Testo e foto di Marella Giovannelli per www.marellagiovannelli.com
Galtellì, la suggestiva Galte descritta da Grazia Deledda nel suo “Canne al vento”, conserva intatto un fascino speciale. Da qualche settimana l’antico borgo contadino della bassa Baronia ha ricevuto dal Touring Club Italiano la “Bandiera Arancione”.
Il riconoscimento viene assegnato ai paesi dell’entroterra con meno di 15 mila abitanti e ne certifica la qualità dell’accoglienza ed il valore del patrimonio culturale ed ambientale. Galtellì è stata premiata per il suo centro storico sapientemente ristrutturato e valorizzato. Una passeggiata tra le sue stradine, le piazzette ed i vicoli riportati all’acciottolato originale, finisce col trasformarsi in una caccia ai tanti tesori di un paese incantato ed incantevole.
Le chiese e la cattedrale medioevale sono la preziosa eredità dell’antica diocesi che qui aveva sede nei secoli scorsi. Al loro interno custodiscono opere d’arte e vestigia di un passato ricco di storia e cultura.
Alcune vecchie case rurali sono state restaurate ed aperte ai visitatori che, incuriositi, si fermano in ogni stanza, osservando i tanti oggetti di uso quotidiano, ambientati come testimonianze ancora vive nella memoria e non come aridi reperti etnografici.
Un’attrazione irresistibile è l’itinerario del Parco Letterario Grazia Deledda che si snoda lungo il percorso che ispirò alla scrittrice nuorese il suo capolavoro “Canne al vento”. Il romanzo che, più di tutti, ha contribuito all'assegnazione a Grazia Deledda del premio Nobel per la letteratura nel 1926, sembra rivivere negli scorci dell’ antica Galte, nei suoi colori, negli odori di pane e fumo, nelle infinite suggestioni dei panorami e dei siti archeologici.
L’itinerario include la cattedrale medioevale di San Pietro, la casa delle dame Pintor con il pozzo a forma di nuraghe nel cortile, l’orto di Efix e gli scenari fiabeschi del Monte Tuttavista.
A Galtellì, in un passato ormai lontano, vivevano numerose famiglie nobili che avevano costruito eleganti palazzetti nel centro del paese. Queste abitazioni si distinguevano nettamente dalle casupole tipiche del borgo contadino.
Fu proprio questa nobiltà decaduta ad ispirare Grazia Deledda che, a Galtellì, venne ospitata in una di queste case padronali, oggi tappa obbligata del Parco Deleddiano.
Il paese sorge nella valle del Cedrino, ai piedi del monte Tuttavista, una suggestiva altura calcarea che raggiunge l'altitudine di 800 metri. Qui gli amanti delle curiosità naturalistiche saranno sorpresi dall’ insolita bellezza de Sa Pedra Istampada, la Roccia Forata, un arco scolpito dal vento alto 30 metri. Il nome “Galtellì” deriva forse dal latino “castellum” e sarebbe riconducibile alle fortificazioni che sorsero sul territorio tra l' XI e il XII secolo.
Nel Medioevo, essendo sede di diocesi, aveva un ruolo molto importante in tutto il territorio dell'antico giudicato di Gallura e, in particolare, nella Baronia. Il paese, decaduto a causa della malaria e delle incursioni barbaresche, oltre a conservare tracce evidenti del passato splendore, rappresenta un esempio di decoro urbano e pregevole restauro che interessa tutto il centro storico.
Galtellì è anche il primo Comune della Sardegna ad aver cancellato tutti i riferimenti a casa Savoia, dopo le frasi ingiuriose rivolte dal figlio dell'ultimo re d'Italia al popolo sardo. Via Umberto è stata rinominata via Karol Wojtila e via Vittorio Emanuele via Beata Vergine Assunta.