Testo e foto in www.marellagiovannelli.com (sez. Mara Malda)
Nelle giornate di sabato 19 e domenica 20 gennaio sono stati avvistati ben 5 esemplari di squalo elefante (Cetorhinus maximus), nel versante nord dell’isola di Tavolara. Le segnalazioni, tempestivamente inoltrate alla Guardia Costiera e all’AMP di Tavolara Punta Coda Cavallo, hanno consentito l’attivazione di una rete di rilevatori nell’ambito del Progetto Marinet, per la salvaguardia e il recupero della fauna marina.
I ricercatori del CRiMM (Centro Ricerca Mammiferi Marini) hanno avvistato solo 3 gruppi di delfini. Più fortunato il naturalista Egidio Trainito che, come testimoniano le foto, è riuscito ad osservare e filmare uno squalo elefante nei pressi dell’imbarcazione. Gli altri quattro esemplari sono stati avvistati da Riccardo Inzaina, Tonino Bua e Sergio Pisano del Centro Sub Astrea. Per Francesca Magnone, biologa del CRiMM, questa specie è comune nel Mediterraneo; compie migrazioni stagionali nelle acque più fredde in primavera-estate ma si conosce poco dei suoi spostamenti invernali.
Lo squalo elefante in Sardegna è conosciuto anche con il nome dialettale di “canisca”. Colore grigio, più scuro sul dorso, spesso presenta chiazze e bande bianche sul muso e sul ventre. Gli adulti raggiungono in media circa 10 m di lunghezza. Possiede 5 fessure branchiali molto lunghe ed è caratterizzato dalla forma particolare del muso conico e allungato (rivolto all’insù nei giovani) e dalla grande bocca che tiene spalancata mentre nuota lentamente per filtrare il plancton di cui si nutre grazie alle numerosissime appendici cornee filiformi chiamate “branchiospine”. Spesso si avvicina alle coste per alimentarsi, solitario o in gruppo, ed è facile avvistare la pinna dorsale, alta e triangolare, e la caudale che escono dall’acqua.
Il Direttore dell’Area Marina Protetta, Augusto Navone consiglia comunque prudenza nell’avvicinare questo pacifico gigante dei mari, ed invita chiunque ne avvisti uno a segnarlo prontamente al numero 0789/203013. I dati raccolti saranno utilizzati per ampliare le conoscenze su questa specie.
Un avvistamento, ben più clamoroso e praticamente unico nel Mediterraneo, era avvenuto, sempre al largo dell’isola di Tavolara, il 30 maggio 2006. Quel giorno, Giuseppe Galliani ed Alessandro Battaglia, due appassionati di pesca d’altura, rimasero senza fiato davanti ad una balena bianca che nuotava insieme ad altri cetacei. Fortunatamente avevano una macchina fotografica in barca e quindi riuscirono ad immortalare il capodoglio albino maschio, il Moby Dick di Tavolara, e il suo sbuffante harem composto da tre femmine scure.