domenica, dicembre 02, 2007

Dallo Yeti al Chupacabra tra leggende rilanciate e miti crollati

Testo con foto in Mara Malda per www.marellagiovannelli.com

Qualche giorno fa un gruppo di esploratori americani e nepalesi ha annunciato il ritrovamento di alcune impronte dello “yeti”, noto anche come l’abominevole uomo delle nevi. Stando ai comunicati diffusi da varie agenzie, la scoperta sarebbe stata fatta nella gelida regione di Khumbu, dove sorge il monte Everest, dal team di “Destination Truth” (Destinazione Verità). Questo è (o dovrebbe essere) il nome-garanzia di un seguitissimo programma televisivo USA su viaggi avventurosi ed imprese impossibili. Il fortunato gruppo di esploratori con telecamere era in Nepal per una settimana di ricerche & riprese. Durante una delle tante escursioni avrebbero ritrovato tre orme, considerate compatibili con quelle dello "yeti", sulla sponda del fiume Manju, a 2.850 metri di altezza. L'esploratore Josh Gates , mostrandone una, ha dichiarato “Non credo che si tratti dell’impronta di un orso, è qualcosa di misterioso”. Il nome Yeti deriva dal termine Sherpa “yeh-teh” che significa “quella cosa”…che sarebbe: un essere di altezza compresa tra 1.80 e 2.40 metri, ricoperto di una folta pelliccia di colore marrone scuro, nero o rossastro. Avrebbe una lunga capigliatura e braccia lunghe fino alle ginocchia. Secondo gli abitanti del Tibet esisterebbero due tipi di Yeti: il Dzu-teh (cosa grossa) e quindi più alto, e il Meh-teh, di altezza più ridotta. A favore dell'esistenza dello Yeti ci sarebbero impronte, testimonianze di avvistamenti e anche vari reperti anatomici, alcuni dei quali palesemente contraffatti. Il ritrovamento delle prime orme risale al 1889, quando il maggiore L. A. Waddell, avvisato dai suoi Sherpa, osservò delle enormi impronte impresse nella neve a oltre 5000 metri di quota. Nel 1921, durante una spedizione sull'Everest, ne furono individuate altre, sul lato meridionale della montagna a circa 6000 metri di quota. Nel 1951, una nuova spedizione individuò diverse tracce che proseguivano per circa un miglio. Queste vennero fotografate e ampiamente pubblicizzate. Nel 1972, ulteriori impronte furono individuate da una spedizione guidata da Edward Cronin. Esse mostravano un largo alluce e una disposizione asimmetrica delle rimanenti quattro dita. Nel 1925 il fotografo inglese N. A. Tombazi, della Royal Geographic Society, affermò di avere avvistato uno strano essere vicino al ghiacciaio del Zemu, a 4.500 metri di quota. La creatura aveva sembianze umane, camminava eretto, era di colore marrone e aveva un folto pelo. Nella zona dell'avvistamento furono trovate numerose impronte. Nel 1970, sul Monte Annapurna uno scalatore inglese di nome Don Whillans, allertato da strani suoni simili a urla, vide una figura scura simile a una grossa scimmia che scappò immediatamente. Whillans riuscì comunque ad osservarla con un binocolo per più di venti minuti prima che scomparisse. Reinold Messner, in un suo libro, ha raccontato di aver più volte osservato lo strano essere durante le sue spedizioni in Himalaya ma, secondo il celebre esploratore, lo Yeti sarebbe solo una specie particolare di orso. E, mentre la leggenda dello Yeti riprende quota grazie all’ultima scoperta (molto mediatica e non sappiamo quanto scientifica) un brutto colpo è stato inferto ad un altro mito. Quello del Chupacabra, animale fantastico ed inquietante ora declassato e definito una sorta di coyote con l’alopecia. Anche in questo caso il clamoroso verdetto è stato diffuso a livello planetario con una overdose di programmi televisivi (compreso l’italiano Voyager di Roberto Giacobbo), filmati sul web e articoli sui giornali di tutto il mondo.Eppure, nel corso degli anni, erano state raccolte “prove” fotografiche, reperti anatomici e testimonianze terribili che documentavano l’esistenza dell’animale-vampiro chiamato Chupacabra (succhia capre). La bruttissima bestia, specializzata nel dissanguare bestiame e galline, per anni ha seminato il panico in Messico, Guatemala, Ecuador, Costa Rica e coste della Florida. Il primo avvistamento del Chupacabra, conosciuto anche come EBA (entità biologica anomala) risale al 1975 a Puerto Rico. Questo essere (che ha attirato l’attenzione di ufologi, biologi e criptozoologi) sarebbe dotato di un'appendice in grado di penetrare nei tessuti e nelle ossa delle vittime iniettando una sostanza che impedisce il rigor mortis nelle vittime. Praticando tre fori triangolari all'altezza della giugulare e servendosi della suddetta appendice il chupacabra dissangua la vittima cauterizzando la ferita all'istante, asportando anche organi interni e parti di materiale biologico. Di recente, a Cuero, in Texas, una strana carogna è stata rinvenuta dalla signora Phylis Canion, già colpita da una strage di galline nel suo pollaio. Per lei è quel che resta di un famigerato Chupacabra. L’intrepida donna ha tagliato la testa all’animale (tenuto in freezer tra una foto e una ripresa televisiva) chiedendo il test del Dna. Lo zoologo Mike Forstner, che ha curato le successive analisi del DNA, ha indicato il codice genetico del chupacabra come “quasi identico” a quello di un comune coyote, precisando che le differenze rilevate non erano tali da far ipotizzare che il cadavere appartenesse a una specie diversa. Le anomalie come la pelle glabra e il difetto di dentatura sono spiegabili come connotazioni patologiche.