Testo e foto in www.marellagiovannelli.com (sez.Mara Malda)
La resurrezione dei Giganti di pietra del Sinis può essere seguita anche on line collegandosi al sito www.monteprama.it/. Cinquemila frammenti saranno assemblati da un team di sedici specialisti che, nel giro di un anno, dovranno restaurare l’esercito di colossi, alti più di due metri, scoperto tra gli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta, in Sardegna, sul Monte Prama.
Parliamo di 10 tonnellate di materiale, composto da 15 teste, 29 busti, 223 braccia, 200 gambe, 90 piedi, 770 frammenti di scudi, 440 parti di modellini di nuraghe, più una miriade di frammenti non classificabili. Le sculture, di dimensioni monumentali, risalenti all’epoca nuragica, raffigurano arcieri, pugilatori, guerrieri e riproduzioni di torri nuragiche. Tutte le statue appaiono in posizione eretta e superano i due metri di altezza. Oltre alla statura, colpiscono i grandi occhi rappresentati con due cerchi concentrici, la fronte molto prominente che scende su un naso stilizzato e pronunciato e l’abbigliamento che identifica in modo inequivocabile le tipologie degli arcieri e dei pugilatori. Ieri, nel Museo Civico di Cabras, è stato presentato il progetto di recupero delle sculture, finanziato dal Cipe con un milione e 200mila euro.
Per le operazioni di restauro è stato attivato un “cantiere aperto”, nel Centro di conservazione delle soprintendenze archeologiche di Li Punti (Sassari). Meglio tardi che mai, considerato l’assai poco edificante “parcheggio” dei cinquemila frammenti sigillati in duecento casse, rimaste per trent’anni negli scantinati del museo archeologico di Cagliari. Il ritrovamento delle sculture di Monte Prama è legato a un episodio casuale. Tutto cominciò nel marzo del 1974, quando Sisinnio Poddi, un contadino che arava la terra su una collina dell'oristanese, vide affiorare una testa, un busto e un braccio che impugnava un arco.
Gli scavi, iniziati solo quattro anni più tardi, portano alla luce un patrimonio inestimabile e, proprio per questo, forse troppo complicato da gestire. Solo una testa e un braccio vengono esposti in una teca senza didascalia mentre tutti gli altri brandelli in pietra dei misteriosi giganti nuragici restano per un trentennio nel magazzino del museo archeologico di Cagliari. Un tesoro più che nascosto, impastoiato in un assurdo mix di burocrazia, invidie, incuria e diatribe accademiche tanto sterili quanto miopi. Nel 2005, grazie anche alla battaglia condotta dal sindaco di Cabras, Efisio Trincas, viene finalmente portata al centro di restauro, quel che resta dell’Armata Nuragica di Monte Prama che ha preceduto i Greci, i Fenici e gli Etruschi.
Ora è ufficialmente iniziato l’archeo-puzzle che potrebbe consegnare alla Storia la prova definitiva della grandezza e della completezza della civiltà Nuragica. Nell’attesa, collegandosi con www.monteprama.it/, è possibile seguire con relazioni tecniche, immagini e filmati, i progressi del restauro.