Le antiche navi di Olbia: un tesoro nel tunnel
di Marella Giovannelli
Nessuno poteva immaginare l’importanza del tesoro nascosto nel fango delle trincee di scavo per la realizzazione del tunnel di Olbia. Gli archeologi sapevano di dover sorvegliare la zona interessata ai lavori dato che si andava ad intervenire nell'area portuale antica. Ma il primo luglio del 1999 si trovarono davanti a una scoperta straordinaria. Quella mattina, cominciarono ad affiorare notevoli quantità di ceramiche e legni di navi. Da allora, e fino al dicembre del 2001, è stato tutto un susseguirsi di ritrovamenti con un bilancio finale che ha attirato l’attenzione del mondo scientifico e dei media internazionali e nazionali. In totale sono stati recuperati 24 relitti di navi, di cui due dell'epoca di Nerone, 16 risalenti al periodo dell'invasione vandalica e due, importantissimi, dell'età giudicale. Ritrovati anche tre alberi di nave, di cui uno lungo otto metri; cinque timoni; strutture ed attrezzature di un cantiere navale romano più una straordinaria quantità di materiale archeologico, sistemato in 600 casse, a documentare 25 secoli di storia della città. La scoperta è stata definita eccezionale anche per il suo rilevante significato storico. I relitti recuperati nel tunnel sono i resti, la memoria e la prova di un evento traumatico e drammatico: l’affondamento ad opera dei Vandali di una flotta ormeggiata nell’antico porto di Olbia. E’ la fotografia di un momento che rappresenta una delle svolte fondamentali della storia dell'Occidente: la fine dell'Impero Romano. Accade raramente che uno scavo archeologico possa fare luce su un evento della grande storia, quella che, per intenderci, si studia a scuola. Ebbene, questo è accaduto nel porto di Olbia. Gli stessi scavi hanno riportato alla luce decine di migliaia di reperti: lucerne, ceramica fine da mensa, anfore, monete, anelli, ancore, pesi, frammenti di ambra, corna di animali, vasi di legno, strumenti di lavoro, statuette di divinità egizie e greche, oggetti di toeletta, uno zaffiro, un askòs ovvero un vaso per liquidi pregiati a forma di tonno, un brucia-profumi a forma di pigna, una testina di terracotta greca prodotta ad Olbia nel VI sec.a.C., un anello raffigurante un'eclisse di sole, una collana di pasta vitrea, un disco in terracotta di epoca romana raffigurante un complesso scenario trionfale, vasi con fregi e decori, una coppa corinzia a rilevo con scena di battaglia tra Greci e Barbari, un bicchiere con viso umano, brocche di ceramica invetriata, un sacchetto di monete concrezionate, due o tre frammenti di crani umani e tantissime ossa di animali. Attualmente sono in corso le operazioni di restauro dei relitti e dei reperti archeologici rinvenuti nel cantiere del tunnel, ultimato ed aperto al traffico il 6 luglio 2003. Per l’esposizione al pubblico bisognerà aspettare la sistemazione degli scafi nel nuovissimo Museo Archeologico dove sarà allestito uno spazio speciale riservato al tesoro del tunnel.
di Marella Giovannelli
Nessuno poteva immaginare l’importanza del tesoro nascosto nel fango delle trincee di scavo per la realizzazione del tunnel di Olbia. Gli archeologi sapevano di dover sorvegliare la zona interessata ai lavori dato che si andava ad intervenire nell'area portuale antica. Ma il primo luglio del 1999 si trovarono davanti a una scoperta straordinaria. Quella mattina, cominciarono ad affiorare notevoli quantità di ceramiche e legni di navi. Da allora, e fino al dicembre del 2001, è stato tutto un susseguirsi di ritrovamenti con un bilancio finale che ha attirato l’attenzione del mondo scientifico e dei media internazionali e nazionali. In totale sono stati recuperati 24 relitti di navi, di cui due dell'epoca di Nerone, 16 risalenti al periodo dell'invasione vandalica e due, importantissimi, dell'età giudicale. Ritrovati anche tre alberi di nave, di cui uno lungo otto metri; cinque timoni; strutture ed attrezzature di un cantiere navale romano più una straordinaria quantità di materiale archeologico, sistemato in 600 casse, a documentare 25 secoli di storia della città. La scoperta è stata definita eccezionale anche per il suo rilevante significato storico. I relitti recuperati nel tunnel sono i resti, la memoria e la prova di un evento traumatico e drammatico: l’affondamento ad opera dei Vandali di una flotta ormeggiata nell’antico porto di Olbia. E’ la fotografia di un momento che rappresenta una delle svolte fondamentali della storia dell'Occidente: la fine dell'Impero Romano. Accade raramente che uno scavo archeologico possa fare luce su un evento della grande storia, quella che, per intenderci, si studia a scuola. Ebbene, questo è accaduto nel porto di Olbia. Gli stessi scavi hanno riportato alla luce decine di migliaia di reperti: lucerne, ceramica fine da mensa, anfore, monete, anelli, ancore, pesi, frammenti di ambra, corna di animali, vasi di legno, strumenti di lavoro, statuette di divinità egizie e greche, oggetti di toeletta, uno zaffiro, un askòs ovvero un vaso per liquidi pregiati a forma di tonno, un brucia-profumi a forma di pigna, una testina di terracotta greca prodotta ad Olbia nel VI sec.a.C., un anello raffigurante un'eclisse di sole, una collana di pasta vitrea, un disco in terracotta di epoca romana raffigurante un complesso scenario trionfale, vasi con fregi e decori, una coppa corinzia a rilevo con scena di battaglia tra Greci e Barbari, un bicchiere con viso umano, brocche di ceramica invetriata, un sacchetto di monete concrezionate, due o tre frammenti di crani umani e tantissime ossa di animali. Attualmente sono in corso le operazioni di restauro dei relitti e dei reperti archeologici rinvenuti nel cantiere del tunnel, ultimato ed aperto al traffico il 6 luglio 2003. Per l’esposizione al pubblico bisognerà aspettare la sistemazione degli scafi nel nuovissimo Museo Archeologico dove sarà allestito uno spazio speciale riservato al tesoro del tunnel.
Le immagini dei relitti e reperti sono visionabili nel sito del Comune di Olbia.
http://www.comune.olbia.ss.it/bassa%20risoluzione/altre/index.htm