venerdì, gennaio 04, 2008

L'Unione Sarda su Il giostraio a riposo di Marella Giovannelli


Sull'Unione Sarda, pagina Cultura, o4-01-2008

Poesia “Il giostraio a riposo” Suono d'acque chiare e giorni bui: ecco la mia isola

Aveva ragione Inge Feltrinelli, quando, qualche anno fa, parlando del primo libro di Marella Giovannelli, L'estranea , disse che di questa nuova poetessa avremmo sentito ancora parlare. E aveva ragione anche Alberto Cappi parlando di Mareamore , suo secondo parto (Marella considera i suoi libri veri e propri figli): «La poesia della Giovannelli è una poesia giovane, con ritmi incisivi, sintetica, a volte, fino alla scarnificazione; una poesia "operativa" che costruisce, scalpella, scheggia, fa».
Parrebbe dello stesso segno delle due precedenti anche Il giostraio a riposo , la nuova raccolta di poesie appena pubblicata dalle Edizioni Della Torre. Ma questa di oggi ha, nelle sue poesie nuove (alcune sono state riviste e riproposte), una più riuscita sublimazione del "fatto" nel quale la poesia ha le radici. Per convincersene bisogna leggere con attenzione, oltre ai testi, la sorprendente introduzione dell'autrice, che racconta il momento «prepotente e capriccioso» in cui il poeta è visitato dall'ispirazione; e la puntuale prefazione di Bachisio Bandinu.La crescita di valore di questo nuovo libro sta nel fatto che, pur restando nello stesso codice espressivo delle prime raccolte, le nuove poesie sono più aderenti a certe riflessioni poetiche di questi ultimi anni. È noto che molti poeti di oggi (e anche alcuni critici) affermano che la poesia viaggia su un binario parallelo a un altro binario in cui scorre la realtà, nuda e cruda, del nostro quotidiano. Il compito della poesia è di tener d'occhio questo treno della realtà per fare di essa qualcosa di diverso, di più profondo, di più vero. Lo scotto che si paga non è leggero perché il più delle volte ciò che ci appare bello e appassionante non lo è affatto. La poesia non fa sconti: ed è forse per questo che Marella Giovannelli, e non solo lei, quando ne viene visitata si considera in emergenza.
La forza della poesia di Marella in questa nuova silloge sta nella scelta dell'autrice di far viaggiare la pariglia Poesia-Realtà attraverso i quattro regni universali del Fuoco, della Terra, dell'Acqua e dell'Aria. Questi quattro reami, legati fra di loro, rappresentano nell'intuizione dell'autrice un'entità reale che è la Sardegna, luogo scelto e amato; e un'entità spirituale-laica che è l'amore. E quale istituto, se non quello della Poesia, potrà attribuire a queste due entità il giusto valore positivo o negativo?La Sardegna nei versi dell'autrice ha suono d'acque chiare ma anche sottolineature di storie e giorni bui: «...orgoglio di mare, vergogna di fuoco / storie crudeli in una terra di miele / odori aspri di lavanda e timo / uomini antichi e donne senza tempo».
Ma anche l'amore ha la dolcezza del nettare del succiamele e di quello amaro dell'àlbatro: «Ingabbiato fra la terra e il cielo / ti sento / nelle onde del mio desiderio regalarmi raggi di sole / subito inghiottiti da inutili ombre / in un cielo senza padroni». Una voce, quella di Marella, che emerge da una vita giovane e forte, toccata da gioie solari ma anche provata da amarezze e delusioni. E che, pensando alla "macchia nera dei ricordi", riesce a levare il suo canto di vittoria: "Da tutto questo / sono volata via".

FRANCO FRESI
04/01/2008