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Nuragici = Shardana = Sardi di Sardegna. Lo sostiene, sempre più convinto, Giovanni Ugas, docente di Preistoria e Protostoria all’Università di Cagliari, impegnato nel completamento della sua trilogia sulla civiltà nuragica. Una quantità impressionante di dati archeologici e di riscontri (emersi da campagne di scavo, ricerche scientifiche e indagini dirette sulle fonti) è già contenuta nel primo volume, intitolato “L’alba dei nuraghi”, pubblicato lo scorso anno dalla casa editrice “Fabula”. Giovanni Ugas, in una lunga intervista rilasciata qualche giorno fa al giornalista Giancarlo Ghirra dell’Unione Sarda, ha ribadito la sua ipotesi (ma lui preferisce chiamarla certezza). Riguardo all'identificazione dei sardi negli Shardana e nei Popoli del Mare, Ugas fa notare che “le citazioni egiziane vanno dal XIV secolo, l'Egitto dei faraoni, all'XI, con la crisi dell'Impero ormai esplosa grazie anche agli attacchi degli Shardana. Questi trecento anni sono gli stessi dell'apice della civiltà dei nuragici.
Furono loro a salvare il grande faraone Ramses II nella battaglia di Qadesh contro gli Ittiti: gli Shardana, erano da 250 a 500, componevano la sua guardia personale, vero e proprio corpo d'élite in un esercito nel quale i combattenti arrivati dalla Sardegna erano alcune migliaia. Siamo intorno al 1285, e degli Shardana ritroveremo la presenza nel 1170, con Ramses III e le sue battaglie. Ma di loro si legge in testi più antichi, in bassorilievi e iscrizioni risalenti al 1365 nel tempio di Amenofi IV.
Guerrieri, probabilmente mercenari, si trovavano nelle guarnigioni come un corpo scelto ma anche come funzionari dell' intelligence, servizi segreti incaricati di spiare le mosse dei nemici in Palestina e a Biblos, in Libano, o Ugarit, aree occupate dagli egiziani. Comunque, gli Shardana sono un popolo egemone nel Mediterraneo occidentale, nel quale esercitano una leadership militare di lungo periodo, dal 1500 al 1200 e oltre avanti Cristo”.
Giovanni Ugas definisce “notevoli le rassomiglianze nell'abbigliamento dei guerrieri di Ramses II, ritratti nel tempio di Karnac e l'abbigliamento dei guerrieri nuragici nei bronzetti. Gli Egiziani descrivono gli Shardana e le loro armi proprio come i bronzetti nuragici del IX secolo ritraggono i guerrieri del passato, con scudo tondo, spadoni di grandi dimensioni, lance, pugnali. Li citano anche con timore, se Ramses II si vanta di averne fermato la flotta. Quel faraone ne parla anche come di suoi prigionieri, ma per ragioni di politica interna.
In realtà sono suoi alleati contro gli Ittiti e nel controllo del rame di Cipro, preziosa materia prima per l'economia e l'industria bellica del tempo. Un rame che circola nell'Isola in lingotti da 33 chili e 300 grammi, proveniente dalle miniere locali ma anche da Cipro, segno anche questo di potenza commerciale e di tecnologia militare: con il rame e le sue leghe si fanno spade, pugnali, armature. Saranno loro, insieme ai Lebush e ai Meshwess e altre popolazioni del Nord Africa a muovere nel XII secolo contro l'Egitto.
Attenzione alle date: nel 1183 cade Troia, si frantumano uno dopo l' altro l'impero miceneo, quello ittita, traballa forte persino quello egizio. Gli Shardana, i Sardi, hanno un ruolo dominante, insieme a popoli quali quelli che Erodoto chiama Maxwess, abitanti di fronte al lago Tirtonio, in Tunisia, proprio di fronte alla Sardegna. Una Sardegna di guerrieri e navigatori, che lasciò tracce in tutto il Mediterraneo”.
L’Isola avrebbe raggiunto la massima potenza militare e un grande sviluppo economico e sociale dal XIV all'XI secolo. Per Giovanni Ugas, "in quel periodo ci sono oltre ottomila nuraghi e 600mila abitanti, sparsi in circa tremila villaggi”. Le navi dei Sardi, per arrivare in Egitto utilizzavano due rotte, “quella del Nord, che passa per la Sicilia, Cipro e Creta, era più breve e meno pericolosa di quella meridionale, via Africa del Nord. Presumibilmente la navigazione durava una settimana, ovviamento con soste e punti di riferimento, quali il porto di Kommòs, a sud di Creta, dove sono state trovare ceramiche sarde”.