Testo e foto di Mara Malda per www.marellagiovannelli.com
Zucchero al veleno, ineguagliabile mix di bravura e villania, meriterebbe solo un copia&incolla dell’articolo scritto da Mara Malda nel 2002, all’indomani della sua esibizione al Cala di Volpe. Ma, a distanza di cinque anni, nello stesso scenario, c’è stato addirittura un aggravamento nel numero e nel tipo degli insulti rivolti al pubblico dallo strapagato bluesman. Il quale ha trattato gli ottocentocinquanta strapaganti come le più classiche delle fantozziane merdacce. Alcuni, fra i meno masochisti, hanno anche chiesto la restituzione dei soldi (tanti) sborsati per il concerto. Altri si sono alzati e, inviperiti, hanno “mollato” il tavolo e uno Zucchero imbufalito contro le donne di “una certa età che puzzano come aringhe” . Quest’anno, l’inizio soft dello show, con uno Zucchero solo canterino, aveva malignamente illuso il management Starwood e il pubblico noto & ignoto. Poi è arrivata la precisazione, del tutto superflua, scandita dall’ineffabile Fornaciari: “Sono qui solo per i soldi”, seguita da una raffica di irriferibili insulti “di genere”, decisamente pesanti e rivolti soprattutto alle signore, con protesi e senza. Tra parolacce e considerazioni deliranti, Zucchero è riuscito a indignare praticamente tutti, dai vertici della Colony e della Starwood, alla Santanchè, Swarovski, passando per Ivana Trump, Valeria Marini, i cuochi del Cala di Volpe (crazy Sugar ha insultato persino il cibo peraltro squisito servito a cena) e via elencando. Campione di maleducazione già sperimentata nel 2002, il recidivo Zucchero, cinque anni fa, sempre al Cala di Volpe, aveva esordito con un affettuoso “Sento di trovarmi nel posto sbagliato al momento sbagliato”, aumentando progressivamente la dose con inequivocabili appelli del tipo : “Non rompetemi il ca…; muovete il cu…; prendetevi a schiaffi da soli se non siete capaci di divertirvi!…”ed altre amenità del genere. Ieri, Fornaciari, evidentemente ispirato dal contesto Calavolpino, ha fatto anche di peggio, raggiungendo rari picchi di villania, volgarità e maleducazione. Bontà sua e peggio per chi ha deciso di richiamarlo, correndo (e pagando salato) il rischio-insulto nella certezza di una serata con ritorno economico garantito.
P.S n°1 sullo Zucchero avvelenato
Nelle immagini impietose trasmesse dall’emittente regionale Cinquestelle nel notiziario delle 13,30, relativo al concerto avvelenato di Zucchero al Cala di Volpe, si possono sentire gli insulti e, soprattutto, si vedono le bottiglie da lui lanciate dal palcoscenico in mezzo al pubblico che ballava. Una di queste bottiglie, è stata rispedita al mittente mancandolo di poco. E’ scoppiato un tafferuglio sedato da un vigilante e da un vigile fuori servizio che hanno calmato gli animi dei clienti inferociti.
P.S n°2 sullo Zucchero avvelenato
Telefono blu ha annunciato di aver attivato i propri uffici legali in Sardegna a disposizione degli spettatori paganti (”ricchi o poveri che siano”) che intendano chiedere un risarcimento dopo gli insulti al pubblico lanciati dal cantante Zucchero nel concerto per vip da 1.200 euro a persone tenuto domenica sera all’hotel Cala di Volpe, in Costa Smeralda.
“Nel biglietto non erano previsti insulti e lanci di oggetti e la performance di un artista non può trasformarsi - causa lo stesso - in una seppur folkloristica rissa”, afferma Pierre Orsoni, presidente dell’associazione di consumatori, che attribuisce a Zucchero un cachet di 300.000 euro per la serata in cui si e’ scagliato con frasi pesanti in particolare contro una spettatrice che mandava sms dal telefonino durante la sua esibizione. “Telefono blu, che in Sardegna ha un centralino sembra attivo allo 070-668446, ammonisce questi signori che fanno i finti poveri e che magari con le loro canzoni aizzano i giovani o placiano gli stessi, facendo credere che ci sono i buoni e cattivi e che i buoni guarda caso sono sempre loro. “Consiglio a Zucchero una lettura molto educativa, “Le Miserables” di Victor Hugo, per capire chi sono i poveri e i ricchi”.
P.S n°3 Lettera di Maria Cristina Meroni che commenta l'articolo di Giampiero Mughini pubblicato sul quotidiano "Libero" del 14 agosto 2007 intitolato "LA LIBIDINE DEI RICCHI PER L'AUTOLESIONISMO".
"Sono a Porto Rotondo, passo le mie vacanze qui da quarant'anni. C'ero anche l'altra sera, a Porto Rotondo. Non al Cala di Volpe. Perchè forse non tutti i ricchi sono autolesionisti, perchè non tutti i ricchi, come dice Zucchero, "sono morti dentro". Forse più semplicemente parlava solo di se stesso. Forse non tutti i ricchi vengono in Sardegna o vanno in altri posti simili solo per costituire degli agglomerati di gente simile a se stessa. A volte amano semplicemente la natura, o desiderano tornare come le "persone comuni" ai propri amori. Nel silenzio di quella sera dall'altra parte del mare leggevo un buon libro, godendo di una brezza leggera e forse, tanti altri "ricchi", come me, hanno preferito e preferiscono semplicemente guardare il mare e poi, provare una rabbia infinita nei confronti di coloro che fanno sembrare tutta la categoria solo un gruppo di emeriti deficienti. Come sempre nella vita l'appartenenza di nascita dà comunque un diritto di scelta nel suo trascorrerla".