Testo e foto di Marella Giovannelli per www.marellagiovannelli.com
Il sottosuolo di Olbia continua a stupire. I resti di un grande tempio e una tomba del tipo a “mensa con dispositivo di refrigerium” sono stati rinvenuti in Corso Umberto dagli archeologi della Soprintendenza.
La struttura templare chiudeva ad ovest la piazza lastricata di età romana scoperta nell’ottobre scorso di fronte al Municipio. Facevano parte della sistemazione urbanistica data dagli imperatori della dinastia Flavia all’accesso monumentale alla città per chi approdava dal porto.
L’intero complesso, costituito dalla piazza con le annesse botteghe, un impianto di lavorazione dei murici per l'estrazione della porpora e questo tempio, si candida sempre di più ad essere individuato come il Foro di Olbia romana.
La grande sala o cella del culto era lunga 12 metri e terminava con una fila di colonne che forse inquadravano un altare o la statua del culto. La “ruota” di granito poggiata sul pavimento verso la metà della cella può essere un simbolo del potere divino o di quello imperiale.
Rinvenuta anche una tomba piuttosto complessa e rara, costituita da un muretto sovrastato da embrici disposti a tettuccio, una copertura in cemento e un foro quadrato per introdurre, direttamente nella tomba, offerte periodiche di alimenti di vario genere. La stranezza è che nessun resto umano è stato trovato in questa sepoltura. Il monumento funebre è stato realizzato per contenere la massa di terra che lo riempie completamente.
Questa, oltre ai frammenti di ceramiche e vetri, ha restituito speciali mattoncini, tessere di mosaico, un tesoretto di monete, un anello di bronzo o argento, molti spilloni in osso per capelli e un orecchino d’oro con pietra blu di lapislazzuli.
Lo scavo ha mostrato chiaramente che il rituale del refrigerium, cioè l’introduzione periodica di cibo, si svolgeva ugualmente anche se, in questo caso, gli alimenti non erano destinati ad un defunto ma alla terra contenuta nella tomba.
La spiegazione più probabile è che questa terra avesse un forte valore sacro. Magari in connessione ad una specifica persona morta su un certo suolo e della quale non era disponibile il corpo.
Il tipo di sepoltura, risalente alla fine del III sec. d. C. fa pensare alla religione cristiana nel suo precoce diffondersi proprio ad Olbia, come primo approccio alla Sardegna. Le monete, aspetto importante della ritualità funeraria, potevano trovarsi all’interno della tomba e quindi essere usate come elementi del corredo personale del defunto, o all’esterno della sepoltura, come “obolo offerta”. Anche questi ultimi rinvenimenti sono stati effettuati nel corso dei lavori, commissionati dal Comune, per la sistemazione dei sottoservizi nel centro storico.
Sempre nella zona del porto vecchio di Olbia, tra il luglio del 1999 e il dicembre del 2001, durante gli scavi per la realizzazione del tunnel, sono stati recuperati, conservati nel fango, 24 relitti di navi, di cui due dell'epoca di Nerone, 16 risalenti al periodo dell'invasione vandalica e due, importantissimi, dell'età giudicale.
Ritrovati anche tre alberi di nave, di cui uno lungo otto metri; cinque timoni, strutture ed attrezzature di un cantiere navale romano più una eccezionale quantità di materiale archeologico, sistemato in 600 casse, a documentare 25 secoli di storia della città.
Relitti e reperti, ora in fase di restauro, sono i resti, la memoria e la prova di un evento traumatico e drammatico: l’affondamento ad opera dei Vandali di una flotta ormeggiata nell’antico porto di Olbia.