulio Angioni.
A chiusura di un suo articolo, pubblicato sulla Nuova Sardegna, qualche giorno dopo la sortita di Onofri, Angioni ha scritto “...non ha senso il fastidio per il successo di pubblico e di critica degli scrittori sardi più noti del momento che, si direbbe, tutto il mondo ci invidia. La Sardegna di oggi è anche il successo letterario di Niffoi e della Agus, di Todde e di Fois, irrobustito e supportato da eccellenze consolidate e nuove come quelle di Mannuzzu, di Ledda e di non pochi giovani, sulla solida roccia dei Deledda, Dessì, Satta, Lussu, Atzeni. L’onda c’è, e che sia lunga, magari anche, perché no?, con altre streghe e altri campielli”.
Salvatore Niffoi ha vinto il Premio Letterario A. Manzoni - Città di Lecco – 2007 per il romanzo “Ritorno a Baraule” (Adelphi). Lo scrittore sardo si è lasciato alle spalle Melo Freni, secondo con “Le stanze dell’attesa” (Viennepierre) e Laura Pariani, terza con “Dio non ama i bambini” (Einaudi). I tre titoli arrivati in finale sono stati selezionati fra sessanta opere, di autori italiani e stranieri, pubblicate tra il 1 giugno 2006 e il 31 maggio 2007.
Questa la motivazione della Giuria per il primo premio, consegnato a Salvatore Niffoi, venerdì 19 ottobre, al Teatro Sociale di Lecco:" Un Ritorno che è un viaggio nella memoria e nei suoi incubi. Alla ricerca della verità su se stesso, stremato dall’età e dalla malattia, il protagonista di questo “giallo” di respiro epico e solenne riscoprirà, accumulando le tessere di un mosaico tanto enigmatico quanto feroce, le passioni ancestrali di una terra che non conosce mediazione tra l’odio e l’amore. La Sardegna del romanzo di Niffoi parla la lingua densa e ispida, sospesa e irreale dei suoi paesaggi”.
A vincere la prima edizione del “Manzoni”, nel 2005, era stata la scrittrice Antonia Arslan con “La masseria delle allodole”, Editore Rizzoli, da cui è stato tratto l'omonimo film dei fratelli Taviani. Nel 2006, ad imporsi è stata un’altra “penna rosa”: Grazia Livi con “Lo sposo impaziente” (Garzanti).
Il Centro Nazionale Studi Manzoniani, il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, la Regione Lombardia, la Provincia e il Comune di Lecco sono fra gli enti promotori del Premio assegnato, quest’anno, a Salvatore Niffoi. Già vincitore del Campiello 2006, lo scrittore di Orani, al momento, si gode la traduzione dei suoi successi in undici lingue.
Presto ritroverà Mintonia negli affascinanti panni di Caterina Murino, protagonista del film tratto dalla sua “Vedova Scalza” e Carmine Pullana in quelli di Michele Placido, nella versione cinematografica di “Ritorno a Baraule”. Nella penisola e all’estero, Salvatore Niffoi continua a raccogliere soddisfazioni e riconoscimenti ma, anche lui, deve fare i conti con il famoso detto “Nemo propheta in patria”.
In Sardegna, infatti, deve digerire i frutti amari di un male antico: l’invidia. Alcune critiche sono incomprensibili, nella sostanza e nella forma, come il “conformisticamente macaronico”, tributato lo scorso settembre a Niffoi da Massimo Onofri. Tra gli intellettuali sardi, l’imbarazzante resurrezione dell’antico detto “Pocos, locos y male unidos”, è stata per ora frenata dall’antropologo e scrittore Giulio Angioni.
A chiusura di un suo articolo, pubblicato sulla Nuova Sardegna, qualche giorno dopo la sortita di Onofri, Angioni ha scritto “...non ha senso il fastidio per il successo di pubblico e di critica degli scrittori sardi più noti del momento che, si direbbe, tutto il mondo ci invidia. La Sardegna di oggi è anche il successo letterario di Niffoi e della Agus, di Todde e di Fois, irrobustito e supportato da eccellenze consolidate e nuove come quelle di Mannuzzu, di Ledda e di non pochi giovani, sulla solida roccia dei Deledda, Dessì, Satta, Lussu, Atzeni. L’onda c’è, e che sia lunga, magari anche, perché no?, con altre streghe e altri campielli”.