Testo e foto di Marella Giovannelli per www.marellagiovannelli.com
Lollove: un borgo antico, unica frazione di Nuoro che dista 15 chilometri. Nel villaggio oggi abitano 26 persone. Non c’è un medico e nemmeno carabinieri o polizia; inesistente l’ufficio postale; non ci sono scuole, negozi e bar. In compenso c’è la trattoria Sa Cartolina di Toniedda Tolu Chessa.
Tzia Toniedda apre in occasione di manifestazioni, feste patronali e su ordinazione o preavviso telefonico. Un autobus collega Lollove a Nuoro con due corse giornaliere.
Funziona un posto telefonico pubblico. C'è una chiesa ma non un prete; l'assistenza spirituale è garantita solo la domenica da un sacerdote che viene da Nuoro.
Il villaggio immerso nel verde, tra ruscelli e montagne, sembra incantato e sospeso nel tempo. La gente del posto rievoca un’antica maledizione scagliata su Lollove da alcune suore in fuga dalla borgata.
Scandalizzate dal comportamento delle loro consorelle che avevano preferito i pastori e i piaceri carnali alla vita monastica, si erano fatidicamente pronunciate contro Lollove. “Sarai come acqua del mare; non crescerai e non morirai mai”.
Oggi il minuscolo villaggio di aspetto ed atmosfera medioevale, è un luogo-simbolo dello spopolamento dei paesi dell’interno. Fra le poche case abitate e i molti ruderi abbandonati, si trova la chiesetta della Maddalena, degli inizi del secolo XVIII, in stile tardo-gotico.
Si torna indietro nel tempo passeggiando tra le stradine acciottolate, il fumo dei camini, i vecchi seduti al sole, i suoni e i colori di una natura ancora intatta. E il fascino delle antiche case s’intreccia alle straordinarie testimonianze, di vita quotidiana e di devozione religiosa, degli abitanti decisi a restare.
Regione Sardegna ed Unione Europea sarebbero interessate ad alcuni progetti per la valorizzazione del paese che, in passato, non era così spopolato. I vecchi del posto non hanno dubbi; dicono che Lollove è nata prima di Nuoro e dell’anno Mille; era Comune fino al 1811 e contava alcune centinaia di abitanti nel Novecento.
Gli anziani di oggi ricordano che, da giovani, si ritrovavano nei due “zilleri”, nella bottega e nel tabacchino del villaggio. L'ultimo negozio ha cessato l'attività nel 1960.
Si organizzavano anche i balli nel cortile della chiesa e le feste per il Carnevale oltre a quelle per San Giovanni, San Biagio, Santa Eufemia e Maria Maddalena. Usanza, fortunatamente abbandonata, era quella di sotterrare un gallo lasciando fuori la testa che fungeva da bersaglio per ragazze e ragazzi armati di fucile. Vinceva chi, per primo, colpiva ed ammazzava il povero gallo.
Ora il regno, spopolato, della serenità si rianima con il ritorno degli emigrati per le feste patronali e i turisti che arrivano, ma solo in visita. Non ci sono alberghi a Lollove e il vecchio monastero abbandonato dalle suore poco virtuose, è stato, in un passato ormai lontano, trasformato in abitazioni dalle famiglie del paese.
sabato, dicembre 30, 2006
mercoledì, dicembre 27, 2006
Tra Babbi Natale free e nanetti liberati: c’è Movimento e Movimento
Testo e foto in Mara Malda www.marellagiovannelli.com
Il Malag, il “Movimento autonomo per la liberazione delle anime da giardino” che, fino ad oggi ha “rapito” 400 nanetti in tutta Italia, ha precisato di non aver nessun collegamento con il neonato “Movimento di liberazione dei Babbi Natale da terrazzo”. Nei giorni scorsi, in un paese del Bergamasco, è stato messo a segno il primo raid del M.L.B.N.T. che ha fatto sparire quindici Babbi appesi o arrampicati sulle facciate o nei balconi dei palazzi.
Poi li hanno “liberati” in un parco spiegando la finalità del gesto in un comunicato di rivendicazione dove, tra le altre cose, si legge che “il Babbo Natale che avevi legato ora è libero e felice. Noi membri del movimento vogliamo che cessi la moda di appendere il Babbo Natale ai terrazzi, perchè lui è uno spirito libero che visita le case delle persone buone. Nessuno può legarlo al terrazzo obbligandolo a fare visita alla propria abitazione. Babbo Natale compare dalle nostre parti solo nella notte di Natale, la sua casa è in Lapponia e non vive ai terrazzi o alle finestre dove sembra un impiccato. Comunque se vuoi riavere il tuo Babbo Natale, vai nel boschetto, quello vicino alla ferrovia, dove potrai trovarlo”. Firmato: Babbi Natale Free. E, infatti, i quindici pupazzi sono stati trovati sistemati su un albero.
Risate quasi per tutti perchè alcuni hanno presentato denuncia ai carabinieri per qualche danno alle facciate o alle inferriate provocato durante il “rapimento” dei Babbi. A questo punto, chi segue le gesta del commando specializzato nella liberazione degli gnomi in gesso sistemati nei giardini, ha subito pensato ad un’azione diversificata, in chiave natalizia, del movimento nato in Francia e ormai molto diffuso anche in Spagna oltre che in Italia.
Gli ottanta liberatori di nani in gesso, attivi in varie regioni italiane, ricordano anche, dal sito www.malag.it di aver compiuto, fino ad oggi, 125 missioni liberando “406 anime dei nanetti da giardino, imprigionate in un involucro di gesso, costretti a sorridere, al freddo, sotto la neve e la pioggia... nel tentativo di controllare la Natura, appropriarsi delle antiche favole e diffondere una fantasia globalizzata”. I volontari del Malag che definiscono “kitsch” ed “orrore ecologico” la moda dei nanetti da giardino, sono altrettanto impietosi nei confronti degli “orrendi pupazzi che in questo periodo affollano ringhiere, finestre, balconi, cornicioni, cancelli, ecc. Babbi Natale di pezza rigorosamente prodotti in Cina che si arrampicano deformi su piccole scalette, o appesi ad un balcone nello strenuo tentativo di scalarlo, ma che lì rimangono per tutte le feste di Natale. Lo sappiamo, è una scena triste e deprimente, soprattutto in questo periodo, ma non possiamo farci nulla”.
Dicono di aver “gentilmente declinato”, per tre motivi, molte richieste d’intervento arrivate al Malag, per la liberazione dei Babbi Natale. Primo: il Movimento vuol liberare i nanetti ed ogni altro essere è una distrazione dalla battaglia principale. Secondo: Babbo Natale non è una creatura dei boschi. Terzo: chi ha il coraggio di arrampicarsi su un balcone fino al 2° piano in pieno centro?
Il Malag, il “Movimento autonomo per la liberazione delle anime da giardino” che, fino ad oggi ha “rapito” 400 nanetti in tutta Italia, ha precisato di non aver nessun collegamento con il neonato “Movimento di liberazione dei Babbi Natale da terrazzo”. Nei giorni scorsi, in un paese del Bergamasco, è stato messo a segno il primo raid del M.L.B.N.T. che ha fatto sparire quindici Babbi appesi o arrampicati sulle facciate o nei balconi dei palazzi.
Poi li hanno “liberati” in un parco spiegando la finalità del gesto in un comunicato di rivendicazione dove, tra le altre cose, si legge che “il Babbo Natale che avevi legato ora è libero e felice. Noi membri del movimento vogliamo che cessi la moda di appendere il Babbo Natale ai terrazzi, perchè lui è uno spirito libero che visita le case delle persone buone. Nessuno può legarlo al terrazzo obbligandolo a fare visita alla propria abitazione. Babbo Natale compare dalle nostre parti solo nella notte di Natale, la sua casa è in Lapponia e non vive ai terrazzi o alle finestre dove sembra un impiccato. Comunque se vuoi riavere il tuo Babbo Natale, vai nel boschetto, quello vicino alla ferrovia, dove potrai trovarlo”. Firmato: Babbi Natale Free. E, infatti, i quindici pupazzi sono stati trovati sistemati su un albero.
Risate quasi per tutti perchè alcuni hanno presentato denuncia ai carabinieri per qualche danno alle facciate o alle inferriate provocato durante il “rapimento” dei Babbi. A questo punto, chi segue le gesta del commando specializzato nella liberazione degli gnomi in gesso sistemati nei giardini, ha subito pensato ad un’azione diversificata, in chiave natalizia, del movimento nato in Francia e ormai molto diffuso anche in Spagna oltre che in Italia.
Gli ottanta liberatori di nani in gesso, attivi in varie regioni italiane, ricordano anche, dal sito www.malag.it di aver compiuto, fino ad oggi, 125 missioni liberando “406 anime dei nanetti da giardino, imprigionate in un involucro di gesso, costretti a sorridere, al freddo, sotto la neve e la pioggia... nel tentativo di controllare la Natura, appropriarsi delle antiche favole e diffondere una fantasia globalizzata”. I volontari del Malag che definiscono “kitsch” ed “orrore ecologico” la moda dei nanetti da giardino, sono altrettanto impietosi nei confronti degli “orrendi pupazzi che in questo periodo affollano ringhiere, finestre, balconi, cornicioni, cancelli, ecc. Babbi Natale di pezza rigorosamente prodotti in Cina che si arrampicano deformi su piccole scalette, o appesi ad un balcone nello strenuo tentativo di scalarlo, ma che lì rimangono per tutte le feste di Natale. Lo sappiamo, è una scena triste e deprimente, soprattutto in questo periodo, ma non possiamo farci nulla”.
Dicono di aver “gentilmente declinato”, per tre motivi, molte richieste d’intervento arrivate al Malag, per la liberazione dei Babbi Natale. Primo: il Movimento vuol liberare i nanetti ed ogni altro essere è una distrazione dalla battaglia principale. Secondo: Babbo Natale non è una creatura dei boschi. Terzo: chi ha il coraggio di arrampicarsi su un balcone fino al 2° piano in pieno centro?
lunedì, dicembre 18, 2006
Un cuore non più matto ma corretto per il Cavaliere
Testo e foto di Mara Malda per www.marellagiovannelli.com
Ieri Bossi, oggi Cossiga: le loro indiscrezioni, alla faccia della privacy del Cavaliere che è andato fino a Cleveland, per sistemarsi il cuore, hanno anticipato i comunicati ufficiali e le agenzie di stampa. Confermato quindi che l’ex premier Silvio Berlusconi è stato operato questa mattina (alle 10.30 ora locale) nel centro cardiologico di Cleveland in Ohio. Grazie ad un intervento chirurgico gli è stata corretta un’aritmia cardiaca. Il professor Andrea Natale, a capo dell'equipe medica, ha confermato che l'operazione è perfettamente riuscita.
The Cleveland Clinic è un centro medico di assoluta eccellenza, uno degli ospedali preferiti da capi di stato stranieri e membri di famiglie reali, in particolare del Medio Oriente. Il centro "cuore" ha alcuni degli specialisti in cardiologia e cardio-chirurgia migliori del mondo. Sono loro ad avere inventato la "angiography" e ad aver sviluppato le tecniche del by-pass coronarico. Visitano oltre 205.000 pazienti ed eseguono, sotto la direzione del celebre Dr. Lytle, migliaia di procedure cardiache all'anno, incluse oltre 3.500 operazioni a cuore aperto. La scorsa estate Silvio Berlusconi aveva partecipato ad una cena in casa di Krizia a Porto Rotondo. La festa, con un centinaio di invitati, era stata organizzata dall’associazione Cuori in Coro per dotare l’Ospedale di Olbia del servizio di Emodinamica cardio-circolatoria. In Gallura (Costa Smeralda compresa) i cardiopatici e gli infartuati, in caso di bisogno, sono costretti a raggiungere, i centri più vicini (Nuoro o Sassari) che tanto vicini non sono se l’infarto è in corso.
Dopo aver letto con grande attenzione la documentazione scientifica lasciata anche sul suo tavolo, Berlusconi, seguendo l’esempio di Krizia, aveva pubblicamente dichiarato di voler contribuire con 50mila euro all’acquisto del macchinario indispensabile sia come salva-vita, sia come strumento diagnostico. La sua mancanza è fonte di grandi disagi e rischi per residenti e turisti, più o meno eccellenti. La raccolta di fondi procede anche d’inverno perchè 1 milione di euro non è una cifra facile da raggiungere. Si spera molto nei bonifici promessi a villa Krizia lo scorso agosto; quello del Cavaliere è arrivato agli inizi di dicembre, proprio pochi giorni dopo il malore che lo ha colpito.
Ieri Bossi, oggi Cossiga: le loro indiscrezioni, alla faccia della privacy del Cavaliere che è andato fino a Cleveland, per sistemarsi il cuore, hanno anticipato i comunicati ufficiali e le agenzie di stampa. Confermato quindi che l’ex premier Silvio Berlusconi è stato operato questa mattina (alle 10.30 ora locale) nel centro cardiologico di Cleveland in Ohio. Grazie ad un intervento chirurgico gli è stata corretta un’aritmia cardiaca. Il professor Andrea Natale, a capo dell'equipe medica, ha confermato che l'operazione è perfettamente riuscita.
The Cleveland Clinic è un centro medico di assoluta eccellenza, uno degli ospedali preferiti da capi di stato stranieri e membri di famiglie reali, in particolare del Medio Oriente. Il centro "cuore" ha alcuni degli specialisti in cardiologia e cardio-chirurgia migliori del mondo. Sono loro ad avere inventato la "angiography" e ad aver sviluppato le tecniche del by-pass coronarico. Visitano oltre 205.000 pazienti ed eseguono, sotto la direzione del celebre Dr. Lytle, migliaia di procedure cardiache all'anno, incluse oltre 3.500 operazioni a cuore aperto. La scorsa estate Silvio Berlusconi aveva partecipato ad una cena in casa di Krizia a Porto Rotondo. La festa, con un centinaio di invitati, era stata organizzata dall’associazione Cuori in Coro per dotare l’Ospedale di Olbia del servizio di Emodinamica cardio-circolatoria. In Gallura (Costa Smeralda compresa) i cardiopatici e gli infartuati, in caso di bisogno, sono costretti a raggiungere, i centri più vicini (Nuoro o Sassari) che tanto vicini non sono se l’infarto è in corso.
Dopo aver letto con grande attenzione la documentazione scientifica lasciata anche sul suo tavolo, Berlusconi, seguendo l’esempio di Krizia, aveva pubblicamente dichiarato di voler contribuire con 50mila euro all’acquisto del macchinario indispensabile sia come salva-vita, sia come strumento diagnostico. La sua mancanza è fonte di grandi disagi e rischi per residenti e turisti, più o meno eccellenti. La raccolta di fondi procede anche d’inverno perchè 1 milione di euro non è una cifra facile da raggiungere. Si spera molto nei bonifici promessi a villa Krizia lo scorso agosto; quello del Cavaliere è arrivato agli inizi di dicembre, proprio pochi giorni dopo il malore che lo ha colpito.
Brunch di Natale e un Elfo che distribuisce i regali nelle case americane
Testo e foto di Giacomo Bondi per www.marellagiovannelli.com (sez.Marella Giovannelli)
Come vivono il Natale le famiglie americane? Continua a raccontarcelo il nostro amico-lettore-corrispondente da Washington Giacomo Bondi nella terza puntata del suo reportage che comprende testo e foto.
“Durante la stagione di Natale le feste sono innumerevoli. Nei posti di lavoro ne viene organizzata una generale per tutta l'azienda ed una per ogni dipartimento. Questo significa che, nelle grandi imprese, le feste quasi non si contano.
I privati, anche loro, danno almeno un ricevimento per parenti ed amici. Il risultato è che, soprattutto nei tre fine settimana precedenti al Natale, si ricevono talmente tanti inviti diversi che, per non scontentare nessuno, si finisce per fare delle brevi apparizioni da ognuno per poi trasferirsi al party successivo nella lista.
Queste occasioni, a seconda delle possibilità, possono essere semplici ritrovi familiari o elaborate produzioni, con musica dal vivo e fantastici menu preparati dai caterers più sofisticati e serviti da orde di camerieri e bartenders.
La mattina di Natale, invece, è rigorosa tradizione avere l'intera famiglia riunita attorno all'albero per l'apertura dei regali. Poiché generalmente avviene in tarda mattinata viene servito un "brunch", termine Americano che definisce un pasto che è una via di mezzo tra il breakfast (colazione) e il lunch (pranzo).
Normalmente è costituito da cose leggere che, per lo più, si possono mangiare senza essere seduti a tavola. Croissants e dolci tipici della colazione vengono uniti a del cibo salato come prosciutto e bresaola, carpaccio di manzo o di tonno rosso "sushimi", cocktails di gamberi, salmone affumicato, pizzette e pane fresco assortito. Il sushi e' altrettanto popolare.
Da bere si serve solitamente l'eggnog di cui abbiamo parlato, la mimosa (vino spumante e succo d'arancia) che è classica del brunch ed il "pain killer" (analgesico), un cocktail delle Isole Vergini Britanniche a base di succo di ananas, polpa di cocco e rum, servito on the rocks.
Tradizionalmente, il più giovane della famiglia è ufficialmente l'elfo, nel senso che prende i regali sotto l'albero e li distribuisce ai destinatari. Di solito i regali sono numerosissimi, anche se magari a volte di valore modesto, per cui l'operazione richiede un certo tempo. Quando tutti i regali sono stati consegnati, a turno ed in senso orario, ognuno ne apre uno. Tutti esclamano e commentano. Si ride, si scherza e si trascorre la mattinata in famiglia allegramente.
Come vivono il Natale le famiglie americane? Continua a raccontarcelo il nostro amico-lettore-corrispondente da Washington Giacomo Bondi nella terza puntata del suo reportage che comprende testo e foto.
“Durante la stagione di Natale le feste sono innumerevoli. Nei posti di lavoro ne viene organizzata una generale per tutta l'azienda ed una per ogni dipartimento. Questo significa che, nelle grandi imprese, le feste quasi non si contano.
I privati, anche loro, danno almeno un ricevimento per parenti ed amici. Il risultato è che, soprattutto nei tre fine settimana precedenti al Natale, si ricevono talmente tanti inviti diversi che, per non scontentare nessuno, si finisce per fare delle brevi apparizioni da ognuno per poi trasferirsi al party successivo nella lista.
Queste occasioni, a seconda delle possibilità, possono essere semplici ritrovi familiari o elaborate produzioni, con musica dal vivo e fantastici menu preparati dai caterers più sofisticati e serviti da orde di camerieri e bartenders.
La mattina di Natale, invece, è rigorosa tradizione avere l'intera famiglia riunita attorno all'albero per l'apertura dei regali. Poiché generalmente avviene in tarda mattinata viene servito un "brunch", termine Americano che definisce un pasto che è una via di mezzo tra il breakfast (colazione) e il lunch (pranzo).
Normalmente è costituito da cose leggere che, per lo più, si possono mangiare senza essere seduti a tavola. Croissants e dolci tipici della colazione vengono uniti a del cibo salato come prosciutto e bresaola, carpaccio di manzo o di tonno rosso "sushimi", cocktails di gamberi, salmone affumicato, pizzette e pane fresco assortito. Il sushi e' altrettanto popolare.
Da bere si serve solitamente l'eggnog di cui abbiamo parlato, la mimosa (vino spumante e succo d'arancia) che è classica del brunch ed il "pain killer" (analgesico), un cocktail delle Isole Vergini Britanniche a base di succo di ananas, polpa di cocco e rum, servito on the rocks.
Tradizionalmente, il più giovane della famiglia è ufficialmente l'elfo, nel senso che prende i regali sotto l'albero e li distribuisce ai destinatari. Di solito i regali sono numerosissimi, anche se magari a volte di valore modesto, per cui l'operazione richiede un certo tempo. Quando tutti i regali sono stati consegnati, a turno ed in senso orario, ognuno ne apre uno. Tutti esclamano e commentano. Si ride, si scherza e si trascorre la mattinata in famiglia allegramente.
domenica, dicembre 17, 2006
Tra indiscrezioni e chiacchiere sempre di Berlusconi si parla
Testo di Mara Malda per www.marellagiovannelli.com
Indiscrezione sfuggita o fuga di notizia ad effetto, la sortita di Bossi alla manifestazione del Carroccio di Milano?
Il leader della Lega lo ha annunciato dal palco: “Berlusconi è andato in America a farsi operare, facciamogli un applauso, mandiamogli i nostri auguri. Torna presto e guarisci”. Visto che ormai la frittata era fatta, il povero Paolo Bonaiuti, portavoce del leader di Forza Italia, ha parzialmente confermato dichiarando che “Il presidente Berlusconi è negli Stati Uniti per sottoporsi ad alcuni accertamenti medici già previsti”.
Ha poi aggiunto: “State tranquilli, vi terremo informati”. La cortina di riserbo sulla trasferta sanitaria del Cavaliere in America, è stata quindi perforata da Bossi. Da alleato più fedele, forse si è fatto prendere dalla preoccupazione ma è rimasto comunque sul generico riguardo al tipo di operazione. La “voce” più ricorrente, l’inserimento di un pacemaker, circola con insistenza da quando, a fine novembre, Berlusconi ha avuto un collasso mentre parlava ai giovani di Forza Italia in un convegno a Montecatini.
Ricoverato per alcuni giorni in un ospedale milanese, l’ex-premier era stato sottoposto ad accertamenti. La versione ufficiale aveva definito “tranquillizzante” il loro esito e il malore, sempre ufficialmente, era stato attribuito ad un calo di pressione dovuto allo stress.
Ora Berlusconi il depistatore è (molto genericamente) in America e ha indicato città diverse per confondere le idee ad amici ed alleati veri e falsi. Naturalmente ha chiesto consiglio all’amico George Bush sui migliori centri di cardiologia.
Intanto, un chiacchiericcio poco global e molto local, si sta diffondendo in Gallura. Sarebbe proprio Silvio Berlusconi il prossimo candidato sindaco di Olbia.
Costantino padrino e Francesca Lodo madrina al Geovillage di Olbia
Testo e foto di Mara Malda per www.marellagiovannelli.com
Costantino Vitagliano e Francesca Lodo, le due pupille di Lele Mora, sono sbarcate al Geovillage di Olbia, come testimonial del Centro Fitness nuovo di zecca.
L’ultima creatura dell’Ingegner Gavino Docche (che cento ne pensa e centouna ne fa) è stata benedetta dal prete, collaudata dal Sindaco e visitata da una folla di gente dai sei ai sessant’anni.
Padrino Costantino e madrina Francesca, entrambi in tuta da ginnastica sponsorizzata ma con la Lodo-rialzata dai tacchi a spillo, hanno accontentato tutti.
Chi chiedeva l’autografo, chi la foto, chi la telefonata all’amica fatta lì per lì con dedica personalizzata, tipo: “Ciao Giovanna, sono Costantino, qui c’è anche Maria che mi ha dato il tuo numero; ti mando un bacione". I più creativi si sono fatti fotografare in braccio al Vitagliano moraceo, rimasto in canottiera a fine serata.
Alcune ragazze di Olbia, convinte di aver instaurato un certo rapporto dopo il primo Chihuahua (come dice Costantino al posto di Cheese quando si mette in posa per le foto) lo hanno salutato con un confidenziale: “Allora ci passi a casa a prendere un caffé?”
La risposta Vitagliana, vaga ma cortese “Stasera riparto e non faccio in tempo ma la prossima volta magari vengo a trovarti”, ha soddisfatto adolescenti e babbione.
La ex-letterina ed ora attrice-cantante Francesca Lodo, giuliva ma per niente oca, ha recitato il ruolo di brava testimonial in modo diligente e persino ironico. Un solo commento (maschile) per tutti:“ Hai visto la Lodo quanto è vispa, attenta, non le sfugge niente! Non è solo bella e bona!”.
Per niente sfuggente Costantino che all’ennesimo: “Allora come si sente Lele Mora?” è sbottato in una raffica di “Bene, bene, bene!”
Braccato da un secondo assalto: “Ma Lele è sereno o no?” è stato più muscolare nei toni: “Continuate tutti a farmi la stessa domanda e la mia risposta non cambia. Se volete sapere come si sente e avete il suo numero diretto chiedetelo a lui”.
Costantino Vitagliano e Francesca Lodo, le due pupille di Lele Mora, sono sbarcate al Geovillage di Olbia, come testimonial del Centro Fitness nuovo di zecca.
L’ultima creatura dell’Ingegner Gavino Docche (che cento ne pensa e centouna ne fa) è stata benedetta dal prete, collaudata dal Sindaco e visitata da una folla di gente dai sei ai sessant’anni.
Padrino Costantino e madrina Francesca, entrambi in tuta da ginnastica sponsorizzata ma con la Lodo-rialzata dai tacchi a spillo, hanno accontentato tutti.
Chi chiedeva l’autografo, chi la foto, chi la telefonata all’amica fatta lì per lì con dedica personalizzata, tipo: “Ciao Giovanna, sono Costantino, qui c’è anche Maria che mi ha dato il tuo numero; ti mando un bacione". I più creativi si sono fatti fotografare in braccio al Vitagliano moraceo, rimasto in canottiera a fine serata.
Alcune ragazze di Olbia, convinte di aver instaurato un certo rapporto dopo il primo Chihuahua (come dice Costantino al posto di Cheese quando si mette in posa per le foto) lo hanno salutato con un confidenziale: “Allora ci passi a casa a prendere un caffé?”
La risposta Vitagliana, vaga ma cortese “Stasera riparto e non faccio in tempo ma la prossima volta magari vengo a trovarti”, ha soddisfatto adolescenti e babbione.
La ex-letterina ed ora attrice-cantante Francesca Lodo, giuliva ma per niente oca, ha recitato il ruolo di brava testimonial in modo diligente e persino ironico. Un solo commento (maschile) per tutti:“ Hai visto la Lodo quanto è vispa, attenta, non le sfugge niente! Non è solo bella e bona!”.
Per niente sfuggente Costantino che all’ennesimo: “Allora come si sente Lele Mora?” è sbottato in una raffica di “Bene, bene, bene!”
Braccato da un secondo assalto: “Ma Lele è sereno o no?” è stato più muscolare nei toni: “Continuate tutti a farmi la stessa domanda e la mia risposta non cambia. Se volete sapere come si sente e avete il suo numero diretto chiedetelo a lui”.
venerdì, dicembre 15, 2006
Shopping tra mania e strategia a Natale negli USA
di Giacomo Bondi per www.marellagiovannelli.com (sezione Marella Giovannelli)
Lo shopping, altro protagonista del Natale americano, con le sue manie e strategie, ci viene raccontato "in diretta" da Washington, dall'amico Giacomo Bondi che vive e lavora negli U.S.A.
“Lo shopping di Natale in America è un concetto serissimo. Basti pensare che ci sono negozi che vendono esclusivamente addobbi di Natale, 365 giorni all'anno. Ne ho visto uno anche in piena estate, in una zona balneare, e mi sono sempre chiesto quale mente balzana potesse concepire di vendere ghirlande dorate e muschio finto a chi, in costume da bagno, è diretto in spiaggia.
Esistono perchè, in America, per molti, la stagione degli acquisti di Natale inizia il 26 dicembre e finisce il 24 dicembre dell'anno successivo. Questo può sembrare eccessivo e quasi maniacale; credo sia un modo di tenere a mente questa stagione il cui aspetto, un po' “magico”, forse aiuta a distrarsi dai problemi della vita quotidiana.
Ovviamente però il 95% degli acquisti viene fatto dopo Thanksgiving. Statisticamente strano ma vero, nella stagione di Natale si conclude il 50% delle vendite annuali totali mentre il restante 50% si realizza negli altri undici mesi. Per i piccoli dettaglianti il risultato della stagione determina quello che sarà l'anno a venire. Se è negativo può anche decretare la fine dell’attività. La concorrenza per attrarre acquirenti è tale che i negozianti pubblicizzano in anticipo delle offerte incredibili ed aprono le porte alle 5 del mattino ad orde di massaie che letteralmente volano nelle scaffalature, alla ricerca di "bargains" (buoni affari) come delle poiane affamate. Lo può dire solo chi le ha viste.
Gli sconti migliori sono offerti tra le 5 e le 7 e in quantità limitata; un po' meno buoni dalle 7 alle 9 e così via. Se si è al posto giusto al momento giusto è possibile, per esempio, acquistare per $200 un computer che normalmente ne costa $1.200. Queste offerte straordinarie ed evidentemente sotto costo, sono ovviamente mirate ad attirare il consumatore con la speranza che acquisti anche altra merce.
Personalmente, essendo il tipo di persona che compra su Internet dall'automobile al tabacco da pipa e che ha una tolleranza nei negozi da misurarsi in frazioni di secondo, non rientro nel gruppo demografico a cui i commercianti si rivolgono. In compenso ho in famiglia chi fa dello shopping non solo una scienza ma un'arte. L'autentico shopping natalizio è a dicembre. La sera, dopo l'ufficio, i mariti accompagnano (con più o meno riluttanza, spesso vinta con l'aiuto di un paio di preventivi cocktails) le mogli in centro per vedere le vetrine e caricarsi di pacchetti. I grandi magazzini assoldano dei piccoli cori che, vestiti in costume stile Dickens, cantano le tradizionali canzoni "Christmas Carols", emanando lo spirito di Natale anche a chi non ce l'ha. All'entrata dei negozi, le campanelle dell'Esercito della Salvezza richiamano l'attenzione al tradizionale secchiello delle offerte.
In città come Washington, Filadelfia e New York i chioschetti nei marciapiedi vendono i "pretzels" salati, grissini soffici attorcigliati e serviti con formaggio fuso, da mangiare camminando e guardando le vetrine. La neve, quando c'e', completa il quadro. Pur non essendo uno "shopper" di professione, devo ammettere che, almeno una volta nella stagione, è un piacere.
Venendo agli "hot items" di quest'anno, al primo posto c'è l'elettronica, con quella miriade di gadgets piccoli e grandi che la globalizzazione spinge anche in Italia. Non mi voglio dilungare perchè, tra MP3, Ipod, Bluetooth e Plasma TV, non direi nulla di nuovo.
Nel settore giocattoli quest'anno si va dal tradizionale orso di pezza e casa delle bambole a cose più moderne come computers portatili per destinatari che usano ancora i Pampers, scooter elettrico, macchina da cucire elettrica ed "ufficio manageriale". L'equivalente ai miei tempi era il cinturone e cappello da cowboy. Per gli amanti della cucina, la macchina per fare il vero "espresso" ed il mixer della Kitchen-Aid sono sempre tra i favoriti. I contenitori per bottiglie refrigerati vanno altrettanto a ruba in quanto liberano spazio nei frigoriferi e, allo stesso tempo, mantengono i vini alla temperatura ideale.
Aggiungo una piccola lista di regali per uomo e donna che sembrano avere particolare successo in questa nuova stagione. Per l'uomo (tralasciando i "giocattoli costosi”, tipo Gulfstream G550), l'astuccio in pelle con le stecche per il colletto della camicia in argento o vermeil, ovviamente con le cifre incise in ogni stecca, è uno di quei regali non troppo costosi che sembrano essere tra i favoriti. Seguono, la classica giacca da fumo inglese (anche per chi non fuma ma indispensabile per chi apprezza sigari e pipe) e gli astucci in pelle (con cifre) per orologi e polsini.
Per la donna è più difficile sintetizzare in quanto si entra anche nel campo della moda, argomento quasi infinito. Apparentemente, per la signora che ha già tutto, una collana di perle nere polinesiane è una scelta vincente. Per la freddolosa, va per la maggiore lo scalda asciugamani elettrico per il bagno. Se il budget è elastico, una Morgan a due posti, l'ultima automobile costruita interamente a mano su telaio di legno, è uno degli “accessori” estivi più raffinati per la donna elegante.
Concludo ringraziando Mary Ann Parrish, giovane speranza del giornalismo Americano, che ha contribuito in maniera sostanziale alla raccolta delle informazioni contenute in questo articolo”.
Il Natale americano di Giacomo Bondi continua nei prossimi giorni...
Lo shopping, altro protagonista del Natale americano, con le sue manie e strategie, ci viene raccontato "in diretta" da Washington, dall'amico Giacomo Bondi che vive e lavora negli U.S.A.
“Lo shopping di Natale in America è un concetto serissimo. Basti pensare che ci sono negozi che vendono esclusivamente addobbi di Natale, 365 giorni all'anno. Ne ho visto uno anche in piena estate, in una zona balneare, e mi sono sempre chiesto quale mente balzana potesse concepire di vendere ghirlande dorate e muschio finto a chi, in costume da bagno, è diretto in spiaggia.
Esistono perchè, in America, per molti, la stagione degli acquisti di Natale inizia il 26 dicembre e finisce il 24 dicembre dell'anno successivo. Questo può sembrare eccessivo e quasi maniacale; credo sia un modo di tenere a mente questa stagione il cui aspetto, un po' “magico”, forse aiuta a distrarsi dai problemi della vita quotidiana.
Ovviamente però il 95% degli acquisti viene fatto dopo Thanksgiving. Statisticamente strano ma vero, nella stagione di Natale si conclude il 50% delle vendite annuali totali mentre il restante 50% si realizza negli altri undici mesi. Per i piccoli dettaglianti il risultato della stagione determina quello che sarà l'anno a venire. Se è negativo può anche decretare la fine dell’attività. La concorrenza per attrarre acquirenti è tale che i negozianti pubblicizzano in anticipo delle offerte incredibili ed aprono le porte alle 5 del mattino ad orde di massaie che letteralmente volano nelle scaffalature, alla ricerca di "bargains" (buoni affari) come delle poiane affamate. Lo può dire solo chi le ha viste.
Gli sconti migliori sono offerti tra le 5 e le 7 e in quantità limitata; un po' meno buoni dalle 7 alle 9 e così via. Se si è al posto giusto al momento giusto è possibile, per esempio, acquistare per $200 un computer che normalmente ne costa $1.200. Queste offerte straordinarie ed evidentemente sotto costo, sono ovviamente mirate ad attirare il consumatore con la speranza che acquisti anche altra merce.
Personalmente, essendo il tipo di persona che compra su Internet dall'automobile al tabacco da pipa e che ha una tolleranza nei negozi da misurarsi in frazioni di secondo, non rientro nel gruppo demografico a cui i commercianti si rivolgono. In compenso ho in famiglia chi fa dello shopping non solo una scienza ma un'arte. L'autentico shopping natalizio è a dicembre. La sera, dopo l'ufficio, i mariti accompagnano (con più o meno riluttanza, spesso vinta con l'aiuto di un paio di preventivi cocktails) le mogli in centro per vedere le vetrine e caricarsi di pacchetti. I grandi magazzini assoldano dei piccoli cori che, vestiti in costume stile Dickens, cantano le tradizionali canzoni "Christmas Carols", emanando lo spirito di Natale anche a chi non ce l'ha. All'entrata dei negozi, le campanelle dell'Esercito della Salvezza richiamano l'attenzione al tradizionale secchiello delle offerte.
In città come Washington, Filadelfia e New York i chioschetti nei marciapiedi vendono i "pretzels" salati, grissini soffici attorcigliati e serviti con formaggio fuso, da mangiare camminando e guardando le vetrine. La neve, quando c'e', completa il quadro. Pur non essendo uno "shopper" di professione, devo ammettere che, almeno una volta nella stagione, è un piacere.
Venendo agli "hot items" di quest'anno, al primo posto c'è l'elettronica, con quella miriade di gadgets piccoli e grandi che la globalizzazione spinge anche in Italia. Non mi voglio dilungare perchè, tra MP3, Ipod, Bluetooth e Plasma TV, non direi nulla di nuovo.
Nel settore giocattoli quest'anno si va dal tradizionale orso di pezza e casa delle bambole a cose più moderne come computers portatili per destinatari che usano ancora i Pampers, scooter elettrico, macchina da cucire elettrica ed "ufficio manageriale". L'equivalente ai miei tempi era il cinturone e cappello da cowboy. Per gli amanti della cucina, la macchina per fare il vero "espresso" ed il mixer della Kitchen-Aid sono sempre tra i favoriti. I contenitori per bottiglie refrigerati vanno altrettanto a ruba in quanto liberano spazio nei frigoriferi e, allo stesso tempo, mantengono i vini alla temperatura ideale.
Aggiungo una piccola lista di regali per uomo e donna che sembrano avere particolare successo in questa nuova stagione. Per l'uomo (tralasciando i "giocattoli costosi”, tipo Gulfstream G550), l'astuccio in pelle con le stecche per il colletto della camicia in argento o vermeil, ovviamente con le cifre incise in ogni stecca, è uno di quei regali non troppo costosi che sembrano essere tra i favoriti. Seguono, la classica giacca da fumo inglese (anche per chi non fuma ma indispensabile per chi apprezza sigari e pipe) e gli astucci in pelle (con cifre) per orologi e polsini.
Per la donna è più difficile sintetizzare in quanto si entra anche nel campo della moda, argomento quasi infinito. Apparentemente, per la signora che ha già tutto, una collana di perle nere polinesiane è una scelta vincente. Per la freddolosa, va per la maggiore lo scalda asciugamani elettrico per il bagno. Se il budget è elastico, una Morgan a due posti, l'ultima automobile costruita interamente a mano su telaio di legno, è uno degli “accessori” estivi più raffinati per la donna elegante.
Concludo ringraziando Mary Ann Parrish, giovane speranza del giornalismo Americano, che ha contribuito in maniera sostanziale alla raccolta delle informazioni contenute in questo articolo”.
Il Natale americano di Giacomo Bondi continua nei prossimi giorni...
giovedì, dicembre 14, 2006
Ajò a cercare Atlantide: Sergio Frau chiama, la Barbagia risponde
Mara Malda per www.marellagiovannelli.com
Basta il nome: “L’Isola che c’è” per capire l’entusiasmo che anima il neonato comitato costituito per ritrovare le tracce della mitica Atlantide in Sardegna. L’iniziativa, promossa a Nuoro da Massimiliano Cossu della società Portalesardegna, riunisce centinaia di imprenditori alberghieri, Provincia, Apisarda, Confcommercio, Confesercenti e Confindustria.
Non si tratterà di un “appuntamento al buio” con il passato isolano ma, dalla Barbagia, si seguirà un percorso preciso: quello tracciato dal giornalista-scrittore Sergio Frau e dell’associazione “Ajò” (Andiamo) da lui fondata. Il comitato, costituito in questi giorni, finanzierà le ricerche che Frau intende avviare, soprattutto nella zona del Sinis, coinvolgendo una schiera di archeologi e geologi.
Dovranno verificare la corrispondenza tra la Sardegna e la mitica Atlantide e, quindi, la fondatezza dell’ipotesi di Sergio Frau. Con settantamila euro sarà possibile avviare una campagna di «carotaggio» che dovrebbe, secondo il Frau-pensiero, rivelare tracce di fango marino. Questa sarebbe la prova (mai trovata perchè mai cercata) che la Sardegna è quell’Atlantide parzialmente inghiottita, tremila anni fa, da uno tzunami spaventoso; un maremoto gigantesco che aveva ricoperto tutto, nuraghi compresi. I mecenati-finanziatori de “L’Isola che c’è” sono animati da un duplice interesse che sposa cultura e marketing territoriale. Vogliono sostenere Sergio Frau finanziando la sua associazione Ajò, e allo stesso tempo, sfrutteranno la sua suggestiva teoria in chiave archeoturistica.
Un altro risvolto, caro al comitato, è quello del “Sardinian pride” , notevolmente ringalluzzito grazie al libro di Frau “ Le colonne d’Ercole, un’inchiesta”. Al baffuto giornalista di Repubblica è stato riconosciuto il merito di aver riscoperto le radici del popolo sardo. E, soprattutto, di aver descritto i Sardi come protagonisti di un’epoca e non come subalterni, perenni conquistati nel Mediterraneo.
L’iniziativa barbaricina permetterà ora a Sergio Frau di cercare sulle coste sarde, le prove geologiche di quel maremoto (lo “schiaffo di Poseidone” narrato da Platone) che, in pochi attimi, avrebbe cancellato una delle civiltà più straordinarie dell'antichità, costringendo i nuragici-atlantidei a rifugiarsi sui monti dell'interno.
L'Atlantide “dalle eterne primavere, mille metalli e una selva di costruzioni portentose” potrebbe quindi essere la Sardegna del II a. C. La tesi del libro di Frau, giudicata molto verosimile da archeologici e storici di fama, è sostenuta anche da una mostra fotografica ("Le immagini segrete dell'Isola Mito") allestita prima nella sede Unesco di Parigi e poi all'Accademia dei Lincei di Roma con un convegno sul tema e servizio sul Tg1 Storia.
Basta il nome: “L’Isola che c’è” per capire l’entusiasmo che anima il neonato comitato costituito per ritrovare le tracce della mitica Atlantide in Sardegna. L’iniziativa, promossa a Nuoro da Massimiliano Cossu della società Portalesardegna, riunisce centinaia di imprenditori alberghieri, Provincia, Apisarda, Confcommercio, Confesercenti e Confindustria.
Non si tratterà di un “appuntamento al buio” con il passato isolano ma, dalla Barbagia, si seguirà un percorso preciso: quello tracciato dal giornalista-scrittore Sergio Frau e dell’associazione “Ajò” (Andiamo) da lui fondata. Il comitato, costituito in questi giorni, finanzierà le ricerche che Frau intende avviare, soprattutto nella zona del Sinis, coinvolgendo una schiera di archeologi e geologi.
Dovranno verificare la corrispondenza tra la Sardegna e la mitica Atlantide e, quindi, la fondatezza dell’ipotesi di Sergio Frau. Con settantamila euro sarà possibile avviare una campagna di «carotaggio» che dovrebbe, secondo il Frau-pensiero, rivelare tracce di fango marino. Questa sarebbe la prova (mai trovata perchè mai cercata) che la Sardegna è quell’Atlantide parzialmente inghiottita, tremila anni fa, da uno tzunami spaventoso; un maremoto gigantesco che aveva ricoperto tutto, nuraghi compresi. I mecenati-finanziatori de “L’Isola che c’è” sono animati da un duplice interesse che sposa cultura e marketing territoriale. Vogliono sostenere Sergio Frau finanziando la sua associazione Ajò, e allo stesso tempo, sfrutteranno la sua suggestiva teoria in chiave archeoturistica.
Un altro risvolto, caro al comitato, è quello del “Sardinian pride” , notevolmente ringalluzzito grazie al libro di Frau “ Le colonne d’Ercole, un’inchiesta”. Al baffuto giornalista di Repubblica è stato riconosciuto il merito di aver riscoperto le radici del popolo sardo. E, soprattutto, di aver descritto i Sardi come protagonisti di un’epoca e non come subalterni, perenni conquistati nel Mediterraneo.
L’iniziativa barbaricina permetterà ora a Sergio Frau di cercare sulle coste sarde, le prove geologiche di quel maremoto (lo “schiaffo di Poseidone” narrato da Platone) che, in pochi attimi, avrebbe cancellato una delle civiltà più straordinarie dell'antichità, costringendo i nuragici-atlantidei a rifugiarsi sui monti dell'interno.
L'Atlantide “dalle eterne primavere, mille metalli e una selva di costruzioni portentose” potrebbe quindi essere la Sardegna del II a. C. La tesi del libro di Frau, giudicata molto verosimile da archeologici e storici di fama, è sostenuta anche da una mostra fotografica ("Le immagini segrete dell'Isola Mito") allestita prima nella sede Unesco di Parigi e poi all'Accademia dei Lincei di Roma con un convegno sul tema e servizio sul Tg1 Storia.
mercoledì, dicembre 13, 2006
Aspettando Natale...in America
Giacomo Bondi da Washington per www.marellagiovannelli.com (sezione Marella Giovannelli)
Arriva (o incombe) il Natale con tutto il suo carico di tradizioni sacre & profane. Avendo nell’amico Giacomo Bondi un “corrispondente” specialissimo da Washington, gli abbiamo chiesto di descriverci le usanze americane. Lui ha gentilmente aderito alla richiesta preparando per noi un servizio, pieno di notizie e curiosità, che ha diviso in tre parti: preparazione, shopping e vigilia/giorno di Natale.
Testo e foto di Giacomo Bondi (1° parte)
“Il Natale per certi aspetti è una festa uguale in tutto il mondo. Tuttavia, diversità culturali, oltre che religiose, creano in realtà notevoli differenze tra una regione ed un'altra. Negli Stati Uniti, nazione ultra tradizionalista, il Natale non è visto come un giorno ma come una stagione che inizia a Thanksgiving e finisce dopo Capodanno. La preparazione, normalmente inizia durante la settimana del Ringraziamento. Ci sono delle aziende agricole specializzate nella produzione di alberi di Natale che, a partire da metà Novembre, vengono messi in vendita.
Questi sono alberi piantati, curati e potati costantemente in modo da assumere la forma perfetta dell'albero di Natale. Ogni anno, ovviamente, sono di nuovo ripiantati in un ciclo più lungo ma non dissimile dagli allevamenti del pesce in vasche. Gli alberi tagliati vengono portati nelle città e venduti per lo più in parcheggi o lotti di terreno vuoti, presi in affitto per la stagione.
Molte famiglie preferiscono invece recarsi direttamente nelle apposite aziende agricole dove possono scegliere e tagliare il proprio albero. Questa solitamente è un'occasione per fare una gita familiare in campagna. In genere le aziende hanno un fienile od un capannone che è la base di partenza. Tradizionalmente, ai clienti che arrivano vengono offerte delle bibite calde, spesso alla mela e cannella e dei biscotti fatti in casa.
Bibite in mano, tutti salgono su dei carri tirati da un trattore o da cavalli. Nel carro vengono messe delle balle di fieno che servono da sedili. Il trattore continua a circolare, caricando e scaricando gli acquirenti in vari punti dell'azienda dove ci sono vari tipi di alberi, normalmente di sei o sette tipi, più o meno profumati e, naturalmente, di altezze diverse.
Ogni famiglia vaga per i filari e sceglie l'albero preferito. A questo punto i più intraprendenti lo tagliano personalmente, altri lo fanno tagliare dal personale. Ritornati alla base l'albero, "involto" in una retina speciale che lo protegge, viene caricato sull'automobile.
Una volta a casa la decorazione dell'albero "Trimming the tree" è quasi sempre un'occasione speciale. Qualcuno la fa solo in famiglia, altri invitano parenti ed amici. Questa è la prima festa della stagione di Natale.
Solitamente viene offerto "L'egg nog", una bibita strettamente natalizia a base di uovo (tipo il vov). Ai bambini ed ai fanatici religiosi restii al demone alcol, è servita analcolica. Invece, quando è per “i grandi” viene aggiunta a bourbon o rum. Musiche di Natale di sottofondo sono garantite. Chi ha il pianoforte le suona dal vivo e tutti le cantano in coro. E' di buon augurio che ognuno aggiunga qualche decorazione all'albero. Questa è una delle poche occasioni dell'anno in cui le generazioni della famiglia si incontrano per una serata allegra e spensierata.
Il “Natale americano” di Giacomo Bondi continua nei prossimi giorni...
Arriva (o incombe) il Natale con tutto il suo carico di tradizioni sacre & profane. Avendo nell’amico Giacomo Bondi un “corrispondente” specialissimo da Washington, gli abbiamo chiesto di descriverci le usanze americane. Lui ha gentilmente aderito alla richiesta preparando per noi un servizio, pieno di notizie e curiosità, che ha diviso in tre parti: preparazione, shopping e vigilia/giorno di Natale.
Testo e foto di Giacomo Bondi (1° parte)
“Il Natale per certi aspetti è una festa uguale in tutto il mondo. Tuttavia, diversità culturali, oltre che religiose, creano in realtà notevoli differenze tra una regione ed un'altra. Negli Stati Uniti, nazione ultra tradizionalista, il Natale non è visto come un giorno ma come una stagione che inizia a Thanksgiving e finisce dopo Capodanno. La preparazione, normalmente inizia durante la settimana del Ringraziamento. Ci sono delle aziende agricole specializzate nella produzione di alberi di Natale che, a partire da metà Novembre, vengono messi in vendita.
Questi sono alberi piantati, curati e potati costantemente in modo da assumere la forma perfetta dell'albero di Natale. Ogni anno, ovviamente, sono di nuovo ripiantati in un ciclo più lungo ma non dissimile dagli allevamenti del pesce in vasche. Gli alberi tagliati vengono portati nelle città e venduti per lo più in parcheggi o lotti di terreno vuoti, presi in affitto per la stagione.
Molte famiglie preferiscono invece recarsi direttamente nelle apposite aziende agricole dove possono scegliere e tagliare il proprio albero. Questa solitamente è un'occasione per fare una gita familiare in campagna. In genere le aziende hanno un fienile od un capannone che è la base di partenza. Tradizionalmente, ai clienti che arrivano vengono offerte delle bibite calde, spesso alla mela e cannella e dei biscotti fatti in casa.
Bibite in mano, tutti salgono su dei carri tirati da un trattore o da cavalli. Nel carro vengono messe delle balle di fieno che servono da sedili. Il trattore continua a circolare, caricando e scaricando gli acquirenti in vari punti dell'azienda dove ci sono vari tipi di alberi, normalmente di sei o sette tipi, più o meno profumati e, naturalmente, di altezze diverse.
Ogni famiglia vaga per i filari e sceglie l'albero preferito. A questo punto i più intraprendenti lo tagliano personalmente, altri lo fanno tagliare dal personale. Ritornati alla base l'albero, "involto" in una retina speciale che lo protegge, viene caricato sull'automobile.
Una volta a casa la decorazione dell'albero "Trimming the tree" è quasi sempre un'occasione speciale. Qualcuno la fa solo in famiglia, altri invitano parenti ed amici. Questa è la prima festa della stagione di Natale.
Solitamente viene offerto "L'egg nog", una bibita strettamente natalizia a base di uovo (tipo il vov). Ai bambini ed ai fanatici religiosi restii al demone alcol, è servita analcolica. Invece, quando è per “i grandi” viene aggiunta a bourbon o rum. Musiche di Natale di sottofondo sono garantite. Chi ha il pianoforte le suona dal vivo e tutti le cantano in coro. E' di buon augurio che ognuno aggiunga qualche decorazione all'albero. Questa è una delle poche occasioni dell'anno in cui le generazioni della famiglia si incontrano per una serata allegra e spensierata.
Il “Natale americano” di Giacomo Bondi continua nei prossimi giorni...
lunedì, dicembre 11, 2006
Berlusconi Cavaliere -Testimone tra gardenie e riccioli d’oro s’Impiglia
Mara Malda per www.marellagiovannelli.com
Nell’agosto del 2002 l’allora ventunenne Francesca Romana Impiglia, sbarcata alla Certosa di Porto Rotondo come segretaria personale di Silvio Berlusconi, aveva scatenato fantasie più o meno maliziose.
Grande scalpore seguì alla pubblicazione di qualche foto, scattata da Massimo Sestini, dell’Impiglia in vacanza-lavoro tra jogging, gite in barca e passeggiate nel parco con il Cavaliere, solo o accompagnato dagli amici più fidati.
Ora, a distanza di quattro anni, in un irresistibile reportage fotografico, firmato da Umberto Pizzi e pubblicato su Dagospia, ritroviamo sull’altare l’indimenticabile riccioli d’oro Francesca Romana, diventata nel frattempo giornalista del TG4.
L’Impiglia, sabato scorso, si è sposata a Roma, nella chiesa di San Lorenzo in Lucina, con un ragazzone dall’aria simpatica che si chiama Jimmy De Denaro.
Testimone di nozze di Francesca Romana: Silvio Berlusconi che l’implacabile Pizzi ha immortalato in espressioni molto stimolanti da interpretare, non convenzionali, poco gaudenti e comunque interessanti per gli osservatori più attenti.
Il servizio completo, con tante immagini del matrimonio e degli invitati, lo trovate su www.dagospia.com. Questa invece è una selezione, arbitrariamente maramalda, delle foto del Cavaliere-Testimone, scattate da Pizzi, alle nozze Impiglia-De Denaro.
Nell’agosto del 2002 l’allora ventunenne Francesca Romana Impiglia, sbarcata alla Certosa di Porto Rotondo come segretaria personale di Silvio Berlusconi, aveva scatenato fantasie più o meno maliziose.
Grande scalpore seguì alla pubblicazione di qualche foto, scattata da Massimo Sestini, dell’Impiglia in vacanza-lavoro tra jogging, gite in barca e passeggiate nel parco con il Cavaliere, solo o accompagnato dagli amici più fidati.
Ora, a distanza di quattro anni, in un irresistibile reportage fotografico, firmato da Umberto Pizzi e pubblicato su Dagospia, ritroviamo sull’altare l’indimenticabile riccioli d’oro Francesca Romana, diventata nel frattempo giornalista del TG4.
L’Impiglia, sabato scorso, si è sposata a Roma, nella chiesa di San Lorenzo in Lucina, con un ragazzone dall’aria simpatica che si chiama Jimmy De Denaro.
Testimone di nozze di Francesca Romana: Silvio Berlusconi che l’implacabile Pizzi ha immortalato in espressioni molto stimolanti da interpretare, non convenzionali, poco gaudenti e comunque interessanti per gli osservatori più attenti.
Il servizio completo, con tante immagini del matrimonio e degli invitati, lo trovate su www.dagospia.com. Questa invece è una selezione, arbitrariamente maramalda, delle foto del Cavaliere-Testimone, scattate da Pizzi, alle nozze Impiglia-De Denaro.
giovedì, dicembre 07, 2006
Un tempio e una tomba: dal sottosuolo di Olbia ancora tesori e misteri
Testo e foto di Marella Giovannelli per www.marellagiovannelli.com
Il sottosuolo di Olbia continua a stupire. I resti di un grande tempio e una tomba del tipo a “mensa con dispositivo di refrigerium” sono stati rinvenuti in Corso Umberto dagli archeologi della Soprintendenza.
La struttura templare chiudeva ad ovest la piazza lastricata di età romana scoperta nell’ottobre scorso di fronte al Municipio. Facevano parte della sistemazione urbanistica data dagli imperatori della dinastia Flavia all’accesso monumentale alla città per chi approdava dal porto.
L’intero complesso, costituito dalla piazza con le annesse botteghe, un impianto di lavorazione dei murici per l'estrazione della porpora e questo tempio, si candida sempre di più ad essere individuato come il Foro di Olbia romana.
La grande sala o cella del culto era lunga 12 metri e terminava con una fila di colonne che forse inquadravano un altare o la statua del culto. La “ruota” di granito poggiata sul pavimento verso la metà della cella può essere un simbolo del potere divino o di quello imperiale.
Rinvenuta anche una tomba piuttosto complessa e rara, costituita da un muretto sovrastato da embrici disposti a tettuccio, una copertura in cemento e un foro quadrato per introdurre, direttamente nella tomba, offerte periodiche di alimenti di vario genere. La stranezza è che nessun resto umano è stato trovato in questa sepoltura. Il monumento funebre è stato realizzato per contenere la massa di terra che lo riempie completamente.
Questa, oltre ai frammenti di ceramiche e vetri, ha restituito speciali mattoncini, tessere di mosaico, un tesoretto di monete, un anello di bronzo o argento, molti spilloni in osso per capelli e un orecchino d’oro con pietra blu di lapislazzuli.
Lo scavo ha mostrato chiaramente che il rituale del refrigerium, cioè l’introduzione periodica di cibo, si svolgeva ugualmente anche se, in questo caso, gli alimenti non erano destinati ad un defunto ma alla terra contenuta nella tomba.
La spiegazione più probabile è che questa terra avesse un forte valore sacro. Magari in connessione ad una specifica persona morta su un certo suolo e della quale non era disponibile il corpo.
Il tipo di sepoltura, risalente alla fine del III sec. d. C. fa pensare alla religione cristiana nel suo precoce diffondersi proprio ad Olbia, come primo approccio alla Sardegna. Le monete, aspetto importante della ritualità funeraria, potevano trovarsi all’interno della tomba e quindi essere usate come elementi del corredo personale del defunto, o all’esterno della sepoltura, come “obolo offerta”. Anche questi ultimi rinvenimenti sono stati effettuati nel corso dei lavori, commissionati dal Comune, per la sistemazione dei sottoservizi nel centro storico.
Sempre nella zona del porto vecchio di Olbia, tra il luglio del 1999 e il dicembre del 2001, durante gli scavi per la realizzazione del tunnel, sono stati recuperati, conservati nel fango, 24 relitti di navi, di cui due dell'epoca di Nerone, 16 risalenti al periodo dell'invasione vandalica e due, importantissimi, dell'età giudicale.
Ritrovati anche tre alberi di nave, di cui uno lungo otto metri; cinque timoni, strutture ed attrezzature di un cantiere navale romano più una eccezionale quantità di materiale archeologico, sistemato in 600 casse, a documentare 25 secoli di storia della città.
Relitti e reperti, ora in fase di restauro, sono i resti, la memoria e la prova di un evento traumatico e drammatico: l’affondamento ad opera dei Vandali di una flotta ormeggiata nell’antico porto di Olbia.
Il sottosuolo di Olbia continua a stupire. I resti di un grande tempio e una tomba del tipo a “mensa con dispositivo di refrigerium” sono stati rinvenuti in Corso Umberto dagli archeologi della Soprintendenza.
La struttura templare chiudeva ad ovest la piazza lastricata di età romana scoperta nell’ottobre scorso di fronte al Municipio. Facevano parte della sistemazione urbanistica data dagli imperatori della dinastia Flavia all’accesso monumentale alla città per chi approdava dal porto.
L’intero complesso, costituito dalla piazza con le annesse botteghe, un impianto di lavorazione dei murici per l'estrazione della porpora e questo tempio, si candida sempre di più ad essere individuato come il Foro di Olbia romana.
La grande sala o cella del culto era lunga 12 metri e terminava con una fila di colonne che forse inquadravano un altare o la statua del culto. La “ruota” di granito poggiata sul pavimento verso la metà della cella può essere un simbolo del potere divino o di quello imperiale.
Rinvenuta anche una tomba piuttosto complessa e rara, costituita da un muretto sovrastato da embrici disposti a tettuccio, una copertura in cemento e un foro quadrato per introdurre, direttamente nella tomba, offerte periodiche di alimenti di vario genere. La stranezza è che nessun resto umano è stato trovato in questa sepoltura. Il monumento funebre è stato realizzato per contenere la massa di terra che lo riempie completamente.
Questa, oltre ai frammenti di ceramiche e vetri, ha restituito speciali mattoncini, tessere di mosaico, un tesoretto di monete, un anello di bronzo o argento, molti spilloni in osso per capelli e un orecchino d’oro con pietra blu di lapislazzuli.
Lo scavo ha mostrato chiaramente che il rituale del refrigerium, cioè l’introduzione periodica di cibo, si svolgeva ugualmente anche se, in questo caso, gli alimenti non erano destinati ad un defunto ma alla terra contenuta nella tomba.
La spiegazione più probabile è che questa terra avesse un forte valore sacro. Magari in connessione ad una specifica persona morta su un certo suolo e della quale non era disponibile il corpo.
Il tipo di sepoltura, risalente alla fine del III sec. d. C. fa pensare alla religione cristiana nel suo precoce diffondersi proprio ad Olbia, come primo approccio alla Sardegna. Le monete, aspetto importante della ritualità funeraria, potevano trovarsi all’interno della tomba e quindi essere usate come elementi del corredo personale del defunto, o all’esterno della sepoltura, come “obolo offerta”. Anche questi ultimi rinvenimenti sono stati effettuati nel corso dei lavori, commissionati dal Comune, per la sistemazione dei sottoservizi nel centro storico.
Sempre nella zona del porto vecchio di Olbia, tra il luglio del 1999 e il dicembre del 2001, durante gli scavi per la realizzazione del tunnel, sono stati recuperati, conservati nel fango, 24 relitti di navi, di cui due dell'epoca di Nerone, 16 risalenti al periodo dell'invasione vandalica e due, importantissimi, dell'età giudicale.
Ritrovati anche tre alberi di nave, di cui uno lungo otto metri; cinque timoni, strutture ed attrezzature di un cantiere navale romano più una eccezionale quantità di materiale archeologico, sistemato in 600 casse, a documentare 25 secoli di storia della città.
Relitti e reperti, ora in fase di restauro, sono i resti, la memoria e la prova di un evento traumatico e drammatico: l’affondamento ad opera dei Vandali di una flotta ormeggiata nell’antico porto di Olbia.
Così parlò Fabrizio Corona il Loquace
Testo e foto Mara Malda per www.marellagiovannelli.com
Un articolo intitolato “La fabbrica del gossip” pubblicato su “Panorama” il 13 giugno 2005, firmato da Stefania Berbenni, merita oggi di essere ripescato e riletto. Vista la lunghezza del testo, consultabile integralmente sul sito on-line del settimanale, ho selezionato le parti più attuali, relative a vicende e personaggi di cui si parla e si scrive molto in queste ore. Colpisce anche la loquacità di Fabrizio Corona nel raccontare quello che lui stesso definisce “un mercato oscuro dei servizi fotografici”.
“...Un tempo il fotoreporter di turno si sarebbe appostato fuori della villa del divo, qualche paparazzata e via. Oggi funziona diversamente: lo dice chi ha sparigliato le carte nella partita del pettegolezzo, Fabrizio Corona, fisico da antico greco, testa da manager del Tremila. Tre anni fa ha fondato la Corona's, piccola agenzia fotografica che in poche stagioni sta dando grattacapi ai due colossi storici del pettegolezzo per immagini, Olympia e Unopress. Racconta come fa: «Noi produciamo gossip, non lo aspettiamo. Abbiamo le nostre talpe, le soffiate: sappiamo dove mandare i fotografi. Certe volte l'artista stesso ci dice cosa fa e con chi».
La Corona's è al secondo piano di un palazzo milanese, sulla sua testa, al quinto, c'è la Lm management, l'agenzia di artisti di Lele Mora, agente potente e festaiolo. Che ricorda: «Sono io a dire ai miei artisti con quali giornali parlare e cosa dire».
Le due società non hanno nulla in comune a livello di ragione sociale, ma la contiguità non è solo condominiale: Lele Mora gestisce molti artisti che Fabrizio Corona paparazza. Casualità o strategia? Dietro le confessioni di Vento e Fabiani c'erano i due.
Anche Aida Yespica, ex di Pippo Inzaghi e Flavio Briatore, è un'artista della Lm management: la modella è finita recentemente sui giornali per un servizio pepatissimo venduto proprio dalla Corona's (la sua foto figurava in un sito di ragazze a pagamento). «C'è anche un mercato oscuro dei servizi fotografici. Mi spiego: quando becchiamo qualcuno, ci sono tre possibilità» continua Corona. «Se lo scoop è particolarmente delicato, o chiamiamo direttamente l'interessato, che può decidere di toglierlo dal mercato acquistandolo, o lo offriamo al giornale; terza via: il paparazzato viene a sapere delle foto e tenta di fermarle accordandosi con il direttore».
Le tariffe del business variano a seconda di chi è stato colto in fallo: «Fino a 50 mila euro per uno scoop da sfasciafamiglie, da 30 a 50 mila per quelli sui neofidanzati» spara Corona. E poi c'è l'indotto: attrice, velina, tronista, ballerino può prendere anche 200 mila euro l'anno per vestire una data marca, 3-7 mila euro per una serata in discoteca o una convention.
Soffiate e fortuna non bastano a mettere a segno decine di scoop. A Porto Cervo, Lele Mora ha due ville pensate per dare ospitalità ai suoi artisti. A giudicare dalle tresche che sono nate sotto il faraonico tetto sardo, si direbbe che Cupido (o un taroccato sostituto) sia l'invitato d'ufficio. Diciannove camere, una quarantina di posti letto, cene e feste puntualmente documentate dai flash. In due parole, il regno delle squinzie e di chi le vuole...”
Un articolo intitolato “La fabbrica del gossip” pubblicato su “Panorama” il 13 giugno 2005, firmato da Stefania Berbenni, merita oggi di essere ripescato e riletto. Vista la lunghezza del testo, consultabile integralmente sul sito on-line del settimanale, ho selezionato le parti più attuali, relative a vicende e personaggi di cui si parla e si scrive molto in queste ore. Colpisce anche la loquacità di Fabrizio Corona nel raccontare quello che lui stesso definisce “un mercato oscuro dei servizi fotografici”.
“...Un tempo il fotoreporter di turno si sarebbe appostato fuori della villa del divo, qualche paparazzata e via. Oggi funziona diversamente: lo dice chi ha sparigliato le carte nella partita del pettegolezzo, Fabrizio Corona, fisico da antico greco, testa da manager del Tremila. Tre anni fa ha fondato la Corona's, piccola agenzia fotografica che in poche stagioni sta dando grattacapi ai due colossi storici del pettegolezzo per immagini, Olympia e Unopress. Racconta come fa: «Noi produciamo gossip, non lo aspettiamo. Abbiamo le nostre talpe, le soffiate: sappiamo dove mandare i fotografi. Certe volte l'artista stesso ci dice cosa fa e con chi».
La Corona's è al secondo piano di un palazzo milanese, sulla sua testa, al quinto, c'è la Lm management, l'agenzia di artisti di Lele Mora, agente potente e festaiolo. Che ricorda: «Sono io a dire ai miei artisti con quali giornali parlare e cosa dire».
Le due società non hanno nulla in comune a livello di ragione sociale, ma la contiguità non è solo condominiale: Lele Mora gestisce molti artisti che Fabrizio Corona paparazza. Casualità o strategia? Dietro le confessioni di Vento e Fabiani c'erano i due.
Anche Aida Yespica, ex di Pippo Inzaghi e Flavio Briatore, è un'artista della Lm management: la modella è finita recentemente sui giornali per un servizio pepatissimo venduto proprio dalla Corona's (la sua foto figurava in un sito di ragazze a pagamento). «C'è anche un mercato oscuro dei servizi fotografici. Mi spiego: quando becchiamo qualcuno, ci sono tre possibilità» continua Corona. «Se lo scoop è particolarmente delicato, o chiamiamo direttamente l'interessato, che può decidere di toglierlo dal mercato acquistandolo, o lo offriamo al giornale; terza via: il paparazzato viene a sapere delle foto e tenta di fermarle accordandosi con il direttore».
Le tariffe del business variano a seconda di chi è stato colto in fallo: «Fino a 50 mila euro per uno scoop da sfasciafamiglie, da 30 a 50 mila per quelli sui neofidanzati» spara Corona. E poi c'è l'indotto: attrice, velina, tronista, ballerino può prendere anche 200 mila euro l'anno per vestire una data marca, 3-7 mila euro per una serata in discoteca o una convention.
Soffiate e fortuna non bastano a mettere a segno decine di scoop. A Porto Cervo, Lele Mora ha due ville pensate per dare ospitalità ai suoi artisti. A giudicare dalle tresche che sono nate sotto il faraonico tetto sardo, si direbbe che Cupido (o un taroccato sostituto) sia l'invitato d'ufficio. Diciannove camere, una quarantina di posti letto, cene e feste puntualmente documentate dai flash. In due parole, il regno delle squinzie e di chi le vuole...”
martedì, dicembre 05, 2006
Lele Mora nell’occhio del ciclone: è tutto un trema-trema, nega-nega e fuggi-fuggi
Testo e foto di Mara Malda per www.marellagiovannelli.com
Lele Mora indagato? E’ tutto un trema-trema, nega-nega e fuggi-fuggi.
Ora tutti fanno a gara per prendere le distanze dall’agente-amico-confidente-anfitrione e regista di tante storie, storiacce e storielle, studiate a tavolino e non certo da solo. Il reato ipotizzato dalla procura di Potenza, che per il momento non conferma né smentisce, sarebbe quello di associazione a delinquere finalizzata all'estorsione.
In attesa di eventuali e/o ulteriori sviluppi giudiziari sul “caso Mora” , basta leggere gli articoli contenuti in questo sito per farsi un’ idea del personaggio e della sua corte estiva. Fino allo scorso anno la scuderia del “Lele adorato” (a cui in tanti e tante baciavano pantofola e mano) comprendeva anche una decina di giornalisti (e qualche noto direttore) oltre a famosi cantanti, popolari conduttrici, bellezze in rampa di lancio, affermati imprenditori e una cerchia riservata di clienti non anonimi ma innominabili.
Il troppo di tutto solitamente stroppia: sicuramente lo pensava anche Lele Mora quando era tempestato di telefonate con vip-richieste da soddisfare alla velocità della luce e senza badare a spese. La stagione lelemorica in Costa Smeralda, anche quest’anno, si è guadagnata la ribalta, malgrado qualche tegola tutta sarda e un codazzo molto più ridotto del solito.
Le “primizie” e i “contorni” portati da Lele, sono state apprezzati al Billionaire ma anche alla Certosa e al Cala di Volpe. Il Mora, abituato ad essere seguito da belli & belle e circondato da ricchi & potenti, oggi dice di sentirsi “travolto da un caterpillar” e di non aver fatto niente di tutto ciò che i giornali scrivono.
Davanti al pm di Potenza Henry John Woodcock, hanno sfilato decine di personaggi più o meno famosi (trapelati i nomi di Simona Ventura,Michelle Hunziker, Manuela Arcuri, Francesca Lodo, Aida Yespica, Ana Laura Ribas, Emilio Fede, Pietro Calabrese, Stefano Ricucci, Vincenzo Montella e l'attaccante dell'Inter Adriano). Tutti loro, insieme ad altri, sono stati sentiti come parti lese nell’inchiesta che vedrebbe coinvolti Lele Mora e Fabrizio Corona in un presunto giro di ricatti fotografici con accuse che arriverebbero fino all’estorsione, allo sfruttamento della prostituzione e al traffico di droga.
I legali nel dichiarare “ l’assoluta estraneità del signor Mora alle ipotesi di reato ascrittegli ed irresponsabilmente divulgate dagli organi di stampa”, precisano che il loro assistito è “incondizionatamente a disposizione della magistratura competente per far chiarezza sulla vicenda”. E l’ipotesi dei segreti di corte e di cortile rivelati dal re in disgrazia sta già togliendo il sonno a molti.
Lele Mora indagato? E’ tutto un trema-trema, nega-nega e fuggi-fuggi.
Ora tutti fanno a gara per prendere le distanze dall’agente-amico-confidente-anfitrione e regista di tante storie, storiacce e storielle, studiate a tavolino e non certo da solo. Il reato ipotizzato dalla procura di Potenza, che per il momento non conferma né smentisce, sarebbe quello di associazione a delinquere finalizzata all'estorsione.
In attesa di eventuali e/o ulteriori sviluppi giudiziari sul “caso Mora” , basta leggere gli articoli contenuti in questo sito per farsi un’ idea del personaggio e della sua corte estiva. Fino allo scorso anno la scuderia del “Lele adorato” (a cui in tanti e tante baciavano pantofola e mano) comprendeva anche una decina di giornalisti (e qualche noto direttore) oltre a famosi cantanti, popolari conduttrici, bellezze in rampa di lancio, affermati imprenditori e una cerchia riservata di clienti non anonimi ma innominabili.
Il troppo di tutto solitamente stroppia: sicuramente lo pensava anche Lele Mora quando era tempestato di telefonate con vip-richieste da soddisfare alla velocità della luce e senza badare a spese. La stagione lelemorica in Costa Smeralda, anche quest’anno, si è guadagnata la ribalta, malgrado qualche tegola tutta sarda e un codazzo molto più ridotto del solito.
Le “primizie” e i “contorni” portati da Lele, sono state apprezzati al Billionaire ma anche alla Certosa e al Cala di Volpe. Il Mora, abituato ad essere seguito da belli & belle e circondato da ricchi & potenti, oggi dice di sentirsi “travolto da un caterpillar” e di non aver fatto niente di tutto ciò che i giornali scrivono.
Davanti al pm di Potenza Henry John Woodcock, hanno sfilato decine di personaggi più o meno famosi (trapelati i nomi di Simona Ventura,Michelle Hunziker, Manuela Arcuri, Francesca Lodo, Aida Yespica, Ana Laura Ribas, Emilio Fede, Pietro Calabrese, Stefano Ricucci, Vincenzo Montella e l'attaccante dell'Inter Adriano). Tutti loro, insieme ad altri, sono stati sentiti come parti lese nell’inchiesta che vedrebbe coinvolti Lele Mora e Fabrizio Corona in un presunto giro di ricatti fotografici con accuse che arriverebbero fino all’estorsione, allo sfruttamento della prostituzione e al traffico di droga.
I legali nel dichiarare “ l’assoluta estraneità del signor Mora alle ipotesi di reato ascrittegli ed irresponsabilmente divulgate dagli organi di stampa”, precisano che il loro assistito è “incondizionatamente a disposizione della magistratura competente per far chiarezza sulla vicenda”. E l’ipotesi dei segreti di corte e di cortile rivelati dal re in disgrazia sta già togliendo il sonno a molti.
domenica, dicembre 03, 2006
Dalla piazza di San Giovanni al parco di Porto Rotondo: il riposo di Berlusconi
Testo con foto Mara Malda per www.marellagiovannelli.com
Silvio Berlusconi si è regalato un blitz domenicale nel parco della Certosa a Porto Rotondo per festeggiare il grande successo della manifestazione romana.
Chi lo ha visto, a passeggio tra il roseto e il palmeto, sotto il vulcano (finto) spento e sopra la collinetta-belvedere, lo ha trovato ringalluzzito, ringiovanito e felice come una Pasqua.
Al Cavaliere, che ha controllato gli alberi, cactus, i fiori e le papere dentro il laghetto, tante congratulazioni da parte degli amici galluresi e nessuna domanda sul ventilato pacemaker.
Al riguardo, circolano tre differenti versioni: già applicato, programmato per i prossimi giorni, assolutamente non necessario.
Chi davvero sa, per ora tace.
Silvio Berlusconi si è regalato un blitz domenicale nel parco della Certosa a Porto Rotondo per festeggiare il grande successo della manifestazione romana.
Chi lo ha visto, a passeggio tra il roseto e il palmeto, sotto il vulcano (finto) spento e sopra la collinetta-belvedere, lo ha trovato ringalluzzito, ringiovanito e felice come una Pasqua.
Al Cavaliere, che ha controllato gli alberi, cactus, i fiori e le papere dentro il laghetto, tante congratulazioni da parte degli amici galluresi e nessuna domanda sul ventilato pacemaker.
Al riguardo, circolano tre differenti versioni: già applicato, programmato per i prossimi giorni, assolutamente non necessario.
Chi davvero sa, per ora tace.