Marella Giovannelli Le foto del Moby Dick di Tavolara su www.marellagiovannelli.com
Un capodoglio albino maschio avvistato e fotografato con un harem di tre femmine al largo dell’isola di Tavolara è già una novità assoluta per il mare Mediterraneo. Almeno, secondo quanto dichiarato dal ricercatore olbiese Benedetto Cristo. La notizia, scientificamente rilevante, diventa persino clamorosa grazie all’inevitabile e affettuoso accostamento con la balena bianca Moby Dick, nata dalla fantasia di Herman Melville e diventata un mito planetario.
I cetacei sono stati sorpresi mentre nuotavano in gruppo, sbuffando ad intervalli regolari e lanciando verso il cielo l'inconfondibile colonna di vapore. Si trovavano a una trentina di miglia fuori Tavolara e hanno lasciato di stucco due amici a bordo di una barca attrezzata per la pesca d’altura. Soprattutto il più grosso dei quattro capodogli, decisamente bianco, forse albino, ha colpito Giuseppe Galliani ed Alessandro Battaglia. Scattate numerose foto, i due sono rientrati in porto e hanno subito contattato il biologo marino Benedetto Cristo che da, oltre vent'anni, studia i mammiferi marini.
Racconta di aver provato un’emozione indescrivibile nell’osservare immagini che non lasciano dubbi. E questo è stato il suo responso: “Sono capodogli, un giovane maschio con le sue femmine. Ma l'eccezionalità dell'avvistamento sta tutta nel colorazione assolutamente candida della cute. Si tratta di albinismo, un'anomalia ereditaria che consiste nella deficienza di pigmentazione melaninica nella pelle. Un fenomeno presente negli esseri umani così come negli animali, compresi i delfini, le balene, i capodogli”.
Giustificato quindi il clamore suscitato dall’inatteso ed imprevisto avvistamento del grande cetaceo bianco circondato da tre femmine scure, immortalato nelle acque dell’Area marina protetta di Tavolara-Capo Coda. Benedetto Cristo, direttore dell'Istituto di scienze naturali e biologica marina di Olbia, oltre a confermare l'appartenenza dei quattro mammiferi alla specie Physeter catodon, ha sottolineato con queste parole la rarità dell'evento.
“Mentre in altri mari l'avvistamento di un capodoglio bianco è da considerare raro e comunque poco documentato, in Mediterraneo è praticamente unico. O almeno, nella letteratura scientifica non c'è alcuna testimonianza certa”. Ora gli esperti sono al lavoro e sperano in un nuovo incontro, ancora più ravvicinato con il Moby Dick di Tavolara. Anche il prossimo convegno internazionale di biologia marina in Spagna si occuperà dell’avvistamento del capodoglio bianco nel mare sardo: un caso che ha destato grande interesse ed entusiasmo negli ambienti scientifici internazionali.
mercoledì, maggio 31, 2006
lunedì, maggio 29, 2006
Dio, perchè hai permesso tutto questo? = Piove Governo ladro!
Mara Malda per www.marellagiovannelli.com
L’accorata lamentazione teologica di Papa Ratzinger “Dio, perchè hai permesso tutto questo?” risuonata nei campi di sterminio da lui visitati, potrebbe essere paragonata al più profano trito & ritrito “Piove, governo ladro!”. Nemmeno l’arcobaleno buonista spuntato in cielo alla fine del discorso di Benedetto XVI, è riuscito a rendere credibile la sintesi papalina del “genocidio degli ebrei: opera di un gruppo di criminali”.
Invece, la Shoah, su un terreno reso fertile dall’antisemitismo, ha avuto nel silenzio degli uomini, il miglior complice ed alleato. Oltre che muti; popoli e governanti, laici e rappresentanti della Chiesa, erano diventati anche sordi alle invocazioni di quel Dio dalle spalle larghe, chiamato oggi in causa dall’appello pleonastico- retorico di Papa Ratzinger. Forse quell’arcobaleno è stato un ennesimo segno di tolleranza e pazienza divina verso una Chiesa che, a volte, pare seguire il non fulgido esempio di Ponzio Pilato.
venerdì, maggio 26, 2006
Ambasciator non porta pena: Ronald Spogli insegna
Testo e foto di Mara Malda per www.marellagiovannelli.com
“Ambasciator non porta pena”, come da proverbio, l’ambasciatore USA in Italia, Ronald Spogli, ha comunicato solo buone notizie ai Sardi. E, forse in omaggio al suo cognome, due uomini non giovanissimi hanno pensato bene di farsi una doccia estemporanea nel giardino dell’aeroporto “Costa Smeralda”.
Si sono spogliati e, rimasti in mutande, hanno cominciato a lavarsi, utilizzando una pompa trovata in un’aiuola. In bella vista e con un gustoso fruga-fruga nelle parti intime, la strana coppia se la spassava praticamente a bordo strada. Una pattuglia della Polizia arrivata giusto in tempo, ha interrotto la doccia impropria e impedito all’Ambasciatore, atteso dai giornalisti nella sala vip del “Costa Smeralda” di Olbia, di godersi l’ameno spettacolo.
Ronald Spogli, tra una rassicurazione e l’altra sul destino post-Base americana de La Maddalena, non ha detto Quando e Come, ma sul Perchè dello smantellamento è stato chiaro. In pratica ha confermato che la Guerra Fredda è finita come pure l’URSS; ne deriva che ormai, agli americani, non serve più tenere una Base diventata costosissima dopo l’introduzione dell’euro. L’Ambasciatore ha ripetuto che sui tempi della dismissione deciderà il nuovo Ministro della Difesa Parisi, d’amore e d’accordo con il Governo Americano.
Ronald Spogli si è presentato con una bandierina americana “molto americana” appuntata sul bavero della giacca. Alla domanda di un giornalista ha risposto che “non c’è solo Tom Barrack interessato ad investire a La Maddalena; lui è uno dei tanti”. L’Ambasciatore ha poi ripetuto, praticamente a memoria, i discorsi fatti e rifatti in questi due giorni; prima a Cagliari, poi a La Maddalena e infine a Olbia.
In un perfetto italiano ha coniato, riguardo alla base americana, lo slogan dello “smantellamento morbido”.
Le alternative di sviluppo, stando a Ronald Spogli l’ottimista, sono diverse e basta coglierle. Magari andandosele a cercare sul mercato americano dove di sicuro funzionerà l’immagine dell’isola-base di sommergibili e marines convertita in Eden immobiliar-turistico.
“Ambasciator non porta pena”, come da proverbio, l’ambasciatore USA in Italia, Ronald Spogli, ha comunicato solo buone notizie ai Sardi. E, forse in omaggio al suo cognome, due uomini non giovanissimi hanno pensato bene di farsi una doccia estemporanea nel giardino dell’aeroporto “Costa Smeralda”.
Si sono spogliati e, rimasti in mutande, hanno cominciato a lavarsi, utilizzando una pompa trovata in un’aiuola. In bella vista e con un gustoso fruga-fruga nelle parti intime, la strana coppia se la spassava praticamente a bordo strada. Una pattuglia della Polizia arrivata giusto in tempo, ha interrotto la doccia impropria e impedito all’Ambasciatore, atteso dai giornalisti nella sala vip del “Costa Smeralda” di Olbia, di godersi l’ameno spettacolo.
Ronald Spogli, tra una rassicurazione e l’altra sul destino post-Base americana de La Maddalena, non ha detto Quando e Come, ma sul Perchè dello smantellamento è stato chiaro. In pratica ha confermato che la Guerra Fredda è finita come pure l’URSS; ne deriva che ormai, agli americani, non serve più tenere una Base diventata costosissima dopo l’introduzione dell’euro. L’Ambasciatore ha ripetuto che sui tempi della dismissione deciderà il nuovo Ministro della Difesa Parisi, d’amore e d’accordo con il Governo Americano.
Ronald Spogli si è presentato con una bandierina americana “molto americana” appuntata sul bavero della giacca. Alla domanda di un giornalista ha risposto che “non c’è solo Tom Barrack interessato ad investire a La Maddalena; lui è uno dei tanti”. L’Ambasciatore ha poi ripetuto, praticamente a memoria, i discorsi fatti e rifatti in questi due giorni; prima a Cagliari, poi a La Maddalena e infine a Olbia.
In un perfetto italiano ha coniato, riguardo alla base americana, lo slogan dello “smantellamento morbido”.
Le alternative di sviluppo, stando a Ronald Spogli l’ottimista, sono diverse e basta coglierle. Magari andandosele a cercare sul mercato americano dove di sicuro funzionerà l’immagine dell’isola-base di sommergibili e marines convertita in Eden immobiliar-turistico.
mercoledì, maggio 24, 2006
Brinda l’uomo della collinetta
Mara Malda foto flash per www.marellagiovannelli.com
Brindisi al bar per l’esecutore materiale della collinetta fu discarica realizzata nel parco della Certosa a Porto Rotondo. Leonardo Serreri, impresario di Rudalza, non si meraviglia ma esulta sotto e sopra i baffoni perchè la polizia giudiziaria ha confermato che l’opera è stata regolarmente autorizzata. La notizia apparsa su tutti i giornali gli scioglie finalmente la lingua, rimasta arrotolata, prima e durante l’ispezione dell’otto maggio scorso.
“Mi fotografi pure- dice Serreri- e lo scriva che sono io l’uomo della collinetta. E ho fatto una cosa bellissima perchè quello era un cumulo di rifiuti, detriti e calcinacci. Il Cavalier Berlusconi ha voluto ricoprire tanta schifezza con un metro di terra nera e degli olivi secolari". E con i mustacchi vibranti di commossa gratitudine ricorda che "da cinque anni alla Certosa lavorano 140 persone: tutte imprese e gente del posto”.
Brindisi al bar per l’esecutore materiale della collinetta fu discarica realizzata nel parco della Certosa a Porto Rotondo. Leonardo Serreri, impresario di Rudalza, non si meraviglia ma esulta sotto e sopra i baffoni perchè la polizia giudiziaria ha confermato che l’opera è stata regolarmente autorizzata. La notizia apparsa su tutti i giornali gli scioglie finalmente la lingua, rimasta arrotolata, prima e durante l’ispezione dell’otto maggio scorso.
“Mi fotografi pure- dice Serreri- e lo scriva che sono io l’uomo della collinetta. E ho fatto una cosa bellissima perchè quello era un cumulo di rifiuti, detriti e calcinacci. Il Cavalier Berlusconi ha voluto ricoprire tanta schifezza con un metro di terra nera e degli olivi secolari". E con i mustacchi vibranti di commossa gratitudine ricorda che "da cinque anni alla Certosa lavorano 140 persone: tutte imprese e gente del posto”.
lunedì, maggio 22, 2006
Il “bocconcino” Erika
Mara Malda per www.marellagiovannelli.com
Secondo molti autorevoli opinionisti, non è cosa buona e giusta, provare una certa irritata sorpresa nel vedere Erika De Nardo offrirsi alle telecamere di un TG nazionale mentre, libera, gioca a pallavolo. Ma il disagio di tanti, me compresa, non entra certo nel merito del “permesso si, permesso no”. Forse nasce dal sorriso di Erika che “buca” lo schermo e le coscienze, da lei serenamente esibito e brutale come uno schiaffo. Quando uscirà dal carcere, Erika che nel 2001 massacrò sua madre e il fratellino, sarà sicuramente invitata ai talk show e magari in qualche reality. Agghiacciante anche la precisazione riferita con tono serafico dagli autori dei vari servizi televisivi. Fino ad oggi Erika non ha mostrato alcun segno di pentimento ma, in compenso, sta andando avanti negli studi e questo fa ben sperare per il suo futuro. Si spiega quindi la disinvolta allegria della ragazza nel porgersi all’occhio tanto vorace quanto tempestivo della TV. E ora, al pari dei mass media, banchettano col “bocconcino” Erika, finti buoni e cattivi veri, tra garantismo ad oltranza e giustizialismo sommario. Il silenzio e la pietà: grandi assenti.
Secondo molti autorevoli opinionisti, non è cosa buona e giusta, provare una certa irritata sorpresa nel vedere Erika De Nardo offrirsi alle telecamere di un TG nazionale mentre, libera, gioca a pallavolo. Ma il disagio di tanti, me compresa, non entra certo nel merito del “permesso si, permesso no”. Forse nasce dal sorriso di Erika che “buca” lo schermo e le coscienze, da lei serenamente esibito e brutale come uno schiaffo. Quando uscirà dal carcere, Erika che nel 2001 massacrò sua madre e il fratellino, sarà sicuramente invitata ai talk show e magari in qualche reality. Agghiacciante anche la precisazione riferita con tono serafico dagli autori dei vari servizi televisivi. Fino ad oggi Erika non ha mostrato alcun segno di pentimento ma, in compenso, sta andando avanti negli studi e questo fa ben sperare per il suo futuro. Si spiega quindi la disinvolta allegria della ragazza nel porgersi all’occhio tanto vorace quanto tempestivo della TV. E ora, al pari dei mass media, banchettano col “bocconcino” Erika, finti buoni e cattivi veri, tra garantismo ad oltranza e giustizialismo sommario. Il silenzio e la pietà: grandi assenti.
lunedì, maggio 15, 2006
Volpe d’oro a Niffoi con Mesina “portato” da Sgarbi
Tutte le foto su www.marellagiovannelli.com
“E’ lui o non è lui? Certo che è lui. Graziano Mesina in persona, con in mano un bicchiere di champagne al Cala di Volpe”. L’insolita visione del panciuto Grazianeddu a bordo piscina, distrae l’attenzione degli invitati al cocktail che ha preceduto l’assegnazione della Volpe d’Oro 2006. Una signora schizzinosa, invitata alla finalissima in Costa Smeralda del Premio letterario firmato Starwood, ha esalato un incauto “Ma dove andremo a finire!” Si è beccata una raffica di risposte da vari sardi attenti e presenti alla serata, tutte sul tipo: “Guardi che Mesina ora è un uomo libero; dopo 40 anni di carcere, nel novembre 2004 è stato graziato da Ciampi ed è pure caso unico in Italia di una condanna all'ergastolo per cumulo di pene”. “E poi Mesina l’ho invitato io al Cala di Volpe- ha trionfalmente annunciato Vittorio Sgarbi, membro della giuria degli Esperti, insieme al filosofo Giulio Giorello e al giornalista-scrittore Pasquale Chessa. Anche Chessa si è portato dietro un pezzo di Barbagia, ormai griffata, nella persona del sarto di Orani Paolo Modolo che veste con i suoi abiti di velluto Chessa e Sgarbi oltre a Cossiga, Santo Versace, Guido Barilla e tanti altri. Dopo un brindisi con il regista Filippo Martinez, Mesina ha evitato di fermarsi a cena, togliendo (a qualcuno) il disturbo d’immagine. Superlativo in tutto, sua emozione compresa, il vincitore del Premio: Salvatore Niffoi. Con La leggenda di Redenta Tiria, edito da Adelphi, il fenomenale autore barbaricino che si definisce “disincaprettato dalle ideologie”, ha prevalso su Carmine Abbate (Il Mosaico del tempo grande, Mondadori), Ivan Cotroneo (Cronaca di un disamore, Bompiani) e Aminata Fofana (La luna che mi seguiva, Einaudi). La decisione delle due giurie, una tecnica e l’altra formata da studenti universitari, ha commosso fino alle lacrime Niffoi: aspetto burbero e cuore tenero; un ossimoro ambulante come la sua Barbagia d’amore e morte da lui magistralmente e ferocemente descritta. Ha chiamato sul palco il frate francescano Salvatore Morittu, in prima linea sul fronte dell’assistenza ai giovani tossicodipendenti e ai malati di Aids, e ha devoluto a lui i 10mila euro del Premio. La scrittrice africana Aminata Fofana (attacco simil-scioglilingua ma non è colpa mia se lei si chiama così) ha festeggiato il suo compleanno con la premiazione in corso. La magnifica Fofana ha un curriculum tra il principesco e lo sciamanico con incursioni in passerella da top model e in sala di registrazione come cantante. Al suo confronto, risultava sbiadita persino la bella tunisina Sondes, arrivata mano nella mano di Sgarbi e da lui utilizzata anche come reggi-cellulare durante la firma degli autografi. Inizialmente, brusio da alveare perchè qualcuno ha scambiato Sondes per Afef e già stava per partire una drammatica Ansa sul povero Tronchetti abbandonato per il pestifero Vittorio. Trascinati in Costa Smeralda dalla Volpe d’oro anche Andrea Ceccherini, presidente dell’Osservatorio Permanente Giovani-Editori e Umberto Brindani, direttore di Chi. Per raccogliere il loro SOS sull’Italia che non legge i quotidiani, fanalino di coda in Europa, è stato organizzato (sempre da Marco Milocco Starwood) un incontro-dibattito con 200 studenti universitari di Sassari e Olbia. Solo cena di gala, invece, per Alfonso Signorini, arrivato in ritardo ma miracolosamente atterrato sul tavolo di Sandra Carraro.
venerdì, maggio 12, 2006
Karol Wojtyla: agonia show in prima serata
Marella Giovannelli per www.marellagiovannelli.com
Riflessione personale, ancora "a caldo" dopo la visione della seconda e ultima puntata dedicata a Papa Wojtyla su Canale 5. Da laica, comunque legata alla figura dell'uomo e del pontefice polacco, ho trovato molto buona la prima parte della ricostruzione televisione e "macchiettistica" la seconda. Mi ha infastidito l'accanimento morboso sulla decadenza fisica dell'uomo, sulle sue crisi respiratorie, la dolorosa agonia , la trasformazione esasperata del volto e della voce del papa, stremato dalla sofferenza. Il mio disagio non è stato alleggerito neanche dall'inserimento di immagini originali tratte dalla cronaca di quei giorni (l'attesa dei fedeli in piazza San Pietro e i funerali).
Ho trovato stridente il contrasto tra l'efficacia, il rigore e la poesia della prima puntata e il taglio quasi "horror" dato alla seconda. Anche il bravissimo attore polacco è stato ridotto a una caricatura a cui non si è fatto mancare niente per rendere ancora più spettacolare, il dolore. Dalla voce alle smorfie al repertorio di cadute: il Papa malato è stato servito in tutte le salse. La dignità e il pudore di chi soffre, dal più umile al più potente, non dovrebbero mai essere dimenticati. Per il rispetto dovuto a tutti gli essere umani e per quella pietas che va ben oltre i più o meno distorti paletti imposti da una privacy, evidentemente valida solo per i viventi e non per i defunti.
Ho trovato stridente il contrasto tra l'efficacia, il rigore e la poesia della prima puntata e il taglio quasi "horror" dato alla seconda. Anche il bravissimo attore polacco è stato ridotto a una caricatura a cui non si è fatto mancare niente per rendere ancora più spettacolare, il dolore. Dalla voce alle smorfie al repertorio di cadute: il Papa malato è stato servito in tutte le salse. La dignità e il pudore di chi soffre, dal più umile al più potente, non dovrebbero mai essere dimenticati. Per il rispetto dovuto a tutti gli essere umani e per quella pietas che va ben oltre i più o meno distorti paletti imposti da una privacy, evidentemente valida solo per i viventi e non per i defunti.
domenica, maggio 07, 2006
Monica Vitti raccontata da Marella Giovannelli nove anni fa
“Tutta la mia storia, i miei fatti mi vengono dietro in punta di piedi. Credono che io non me ne accorga. Però se mi giro si nascondono, non ci sono più. Quando cammino, sento la loro presenza e i loro passi poco distanti. Vogliono vedere dove li porto, dove andranno a finire. Hanno caratteri, pesi e colori diversi; a volte si fidano di me, a volte no. Io scivolo nei vicoli sperando di perderli. Ma li ritrovo in fondo alla strada, con le braccia conserte, che ridono come pazzi. I fatti sono presuntuosi, pesanti, invadenti. Le emozioni sono leggere e indipendenti. Ti ballano intorno e sono pronte a distrarsi al primo colore”.
Queste parole scritte da Monica Vitti, come chiusura al suo primo libro “Sette sottane, un'autobiografia involontaria”, mi colpirono, a suo tempo, per l'abbandono e la voglia di verità della “persona” e non del personaggio che le aveva pensate e rese pubbliche. In poche righe ho letto fragilità, coraggio e lo stupore incantato dei bambini; un bene perduto o sprecato dalla grande maggioranza degli adulti e che, invece, Monica ha conservato intatto. Ed è ancora lei che scrive:“... Anche i miei occhi vedono poco e reinventano tutto, così non so più cosa è vero e cosa non lo è. Quando h socchiudo, insieme ai fatti, vedo i colori della Sardegna. La tenacia e l'odore del vento che stordisce. E sulla sabbia rosa, i frammenti di corallo, portati dalle onde, che lasciano disegni leggeri e provvisori. Il vento lì è orgoglioso e bizzarro. Ha sempre ragione su tutto ...”.
E dopo “Sette sottane”, pubblicato da Sperling & Kupfer nel 1993, Monica Vitti ha scritto “Il letto è una rosa”, edito da Mondadori nel 1995, dove, ancora una volta, ha messo a nudo la propria anima, parlando degli “spaesamenti che fanno apparire strani e paurosi anche i luoghi familiari; gli incontri e le fantasmagorie che proliferano nella zona sfrangiata tra realtà e sogno; l'insorgere improvviso della fame o di altre forme di avidità; i momenti di sconforto e derelizione; la libertà; la solitudine”. Un mondo stralunato e surreale come quello di Chagall, ravvivato dalla fantasia che sussurra a Monica Vitti un pensiero: “Siamo in fila, in aria, e passiamo in un raggio di luce come granelli di polvere”. La personalità della “donna Vitti” affiora quindi dalla rivelazione che lei stessa, coraggiosa e vera, ha voluto fare della sua anima. L’immagine pubblica del personaggio va, comunque, raccontata per gli amanti del genere.
Monica Vitti ha esordito in teatro, poi è passata al cinema diventando la “musa dell'incomunicabilità” negli indimenticabili film di Michelangelo Antonioni: L'avventura, La notte, L'eclisse e Deserto rosso. In seguito, evidenziando il suo lato brillante, ha dato vita a figure comiche irresistibili in film come La ragazza con la pistola, Ninì Tirabusciò, Dramma della gelosia, L'anatra all'arancia, Amore mio aiutami, Polvere di stelle, Flirt, Teresa la ladra. Nel 1989 ha scritto, diretto ed interpretato Scandalo segreto, sua prima regia cinematografica, ottenendo importanti riconoscimenti, anche internazionali.
Eppure tutto questo spesso si dimentica quando ci si trova insieme a Monica; quella non ufficiale, non pluridecorata, non sul palcoscenico, chiamata a ritirare uno dei tanti prestigiosi premi ricevuti nella sua carriera. Perché ad emergere è sempre l’anima della donna; una donna che spesso ride ed è trascinante nella sua allegria ma non nasconde i suoi “spaesamenti”, la sua malinconia, la sua golosità, la sua insicurezza, il suo desiderio di protezione, la sua paura di essere tradita e delusa, dall'amore, dagli amici, dal pubblico o dai suoi stessi imprevedibili pensieri....
Pubblicato nella Gazzetta di Porto Rotondo del luglio 1997
Queste parole scritte da Monica Vitti, come chiusura al suo primo libro “Sette sottane, un'autobiografia involontaria”, mi colpirono, a suo tempo, per l'abbandono e la voglia di verità della “persona” e non del personaggio che le aveva pensate e rese pubbliche. In poche righe ho letto fragilità, coraggio e lo stupore incantato dei bambini; un bene perduto o sprecato dalla grande maggioranza degli adulti e che, invece, Monica ha conservato intatto. Ed è ancora lei che scrive:“... Anche i miei occhi vedono poco e reinventano tutto, così non so più cosa è vero e cosa non lo è. Quando h socchiudo, insieme ai fatti, vedo i colori della Sardegna. La tenacia e l'odore del vento che stordisce. E sulla sabbia rosa, i frammenti di corallo, portati dalle onde, che lasciano disegni leggeri e provvisori. Il vento lì è orgoglioso e bizzarro. Ha sempre ragione su tutto ...”.
E dopo “Sette sottane”, pubblicato da Sperling & Kupfer nel 1993, Monica Vitti ha scritto “Il letto è una rosa”, edito da Mondadori nel 1995, dove, ancora una volta, ha messo a nudo la propria anima, parlando degli “spaesamenti che fanno apparire strani e paurosi anche i luoghi familiari; gli incontri e le fantasmagorie che proliferano nella zona sfrangiata tra realtà e sogno; l'insorgere improvviso della fame o di altre forme di avidità; i momenti di sconforto e derelizione; la libertà; la solitudine”. Un mondo stralunato e surreale come quello di Chagall, ravvivato dalla fantasia che sussurra a Monica Vitti un pensiero: “Siamo in fila, in aria, e passiamo in un raggio di luce come granelli di polvere”. La personalità della “donna Vitti” affiora quindi dalla rivelazione che lei stessa, coraggiosa e vera, ha voluto fare della sua anima. L’immagine pubblica del personaggio va, comunque, raccontata per gli amanti del genere.
Monica Vitti ha esordito in teatro, poi è passata al cinema diventando la “musa dell'incomunicabilità” negli indimenticabili film di Michelangelo Antonioni: L'avventura, La notte, L'eclisse e Deserto rosso. In seguito, evidenziando il suo lato brillante, ha dato vita a figure comiche irresistibili in film come La ragazza con la pistola, Ninì Tirabusciò, Dramma della gelosia, L'anatra all'arancia, Amore mio aiutami, Polvere di stelle, Flirt, Teresa la ladra. Nel 1989 ha scritto, diretto ed interpretato Scandalo segreto, sua prima regia cinematografica, ottenendo importanti riconoscimenti, anche internazionali.
Eppure tutto questo spesso si dimentica quando ci si trova insieme a Monica; quella non ufficiale, non pluridecorata, non sul palcoscenico, chiamata a ritirare uno dei tanti prestigiosi premi ricevuti nella sua carriera. Perché ad emergere è sempre l’anima della donna; una donna che spesso ride ed è trascinante nella sua allegria ma non nasconde i suoi “spaesamenti”, la sua malinconia, la sua golosità, la sua insicurezza, il suo desiderio di protezione, la sua paura di essere tradita e delusa, dall'amore, dagli amici, dal pubblico o dai suoi stessi imprevedibili pensieri....
Pubblicato nella Gazzetta di Porto Rotondo del luglio 1997
mercoledì, maggio 03, 2006
Dalla colata lavica del Cavaliere agli happening del torneo di polo in Costa Smeralda
Testo e foto di Mara Malda per marellagiovannelli.com
Tutte le foto su www.marellagiovannelli.com
Alla Certosa di Porto Rotondo, Silvio Berlusconi riesce a digerire anche Prodi, immaginando di farlo sparire sotto la colata lavica di sua fabbricazione. L’ultima passione del Cavaliere sono i giochi di fumo e luce LED che lui telecomanda proiettandoli sulle rocce. Si è attrezzato con un piccolo computer che, da 4 colori base crea 360 diverse combinazioni, e un timer che si porta sempre appresso. L’anfiteatro e il laghetto nel parco sono spesso illuminati dagli effetti speciali ideati dal Presidente delle Luci Berlusconi (definizione coniata per lui da un suo irriducibile fan che lo ha visto smanettare più volte ai LED).
Ma, soprattutto negli ultimi tempi, l’umore del Cavaliere, migliora dal nero al grigio, solo quando accende le sue tanto spettacolari quanto finte colate laviche. Gli basta azionare il timer per scatenare fumo, lapilli e magma che rotolano giù dai graniti di Monte Maiore. Ignorando la tecnologica finzione, qualcuno si è pure spaventato davanti al fenomeno di un simil-Etna a Porto Rotondo. Berlusconi offre agli ospiti certosini, anche altre alternative al passatempo “Chi ti colo nella lava oggi”.
Una è la contemplazione dello zodiaco all’interno della tanto chiacchierata grotticella. Qui si può assistere all’apparizione telecomandata della volta celeste con i relativi segni e costellazioni. Incassato il solito coro di urletti stupiti e “bravo bravissimo, sei meglio di Mago Merlino!”, il Cavaliere porta tutti nel nuovissimo labirinto. Questa è l’ultima novità del parco, dopo il giardino dei cactus, quello degli hybiscus, l’agrumeto, il palmeto e il roseto. Il labirinto è stato fatto talmente bene che lo stesso Berlusconi preferisce entrarci in compagnia per evitare imbarazzanti richieste di soccorso alla scorta.
Dalla Certosa Luna Park alla finalissima del primo torneo di Polo della Costa Smeralda, vinto dal team Mochi Craft, capitanato da Luca D’Orazio. Sul campo di Bucchi Toltu, a San Pantaleo, nel comune di Olbia, in questi giorni, oltre ai cavalli e ai giocatori, si è visto e sentito di tutto. Esempi: le auto d’epoca della Transappenninica davanti ai cavalli a distanza di sicurezza e Melanie McJannet uscita dal libro del fotografo Marco Glaviano “Sirene della Costa Smeralda”. E' stata lei a fare il tifo più accanito per Tom Barrack, nota volpe della finanza e anche gatto sempre più Soriano, ascoltate le sue dichiarazioni-fusa con leccatine lisciapelo al tostissimo Mr.Tiscali, governatore della Sardegna.
Per l’ultima giornata del torneo, parterre pieno come un uovo e un’aria mista tra il Billionaire ed Ascot con Lele Mora e Lady Mountbatten, i Carraro Franco Sandra e Albertina, Carlo Giovanelli e Domenico Bonifaci. Prima dell’inizio della partita, sul campo è atterrato un elicottero con a bordo Valeria Marini per il collegamento con “Quelli che il calcio”. Appena scesa, accolta da Gianni Ippoliti, Valeria ha detto di “sentirsi come frullata dopo aver svolazzato su quel moscerino”. Ha poi rubato tutta la scena ai giocatori attirando il pubblico davanti al salottino confezionato per la Ventura. I tempi lunghi dei vari collegamenti hanno lasciato indenne la Marini, tonica e trofica dopo le cure della massaggiatrice Raffaella che ha trovato per lei uno spazio in agenda tra Veronica Berlusconi e Marina Giori Swarovski. Incollato alle poltroncine anche Carlo Giovanelli, cotto dal sole e rosso come un gamberone. Per lui, l’attesa è stata inutile: niente inquadratura, neanche una battutina visto che “il principe non era previsto in scaletta”. Obiettivo centrato, invece, per Marta Marzotto che, dopo aver stoicamente superato un inizio di abbiocco ha giocato a fare la scampata suocera della Ventura, ironizzando sulle recenti voci e vocine di un flirt tra Simona e il suo Matteo, pure lui collegato con “Quelli che il calcio”. Valeria Marini, dopo aver trottato in lungo e in largo nel polo village, fino a raggiungere la torretta, ha partecipato anche alla cena di gala al Cala di Volpe dove ha estratto, da brava madrina, i pizzini di una lotteria per beneficenza. L’instancabile Valeria si è poi fiondata al Sottovento dove, a sorpresa, si è esibita in una irresistibile dance quasi lap nel bel mezzo della pista.
Tutte le foto su www.marellagiovannelli.com
Alla Certosa di Porto Rotondo, Silvio Berlusconi riesce a digerire anche Prodi, immaginando di farlo sparire sotto la colata lavica di sua fabbricazione. L’ultima passione del Cavaliere sono i giochi di fumo e luce LED che lui telecomanda proiettandoli sulle rocce. Si è attrezzato con un piccolo computer che, da 4 colori base crea 360 diverse combinazioni, e un timer che si porta sempre appresso. L’anfiteatro e il laghetto nel parco sono spesso illuminati dagli effetti speciali ideati dal Presidente delle Luci Berlusconi (definizione coniata per lui da un suo irriducibile fan che lo ha visto smanettare più volte ai LED).
Ma, soprattutto negli ultimi tempi, l’umore del Cavaliere, migliora dal nero al grigio, solo quando accende le sue tanto spettacolari quanto finte colate laviche. Gli basta azionare il timer per scatenare fumo, lapilli e magma che rotolano giù dai graniti di Monte Maiore. Ignorando la tecnologica finzione, qualcuno si è pure spaventato davanti al fenomeno di un simil-Etna a Porto Rotondo. Berlusconi offre agli ospiti certosini, anche altre alternative al passatempo “Chi ti colo nella lava oggi”.
Una è la contemplazione dello zodiaco all’interno della tanto chiacchierata grotticella. Qui si può assistere all’apparizione telecomandata della volta celeste con i relativi segni e costellazioni. Incassato il solito coro di urletti stupiti e “bravo bravissimo, sei meglio di Mago Merlino!”, il Cavaliere porta tutti nel nuovissimo labirinto. Questa è l’ultima novità del parco, dopo il giardino dei cactus, quello degli hybiscus, l’agrumeto, il palmeto e il roseto. Il labirinto è stato fatto talmente bene che lo stesso Berlusconi preferisce entrarci in compagnia per evitare imbarazzanti richieste di soccorso alla scorta.
Dalla Certosa Luna Park alla finalissima del primo torneo di Polo della Costa Smeralda, vinto dal team Mochi Craft, capitanato da Luca D’Orazio. Sul campo di Bucchi Toltu, a San Pantaleo, nel comune di Olbia, in questi giorni, oltre ai cavalli e ai giocatori, si è visto e sentito di tutto. Esempi: le auto d’epoca della Transappenninica davanti ai cavalli a distanza di sicurezza e Melanie McJannet uscita dal libro del fotografo Marco Glaviano “Sirene della Costa Smeralda”. E' stata lei a fare il tifo più accanito per Tom Barrack, nota volpe della finanza e anche gatto sempre più Soriano, ascoltate le sue dichiarazioni-fusa con leccatine lisciapelo al tostissimo Mr.Tiscali, governatore della Sardegna.
Per l’ultima giornata del torneo, parterre pieno come un uovo e un’aria mista tra il Billionaire ed Ascot con Lele Mora e Lady Mountbatten, i Carraro Franco Sandra e Albertina, Carlo Giovanelli e Domenico Bonifaci. Prima dell’inizio della partita, sul campo è atterrato un elicottero con a bordo Valeria Marini per il collegamento con “Quelli che il calcio”. Appena scesa, accolta da Gianni Ippoliti, Valeria ha detto di “sentirsi come frullata dopo aver svolazzato su quel moscerino”. Ha poi rubato tutta la scena ai giocatori attirando il pubblico davanti al salottino confezionato per la Ventura. I tempi lunghi dei vari collegamenti hanno lasciato indenne la Marini, tonica e trofica dopo le cure della massaggiatrice Raffaella che ha trovato per lei uno spazio in agenda tra Veronica Berlusconi e Marina Giori Swarovski. Incollato alle poltroncine anche Carlo Giovanelli, cotto dal sole e rosso come un gamberone. Per lui, l’attesa è stata inutile: niente inquadratura, neanche una battutina visto che “il principe non era previsto in scaletta”. Obiettivo centrato, invece, per Marta Marzotto che, dopo aver stoicamente superato un inizio di abbiocco ha giocato a fare la scampata suocera della Ventura, ironizzando sulle recenti voci e vocine di un flirt tra Simona e il suo Matteo, pure lui collegato con “Quelli che il calcio”. Valeria Marini, dopo aver trottato in lungo e in largo nel polo village, fino a raggiungere la torretta, ha partecipato anche alla cena di gala al Cala di Volpe dove ha estratto, da brava madrina, i pizzini di una lotteria per beneficenza. L’instancabile Valeria si è poi fiondata al Sottovento dove, a sorpresa, si è esibita in una irresistibile dance quasi lap nel bel mezzo della pista.