Testo e foto di Marella Giovannelli per www.marellagiovannelli.com
Lollove: un borgo antico, unica frazione di Nuoro che dista 15 chilometri. Nel villaggio oggi abitano 26 persone. Non c’è un medico e nemmeno carabinieri o polizia; inesistente l’ufficio postale; non ci sono scuole, negozi e bar. In compenso c’è la trattoria Sa Cartolina di Toniedda Tolu Chessa.
Tzia Toniedda apre in occasione di manifestazioni, feste patronali e su ordinazione o preavviso telefonico. Un autobus collega Lollove a Nuoro con due corse giornaliere.
Funziona un posto telefonico pubblico. C'è una chiesa ma non un prete; l'assistenza spirituale è garantita solo la domenica da un sacerdote che viene da Nuoro.
Il villaggio immerso nel verde, tra ruscelli e montagne, sembra incantato e sospeso nel tempo. La gente del posto rievoca un’antica maledizione scagliata su Lollove da alcune suore in fuga dalla borgata.
Scandalizzate dal comportamento delle loro consorelle che avevano preferito i pastori e i piaceri carnali alla vita monastica, si erano fatidicamente pronunciate contro Lollove. “Sarai come acqua del mare; non crescerai e non morirai mai”.
Oggi il minuscolo villaggio di aspetto ed atmosfera medioevale, è un luogo-simbolo dello spopolamento dei paesi dell’interno. Fra le poche case abitate e i molti ruderi abbandonati, si trova la chiesetta della Maddalena, degli inizi del secolo XVIII, in stile tardo-gotico.
Si torna indietro nel tempo passeggiando tra le stradine acciottolate, il fumo dei camini, i vecchi seduti al sole, i suoni e i colori di una natura ancora intatta. E il fascino delle antiche case s’intreccia alle straordinarie testimonianze, di vita quotidiana e di devozione religiosa, degli abitanti decisi a restare.
Regione Sardegna ed Unione Europea sarebbero interessate ad alcuni progetti per la valorizzazione del paese che, in passato, non era così spopolato. I vecchi del posto non hanno dubbi; dicono che Lollove è nata prima di Nuoro e dell’anno Mille; era Comune fino al 1811 e contava alcune centinaia di abitanti nel Novecento.
Gli anziani di oggi ricordano che, da giovani, si ritrovavano nei due “zilleri”, nella bottega e nel tabacchino del villaggio. L'ultimo negozio ha cessato l'attività nel 1960.
Si organizzavano anche i balli nel cortile della chiesa e le feste per il Carnevale oltre a quelle per San Giovanni, San Biagio, Santa Eufemia e Maria Maddalena. Usanza, fortunatamente abbandonata, era quella di sotterrare un gallo lasciando fuori la testa che fungeva da bersaglio per ragazze e ragazzi armati di fucile. Vinceva chi, per primo, colpiva ed ammazzava il povero gallo.
Ora il regno, spopolato, della serenità si rianima con il ritorno degli emigrati per le feste patronali e i turisti che arrivano, ma solo in visita. Non ci sono alberghi a Lollove e il vecchio monastero abbandonato dalle suore poco virtuose, è stato, in un passato ormai lontano, trasformato in abitazioni dalle famiglie del paese.
sabato, dicembre 30, 2006
mercoledì, dicembre 27, 2006
Tra Babbi Natale free e nanetti liberati: c’è Movimento e Movimento
Testo e foto in Mara Malda www.marellagiovannelli.com
Il Malag, il “Movimento autonomo per la liberazione delle anime da giardino” che, fino ad oggi ha “rapito” 400 nanetti in tutta Italia, ha precisato di non aver nessun collegamento con il neonato “Movimento di liberazione dei Babbi Natale da terrazzo”. Nei giorni scorsi, in un paese del Bergamasco, è stato messo a segno il primo raid del M.L.B.N.T. che ha fatto sparire quindici Babbi appesi o arrampicati sulle facciate o nei balconi dei palazzi.
Poi li hanno “liberati” in un parco spiegando la finalità del gesto in un comunicato di rivendicazione dove, tra le altre cose, si legge che “il Babbo Natale che avevi legato ora è libero e felice. Noi membri del movimento vogliamo che cessi la moda di appendere il Babbo Natale ai terrazzi, perchè lui è uno spirito libero che visita le case delle persone buone. Nessuno può legarlo al terrazzo obbligandolo a fare visita alla propria abitazione. Babbo Natale compare dalle nostre parti solo nella notte di Natale, la sua casa è in Lapponia e non vive ai terrazzi o alle finestre dove sembra un impiccato. Comunque se vuoi riavere il tuo Babbo Natale, vai nel boschetto, quello vicino alla ferrovia, dove potrai trovarlo”. Firmato: Babbi Natale Free. E, infatti, i quindici pupazzi sono stati trovati sistemati su un albero.
Risate quasi per tutti perchè alcuni hanno presentato denuncia ai carabinieri per qualche danno alle facciate o alle inferriate provocato durante il “rapimento” dei Babbi. A questo punto, chi segue le gesta del commando specializzato nella liberazione degli gnomi in gesso sistemati nei giardini, ha subito pensato ad un’azione diversificata, in chiave natalizia, del movimento nato in Francia e ormai molto diffuso anche in Spagna oltre che in Italia.
Gli ottanta liberatori di nani in gesso, attivi in varie regioni italiane, ricordano anche, dal sito www.malag.it di aver compiuto, fino ad oggi, 125 missioni liberando “406 anime dei nanetti da giardino, imprigionate in un involucro di gesso, costretti a sorridere, al freddo, sotto la neve e la pioggia... nel tentativo di controllare la Natura, appropriarsi delle antiche favole e diffondere una fantasia globalizzata”. I volontari del Malag che definiscono “kitsch” ed “orrore ecologico” la moda dei nanetti da giardino, sono altrettanto impietosi nei confronti degli “orrendi pupazzi che in questo periodo affollano ringhiere, finestre, balconi, cornicioni, cancelli, ecc. Babbi Natale di pezza rigorosamente prodotti in Cina che si arrampicano deformi su piccole scalette, o appesi ad un balcone nello strenuo tentativo di scalarlo, ma che lì rimangono per tutte le feste di Natale. Lo sappiamo, è una scena triste e deprimente, soprattutto in questo periodo, ma non possiamo farci nulla”.
Dicono di aver “gentilmente declinato”, per tre motivi, molte richieste d’intervento arrivate al Malag, per la liberazione dei Babbi Natale. Primo: il Movimento vuol liberare i nanetti ed ogni altro essere è una distrazione dalla battaglia principale. Secondo: Babbo Natale non è una creatura dei boschi. Terzo: chi ha il coraggio di arrampicarsi su un balcone fino al 2° piano in pieno centro?
Il Malag, il “Movimento autonomo per la liberazione delle anime da giardino” che, fino ad oggi ha “rapito” 400 nanetti in tutta Italia, ha precisato di non aver nessun collegamento con il neonato “Movimento di liberazione dei Babbi Natale da terrazzo”. Nei giorni scorsi, in un paese del Bergamasco, è stato messo a segno il primo raid del M.L.B.N.T. che ha fatto sparire quindici Babbi appesi o arrampicati sulle facciate o nei balconi dei palazzi.
Poi li hanno “liberati” in un parco spiegando la finalità del gesto in un comunicato di rivendicazione dove, tra le altre cose, si legge che “il Babbo Natale che avevi legato ora è libero e felice. Noi membri del movimento vogliamo che cessi la moda di appendere il Babbo Natale ai terrazzi, perchè lui è uno spirito libero che visita le case delle persone buone. Nessuno può legarlo al terrazzo obbligandolo a fare visita alla propria abitazione. Babbo Natale compare dalle nostre parti solo nella notte di Natale, la sua casa è in Lapponia e non vive ai terrazzi o alle finestre dove sembra un impiccato. Comunque se vuoi riavere il tuo Babbo Natale, vai nel boschetto, quello vicino alla ferrovia, dove potrai trovarlo”. Firmato: Babbi Natale Free. E, infatti, i quindici pupazzi sono stati trovati sistemati su un albero.
Risate quasi per tutti perchè alcuni hanno presentato denuncia ai carabinieri per qualche danno alle facciate o alle inferriate provocato durante il “rapimento” dei Babbi. A questo punto, chi segue le gesta del commando specializzato nella liberazione degli gnomi in gesso sistemati nei giardini, ha subito pensato ad un’azione diversificata, in chiave natalizia, del movimento nato in Francia e ormai molto diffuso anche in Spagna oltre che in Italia.
Gli ottanta liberatori di nani in gesso, attivi in varie regioni italiane, ricordano anche, dal sito www.malag.it di aver compiuto, fino ad oggi, 125 missioni liberando “406 anime dei nanetti da giardino, imprigionate in un involucro di gesso, costretti a sorridere, al freddo, sotto la neve e la pioggia... nel tentativo di controllare la Natura, appropriarsi delle antiche favole e diffondere una fantasia globalizzata”. I volontari del Malag che definiscono “kitsch” ed “orrore ecologico” la moda dei nanetti da giardino, sono altrettanto impietosi nei confronti degli “orrendi pupazzi che in questo periodo affollano ringhiere, finestre, balconi, cornicioni, cancelli, ecc. Babbi Natale di pezza rigorosamente prodotti in Cina che si arrampicano deformi su piccole scalette, o appesi ad un balcone nello strenuo tentativo di scalarlo, ma che lì rimangono per tutte le feste di Natale. Lo sappiamo, è una scena triste e deprimente, soprattutto in questo periodo, ma non possiamo farci nulla”.
Dicono di aver “gentilmente declinato”, per tre motivi, molte richieste d’intervento arrivate al Malag, per la liberazione dei Babbi Natale. Primo: il Movimento vuol liberare i nanetti ed ogni altro essere è una distrazione dalla battaglia principale. Secondo: Babbo Natale non è una creatura dei boschi. Terzo: chi ha il coraggio di arrampicarsi su un balcone fino al 2° piano in pieno centro?
lunedì, dicembre 18, 2006
Un cuore non più matto ma corretto per il Cavaliere
Testo e foto di Mara Malda per www.marellagiovannelli.com
Ieri Bossi, oggi Cossiga: le loro indiscrezioni, alla faccia della privacy del Cavaliere che è andato fino a Cleveland, per sistemarsi il cuore, hanno anticipato i comunicati ufficiali e le agenzie di stampa. Confermato quindi che l’ex premier Silvio Berlusconi è stato operato questa mattina (alle 10.30 ora locale) nel centro cardiologico di Cleveland in Ohio. Grazie ad un intervento chirurgico gli è stata corretta un’aritmia cardiaca. Il professor Andrea Natale, a capo dell'equipe medica, ha confermato che l'operazione è perfettamente riuscita.
The Cleveland Clinic è un centro medico di assoluta eccellenza, uno degli ospedali preferiti da capi di stato stranieri e membri di famiglie reali, in particolare del Medio Oriente. Il centro "cuore" ha alcuni degli specialisti in cardiologia e cardio-chirurgia migliori del mondo. Sono loro ad avere inventato la "angiography" e ad aver sviluppato le tecniche del by-pass coronarico. Visitano oltre 205.000 pazienti ed eseguono, sotto la direzione del celebre Dr. Lytle, migliaia di procedure cardiache all'anno, incluse oltre 3.500 operazioni a cuore aperto. La scorsa estate Silvio Berlusconi aveva partecipato ad una cena in casa di Krizia a Porto Rotondo. La festa, con un centinaio di invitati, era stata organizzata dall’associazione Cuori in Coro per dotare l’Ospedale di Olbia del servizio di Emodinamica cardio-circolatoria. In Gallura (Costa Smeralda compresa) i cardiopatici e gli infartuati, in caso di bisogno, sono costretti a raggiungere, i centri più vicini (Nuoro o Sassari) che tanto vicini non sono se l’infarto è in corso.
Dopo aver letto con grande attenzione la documentazione scientifica lasciata anche sul suo tavolo, Berlusconi, seguendo l’esempio di Krizia, aveva pubblicamente dichiarato di voler contribuire con 50mila euro all’acquisto del macchinario indispensabile sia come salva-vita, sia come strumento diagnostico. La sua mancanza è fonte di grandi disagi e rischi per residenti e turisti, più o meno eccellenti. La raccolta di fondi procede anche d’inverno perchè 1 milione di euro non è una cifra facile da raggiungere. Si spera molto nei bonifici promessi a villa Krizia lo scorso agosto; quello del Cavaliere è arrivato agli inizi di dicembre, proprio pochi giorni dopo il malore che lo ha colpito.
Ieri Bossi, oggi Cossiga: le loro indiscrezioni, alla faccia della privacy del Cavaliere che è andato fino a Cleveland, per sistemarsi il cuore, hanno anticipato i comunicati ufficiali e le agenzie di stampa. Confermato quindi che l’ex premier Silvio Berlusconi è stato operato questa mattina (alle 10.30 ora locale) nel centro cardiologico di Cleveland in Ohio. Grazie ad un intervento chirurgico gli è stata corretta un’aritmia cardiaca. Il professor Andrea Natale, a capo dell'equipe medica, ha confermato che l'operazione è perfettamente riuscita.
The Cleveland Clinic è un centro medico di assoluta eccellenza, uno degli ospedali preferiti da capi di stato stranieri e membri di famiglie reali, in particolare del Medio Oriente. Il centro "cuore" ha alcuni degli specialisti in cardiologia e cardio-chirurgia migliori del mondo. Sono loro ad avere inventato la "angiography" e ad aver sviluppato le tecniche del by-pass coronarico. Visitano oltre 205.000 pazienti ed eseguono, sotto la direzione del celebre Dr. Lytle, migliaia di procedure cardiache all'anno, incluse oltre 3.500 operazioni a cuore aperto. La scorsa estate Silvio Berlusconi aveva partecipato ad una cena in casa di Krizia a Porto Rotondo. La festa, con un centinaio di invitati, era stata organizzata dall’associazione Cuori in Coro per dotare l’Ospedale di Olbia del servizio di Emodinamica cardio-circolatoria. In Gallura (Costa Smeralda compresa) i cardiopatici e gli infartuati, in caso di bisogno, sono costretti a raggiungere, i centri più vicini (Nuoro o Sassari) che tanto vicini non sono se l’infarto è in corso.
Dopo aver letto con grande attenzione la documentazione scientifica lasciata anche sul suo tavolo, Berlusconi, seguendo l’esempio di Krizia, aveva pubblicamente dichiarato di voler contribuire con 50mila euro all’acquisto del macchinario indispensabile sia come salva-vita, sia come strumento diagnostico. La sua mancanza è fonte di grandi disagi e rischi per residenti e turisti, più o meno eccellenti. La raccolta di fondi procede anche d’inverno perchè 1 milione di euro non è una cifra facile da raggiungere. Si spera molto nei bonifici promessi a villa Krizia lo scorso agosto; quello del Cavaliere è arrivato agli inizi di dicembre, proprio pochi giorni dopo il malore che lo ha colpito.
Brunch di Natale e un Elfo che distribuisce i regali nelle case americane
Testo e foto di Giacomo Bondi per www.marellagiovannelli.com (sez.Marella Giovannelli)
Come vivono il Natale le famiglie americane? Continua a raccontarcelo il nostro amico-lettore-corrispondente da Washington Giacomo Bondi nella terza puntata del suo reportage che comprende testo e foto.
“Durante la stagione di Natale le feste sono innumerevoli. Nei posti di lavoro ne viene organizzata una generale per tutta l'azienda ed una per ogni dipartimento. Questo significa che, nelle grandi imprese, le feste quasi non si contano.
I privati, anche loro, danno almeno un ricevimento per parenti ed amici. Il risultato è che, soprattutto nei tre fine settimana precedenti al Natale, si ricevono talmente tanti inviti diversi che, per non scontentare nessuno, si finisce per fare delle brevi apparizioni da ognuno per poi trasferirsi al party successivo nella lista.
Queste occasioni, a seconda delle possibilità, possono essere semplici ritrovi familiari o elaborate produzioni, con musica dal vivo e fantastici menu preparati dai caterers più sofisticati e serviti da orde di camerieri e bartenders.
La mattina di Natale, invece, è rigorosa tradizione avere l'intera famiglia riunita attorno all'albero per l'apertura dei regali. Poiché generalmente avviene in tarda mattinata viene servito un "brunch", termine Americano che definisce un pasto che è una via di mezzo tra il breakfast (colazione) e il lunch (pranzo).
Normalmente è costituito da cose leggere che, per lo più, si possono mangiare senza essere seduti a tavola. Croissants e dolci tipici della colazione vengono uniti a del cibo salato come prosciutto e bresaola, carpaccio di manzo o di tonno rosso "sushimi", cocktails di gamberi, salmone affumicato, pizzette e pane fresco assortito. Il sushi e' altrettanto popolare.
Da bere si serve solitamente l'eggnog di cui abbiamo parlato, la mimosa (vino spumante e succo d'arancia) che è classica del brunch ed il "pain killer" (analgesico), un cocktail delle Isole Vergini Britanniche a base di succo di ananas, polpa di cocco e rum, servito on the rocks.
Tradizionalmente, il più giovane della famiglia è ufficialmente l'elfo, nel senso che prende i regali sotto l'albero e li distribuisce ai destinatari. Di solito i regali sono numerosissimi, anche se magari a volte di valore modesto, per cui l'operazione richiede un certo tempo. Quando tutti i regali sono stati consegnati, a turno ed in senso orario, ognuno ne apre uno. Tutti esclamano e commentano. Si ride, si scherza e si trascorre la mattinata in famiglia allegramente.
Come vivono il Natale le famiglie americane? Continua a raccontarcelo il nostro amico-lettore-corrispondente da Washington Giacomo Bondi nella terza puntata del suo reportage che comprende testo e foto.
“Durante la stagione di Natale le feste sono innumerevoli. Nei posti di lavoro ne viene organizzata una generale per tutta l'azienda ed una per ogni dipartimento. Questo significa che, nelle grandi imprese, le feste quasi non si contano.
I privati, anche loro, danno almeno un ricevimento per parenti ed amici. Il risultato è che, soprattutto nei tre fine settimana precedenti al Natale, si ricevono talmente tanti inviti diversi che, per non scontentare nessuno, si finisce per fare delle brevi apparizioni da ognuno per poi trasferirsi al party successivo nella lista.
Queste occasioni, a seconda delle possibilità, possono essere semplici ritrovi familiari o elaborate produzioni, con musica dal vivo e fantastici menu preparati dai caterers più sofisticati e serviti da orde di camerieri e bartenders.
La mattina di Natale, invece, è rigorosa tradizione avere l'intera famiglia riunita attorno all'albero per l'apertura dei regali. Poiché generalmente avviene in tarda mattinata viene servito un "brunch", termine Americano che definisce un pasto che è una via di mezzo tra il breakfast (colazione) e il lunch (pranzo).
Normalmente è costituito da cose leggere che, per lo più, si possono mangiare senza essere seduti a tavola. Croissants e dolci tipici della colazione vengono uniti a del cibo salato come prosciutto e bresaola, carpaccio di manzo o di tonno rosso "sushimi", cocktails di gamberi, salmone affumicato, pizzette e pane fresco assortito. Il sushi e' altrettanto popolare.
Da bere si serve solitamente l'eggnog di cui abbiamo parlato, la mimosa (vino spumante e succo d'arancia) che è classica del brunch ed il "pain killer" (analgesico), un cocktail delle Isole Vergini Britanniche a base di succo di ananas, polpa di cocco e rum, servito on the rocks.
Tradizionalmente, il più giovane della famiglia è ufficialmente l'elfo, nel senso che prende i regali sotto l'albero e li distribuisce ai destinatari. Di solito i regali sono numerosissimi, anche se magari a volte di valore modesto, per cui l'operazione richiede un certo tempo. Quando tutti i regali sono stati consegnati, a turno ed in senso orario, ognuno ne apre uno. Tutti esclamano e commentano. Si ride, si scherza e si trascorre la mattinata in famiglia allegramente.
domenica, dicembre 17, 2006
Tra indiscrezioni e chiacchiere sempre di Berlusconi si parla
Testo di Mara Malda per www.marellagiovannelli.com
Indiscrezione sfuggita o fuga di notizia ad effetto, la sortita di Bossi alla manifestazione del Carroccio di Milano?
Il leader della Lega lo ha annunciato dal palco: “Berlusconi è andato in America a farsi operare, facciamogli un applauso, mandiamogli i nostri auguri. Torna presto e guarisci”. Visto che ormai la frittata era fatta, il povero Paolo Bonaiuti, portavoce del leader di Forza Italia, ha parzialmente confermato dichiarando che “Il presidente Berlusconi è negli Stati Uniti per sottoporsi ad alcuni accertamenti medici già previsti”.
Ha poi aggiunto: “State tranquilli, vi terremo informati”. La cortina di riserbo sulla trasferta sanitaria del Cavaliere in America, è stata quindi perforata da Bossi. Da alleato più fedele, forse si è fatto prendere dalla preoccupazione ma è rimasto comunque sul generico riguardo al tipo di operazione. La “voce” più ricorrente, l’inserimento di un pacemaker, circola con insistenza da quando, a fine novembre, Berlusconi ha avuto un collasso mentre parlava ai giovani di Forza Italia in un convegno a Montecatini.
Ricoverato per alcuni giorni in un ospedale milanese, l’ex-premier era stato sottoposto ad accertamenti. La versione ufficiale aveva definito “tranquillizzante” il loro esito e il malore, sempre ufficialmente, era stato attribuito ad un calo di pressione dovuto allo stress.
Ora Berlusconi il depistatore è (molto genericamente) in America e ha indicato città diverse per confondere le idee ad amici ed alleati veri e falsi. Naturalmente ha chiesto consiglio all’amico George Bush sui migliori centri di cardiologia.
Intanto, un chiacchiericcio poco global e molto local, si sta diffondendo in Gallura. Sarebbe proprio Silvio Berlusconi il prossimo candidato sindaco di Olbia.
Costantino padrino e Francesca Lodo madrina al Geovillage di Olbia
Testo e foto di Mara Malda per www.marellagiovannelli.com
Costantino Vitagliano e Francesca Lodo, le due pupille di Lele Mora, sono sbarcate al Geovillage di Olbia, come testimonial del Centro Fitness nuovo di zecca.
L’ultima creatura dell’Ingegner Gavino Docche (che cento ne pensa e centouna ne fa) è stata benedetta dal prete, collaudata dal Sindaco e visitata da una folla di gente dai sei ai sessant’anni.
Padrino Costantino e madrina Francesca, entrambi in tuta da ginnastica sponsorizzata ma con la Lodo-rialzata dai tacchi a spillo, hanno accontentato tutti.
Chi chiedeva l’autografo, chi la foto, chi la telefonata all’amica fatta lì per lì con dedica personalizzata, tipo: “Ciao Giovanna, sono Costantino, qui c’è anche Maria che mi ha dato il tuo numero; ti mando un bacione". I più creativi si sono fatti fotografare in braccio al Vitagliano moraceo, rimasto in canottiera a fine serata.
Alcune ragazze di Olbia, convinte di aver instaurato un certo rapporto dopo il primo Chihuahua (come dice Costantino al posto di Cheese quando si mette in posa per le foto) lo hanno salutato con un confidenziale: “Allora ci passi a casa a prendere un caffé?”
La risposta Vitagliana, vaga ma cortese “Stasera riparto e non faccio in tempo ma la prossima volta magari vengo a trovarti”, ha soddisfatto adolescenti e babbione.
La ex-letterina ed ora attrice-cantante Francesca Lodo, giuliva ma per niente oca, ha recitato il ruolo di brava testimonial in modo diligente e persino ironico. Un solo commento (maschile) per tutti:“ Hai visto la Lodo quanto è vispa, attenta, non le sfugge niente! Non è solo bella e bona!”.
Per niente sfuggente Costantino che all’ennesimo: “Allora come si sente Lele Mora?” è sbottato in una raffica di “Bene, bene, bene!”
Braccato da un secondo assalto: “Ma Lele è sereno o no?” è stato più muscolare nei toni: “Continuate tutti a farmi la stessa domanda e la mia risposta non cambia. Se volete sapere come si sente e avete il suo numero diretto chiedetelo a lui”.
Costantino Vitagliano e Francesca Lodo, le due pupille di Lele Mora, sono sbarcate al Geovillage di Olbia, come testimonial del Centro Fitness nuovo di zecca.
L’ultima creatura dell’Ingegner Gavino Docche (che cento ne pensa e centouna ne fa) è stata benedetta dal prete, collaudata dal Sindaco e visitata da una folla di gente dai sei ai sessant’anni.
Padrino Costantino e madrina Francesca, entrambi in tuta da ginnastica sponsorizzata ma con la Lodo-rialzata dai tacchi a spillo, hanno accontentato tutti.
Chi chiedeva l’autografo, chi la foto, chi la telefonata all’amica fatta lì per lì con dedica personalizzata, tipo: “Ciao Giovanna, sono Costantino, qui c’è anche Maria che mi ha dato il tuo numero; ti mando un bacione". I più creativi si sono fatti fotografare in braccio al Vitagliano moraceo, rimasto in canottiera a fine serata.
Alcune ragazze di Olbia, convinte di aver instaurato un certo rapporto dopo il primo Chihuahua (come dice Costantino al posto di Cheese quando si mette in posa per le foto) lo hanno salutato con un confidenziale: “Allora ci passi a casa a prendere un caffé?”
La risposta Vitagliana, vaga ma cortese “Stasera riparto e non faccio in tempo ma la prossima volta magari vengo a trovarti”, ha soddisfatto adolescenti e babbione.
La ex-letterina ed ora attrice-cantante Francesca Lodo, giuliva ma per niente oca, ha recitato il ruolo di brava testimonial in modo diligente e persino ironico. Un solo commento (maschile) per tutti:“ Hai visto la Lodo quanto è vispa, attenta, non le sfugge niente! Non è solo bella e bona!”.
Per niente sfuggente Costantino che all’ennesimo: “Allora come si sente Lele Mora?” è sbottato in una raffica di “Bene, bene, bene!”
Braccato da un secondo assalto: “Ma Lele è sereno o no?” è stato più muscolare nei toni: “Continuate tutti a farmi la stessa domanda e la mia risposta non cambia. Se volete sapere come si sente e avete il suo numero diretto chiedetelo a lui”.
venerdì, dicembre 15, 2006
Shopping tra mania e strategia a Natale negli USA
di Giacomo Bondi per www.marellagiovannelli.com (sezione Marella Giovannelli)
Lo shopping, altro protagonista del Natale americano, con le sue manie e strategie, ci viene raccontato "in diretta" da Washington, dall'amico Giacomo Bondi che vive e lavora negli U.S.A.
“Lo shopping di Natale in America è un concetto serissimo. Basti pensare che ci sono negozi che vendono esclusivamente addobbi di Natale, 365 giorni all'anno. Ne ho visto uno anche in piena estate, in una zona balneare, e mi sono sempre chiesto quale mente balzana potesse concepire di vendere ghirlande dorate e muschio finto a chi, in costume da bagno, è diretto in spiaggia.
Esistono perchè, in America, per molti, la stagione degli acquisti di Natale inizia il 26 dicembre e finisce il 24 dicembre dell'anno successivo. Questo può sembrare eccessivo e quasi maniacale; credo sia un modo di tenere a mente questa stagione il cui aspetto, un po' “magico”, forse aiuta a distrarsi dai problemi della vita quotidiana.
Ovviamente però il 95% degli acquisti viene fatto dopo Thanksgiving. Statisticamente strano ma vero, nella stagione di Natale si conclude il 50% delle vendite annuali totali mentre il restante 50% si realizza negli altri undici mesi. Per i piccoli dettaglianti il risultato della stagione determina quello che sarà l'anno a venire. Se è negativo può anche decretare la fine dell’attività. La concorrenza per attrarre acquirenti è tale che i negozianti pubblicizzano in anticipo delle offerte incredibili ed aprono le porte alle 5 del mattino ad orde di massaie che letteralmente volano nelle scaffalature, alla ricerca di "bargains" (buoni affari) come delle poiane affamate. Lo può dire solo chi le ha viste.
Gli sconti migliori sono offerti tra le 5 e le 7 e in quantità limitata; un po' meno buoni dalle 7 alle 9 e così via. Se si è al posto giusto al momento giusto è possibile, per esempio, acquistare per $200 un computer che normalmente ne costa $1.200. Queste offerte straordinarie ed evidentemente sotto costo, sono ovviamente mirate ad attirare il consumatore con la speranza che acquisti anche altra merce.
Personalmente, essendo il tipo di persona che compra su Internet dall'automobile al tabacco da pipa e che ha una tolleranza nei negozi da misurarsi in frazioni di secondo, non rientro nel gruppo demografico a cui i commercianti si rivolgono. In compenso ho in famiglia chi fa dello shopping non solo una scienza ma un'arte. L'autentico shopping natalizio è a dicembre. La sera, dopo l'ufficio, i mariti accompagnano (con più o meno riluttanza, spesso vinta con l'aiuto di un paio di preventivi cocktails) le mogli in centro per vedere le vetrine e caricarsi di pacchetti. I grandi magazzini assoldano dei piccoli cori che, vestiti in costume stile Dickens, cantano le tradizionali canzoni "Christmas Carols", emanando lo spirito di Natale anche a chi non ce l'ha. All'entrata dei negozi, le campanelle dell'Esercito della Salvezza richiamano l'attenzione al tradizionale secchiello delle offerte.
In città come Washington, Filadelfia e New York i chioschetti nei marciapiedi vendono i "pretzels" salati, grissini soffici attorcigliati e serviti con formaggio fuso, da mangiare camminando e guardando le vetrine. La neve, quando c'e', completa il quadro. Pur non essendo uno "shopper" di professione, devo ammettere che, almeno una volta nella stagione, è un piacere.
Venendo agli "hot items" di quest'anno, al primo posto c'è l'elettronica, con quella miriade di gadgets piccoli e grandi che la globalizzazione spinge anche in Italia. Non mi voglio dilungare perchè, tra MP3, Ipod, Bluetooth e Plasma TV, non direi nulla di nuovo.
Nel settore giocattoli quest'anno si va dal tradizionale orso di pezza e casa delle bambole a cose più moderne come computers portatili per destinatari che usano ancora i Pampers, scooter elettrico, macchina da cucire elettrica ed "ufficio manageriale". L'equivalente ai miei tempi era il cinturone e cappello da cowboy. Per gli amanti della cucina, la macchina per fare il vero "espresso" ed il mixer della Kitchen-Aid sono sempre tra i favoriti. I contenitori per bottiglie refrigerati vanno altrettanto a ruba in quanto liberano spazio nei frigoriferi e, allo stesso tempo, mantengono i vini alla temperatura ideale.
Aggiungo una piccola lista di regali per uomo e donna che sembrano avere particolare successo in questa nuova stagione. Per l'uomo (tralasciando i "giocattoli costosi”, tipo Gulfstream G550), l'astuccio in pelle con le stecche per il colletto della camicia in argento o vermeil, ovviamente con le cifre incise in ogni stecca, è uno di quei regali non troppo costosi che sembrano essere tra i favoriti. Seguono, la classica giacca da fumo inglese (anche per chi non fuma ma indispensabile per chi apprezza sigari e pipe) e gli astucci in pelle (con cifre) per orologi e polsini.
Per la donna è più difficile sintetizzare in quanto si entra anche nel campo della moda, argomento quasi infinito. Apparentemente, per la signora che ha già tutto, una collana di perle nere polinesiane è una scelta vincente. Per la freddolosa, va per la maggiore lo scalda asciugamani elettrico per il bagno. Se il budget è elastico, una Morgan a due posti, l'ultima automobile costruita interamente a mano su telaio di legno, è uno degli “accessori” estivi più raffinati per la donna elegante.
Concludo ringraziando Mary Ann Parrish, giovane speranza del giornalismo Americano, che ha contribuito in maniera sostanziale alla raccolta delle informazioni contenute in questo articolo”.
Il Natale americano di Giacomo Bondi continua nei prossimi giorni...
Lo shopping, altro protagonista del Natale americano, con le sue manie e strategie, ci viene raccontato "in diretta" da Washington, dall'amico Giacomo Bondi che vive e lavora negli U.S.A.
“Lo shopping di Natale in America è un concetto serissimo. Basti pensare che ci sono negozi che vendono esclusivamente addobbi di Natale, 365 giorni all'anno. Ne ho visto uno anche in piena estate, in una zona balneare, e mi sono sempre chiesto quale mente balzana potesse concepire di vendere ghirlande dorate e muschio finto a chi, in costume da bagno, è diretto in spiaggia.
Esistono perchè, in America, per molti, la stagione degli acquisti di Natale inizia il 26 dicembre e finisce il 24 dicembre dell'anno successivo. Questo può sembrare eccessivo e quasi maniacale; credo sia un modo di tenere a mente questa stagione il cui aspetto, un po' “magico”, forse aiuta a distrarsi dai problemi della vita quotidiana.
Ovviamente però il 95% degli acquisti viene fatto dopo Thanksgiving. Statisticamente strano ma vero, nella stagione di Natale si conclude il 50% delle vendite annuali totali mentre il restante 50% si realizza negli altri undici mesi. Per i piccoli dettaglianti il risultato della stagione determina quello che sarà l'anno a venire. Se è negativo può anche decretare la fine dell’attività. La concorrenza per attrarre acquirenti è tale che i negozianti pubblicizzano in anticipo delle offerte incredibili ed aprono le porte alle 5 del mattino ad orde di massaie che letteralmente volano nelle scaffalature, alla ricerca di "bargains" (buoni affari) come delle poiane affamate. Lo può dire solo chi le ha viste.
Gli sconti migliori sono offerti tra le 5 e le 7 e in quantità limitata; un po' meno buoni dalle 7 alle 9 e così via. Se si è al posto giusto al momento giusto è possibile, per esempio, acquistare per $200 un computer che normalmente ne costa $1.200. Queste offerte straordinarie ed evidentemente sotto costo, sono ovviamente mirate ad attirare il consumatore con la speranza che acquisti anche altra merce.
Personalmente, essendo il tipo di persona che compra su Internet dall'automobile al tabacco da pipa e che ha una tolleranza nei negozi da misurarsi in frazioni di secondo, non rientro nel gruppo demografico a cui i commercianti si rivolgono. In compenso ho in famiglia chi fa dello shopping non solo una scienza ma un'arte. L'autentico shopping natalizio è a dicembre. La sera, dopo l'ufficio, i mariti accompagnano (con più o meno riluttanza, spesso vinta con l'aiuto di un paio di preventivi cocktails) le mogli in centro per vedere le vetrine e caricarsi di pacchetti. I grandi magazzini assoldano dei piccoli cori che, vestiti in costume stile Dickens, cantano le tradizionali canzoni "Christmas Carols", emanando lo spirito di Natale anche a chi non ce l'ha. All'entrata dei negozi, le campanelle dell'Esercito della Salvezza richiamano l'attenzione al tradizionale secchiello delle offerte.
In città come Washington, Filadelfia e New York i chioschetti nei marciapiedi vendono i "pretzels" salati, grissini soffici attorcigliati e serviti con formaggio fuso, da mangiare camminando e guardando le vetrine. La neve, quando c'e', completa il quadro. Pur non essendo uno "shopper" di professione, devo ammettere che, almeno una volta nella stagione, è un piacere.
Venendo agli "hot items" di quest'anno, al primo posto c'è l'elettronica, con quella miriade di gadgets piccoli e grandi che la globalizzazione spinge anche in Italia. Non mi voglio dilungare perchè, tra MP3, Ipod, Bluetooth e Plasma TV, non direi nulla di nuovo.
Nel settore giocattoli quest'anno si va dal tradizionale orso di pezza e casa delle bambole a cose più moderne come computers portatili per destinatari che usano ancora i Pampers, scooter elettrico, macchina da cucire elettrica ed "ufficio manageriale". L'equivalente ai miei tempi era il cinturone e cappello da cowboy. Per gli amanti della cucina, la macchina per fare il vero "espresso" ed il mixer della Kitchen-Aid sono sempre tra i favoriti. I contenitori per bottiglie refrigerati vanno altrettanto a ruba in quanto liberano spazio nei frigoriferi e, allo stesso tempo, mantengono i vini alla temperatura ideale.
Aggiungo una piccola lista di regali per uomo e donna che sembrano avere particolare successo in questa nuova stagione. Per l'uomo (tralasciando i "giocattoli costosi”, tipo Gulfstream G550), l'astuccio in pelle con le stecche per il colletto della camicia in argento o vermeil, ovviamente con le cifre incise in ogni stecca, è uno di quei regali non troppo costosi che sembrano essere tra i favoriti. Seguono, la classica giacca da fumo inglese (anche per chi non fuma ma indispensabile per chi apprezza sigari e pipe) e gli astucci in pelle (con cifre) per orologi e polsini.
Per la donna è più difficile sintetizzare in quanto si entra anche nel campo della moda, argomento quasi infinito. Apparentemente, per la signora che ha già tutto, una collana di perle nere polinesiane è una scelta vincente. Per la freddolosa, va per la maggiore lo scalda asciugamani elettrico per il bagno. Se il budget è elastico, una Morgan a due posti, l'ultima automobile costruita interamente a mano su telaio di legno, è uno degli “accessori” estivi più raffinati per la donna elegante.
Concludo ringraziando Mary Ann Parrish, giovane speranza del giornalismo Americano, che ha contribuito in maniera sostanziale alla raccolta delle informazioni contenute in questo articolo”.
Il Natale americano di Giacomo Bondi continua nei prossimi giorni...
giovedì, dicembre 14, 2006
Ajò a cercare Atlantide: Sergio Frau chiama, la Barbagia risponde
Mara Malda per www.marellagiovannelli.com
Basta il nome: “L’Isola che c’è” per capire l’entusiasmo che anima il neonato comitato costituito per ritrovare le tracce della mitica Atlantide in Sardegna. L’iniziativa, promossa a Nuoro da Massimiliano Cossu della società Portalesardegna, riunisce centinaia di imprenditori alberghieri, Provincia, Apisarda, Confcommercio, Confesercenti e Confindustria.
Non si tratterà di un “appuntamento al buio” con il passato isolano ma, dalla Barbagia, si seguirà un percorso preciso: quello tracciato dal giornalista-scrittore Sergio Frau e dell’associazione “Ajò” (Andiamo) da lui fondata. Il comitato, costituito in questi giorni, finanzierà le ricerche che Frau intende avviare, soprattutto nella zona del Sinis, coinvolgendo una schiera di archeologi e geologi.
Dovranno verificare la corrispondenza tra la Sardegna e la mitica Atlantide e, quindi, la fondatezza dell’ipotesi di Sergio Frau. Con settantamila euro sarà possibile avviare una campagna di «carotaggio» che dovrebbe, secondo il Frau-pensiero, rivelare tracce di fango marino. Questa sarebbe la prova (mai trovata perchè mai cercata) che la Sardegna è quell’Atlantide parzialmente inghiottita, tremila anni fa, da uno tzunami spaventoso; un maremoto gigantesco che aveva ricoperto tutto, nuraghi compresi. I mecenati-finanziatori de “L’Isola che c’è” sono animati da un duplice interesse che sposa cultura e marketing territoriale. Vogliono sostenere Sergio Frau finanziando la sua associazione Ajò, e allo stesso tempo, sfrutteranno la sua suggestiva teoria in chiave archeoturistica.
Un altro risvolto, caro al comitato, è quello del “Sardinian pride” , notevolmente ringalluzzito grazie al libro di Frau “ Le colonne d’Ercole, un’inchiesta”. Al baffuto giornalista di Repubblica è stato riconosciuto il merito di aver riscoperto le radici del popolo sardo. E, soprattutto, di aver descritto i Sardi come protagonisti di un’epoca e non come subalterni, perenni conquistati nel Mediterraneo.
L’iniziativa barbaricina permetterà ora a Sergio Frau di cercare sulle coste sarde, le prove geologiche di quel maremoto (lo “schiaffo di Poseidone” narrato da Platone) che, in pochi attimi, avrebbe cancellato una delle civiltà più straordinarie dell'antichità, costringendo i nuragici-atlantidei a rifugiarsi sui monti dell'interno.
L'Atlantide “dalle eterne primavere, mille metalli e una selva di costruzioni portentose” potrebbe quindi essere la Sardegna del II a. C. La tesi del libro di Frau, giudicata molto verosimile da archeologici e storici di fama, è sostenuta anche da una mostra fotografica ("Le immagini segrete dell'Isola Mito") allestita prima nella sede Unesco di Parigi e poi all'Accademia dei Lincei di Roma con un convegno sul tema e servizio sul Tg1 Storia.
Basta il nome: “L’Isola che c’è” per capire l’entusiasmo che anima il neonato comitato costituito per ritrovare le tracce della mitica Atlantide in Sardegna. L’iniziativa, promossa a Nuoro da Massimiliano Cossu della società Portalesardegna, riunisce centinaia di imprenditori alberghieri, Provincia, Apisarda, Confcommercio, Confesercenti e Confindustria.
Non si tratterà di un “appuntamento al buio” con il passato isolano ma, dalla Barbagia, si seguirà un percorso preciso: quello tracciato dal giornalista-scrittore Sergio Frau e dell’associazione “Ajò” (Andiamo) da lui fondata. Il comitato, costituito in questi giorni, finanzierà le ricerche che Frau intende avviare, soprattutto nella zona del Sinis, coinvolgendo una schiera di archeologi e geologi.
Dovranno verificare la corrispondenza tra la Sardegna e la mitica Atlantide e, quindi, la fondatezza dell’ipotesi di Sergio Frau. Con settantamila euro sarà possibile avviare una campagna di «carotaggio» che dovrebbe, secondo il Frau-pensiero, rivelare tracce di fango marino. Questa sarebbe la prova (mai trovata perchè mai cercata) che la Sardegna è quell’Atlantide parzialmente inghiottita, tremila anni fa, da uno tzunami spaventoso; un maremoto gigantesco che aveva ricoperto tutto, nuraghi compresi. I mecenati-finanziatori de “L’Isola che c’è” sono animati da un duplice interesse che sposa cultura e marketing territoriale. Vogliono sostenere Sergio Frau finanziando la sua associazione Ajò, e allo stesso tempo, sfrutteranno la sua suggestiva teoria in chiave archeoturistica.
Un altro risvolto, caro al comitato, è quello del “Sardinian pride” , notevolmente ringalluzzito grazie al libro di Frau “ Le colonne d’Ercole, un’inchiesta”. Al baffuto giornalista di Repubblica è stato riconosciuto il merito di aver riscoperto le radici del popolo sardo. E, soprattutto, di aver descritto i Sardi come protagonisti di un’epoca e non come subalterni, perenni conquistati nel Mediterraneo.
L’iniziativa barbaricina permetterà ora a Sergio Frau di cercare sulle coste sarde, le prove geologiche di quel maremoto (lo “schiaffo di Poseidone” narrato da Platone) che, in pochi attimi, avrebbe cancellato una delle civiltà più straordinarie dell'antichità, costringendo i nuragici-atlantidei a rifugiarsi sui monti dell'interno.
L'Atlantide “dalle eterne primavere, mille metalli e una selva di costruzioni portentose” potrebbe quindi essere la Sardegna del II a. C. La tesi del libro di Frau, giudicata molto verosimile da archeologici e storici di fama, è sostenuta anche da una mostra fotografica ("Le immagini segrete dell'Isola Mito") allestita prima nella sede Unesco di Parigi e poi all'Accademia dei Lincei di Roma con un convegno sul tema e servizio sul Tg1 Storia.
mercoledì, dicembre 13, 2006
Aspettando Natale...in America
Giacomo Bondi da Washington per www.marellagiovannelli.com (sezione Marella Giovannelli)
Arriva (o incombe) il Natale con tutto il suo carico di tradizioni sacre & profane. Avendo nell’amico Giacomo Bondi un “corrispondente” specialissimo da Washington, gli abbiamo chiesto di descriverci le usanze americane. Lui ha gentilmente aderito alla richiesta preparando per noi un servizio, pieno di notizie e curiosità, che ha diviso in tre parti: preparazione, shopping e vigilia/giorno di Natale.
Testo e foto di Giacomo Bondi (1° parte)
“Il Natale per certi aspetti è una festa uguale in tutto il mondo. Tuttavia, diversità culturali, oltre che religiose, creano in realtà notevoli differenze tra una regione ed un'altra. Negli Stati Uniti, nazione ultra tradizionalista, il Natale non è visto come un giorno ma come una stagione che inizia a Thanksgiving e finisce dopo Capodanno. La preparazione, normalmente inizia durante la settimana del Ringraziamento. Ci sono delle aziende agricole specializzate nella produzione di alberi di Natale che, a partire da metà Novembre, vengono messi in vendita.
Questi sono alberi piantati, curati e potati costantemente in modo da assumere la forma perfetta dell'albero di Natale. Ogni anno, ovviamente, sono di nuovo ripiantati in un ciclo più lungo ma non dissimile dagli allevamenti del pesce in vasche. Gli alberi tagliati vengono portati nelle città e venduti per lo più in parcheggi o lotti di terreno vuoti, presi in affitto per la stagione.
Molte famiglie preferiscono invece recarsi direttamente nelle apposite aziende agricole dove possono scegliere e tagliare il proprio albero. Questa solitamente è un'occasione per fare una gita familiare in campagna. In genere le aziende hanno un fienile od un capannone che è la base di partenza. Tradizionalmente, ai clienti che arrivano vengono offerte delle bibite calde, spesso alla mela e cannella e dei biscotti fatti in casa.
Bibite in mano, tutti salgono su dei carri tirati da un trattore o da cavalli. Nel carro vengono messe delle balle di fieno che servono da sedili. Il trattore continua a circolare, caricando e scaricando gli acquirenti in vari punti dell'azienda dove ci sono vari tipi di alberi, normalmente di sei o sette tipi, più o meno profumati e, naturalmente, di altezze diverse.
Ogni famiglia vaga per i filari e sceglie l'albero preferito. A questo punto i più intraprendenti lo tagliano personalmente, altri lo fanno tagliare dal personale. Ritornati alla base l'albero, "involto" in una retina speciale che lo protegge, viene caricato sull'automobile.
Una volta a casa la decorazione dell'albero "Trimming the tree" è quasi sempre un'occasione speciale. Qualcuno la fa solo in famiglia, altri invitano parenti ed amici. Questa è la prima festa della stagione di Natale.
Solitamente viene offerto "L'egg nog", una bibita strettamente natalizia a base di uovo (tipo il vov). Ai bambini ed ai fanatici religiosi restii al demone alcol, è servita analcolica. Invece, quando è per “i grandi” viene aggiunta a bourbon o rum. Musiche di Natale di sottofondo sono garantite. Chi ha il pianoforte le suona dal vivo e tutti le cantano in coro. E' di buon augurio che ognuno aggiunga qualche decorazione all'albero. Questa è una delle poche occasioni dell'anno in cui le generazioni della famiglia si incontrano per una serata allegra e spensierata.
Il “Natale americano” di Giacomo Bondi continua nei prossimi giorni...
Arriva (o incombe) il Natale con tutto il suo carico di tradizioni sacre & profane. Avendo nell’amico Giacomo Bondi un “corrispondente” specialissimo da Washington, gli abbiamo chiesto di descriverci le usanze americane. Lui ha gentilmente aderito alla richiesta preparando per noi un servizio, pieno di notizie e curiosità, che ha diviso in tre parti: preparazione, shopping e vigilia/giorno di Natale.
Testo e foto di Giacomo Bondi (1° parte)
“Il Natale per certi aspetti è una festa uguale in tutto il mondo. Tuttavia, diversità culturali, oltre che religiose, creano in realtà notevoli differenze tra una regione ed un'altra. Negli Stati Uniti, nazione ultra tradizionalista, il Natale non è visto come un giorno ma come una stagione che inizia a Thanksgiving e finisce dopo Capodanno. La preparazione, normalmente inizia durante la settimana del Ringraziamento. Ci sono delle aziende agricole specializzate nella produzione di alberi di Natale che, a partire da metà Novembre, vengono messi in vendita.
Questi sono alberi piantati, curati e potati costantemente in modo da assumere la forma perfetta dell'albero di Natale. Ogni anno, ovviamente, sono di nuovo ripiantati in un ciclo più lungo ma non dissimile dagli allevamenti del pesce in vasche. Gli alberi tagliati vengono portati nelle città e venduti per lo più in parcheggi o lotti di terreno vuoti, presi in affitto per la stagione.
Molte famiglie preferiscono invece recarsi direttamente nelle apposite aziende agricole dove possono scegliere e tagliare il proprio albero. Questa solitamente è un'occasione per fare una gita familiare in campagna. In genere le aziende hanno un fienile od un capannone che è la base di partenza. Tradizionalmente, ai clienti che arrivano vengono offerte delle bibite calde, spesso alla mela e cannella e dei biscotti fatti in casa.
Bibite in mano, tutti salgono su dei carri tirati da un trattore o da cavalli. Nel carro vengono messe delle balle di fieno che servono da sedili. Il trattore continua a circolare, caricando e scaricando gli acquirenti in vari punti dell'azienda dove ci sono vari tipi di alberi, normalmente di sei o sette tipi, più o meno profumati e, naturalmente, di altezze diverse.
Ogni famiglia vaga per i filari e sceglie l'albero preferito. A questo punto i più intraprendenti lo tagliano personalmente, altri lo fanno tagliare dal personale. Ritornati alla base l'albero, "involto" in una retina speciale che lo protegge, viene caricato sull'automobile.
Una volta a casa la decorazione dell'albero "Trimming the tree" è quasi sempre un'occasione speciale. Qualcuno la fa solo in famiglia, altri invitano parenti ed amici. Questa è la prima festa della stagione di Natale.
Solitamente viene offerto "L'egg nog", una bibita strettamente natalizia a base di uovo (tipo il vov). Ai bambini ed ai fanatici religiosi restii al demone alcol, è servita analcolica. Invece, quando è per “i grandi” viene aggiunta a bourbon o rum. Musiche di Natale di sottofondo sono garantite. Chi ha il pianoforte le suona dal vivo e tutti le cantano in coro. E' di buon augurio che ognuno aggiunga qualche decorazione all'albero. Questa è una delle poche occasioni dell'anno in cui le generazioni della famiglia si incontrano per una serata allegra e spensierata.
Il “Natale americano” di Giacomo Bondi continua nei prossimi giorni...
lunedì, dicembre 11, 2006
Berlusconi Cavaliere -Testimone tra gardenie e riccioli d’oro s’Impiglia
Mara Malda per www.marellagiovannelli.com
Nell’agosto del 2002 l’allora ventunenne Francesca Romana Impiglia, sbarcata alla Certosa di Porto Rotondo come segretaria personale di Silvio Berlusconi, aveva scatenato fantasie più o meno maliziose.
Grande scalpore seguì alla pubblicazione di qualche foto, scattata da Massimo Sestini, dell’Impiglia in vacanza-lavoro tra jogging, gite in barca e passeggiate nel parco con il Cavaliere, solo o accompagnato dagli amici più fidati.
Ora, a distanza di quattro anni, in un irresistibile reportage fotografico, firmato da Umberto Pizzi e pubblicato su Dagospia, ritroviamo sull’altare l’indimenticabile riccioli d’oro Francesca Romana, diventata nel frattempo giornalista del TG4.
L’Impiglia, sabato scorso, si è sposata a Roma, nella chiesa di San Lorenzo in Lucina, con un ragazzone dall’aria simpatica che si chiama Jimmy De Denaro.
Testimone di nozze di Francesca Romana: Silvio Berlusconi che l’implacabile Pizzi ha immortalato in espressioni molto stimolanti da interpretare, non convenzionali, poco gaudenti e comunque interessanti per gli osservatori più attenti.
Il servizio completo, con tante immagini del matrimonio e degli invitati, lo trovate su www.dagospia.com. Questa invece è una selezione, arbitrariamente maramalda, delle foto del Cavaliere-Testimone, scattate da Pizzi, alle nozze Impiglia-De Denaro.
Nell’agosto del 2002 l’allora ventunenne Francesca Romana Impiglia, sbarcata alla Certosa di Porto Rotondo come segretaria personale di Silvio Berlusconi, aveva scatenato fantasie più o meno maliziose.
Grande scalpore seguì alla pubblicazione di qualche foto, scattata da Massimo Sestini, dell’Impiglia in vacanza-lavoro tra jogging, gite in barca e passeggiate nel parco con il Cavaliere, solo o accompagnato dagli amici più fidati.
Ora, a distanza di quattro anni, in un irresistibile reportage fotografico, firmato da Umberto Pizzi e pubblicato su Dagospia, ritroviamo sull’altare l’indimenticabile riccioli d’oro Francesca Romana, diventata nel frattempo giornalista del TG4.
L’Impiglia, sabato scorso, si è sposata a Roma, nella chiesa di San Lorenzo in Lucina, con un ragazzone dall’aria simpatica che si chiama Jimmy De Denaro.
Testimone di nozze di Francesca Romana: Silvio Berlusconi che l’implacabile Pizzi ha immortalato in espressioni molto stimolanti da interpretare, non convenzionali, poco gaudenti e comunque interessanti per gli osservatori più attenti.
Il servizio completo, con tante immagini del matrimonio e degli invitati, lo trovate su www.dagospia.com. Questa invece è una selezione, arbitrariamente maramalda, delle foto del Cavaliere-Testimone, scattate da Pizzi, alle nozze Impiglia-De Denaro.
giovedì, dicembre 07, 2006
Un tempio e una tomba: dal sottosuolo di Olbia ancora tesori e misteri
Testo e foto di Marella Giovannelli per www.marellagiovannelli.com
Il sottosuolo di Olbia continua a stupire. I resti di un grande tempio e una tomba del tipo a “mensa con dispositivo di refrigerium” sono stati rinvenuti in Corso Umberto dagli archeologi della Soprintendenza.
La struttura templare chiudeva ad ovest la piazza lastricata di età romana scoperta nell’ottobre scorso di fronte al Municipio. Facevano parte della sistemazione urbanistica data dagli imperatori della dinastia Flavia all’accesso monumentale alla città per chi approdava dal porto.
L’intero complesso, costituito dalla piazza con le annesse botteghe, un impianto di lavorazione dei murici per l'estrazione della porpora e questo tempio, si candida sempre di più ad essere individuato come il Foro di Olbia romana.
La grande sala o cella del culto era lunga 12 metri e terminava con una fila di colonne che forse inquadravano un altare o la statua del culto. La “ruota” di granito poggiata sul pavimento verso la metà della cella può essere un simbolo del potere divino o di quello imperiale.
Rinvenuta anche una tomba piuttosto complessa e rara, costituita da un muretto sovrastato da embrici disposti a tettuccio, una copertura in cemento e un foro quadrato per introdurre, direttamente nella tomba, offerte periodiche di alimenti di vario genere. La stranezza è che nessun resto umano è stato trovato in questa sepoltura. Il monumento funebre è stato realizzato per contenere la massa di terra che lo riempie completamente.
Questa, oltre ai frammenti di ceramiche e vetri, ha restituito speciali mattoncini, tessere di mosaico, un tesoretto di monete, un anello di bronzo o argento, molti spilloni in osso per capelli e un orecchino d’oro con pietra blu di lapislazzuli.
Lo scavo ha mostrato chiaramente che il rituale del refrigerium, cioè l’introduzione periodica di cibo, si svolgeva ugualmente anche se, in questo caso, gli alimenti non erano destinati ad un defunto ma alla terra contenuta nella tomba.
La spiegazione più probabile è che questa terra avesse un forte valore sacro. Magari in connessione ad una specifica persona morta su un certo suolo e della quale non era disponibile il corpo.
Il tipo di sepoltura, risalente alla fine del III sec. d. C. fa pensare alla religione cristiana nel suo precoce diffondersi proprio ad Olbia, come primo approccio alla Sardegna. Le monete, aspetto importante della ritualità funeraria, potevano trovarsi all’interno della tomba e quindi essere usate come elementi del corredo personale del defunto, o all’esterno della sepoltura, come “obolo offerta”. Anche questi ultimi rinvenimenti sono stati effettuati nel corso dei lavori, commissionati dal Comune, per la sistemazione dei sottoservizi nel centro storico.
Sempre nella zona del porto vecchio di Olbia, tra il luglio del 1999 e il dicembre del 2001, durante gli scavi per la realizzazione del tunnel, sono stati recuperati, conservati nel fango, 24 relitti di navi, di cui due dell'epoca di Nerone, 16 risalenti al periodo dell'invasione vandalica e due, importantissimi, dell'età giudicale.
Ritrovati anche tre alberi di nave, di cui uno lungo otto metri; cinque timoni, strutture ed attrezzature di un cantiere navale romano più una eccezionale quantità di materiale archeologico, sistemato in 600 casse, a documentare 25 secoli di storia della città.
Relitti e reperti, ora in fase di restauro, sono i resti, la memoria e la prova di un evento traumatico e drammatico: l’affondamento ad opera dei Vandali di una flotta ormeggiata nell’antico porto di Olbia.
Il sottosuolo di Olbia continua a stupire. I resti di un grande tempio e una tomba del tipo a “mensa con dispositivo di refrigerium” sono stati rinvenuti in Corso Umberto dagli archeologi della Soprintendenza.
La struttura templare chiudeva ad ovest la piazza lastricata di età romana scoperta nell’ottobre scorso di fronte al Municipio. Facevano parte della sistemazione urbanistica data dagli imperatori della dinastia Flavia all’accesso monumentale alla città per chi approdava dal porto.
L’intero complesso, costituito dalla piazza con le annesse botteghe, un impianto di lavorazione dei murici per l'estrazione della porpora e questo tempio, si candida sempre di più ad essere individuato come il Foro di Olbia romana.
La grande sala o cella del culto era lunga 12 metri e terminava con una fila di colonne che forse inquadravano un altare o la statua del culto. La “ruota” di granito poggiata sul pavimento verso la metà della cella può essere un simbolo del potere divino o di quello imperiale.
Rinvenuta anche una tomba piuttosto complessa e rara, costituita da un muretto sovrastato da embrici disposti a tettuccio, una copertura in cemento e un foro quadrato per introdurre, direttamente nella tomba, offerte periodiche di alimenti di vario genere. La stranezza è che nessun resto umano è stato trovato in questa sepoltura. Il monumento funebre è stato realizzato per contenere la massa di terra che lo riempie completamente.
Questa, oltre ai frammenti di ceramiche e vetri, ha restituito speciali mattoncini, tessere di mosaico, un tesoretto di monete, un anello di bronzo o argento, molti spilloni in osso per capelli e un orecchino d’oro con pietra blu di lapislazzuli.
Lo scavo ha mostrato chiaramente che il rituale del refrigerium, cioè l’introduzione periodica di cibo, si svolgeva ugualmente anche se, in questo caso, gli alimenti non erano destinati ad un defunto ma alla terra contenuta nella tomba.
La spiegazione più probabile è che questa terra avesse un forte valore sacro. Magari in connessione ad una specifica persona morta su un certo suolo e della quale non era disponibile il corpo.
Il tipo di sepoltura, risalente alla fine del III sec. d. C. fa pensare alla religione cristiana nel suo precoce diffondersi proprio ad Olbia, come primo approccio alla Sardegna. Le monete, aspetto importante della ritualità funeraria, potevano trovarsi all’interno della tomba e quindi essere usate come elementi del corredo personale del defunto, o all’esterno della sepoltura, come “obolo offerta”. Anche questi ultimi rinvenimenti sono stati effettuati nel corso dei lavori, commissionati dal Comune, per la sistemazione dei sottoservizi nel centro storico.
Sempre nella zona del porto vecchio di Olbia, tra il luglio del 1999 e il dicembre del 2001, durante gli scavi per la realizzazione del tunnel, sono stati recuperati, conservati nel fango, 24 relitti di navi, di cui due dell'epoca di Nerone, 16 risalenti al periodo dell'invasione vandalica e due, importantissimi, dell'età giudicale.
Ritrovati anche tre alberi di nave, di cui uno lungo otto metri; cinque timoni, strutture ed attrezzature di un cantiere navale romano più una eccezionale quantità di materiale archeologico, sistemato in 600 casse, a documentare 25 secoli di storia della città.
Relitti e reperti, ora in fase di restauro, sono i resti, la memoria e la prova di un evento traumatico e drammatico: l’affondamento ad opera dei Vandali di una flotta ormeggiata nell’antico porto di Olbia.
Così parlò Fabrizio Corona il Loquace
Testo e foto Mara Malda per www.marellagiovannelli.com
Un articolo intitolato “La fabbrica del gossip” pubblicato su “Panorama” il 13 giugno 2005, firmato da Stefania Berbenni, merita oggi di essere ripescato e riletto. Vista la lunghezza del testo, consultabile integralmente sul sito on-line del settimanale, ho selezionato le parti più attuali, relative a vicende e personaggi di cui si parla e si scrive molto in queste ore. Colpisce anche la loquacità di Fabrizio Corona nel raccontare quello che lui stesso definisce “un mercato oscuro dei servizi fotografici”.
“...Un tempo il fotoreporter di turno si sarebbe appostato fuori della villa del divo, qualche paparazzata e via. Oggi funziona diversamente: lo dice chi ha sparigliato le carte nella partita del pettegolezzo, Fabrizio Corona, fisico da antico greco, testa da manager del Tremila. Tre anni fa ha fondato la Corona's, piccola agenzia fotografica che in poche stagioni sta dando grattacapi ai due colossi storici del pettegolezzo per immagini, Olympia e Unopress. Racconta come fa: «Noi produciamo gossip, non lo aspettiamo. Abbiamo le nostre talpe, le soffiate: sappiamo dove mandare i fotografi. Certe volte l'artista stesso ci dice cosa fa e con chi».
La Corona's è al secondo piano di un palazzo milanese, sulla sua testa, al quinto, c'è la Lm management, l'agenzia di artisti di Lele Mora, agente potente e festaiolo. Che ricorda: «Sono io a dire ai miei artisti con quali giornali parlare e cosa dire».
Le due società non hanno nulla in comune a livello di ragione sociale, ma la contiguità non è solo condominiale: Lele Mora gestisce molti artisti che Fabrizio Corona paparazza. Casualità o strategia? Dietro le confessioni di Vento e Fabiani c'erano i due.
Anche Aida Yespica, ex di Pippo Inzaghi e Flavio Briatore, è un'artista della Lm management: la modella è finita recentemente sui giornali per un servizio pepatissimo venduto proprio dalla Corona's (la sua foto figurava in un sito di ragazze a pagamento). «C'è anche un mercato oscuro dei servizi fotografici. Mi spiego: quando becchiamo qualcuno, ci sono tre possibilità» continua Corona. «Se lo scoop è particolarmente delicato, o chiamiamo direttamente l'interessato, che può decidere di toglierlo dal mercato acquistandolo, o lo offriamo al giornale; terza via: il paparazzato viene a sapere delle foto e tenta di fermarle accordandosi con il direttore».
Le tariffe del business variano a seconda di chi è stato colto in fallo: «Fino a 50 mila euro per uno scoop da sfasciafamiglie, da 30 a 50 mila per quelli sui neofidanzati» spara Corona. E poi c'è l'indotto: attrice, velina, tronista, ballerino può prendere anche 200 mila euro l'anno per vestire una data marca, 3-7 mila euro per una serata in discoteca o una convention.
Soffiate e fortuna non bastano a mettere a segno decine di scoop. A Porto Cervo, Lele Mora ha due ville pensate per dare ospitalità ai suoi artisti. A giudicare dalle tresche che sono nate sotto il faraonico tetto sardo, si direbbe che Cupido (o un taroccato sostituto) sia l'invitato d'ufficio. Diciannove camere, una quarantina di posti letto, cene e feste puntualmente documentate dai flash. In due parole, il regno delle squinzie e di chi le vuole...”
Un articolo intitolato “La fabbrica del gossip” pubblicato su “Panorama” il 13 giugno 2005, firmato da Stefania Berbenni, merita oggi di essere ripescato e riletto. Vista la lunghezza del testo, consultabile integralmente sul sito on-line del settimanale, ho selezionato le parti più attuali, relative a vicende e personaggi di cui si parla e si scrive molto in queste ore. Colpisce anche la loquacità di Fabrizio Corona nel raccontare quello che lui stesso definisce “un mercato oscuro dei servizi fotografici”.
“...Un tempo il fotoreporter di turno si sarebbe appostato fuori della villa del divo, qualche paparazzata e via. Oggi funziona diversamente: lo dice chi ha sparigliato le carte nella partita del pettegolezzo, Fabrizio Corona, fisico da antico greco, testa da manager del Tremila. Tre anni fa ha fondato la Corona's, piccola agenzia fotografica che in poche stagioni sta dando grattacapi ai due colossi storici del pettegolezzo per immagini, Olympia e Unopress. Racconta come fa: «Noi produciamo gossip, non lo aspettiamo. Abbiamo le nostre talpe, le soffiate: sappiamo dove mandare i fotografi. Certe volte l'artista stesso ci dice cosa fa e con chi».
La Corona's è al secondo piano di un palazzo milanese, sulla sua testa, al quinto, c'è la Lm management, l'agenzia di artisti di Lele Mora, agente potente e festaiolo. Che ricorda: «Sono io a dire ai miei artisti con quali giornali parlare e cosa dire».
Le due società non hanno nulla in comune a livello di ragione sociale, ma la contiguità non è solo condominiale: Lele Mora gestisce molti artisti che Fabrizio Corona paparazza. Casualità o strategia? Dietro le confessioni di Vento e Fabiani c'erano i due.
Anche Aida Yespica, ex di Pippo Inzaghi e Flavio Briatore, è un'artista della Lm management: la modella è finita recentemente sui giornali per un servizio pepatissimo venduto proprio dalla Corona's (la sua foto figurava in un sito di ragazze a pagamento). «C'è anche un mercato oscuro dei servizi fotografici. Mi spiego: quando becchiamo qualcuno, ci sono tre possibilità» continua Corona. «Se lo scoop è particolarmente delicato, o chiamiamo direttamente l'interessato, che può decidere di toglierlo dal mercato acquistandolo, o lo offriamo al giornale; terza via: il paparazzato viene a sapere delle foto e tenta di fermarle accordandosi con il direttore».
Le tariffe del business variano a seconda di chi è stato colto in fallo: «Fino a 50 mila euro per uno scoop da sfasciafamiglie, da 30 a 50 mila per quelli sui neofidanzati» spara Corona. E poi c'è l'indotto: attrice, velina, tronista, ballerino può prendere anche 200 mila euro l'anno per vestire una data marca, 3-7 mila euro per una serata in discoteca o una convention.
Soffiate e fortuna non bastano a mettere a segno decine di scoop. A Porto Cervo, Lele Mora ha due ville pensate per dare ospitalità ai suoi artisti. A giudicare dalle tresche che sono nate sotto il faraonico tetto sardo, si direbbe che Cupido (o un taroccato sostituto) sia l'invitato d'ufficio. Diciannove camere, una quarantina di posti letto, cene e feste puntualmente documentate dai flash. In due parole, il regno delle squinzie e di chi le vuole...”
martedì, dicembre 05, 2006
Lele Mora nell’occhio del ciclone: è tutto un trema-trema, nega-nega e fuggi-fuggi
Testo e foto di Mara Malda per www.marellagiovannelli.com
Lele Mora indagato? E’ tutto un trema-trema, nega-nega e fuggi-fuggi.
Ora tutti fanno a gara per prendere le distanze dall’agente-amico-confidente-anfitrione e regista di tante storie, storiacce e storielle, studiate a tavolino e non certo da solo. Il reato ipotizzato dalla procura di Potenza, che per il momento non conferma né smentisce, sarebbe quello di associazione a delinquere finalizzata all'estorsione.
In attesa di eventuali e/o ulteriori sviluppi giudiziari sul “caso Mora” , basta leggere gli articoli contenuti in questo sito per farsi un’ idea del personaggio e della sua corte estiva. Fino allo scorso anno la scuderia del “Lele adorato” (a cui in tanti e tante baciavano pantofola e mano) comprendeva anche una decina di giornalisti (e qualche noto direttore) oltre a famosi cantanti, popolari conduttrici, bellezze in rampa di lancio, affermati imprenditori e una cerchia riservata di clienti non anonimi ma innominabili.
Il troppo di tutto solitamente stroppia: sicuramente lo pensava anche Lele Mora quando era tempestato di telefonate con vip-richieste da soddisfare alla velocità della luce e senza badare a spese. La stagione lelemorica in Costa Smeralda, anche quest’anno, si è guadagnata la ribalta, malgrado qualche tegola tutta sarda e un codazzo molto più ridotto del solito.
Le “primizie” e i “contorni” portati da Lele, sono state apprezzati al Billionaire ma anche alla Certosa e al Cala di Volpe. Il Mora, abituato ad essere seguito da belli & belle e circondato da ricchi & potenti, oggi dice di sentirsi “travolto da un caterpillar” e di non aver fatto niente di tutto ciò che i giornali scrivono.
Davanti al pm di Potenza Henry John Woodcock, hanno sfilato decine di personaggi più o meno famosi (trapelati i nomi di Simona Ventura,Michelle Hunziker, Manuela Arcuri, Francesca Lodo, Aida Yespica, Ana Laura Ribas, Emilio Fede, Pietro Calabrese, Stefano Ricucci, Vincenzo Montella e l'attaccante dell'Inter Adriano). Tutti loro, insieme ad altri, sono stati sentiti come parti lese nell’inchiesta che vedrebbe coinvolti Lele Mora e Fabrizio Corona in un presunto giro di ricatti fotografici con accuse che arriverebbero fino all’estorsione, allo sfruttamento della prostituzione e al traffico di droga.
I legali nel dichiarare “ l’assoluta estraneità del signor Mora alle ipotesi di reato ascrittegli ed irresponsabilmente divulgate dagli organi di stampa”, precisano che il loro assistito è “incondizionatamente a disposizione della magistratura competente per far chiarezza sulla vicenda”. E l’ipotesi dei segreti di corte e di cortile rivelati dal re in disgrazia sta già togliendo il sonno a molti.
Lele Mora indagato? E’ tutto un trema-trema, nega-nega e fuggi-fuggi.
Ora tutti fanno a gara per prendere le distanze dall’agente-amico-confidente-anfitrione e regista di tante storie, storiacce e storielle, studiate a tavolino e non certo da solo. Il reato ipotizzato dalla procura di Potenza, che per il momento non conferma né smentisce, sarebbe quello di associazione a delinquere finalizzata all'estorsione.
In attesa di eventuali e/o ulteriori sviluppi giudiziari sul “caso Mora” , basta leggere gli articoli contenuti in questo sito per farsi un’ idea del personaggio e della sua corte estiva. Fino allo scorso anno la scuderia del “Lele adorato” (a cui in tanti e tante baciavano pantofola e mano) comprendeva anche una decina di giornalisti (e qualche noto direttore) oltre a famosi cantanti, popolari conduttrici, bellezze in rampa di lancio, affermati imprenditori e una cerchia riservata di clienti non anonimi ma innominabili.
Il troppo di tutto solitamente stroppia: sicuramente lo pensava anche Lele Mora quando era tempestato di telefonate con vip-richieste da soddisfare alla velocità della luce e senza badare a spese. La stagione lelemorica in Costa Smeralda, anche quest’anno, si è guadagnata la ribalta, malgrado qualche tegola tutta sarda e un codazzo molto più ridotto del solito.
Le “primizie” e i “contorni” portati da Lele, sono state apprezzati al Billionaire ma anche alla Certosa e al Cala di Volpe. Il Mora, abituato ad essere seguito da belli & belle e circondato da ricchi & potenti, oggi dice di sentirsi “travolto da un caterpillar” e di non aver fatto niente di tutto ciò che i giornali scrivono.
Davanti al pm di Potenza Henry John Woodcock, hanno sfilato decine di personaggi più o meno famosi (trapelati i nomi di Simona Ventura,Michelle Hunziker, Manuela Arcuri, Francesca Lodo, Aida Yespica, Ana Laura Ribas, Emilio Fede, Pietro Calabrese, Stefano Ricucci, Vincenzo Montella e l'attaccante dell'Inter Adriano). Tutti loro, insieme ad altri, sono stati sentiti come parti lese nell’inchiesta che vedrebbe coinvolti Lele Mora e Fabrizio Corona in un presunto giro di ricatti fotografici con accuse che arriverebbero fino all’estorsione, allo sfruttamento della prostituzione e al traffico di droga.
I legali nel dichiarare “ l’assoluta estraneità del signor Mora alle ipotesi di reato ascrittegli ed irresponsabilmente divulgate dagli organi di stampa”, precisano che il loro assistito è “incondizionatamente a disposizione della magistratura competente per far chiarezza sulla vicenda”. E l’ipotesi dei segreti di corte e di cortile rivelati dal re in disgrazia sta già togliendo il sonno a molti.
domenica, dicembre 03, 2006
Dalla piazza di San Giovanni al parco di Porto Rotondo: il riposo di Berlusconi
Testo con foto Mara Malda per www.marellagiovannelli.com
Silvio Berlusconi si è regalato un blitz domenicale nel parco della Certosa a Porto Rotondo per festeggiare il grande successo della manifestazione romana.
Chi lo ha visto, a passeggio tra il roseto e il palmeto, sotto il vulcano (finto) spento e sopra la collinetta-belvedere, lo ha trovato ringalluzzito, ringiovanito e felice come una Pasqua.
Al Cavaliere, che ha controllato gli alberi, cactus, i fiori e le papere dentro il laghetto, tante congratulazioni da parte degli amici galluresi e nessuna domanda sul ventilato pacemaker.
Al riguardo, circolano tre differenti versioni: già applicato, programmato per i prossimi giorni, assolutamente non necessario.
Chi davvero sa, per ora tace.
Silvio Berlusconi si è regalato un blitz domenicale nel parco della Certosa a Porto Rotondo per festeggiare il grande successo della manifestazione romana.
Chi lo ha visto, a passeggio tra il roseto e il palmeto, sotto il vulcano (finto) spento e sopra la collinetta-belvedere, lo ha trovato ringalluzzito, ringiovanito e felice come una Pasqua.
Al Cavaliere, che ha controllato gli alberi, cactus, i fiori e le papere dentro il laghetto, tante congratulazioni da parte degli amici galluresi e nessuna domanda sul ventilato pacemaker.
Al riguardo, circolano tre differenti versioni: già applicato, programmato per i prossimi giorni, assolutamente non necessario.
Chi davvero sa, per ora tace.
mercoledì, novembre 29, 2006
Dalle guglie del Cremlino ai tetti di Guttuso: venduta ad un Russo villa Marzotto
Testo e foto di Mara Malda in www.marellagiovannelli.com
A Porto Rotondo la notizia circola insistentemente: Paola Marzotto, figlia di Marta e madre di Beatrice Borromeo, ha venduto ad un amico russo (si parla di 18 milioni di euro) la magnifica villa sul mare di Punta Volpe. Cuore della casa è il celebre salotto affrescato da Renato Guttuso con i suoi inconfondibili tetti mediterranei.
Straordinario anche il volo di colombe in legno, sempre opera del Maestro siciliano sul camino-scultura di Andrea Cascella. E il motivo delle colombe, simbolo di pace, si ritrova nel bagno della stessa villa, dipinto come un cielo da Guttuso. Villa Marzotto è solo l’ultima, in ordine di tempo, delle dimore “eccellenti” vendute ai magnati di Mosca o San Pietroburgo. Sempre alla ricerca di proprietà sul mare, hanno già acquistato le più belle, a cominciare da villa Minerva, anche questa sulla spiaggia di Punta Volpe, venduta da Veronica Lario a Roustam Tariko per una trentina di miliardi delle vecchie lire.
Ha invece scelto Punta Lada, l’industriale Vyacheslav Kantor, presidente del Congresso Ebraico Russo, che, nel giro di un paio di anni, ha acquistato due ville-gioiello, pagando la prima 19 e la seconda 23 miliardi di ex lire.
La scorsa primavera, un altro russo, potente e riservato, si è accaparrato ad un prezzo molto interessante, una villa a Punta Volpe dove ha trascorso le vacanze estive. In espansione, oltre ai proprietari, anche gli affittuari con sbarchi multipli di famiglie russe, spesso legate, tra loro, da rapporti d’amicizia o d’affari. A questo punto, Porto Rotondo, più che ospitare una colonia, appare sempre più colonizzata dai Russi.
A Porto Rotondo la notizia circola insistentemente: Paola Marzotto, figlia di Marta e madre di Beatrice Borromeo, ha venduto ad un amico russo (si parla di 18 milioni di euro) la magnifica villa sul mare di Punta Volpe. Cuore della casa è il celebre salotto affrescato da Renato Guttuso con i suoi inconfondibili tetti mediterranei.
Straordinario anche il volo di colombe in legno, sempre opera del Maestro siciliano sul camino-scultura di Andrea Cascella. E il motivo delle colombe, simbolo di pace, si ritrova nel bagno della stessa villa, dipinto come un cielo da Guttuso. Villa Marzotto è solo l’ultima, in ordine di tempo, delle dimore “eccellenti” vendute ai magnati di Mosca o San Pietroburgo. Sempre alla ricerca di proprietà sul mare, hanno già acquistato le più belle, a cominciare da villa Minerva, anche questa sulla spiaggia di Punta Volpe, venduta da Veronica Lario a Roustam Tariko per una trentina di miliardi delle vecchie lire.
Ha invece scelto Punta Lada, l’industriale Vyacheslav Kantor, presidente del Congresso Ebraico Russo, che, nel giro di un paio di anni, ha acquistato due ville-gioiello, pagando la prima 19 e la seconda 23 miliardi di ex lire.
La scorsa primavera, un altro russo, potente e riservato, si è accaparrato ad un prezzo molto interessante, una villa a Punta Volpe dove ha trascorso le vacanze estive. In espansione, oltre ai proprietari, anche gli affittuari con sbarchi multipli di famiglie russe, spesso legate, tra loro, da rapporti d’amicizia o d’affari. A questo punto, Porto Rotondo, più che ospitare una colonia, appare sempre più colonizzata dai Russi.
domenica, novembre 26, 2006
Il collasso con appello-testamento di Berlusconi
Testo con foto Mara Malda per www.marellagiovannelli.com
Immagini choc quelle trasmesse da tutti i telegiornali “normali” (Emilio Fede non fa testo) sul malore di Berlusconi che prima di svenire è comunque riuscito, con il viso segnato dalla sofferenza, a pronunciare, una sorta di appello-testamento:“...Il mio obiettivo fondamentale è quello di convincere tutte le forze della Casa delle libertà a fondersi in un unico e più grande partito della libertà. Questo è il mio appello, è quello che penso di poter lasciare come eredità della mia azione politica. E ora scusatemi, la commozione ha prevalso e io...”
A quel punto Berlusconi è svenuto “in diretta”; una scena diffusa dalle televisioni di tutto il mondo (ridicola e pretestuosa la censura di Fede) e battuta dalle agenzie di stampa nazionali ed internazionali. Quando il Cavaliere ha ripreso i sensi (e lo spirito) ha subito ironizzato con un medico iper-barbuto chiedendogli. “Ma lei chi è? Bin Laden?”.
L’ex-premier prima di entrare al San Raffaele per accertamenti ha fatto tappa davanti ai microfoni per lanciare un messaggio rassicurante sul suo stato di salute. “Sto bene - ha detto - sto bene, è stato un collasso dovuto ad una serie di cause: la stanchezza, il caldo, le preoccupazioni di questi giorni e gli antibiotici presi dopo l’operazione al menisco”.
Berlusconi, nell’elenco delle cause, ha però scordato di mettere quella commozione alla quale lui stesso aveva accennato all’inizio del suo discorso, commentando, con queste parole, l’accoglienza entusiasta di tanti giovani al Palamadigan di Montecatini Terme: “Voi non mettete in conto il fatto che noi vecchietti siamo esposti alla commozione e che questa commozione può fare brutti scherzi al cuore”.
Cavaliere, non c’induca in tentazione
Testo e foto di Mara Malda per www.marellagiovannelli.com
L’incontinenza verbale di Silvio Berlusconi è cosa nota. “I pensieri mi escono dalla bocca prima ancora di fermarsi nella mia testa” - così disse lo stesso Cavaliere ad alcuni ospiti, invitati a cena alla Certosa di Porto Rotondo.
Il saggio consiglio: “Conta fino a dieci e poi parla” è sempre stato allegramente ignorato da Berlusconi che, spesso, tracima nei gesti oltre che nelle parole. Iper-galante con le belle donne, ciarliero e loquace in compagnia, il Cavaliere canterino e ballerino presta il fianco a veri e falsi scoop.
Ma spesso, da vera soubrette della politica, fa anche la mossa per “tenere la scena” e tornare alla ribalta. Il buio, la vecchiaia, la solitudine e gli abbandoni sono altrettanti demoni per l’uomo Berlusconi.
Quella “sensazione di rigetto della politica” provata (ed ammessa) una volta diventato ex-Premier, era stata smaltita durante l’estate. In un paio di mesi a Porto Rotondo, il Cavaliere si è ritemprato grazie a una cura intensiva di bagni di folla più che di mare, allegre compagnie, concertini, balletti, vulcanate e trattamenti al caviale per la pelle del viso.
Berlusconi si è divertito a ruota libera e ha parlato a ruota evasa; tutti quelli che hanno avuto l’occasione di incontrarlo avrebbero potuto mettere a segno uno scoop al giorno. Tra frasi, atteggiamenti e frequentazioni, il Cavaliere in vacanza ha fornito un campionario di tentazioni quasi irresistibili e per i giornalisti c’era solo l’imbarazzo della scelta.
Molti ( ma non tutti) hanno comunque capito che c’è una differenza tra uno sfogo privato, una conversazione tra amici e una dichiarazione pubblica. Le esternazioni di Berlusconi “fuori onda” in casa di Daniela Santanchè hanno creato un polverone, forse sollevato ad arte.
Una volta i trastulli erano altri: nascondino, mosca cieca, lo schiaffo del soldato, il teatrino dei burattini, il gioco delle parti, guardie e ladri. Ora, inseguiti dall’onda lunga del tormentone: “Silvio molla o non molla; lo ha detto o non lo ha detto; era serio o era faceto?” , aspettiamo tutti la prossima battuta (persa o lanciata) dal battutista-battitore libero Berlusconi.
L’incontinenza verbale di Silvio Berlusconi è cosa nota. “I pensieri mi escono dalla bocca prima ancora di fermarsi nella mia testa” - così disse lo stesso Cavaliere ad alcuni ospiti, invitati a cena alla Certosa di Porto Rotondo.
Il saggio consiglio: “Conta fino a dieci e poi parla” è sempre stato allegramente ignorato da Berlusconi che, spesso, tracima nei gesti oltre che nelle parole. Iper-galante con le belle donne, ciarliero e loquace in compagnia, il Cavaliere canterino e ballerino presta il fianco a veri e falsi scoop.
Ma spesso, da vera soubrette della politica, fa anche la mossa per “tenere la scena” e tornare alla ribalta. Il buio, la vecchiaia, la solitudine e gli abbandoni sono altrettanti demoni per l’uomo Berlusconi.
Quella “sensazione di rigetto della politica” provata (ed ammessa) una volta diventato ex-Premier, era stata smaltita durante l’estate. In un paio di mesi a Porto Rotondo, il Cavaliere si è ritemprato grazie a una cura intensiva di bagni di folla più che di mare, allegre compagnie, concertini, balletti, vulcanate e trattamenti al caviale per la pelle del viso.
Berlusconi si è divertito a ruota libera e ha parlato a ruota evasa; tutti quelli che hanno avuto l’occasione di incontrarlo avrebbero potuto mettere a segno uno scoop al giorno. Tra frasi, atteggiamenti e frequentazioni, il Cavaliere in vacanza ha fornito un campionario di tentazioni quasi irresistibili e per i giornalisti c’era solo l’imbarazzo della scelta.
Molti ( ma non tutti) hanno comunque capito che c’è una differenza tra uno sfogo privato, una conversazione tra amici e una dichiarazione pubblica. Le esternazioni di Berlusconi “fuori onda” in casa di Daniela Santanchè hanno creato un polverone, forse sollevato ad arte.
Una volta i trastulli erano altri: nascondino, mosca cieca, lo schiaffo del soldato, il teatrino dei burattini, il gioco delle parti, guardie e ladri. Ora, inseguiti dall’onda lunga del tormentone: “Silvio molla o non molla; lo ha detto o non lo ha detto; era serio o era faceto?” , aspettiamo tutti la prossima battuta (persa o lanciata) dal battutista-battitore libero Berlusconi.
giovedì, novembre 23, 2006
Thanksgiving Day tra storia e curiosità: report dell'Amico Americano
Testo e foto dell'Amico Americano per www.marellagiovannelli.com (sezione Mara Malda)
Oggi, giovedì 23 novembre, vedendo due tacchini (uno era Bush) protagonisti di un servizio del telegiornale, mi sono detta - Chi meglio del nostro caro amico americano “Giacomo Bondi”, può descrivere un tipico Thanksgiving Day a stelle e strisce?- Lui, tra un preparativo e l’altro, ha trovato il tempo di soddisfare la mia curiosità, inviandoci anche le foto pubblicate in questo articolo. E io, nel Giorno del Ringraziamento, ringrazio Giacomo che, da Washington, scrive e spiega:
“Thanksgiving, la festa del ringraziamento, negli Stati Uniti, è forse la ricorrenza più importante dell'anno. Unisce la storia della nascita della Nazione ed una tradizione risalente ufficialmente al 1621, in una festa che, non essendo religiosa, è sentita non solo dai Cristiani (come può essere il Natale), ma da tutti.
La leggenda vuole che gli indiani d'America avessero portato dei tacchini come dono ai "pilgrims" e festeggiato insieme. In realtà, era costume degli Inglesi celebrare la fine del raccolto. Trapiantati in America, conservarono questa tradizione che cambiò nome: da Festa di fine raccolto a Giornata del Ringraziamento.
Durante il loro primo inverno americano un indiano di nome Squanto, aiutò gli Inglesi a superare le difficoltà ed il freddo; diventò il loro “maestro di caccia” e, anche da questa circostanza, fu originata la leggenda. Successivamente Squanto fu portato in Inghilterra dove visse per molto tempo. Dopo nove anni tornò in America; "rapito" da Thomas Hunt, ufficiale al seguito del conquistador John Smith, fu portato in Portogallo per essere venduto come schiavo al prezzo di venti sterline (tanto per "ringraziare").
Ma questo dettaglio, generalmente, non viene inserito nei libri di storia delle elementari. In realtà, Squanto riuscì a sottrarsi alla sua vendita con l'aiuto di alcuni frati Portoghesi e, qualche tempo dopo, raggiunse Londra. Riuscì comunque a tornare nella sua terra dove, trascorsi molti anni, morì di malattia, lasciando peraltro una condizione di pace, tra indiani e inglesi, che durò per i successivi cinquant'anni.
Leggenda a parte, elemento centrale del festeggiamento di Thanksgiving è il super tradizionale tacchino. Ogni anno, da generazioni, viene presentato alla Casa Bianca un tacchino vivo, condannato ovviamente a morte, al quale, però, il Presidente concede la grazia. Il fortunato & graziato tacchino, è quindi portato in una pacifica fattoria dove è destinato a morire di vecchiaia.
Quelli meno fortunati, finiscono invece al forno. La cottura del tacchino, come dice mia moglie, che ha proverbiale talento nel prepararlo e cuocerlo, è una via di mezzo tra la scienza e l'arte. In realtà, essendo voluminoso, può superare i dieci chili e la cottura perfetta non è facile in quanto deve essere ben cotto dentro e dorato fuori. Il rischio maggiore è che, avendo pochissimo grasso, la carne diventi asciutta ed assuma, conseguentemente la consistenza del sughero. Le tecniche sono innumerevoli ed in parte tenute gelosamente segrete. Una delle più usate è farcirlo con delle misture (anche quelle personali e segrete), mirate a contribuire alla ritenzione dell' umidità durante la cottura che richiede svariate ore. Se i metodi funzionano, il risultato, alla fine, è favoloso, sia come presentazione che come gusto. Ovviamente è fondamentale il “carving”, ovvero l'arte di tagliarlo con un coltello affilatissimo in fettine sottili, separando nel vassoio la carne chiara del petto a quella scura delle cosce e delle ali.
Altra tradizione sono i contorni che, più o meno numerosi (dai quattro ai quindici), completano il piatto. La lista è, naturalmente, del tutto soggettiva ma, quasi sempre, include purea di patate, fagiolini in casseruola e “stuffing” che è il ripieno usato per la farcitura, formato da crostini di pane, olio di oliva, varie erbe ed ingredienti segreti. Non mancano mai altre verdure in casseruola, tipo zucche e patate dolci. Immancabile la gelatina di mirtilli, che bene si accompagna al tacchino ma che, per esperienza non è mai molto apprezzata dagli italiani in trasferta.
Si conclude, secondo la tradizione, con un assortimento di crostate, preparate con vari tipi di noci o zucche dolci. Ovviamente, essendo un paese libero, ognuno poi, pur mantenendo alcuni elementi tradizionali, personalizza il menù a seconda dei propri gusti e del proprio budget. Io, ad esempio, ogni anno aggiungo il non tradizionale pesce, crostacei (ci sono anche nel menù di oggi), l’immancabile panettone ed altri dolci Italiani.
Di norma si festeggia in famiglia ma spesso si aggiungono persone, o che non hanno famiglia, o che la hanno lontana. Per esempio, noi per anni facevamo un bando di invito a tutti gli studenti di una università che, per un motivo o per un altro, non erano potuti tornare a casa. Spesso erano più di cinquanta. Non è inusuale che dei ristoranti di lusso, chiusi al pubblico per Thanksgiving, preparino un pasto luculliano, ovviamente gratuito, per i senza tetto.
L'orario è anch'esso soggettivo ma di norma non è nell'ora tradizionale del pranzo o della cena. In genere inizia intorno alle tre/quattro di pomeriggio e dura tutta la sera. L'abbigliamento varia dai blue jeans allo smoking, a seconda delle persone e del tono che si vuole dare alla festa.
Oggi, giovedì 23 novembre, vedendo due tacchini (uno era Bush) protagonisti di un servizio del telegiornale, mi sono detta - Chi meglio del nostro caro amico americano “Giacomo Bondi”, può descrivere un tipico Thanksgiving Day a stelle e strisce?- Lui, tra un preparativo e l’altro, ha trovato il tempo di soddisfare la mia curiosità, inviandoci anche le foto pubblicate in questo articolo. E io, nel Giorno del Ringraziamento, ringrazio Giacomo che, da Washington, scrive e spiega:
“Thanksgiving, la festa del ringraziamento, negli Stati Uniti, è forse la ricorrenza più importante dell'anno. Unisce la storia della nascita della Nazione ed una tradizione risalente ufficialmente al 1621, in una festa che, non essendo religiosa, è sentita non solo dai Cristiani (come può essere il Natale), ma da tutti.
La leggenda vuole che gli indiani d'America avessero portato dei tacchini come dono ai "pilgrims" e festeggiato insieme. In realtà, era costume degli Inglesi celebrare la fine del raccolto. Trapiantati in America, conservarono questa tradizione che cambiò nome: da Festa di fine raccolto a Giornata del Ringraziamento.
Durante il loro primo inverno americano un indiano di nome Squanto, aiutò gli Inglesi a superare le difficoltà ed il freddo; diventò il loro “maestro di caccia” e, anche da questa circostanza, fu originata la leggenda. Successivamente Squanto fu portato in Inghilterra dove visse per molto tempo. Dopo nove anni tornò in America; "rapito" da Thomas Hunt, ufficiale al seguito del conquistador John Smith, fu portato in Portogallo per essere venduto come schiavo al prezzo di venti sterline (tanto per "ringraziare").
Ma questo dettaglio, generalmente, non viene inserito nei libri di storia delle elementari. In realtà, Squanto riuscì a sottrarsi alla sua vendita con l'aiuto di alcuni frati Portoghesi e, qualche tempo dopo, raggiunse Londra. Riuscì comunque a tornare nella sua terra dove, trascorsi molti anni, morì di malattia, lasciando peraltro una condizione di pace, tra indiani e inglesi, che durò per i successivi cinquant'anni.
Leggenda a parte, elemento centrale del festeggiamento di Thanksgiving è il super tradizionale tacchino. Ogni anno, da generazioni, viene presentato alla Casa Bianca un tacchino vivo, condannato ovviamente a morte, al quale, però, il Presidente concede la grazia. Il fortunato & graziato tacchino, è quindi portato in una pacifica fattoria dove è destinato a morire di vecchiaia.
Quelli meno fortunati, finiscono invece al forno. La cottura del tacchino, come dice mia moglie, che ha proverbiale talento nel prepararlo e cuocerlo, è una via di mezzo tra la scienza e l'arte. In realtà, essendo voluminoso, può superare i dieci chili e la cottura perfetta non è facile in quanto deve essere ben cotto dentro e dorato fuori. Il rischio maggiore è che, avendo pochissimo grasso, la carne diventi asciutta ed assuma, conseguentemente la consistenza del sughero. Le tecniche sono innumerevoli ed in parte tenute gelosamente segrete. Una delle più usate è farcirlo con delle misture (anche quelle personali e segrete), mirate a contribuire alla ritenzione dell' umidità durante la cottura che richiede svariate ore. Se i metodi funzionano, il risultato, alla fine, è favoloso, sia come presentazione che come gusto. Ovviamente è fondamentale il “carving”, ovvero l'arte di tagliarlo con un coltello affilatissimo in fettine sottili, separando nel vassoio la carne chiara del petto a quella scura delle cosce e delle ali.
Altra tradizione sono i contorni che, più o meno numerosi (dai quattro ai quindici), completano il piatto. La lista è, naturalmente, del tutto soggettiva ma, quasi sempre, include purea di patate, fagiolini in casseruola e “stuffing” che è il ripieno usato per la farcitura, formato da crostini di pane, olio di oliva, varie erbe ed ingredienti segreti. Non mancano mai altre verdure in casseruola, tipo zucche e patate dolci. Immancabile la gelatina di mirtilli, che bene si accompagna al tacchino ma che, per esperienza non è mai molto apprezzata dagli italiani in trasferta.
Si conclude, secondo la tradizione, con un assortimento di crostate, preparate con vari tipi di noci o zucche dolci. Ovviamente, essendo un paese libero, ognuno poi, pur mantenendo alcuni elementi tradizionali, personalizza il menù a seconda dei propri gusti e del proprio budget. Io, ad esempio, ogni anno aggiungo il non tradizionale pesce, crostacei (ci sono anche nel menù di oggi), l’immancabile panettone ed altri dolci Italiani.
Di norma si festeggia in famiglia ma spesso si aggiungono persone, o che non hanno famiglia, o che la hanno lontana. Per esempio, noi per anni facevamo un bando di invito a tutti gli studenti di una università che, per un motivo o per un altro, non erano potuti tornare a casa. Spesso erano più di cinquanta. Non è inusuale che dei ristoranti di lusso, chiusi al pubblico per Thanksgiving, preparino un pasto luculliano, ovviamente gratuito, per i senza tetto.
L'orario è anch'esso soggettivo ma di norma non è nell'ora tradizionale del pranzo o della cena. In genere inizia intorno alle tre/quattro di pomeriggio e dura tutta la sera. L'abbigliamento varia dai blue jeans allo smoking, a seconda delle persone e del tono che si vuole dare alla festa.
Aggius e il Muto di Gallura, di ieri e di oggi
Testo e foto di Marella Giovannelli per www.marellagiovannelli.com
Aggius, paese tra i più antichi della Gallura, ha conservato intatto un fascino che deriva dall’unione fortunata e sapiente della mano divina e di quella umana. Il villaggio, situato a 500 metri sul mare, si trova in una posizione panoramica e caratteristica, incastonato in una corona di montagne dentellate e colline tondeggianti.
La Valle della Luna, che i vecchi del posto chiamavano la Piana dei Grandi Sassi è circondata da boschi ancora ricchi di selvaggina, animali selvatici e funghi. L’abitato colpisce per la bellezza del suo centro storico restaurato e pienamente valorizzato. Ma l’intero borgo è tenuto in maniera esemplare, con il paesaggio circostante reso ancora più tipico dalla presenza di molti stazzi e chiesette campestri.
Una visita ad Aggius dovrebbe iniziare dal Meoc, il Museo Etnografico “Oliva Cannas”. Nella magnifica struttura rivivono gli antichi mestieri e le attività tradizionali, prima fra tutte la tessitura. Oltre alla Mostra permanente del tappeto Aggese, è attivo anche un laboratorio dove è possibile incontrare le tessitrici, scegliere disegni, colori, misure e farsi realizzare un tappeto “personalizzato” ma Aggese doc. Nei cortili e nelle sale del Museo sono esposti centinaia di oggetti, costumi tradizionali, utensili domestici e attrezzi di lavoro dal 1600 ai giorni nostri. Sono testimonianze preziose della civiltà degli stazzi donate al Museo dai proprietari ed ora “ambientate” nelle varie sale dove sono state ricostruite le attività del passato. La comunità aggese, amante dei balli e canti tipici, tiene moltissimo al suo vasto patrimonio di tradizioni e cultura popolare, ricco di proverbi, aneddoti, fiabe e leggende. La più popolare è quella del Muto di Gallura, al secolo Bastiano Tansu che, pur essendo diventato un personaggio leggendario, è comunque realmente esistito.
Figlio di modesti pastori, il “Muto” (dal registro dei nati del 1827 dell’archivio parrocchiale di Tempio risulta battezzato il 29 di ottobre), a causa della sua menomazione, visse un’infanzia infernale per le continue umiliazione subite dai suoi compagni.
Del “Muto”, coinvolto in una faida sanguinaria, bandito astutissimo, feroce e...innamorato, sappiamo che aveva un giro di vita di 71 centimetri, come dimostra la cartuccera a lui appartenuta e gelosamente custodita dal suo pronipote, discendente diretto e suo omonimo, Sebastiano Tansu, di Aggius. Il cinturone in pelle, con contenitori più piccoli per le pallottole e uno più grande per l’acciarino, fu confezionato, a suo tempo, dallo stesso Muto di Gallura che, in quegli anni, si struggeva d’amore per la sedicenne Gavina.
Trapuntato con filo giallo e turchese, reca nella parte anteriore, ben distanziati l’uno dall’altro, quattro cuori ricamati con lo stesso filo. La faida, originata da uno sconfinamento di bestiame, sconvolse Aggius tra il 1849 e il 1856, provocò decine di morti e segnò il destino di varie famiglie. Il romantico e disperato Bastiano, chiamato anche “Il Terribile” e “Figlio del Diavolo”, ancora oggi è protagonista ad Aggius.
"Il Muto di Gallura" è il nome, fortemente evocativo vista la popolarità della leggenda, di un suggestivo e frequentatissimo agriturismo-riserva di caccia che sembra fare da sentinella al paese. Il locale si trova a pochi chilometri dal centro storico ed ha una vista spettacolare.
Durante questa stagione offre anche la possibilità di cacciare la selvaggina che poi finisce nella cucina dell’agriturismo. Tutto ciò che viene portato in tavola è prodotto nell’azienda, quindi la qualità è sicuramente buona. Però, per trasformarsi in una vera attrazione gastronomica, il Muto di Gallura dei nostri giorni dovrebbe impegnarsi di più nella preparazione dei sughi, nel giusto condimento e anche nella presentazione delle pietanze.
Aggius, paese tra i più antichi della Gallura, ha conservato intatto un fascino che deriva dall’unione fortunata e sapiente della mano divina e di quella umana. Il villaggio, situato a 500 metri sul mare, si trova in una posizione panoramica e caratteristica, incastonato in una corona di montagne dentellate e colline tondeggianti.
La Valle della Luna, che i vecchi del posto chiamavano la Piana dei Grandi Sassi è circondata da boschi ancora ricchi di selvaggina, animali selvatici e funghi. L’abitato colpisce per la bellezza del suo centro storico restaurato e pienamente valorizzato. Ma l’intero borgo è tenuto in maniera esemplare, con il paesaggio circostante reso ancora più tipico dalla presenza di molti stazzi e chiesette campestri.
Una visita ad Aggius dovrebbe iniziare dal Meoc, il Museo Etnografico “Oliva Cannas”. Nella magnifica struttura rivivono gli antichi mestieri e le attività tradizionali, prima fra tutte la tessitura. Oltre alla Mostra permanente del tappeto Aggese, è attivo anche un laboratorio dove è possibile incontrare le tessitrici, scegliere disegni, colori, misure e farsi realizzare un tappeto “personalizzato” ma Aggese doc. Nei cortili e nelle sale del Museo sono esposti centinaia di oggetti, costumi tradizionali, utensili domestici e attrezzi di lavoro dal 1600 ai giorni nostri. Sono testimonianze preziose della civiltà degli stazzi donate al Museo dai proprietari ed ora “ambientate” nelle varie sale dove sono state ricostruite le attività del passato. La comunità aggese, amante dei balli e canti tipici, tiene moltissimo al suo vasto patrimonio di tradizioni e cultura popolare, ricco di proverbi, aneddoti, fiabe e leggende. La più popolare è quella del Muto di Gallura, al secolo Bastiano Tansu che, pur essendo diventato un personaggio leggendario, è comunque realmente esistito.
Figlio di modesti pastori, il “Muto” (dal registro dei nati del 1827 dell’archivio parrocchiale di Tempio risulta battezzato il 29 di ottobre), a causa della sua menomazione, visse un’infanzia infernale per le continue umiliazione subite dai suoi compagni.
Del “Muto”, coinvolto in una faida sanguinaria, bandito astutissimo, feroce e...innamorato, sappiamo che aveva un giro di vita di 71 centimetri, come dimostra la cartuccera a lui appartenuta e gelosamente custodita dal suo pronipote, discendente diretto e suo omonimo, Sebastiano Tansu, di Aggius. Il cinturone in pelle, con contenitori più piccoli per le pallottole e uno più grande per l’acciarino, fu confezionato, a suo tempo, dallo stesso Muto di Gallura che, in quegli anni, si struggeva d’amore per la sedicenne Gavina.
Trapuntato con filo giallo e turchese, reca nella parte anteriore, ben distanziati l’uno dall’altro, quattro cuori ricamati con lo stesso filo. La faida, originata da uno sconfinamento di bestiame, sconvolse Aggius tra il 1849 e il 1856, provocò decine di morti e segnò il destino di varie famiglie. Il romantico e disperato Bastiano, chiamato anche “Il Terribile” e “Figlio del Diavolo”, ancora oggi è protagonista ad Aggius.
"Il Muto di Gallura" è il nome, fortemente evocativo vista la popolarità della leggenda, di un suggestivo e frequentatissimo agriturismo-riserva di caccia che sembra fare da sentinella al paese. Il locale si trova a pochi chilometri dal centro storico ed ha una vista spettacolare.
Durante questa stagione offre anche la possibilità di cacciare la selvaggina che poi finisce nella cucina dell’agriturismo. Tutto ciò che viene portato in tavola è prodotto nell’azienda, quindi la qualità è sicuramente buona. Però, per trasformarsi in una vera attrazione gastronomica, il Muto di Gallura dei nostri giorni dovrebbe impegnarsi di più nella preparazione dei sughi, nel giusto condimento e anche nella presentazione delle pietanze.
domenica, novembre 19, 2006
Secret Santa, il benefattore misterioso, si è rivelato
Testo di Marella Giovannelli e foto in www.marellagiovannelli.com
Popolare, amato e conosciuto come Secret Santa, da 26 anni, durante il periodo natalizio, regala soldi ai poveri di Kansas City e non solo. Per tutto questo tempo è riuscito a tenere nascosta la sua identità, ma ora il benefattore discreto e generoso che ha distribuito milioni di dollari per rendere meno difficile il Natale dei più bisognosi, ha deciso di rendere noto il suo nome.
Larry Stewart, 58 anni, originario di Lee's Summit, è “uscito allo scoperto”, raccontando la sua storia in pubblico, per una ragione seria e triste; ha saputo di avere un cancro e questo Natale teme di non poter portare nelle strade di Kansas City la gioia e il conforto di Secret Santa. Larry Stewart, come riporta The Kansas City Star, è un signore che ha accumulato una notevole fortuna lavorando nel settore delle televisioni via cavo e dei servizi telefonici.
Era lui l’uomo che si avvicinava ai poveri della città e, augurando “Buon Natale”, lasciava nelle loro mani biglietti da 100 dollari. Queste persone, sorprese e felici, spesso scoppiavano in lacrime o in grandi risate, come documentano le foto pubblicate su www.kansascity.com. Nell’arco di 26 anni Stewart ha regalato ad una folla di estranei, una quantità impressionante di denaro ma ha detto di avere ricevuto in cambio tanta gioia.
Ora vuole spingere altra gente a seguire il suo esempio e, per questo, ha raccontato il suo passato e i suoi inizi difficili. Nato povero, per qualche tempo ha vagabondato per le strade, senza una casa. Ha parlato di esperienze difficili e di una giovinezza turbolenta precisando che “ogni volta che toccavo il fondo, qualcuno mi dava qualche soldo, cibo e speranza. Per questo ho dedicato la mia vita a ricambiare questi favori”.
Larry Stewart ha ricordato un episodio risalente al 1971 quando lui senza lavoro e senza casa, fu costretto a dormire in macchina per otto notti. Non mangiava da due giorni quando andò al Dixie Diner a Houston e ordinò la colazione. Quando arrivò il conto, fece finta di aver perso il portafoglio ma il proprietario del locale gli si avvicinò e, mettendogli in mano 20 dollari, gli disse : “Ti devono essere caduti questi”.
Il giovane Larry quel giorno giurò a se stesso di ricordare la gentilezza e la generosità di quell’estraneo. Si ripromise anche di aiutare gli altri, quando avrebbe potuto. Dopo una serie di alti e bassi vissuti a Kansas City, la ruota della fortuna cominciò finalmente a girare nel verso giusto e, a metà degli anni Novanta, Larry Stewart era ormai un ricco signore.
Ha cominciato a fare beneficenza per svariate cause (Negro Leagues Baseball Museum; Salvation Army; National Paralysis Foundation; ALS Foundation; Metropolitan Crime Commission's Surviving Spouse; Family Endowment program) e, allo stesso tempo, regalava soldi a innumerevoli estranei bisognosi. A Natale si raggiungeva il culmine con Larry, camuffato e conosciuto come Secret Santa, che distribuiva migliaia di dollari durante le visite a mense, lavanderie a gettone, barbieri e drogherie. A volte si portava dietro fotografi e giornalisti ma dovevano tutti promettere di non rivelare mai la sua vera identità. Secret Santa andava dove c’era più bisogno: a New York dopo l’attacco terroristico alle Torri Gemelle; nella periferia di San Diego devastata dagli incendi nel 2003 e in Florida nel 2004 per aiutare le migliaia di persone rimaste senza casa dopo tre uragani. Lo scorso Natale, Secret Santa era in Mississipi, per soccorrere gli scampati al ciclone Katrina.
Si è fermato in quel locale, il cui proprietario tanti anni fa lo aveva aiutato e gli ha lasciato una somma ingente da distribuire alle famiglie in difficoltà. In aprile, i medici hanno diagnosticato a Larry Stewart un cancro all’esofago con metastasi al fegato. Ora è in cura; sono davvero in tanti a pregare per lui e, seguendo il suo esempio, altri quattro Secret Santas si stanno organizzando per distribuire decine di migliaia di dollari questo Natale.
Popolare, amato e conosciuto come Secret Santa, da 26 anni, durante il periodo natalizio, regala soldi ai poveri di Kansas City e non solo. Per tutto questo tempo è riuscito a tenere nascosta la sua identità, ma ora il benefattore discreto e generoso che ha distribuito milioni di dollari per rendere meno difficile il Natale dei più bisognosi, ha deciso di rendere noto il suo nome.
Larry Stewart, 58 anni, originario di Lee's Summit, è “uscito allo scoperto”, raccontando la sua storia in pubblico, per una ragione seria e triste; ha saputo di avere un cancro e questo Natale teme di non poter portare nelle strade di Kansas City la gioia e il conforto di Secret Santa. Larry Stewart, come riporta The Kansas City Star, è un signore che ha accumulato una notevole fortuna lavorando nel settore delle televisioni via cavo e dei servizi telefonici.
Era lui l’uomo che si avvicinava ai poveri della città e, augurando “Buon Natale”, lasciava nelle loro mani biglietti da 100 dollari. Queste persone, sorprese e felici, spesso scoppiavano in lacrime o in grandi risate, come documentano le foto pubblicate su www.kansascity.com. Nell’arco di 26 anni Stewart ha regalato ad una folla di estranei, una quantità impressionante di denaro ma ha detto di avere ricevuto in cambio tanta gioia.
Ora vuole spingere altra gente a seguire il suo esempio e, per questo, ha raccontato il suo passato e i suoi inizi difficili. Nato povero, per qualche tempo ha vagabondato per le strade, senza una casa. Ha parlato di esperienze difficili e di una giovinezza turbolenta precisando che “ogni volta che toccavo il fondo, qualcuno mi dava qualche soldo, cibo e speranza. Per questo ho dedicato la mia vita a ricambiare questi favori”.
Larry Stewart ha ricordato un episodio risalente al 1971 quando lui senza lavoro e senza casa, fu costretto a dormire in macchina per otto notti. Non mangiava da due giorni quando andò al Dixie Diner a Houston e ordinò la colazione. Quando arrivò il conto, fece finta di aver perso il portafoglio ma il proprietario del locale gli si avvicinò e, mettendogli in mano 20 dollari, gli disse : “Ti devono essere caduti questi”.
Il giovane Larry quel giorno giurò a se stesso di ricordare la gentilezza e la generosità di quell’estraneo. Si ripromise anche di aiutare gli altri, quando avrebbe potuto. Dopo una serie di alti e bassi vissuti a Kansas City, la ruota della fortuna cominciò finalmente a girare nel verso giusto e, a metà degli anni Novanta, Larry Stewart era ormai un ricco signore.
Ha cominciato a fare beneficenza per svariate cause (Negro Leagues Baseball Museum; Salvation Army; National Paralysis Foundation; ALS Foundation; Metropolitan Crime Commission's Surviving Spouse; Family Endowment program) e, allo stesso tempo, regalava soldi a innumerevoli estranei bisognosi. A Natale si raggiungeva il culmine con Larry, camuffato e conosciuto come Secret Santa, che distribuiva migliaia di dollari durante le visite a mense, lavanderie a gettone, barbieri e drogherie. A volte si portava dietro fotografi e giornalisti ma dovevano tutti promettere di non rivelare mai la sua vera identità. Secret Santa andava dove c’era più bisogno: a New York dopo l’attacco terroristico alle Torri Gemelle; nella periferia di San Diego devastata dagli incendi nel 2003 e in Florida nel 2004 per aiutare le migliaia di persone rimaste senza casa dopo tre uragani. Lo scorso Natale, Secret Santa era in Mississipi, per soccorrere gli scampati al ciclone Katrina.
Si è fermato in quel locale, il cui proprietario tanti anni fa lo aveva aiutato e gli ha lasciato una somma ingente da distribuire alle famiglie in difficoltà. In aprile, i medici hanno diagnosticato a Larry Stewart un cancro all’esofago con metastasi al fegato. Ora è in cura; sono davvero in tanti a pregare per lui e, seguendo il suo esempio, altri quattro Secret Santas si stanno organizzando per distribuire decine di migliaia di dollari questo Natale.
sabato, novembre 18, 2006
Divi in posa...per la Giustizia: dal paparazzo al fotografo della Polizia
Testo di Mara Malda con le foto in www.marellagiovannelli.com
In America, già da qualche anno, le foto segnaletiche dei personaggi famosi incappati in guai giudiziari alimentano una vera e propria Celebrity Mugshot - mania. Diventano calendari (creati da Arize Nwosu), stampe per maglie e felpe, merce di scambio ricercatissima su eBay.
I divi in posa per la Giustizia, bruscamente passati dal jet-set al jail-set e dal paparazzo al fotografo della Polizia, fanno uno strano effetto. In molti creano una sensazione tra il consolante ed il liberatorio (...queste cose capitano anche a loro!). Altri ridono esattamente come quando si assiste alla caduta di un passante per la strada. In tutti casi, trattandosi di personaggi pubblici, prevale la curiosità più o meno morbosa.
Nel sito americano http://www.thesmokinggun.com/ è disponibile la raccolta più completa di foto segnaletiche scattate alle celebrità del passato e del presente; ai divi, assai poco divinamente, atterrati nelle stazioni di polizia.
Introvabili, invece, le “mugshots” di Naomi Campbell al centro di alcune recenti disavventure giudiziarie. In compenso è stata fotografata subito dopo l’arresto con un abbigliamento nascondi - manette, sicuramente scelto non a caso.
Per gli amanti del “vintage”, imperdibili le foto segnaletiche Elvis Presley (fermato nel 1956 per una rissa a Memphis); Frank Sinatra (in prigione nel 1938 per “seduzione di donna sposata”); Al Pacino (arrestato nel 1961 per possesso illecito di arma da fuoco); Jane Fonda ( foto- segnalata il 3 novembre 1970, quando finì in carcere per aggressione nell'Ohio); Bill Gates (arrestato nel 1977 ad Albuquerque per “traffic violation”); Mick Jagger ( finito dentro nel 1972 per rissa) e Janis Joplin (arrestata nel 1969 per aver preso “a male parole” un poliziotto in Florida).
Tra le “mugshots” delle star, ce ne sono alcune che hanno fatto scalpore e hanno girato il mondo come quella di Hugh Grant, arrestato a Hollywood nel 1995, per atti osceni in compagnia della prostituta Divine Brown. Un pugno nello stomaco la foto di Nick Nolte che si è trovato dietro le sbarre per aver guidato in stato di ubriachezza a Malibu, in California nel settembre 2002.
Nel gennaio 2004 è finito in carcere il cantante James Brown, accusato di violenza domestica ad Aiken, South Carolina. Nell'archivio di www.thesmokinggun.com, contenente centinaia di "mugshots", ci sono anche quelle di Steve McQueen, Mickey Rourke e Keanu Reeves.
Irascibile (ed arrestata) Diana Ross che, nel 1999, all'aeroporto di Heathrow, prima di imbarcarsi sul Concorde, aggredì un responsabile della sicurezza. L’attrice Winona Ryder, sorpresa a rubare in un negozio nel 2002, è stata fermata per taccheggio e possesso di droga.
In posa per la Giustizia anche Mel Gibson, fermato dalla polizia per guida in stato di ubriachezza e finito tra i foto-segnalati. Per lo stesso motivo, nel 1999, era stato arrestato l’attore Jean-Claude Van Damme. Mugshot da collezione per il rapper Eminem, arrestato nel giugno 2000 per possesso illegale di arma da fuoco. Imbarazzanti, anche se non segnaletiche, le foto di Michael Jackson arrivato in pigiama al Tribunale di Santa Barbara; di Russell Crowe in manette a New York nel giugno 2005 (per aver scaraventato un telefono in faccia a un dipendente del Mercer Hotel); di Naomi Campbell in stato di fermo a New York, nel marzo 2006 (anche lei per aver ferito con un telefono una collaboratrice domestica) e all’uscita di una corte di Manhattan, nel giugno 2006, per un’ennesima accusa di percosse ai danni di una sua dipendente.
In America, già da qualche anno, le foto segnaletiche dei personaggi famosi incappati in guai giudiziari alimentano una vera e propria Celebrity Mugshot - mania. Diventano calendari (creati da Arize Nwosu), stampe per maglie e felpe, merce di scambio ricercatissima su eBay.
I divi in posa per la Giustizia, bruscamente passati dal jet-set al jail-set e dal paparazzo al fotografo della Polizia, fanno uno strano effetto. In molti creano una sensazione tra il consolante ed il liberatorio (...queste cose capitano anche a loro!). Altri ridono esattamente come quando si assiste alla caduta di un passante per la strada. In tutti casi, trattandosi di personaggi pubblici, prevale la curiosità più o meno morbosa.
Nel sito americano http://www.thesmokinggun.com/ è disponibile la raccolta più completa di foto segnaletiche scattate alle celebrità del passato e del presente; ai divi, assai poco divinamente, atterrati nelle stazioni di polizia.
Introvabili, invece, le “mugshots” di Naomi Campbell al centro di alcune recenti disavventure giudiziarie. In compenso è stata fotografata subito dopo l’arresto con un abbigliamento nascondi - manette, sicuramente scelto non a caso.
Per gli amanti del “vintage”, imperdibili le foto segnaletiche Elvis Presley (fermato nel 1956 per una rissa a Memphis); Frank Sinatra (in prigione nel 1938 per “seduzione di donna sposata”); Al Pacino (arrestato nel 1961 per possesso illecito di arma da fuoco); Jane Fonda ( foto- segnalata il 3 novembre 1970, quando finì in carcere per aggressione nell'Ohio); Bill Gates (arrestato nel 1977 ad Albuquerque per “traffic violation”); Mick Jagger ( finito dentro nel 1972 per rissa) e Janis Joplin (arrestata nel 1969 per aver preso “a male parole” un poliziotto in Florida).
Tra le “mugshots” delle star, ce ne sono alcune che hanno fatto scalpore e hanno girato il mondo come quella di Hugh Grant, arrestato a Hollywood nel 1995, per atti osceni in compagnia della prostituta Divine Brown. Un pugno nello stomaco la foto di Nick Nolte che si è trovato dietro le sbarre per aver guidato in stato di ubriachezza a Malibu, in California nel settembre 2002.
Nel gennaio 2004 è finito in carcere il cantante James Brown, accusato di violenza domestica ad Aiken, South Carolina. Nell'archivio di www.thesmokinggun.com, contenente centinaia di "mugshots", ci sono anche quelle di Steve McQueen, Mickey Rourke e Keanu Reeves.
Irascibile (ed arrestata) Diana Ross che, nel 1999, all'aeroporto di Heathrow, prima di imbarcarsi sul Concorde, aggredì un responsabile della sicurezza. L’attrice Winona Ryder, sorpresa a rubare in un negozio nel 2002, è stata fermata per taccheggio e possesso di droga.
In posa per la Giustizia anche Mel Gibson, fermato dalla polizia per guida in stato di ubriachezza e finito tra i foto-segnalati. Per lo stesso motivo, nel 1999, era stato arrestato l’attore Jean-Claude Van Damme. Mugshot da collezione per il rapper Eminem, arrestato nel giugno 2000 per possesso illegale di arma da fuoco. Imbarazzanti, anche se non segnaletiche, le foto di Michael Jackson arrivato in pigiama al Tribunale di Santa Barbara; di Russell Crowe in manette a New York nel giugno 2005 (per aver scaraventato un telefono in faccia a un dipendente del Mercer Hotel); di Naomi Campbell in stato di fermo a New York, nel marzo 2006 (anche lei per aver ferito con un telefono una collaboratrice domestica) e all’uscita di una corte di Manhattan, nel giugno 2006, per un’ennesima accusa di percosse ai danni di una sua dipendente.
mercoledì, novembre 15, 2006
Leonardo Di Caprio in Sardegna per il film di Abel Ferrara?
Testo di Mara Malda e foto in www.marellagiovannelli.com
In un comunicato d’agenzia diffuso in questi giorni si torna a parlare di Go Go Tales; il film (il più annunciato e mai realizzato) di Abel Ferrara sulla vita di un night, tra sexy ballerine e personaggi alla ricerca di fortuna e soldi facili.
Nella nota si legge che il regista sta radunando un cast di livello altissimo e il titolo spara: “Abel Ferrara chiama Di Caprio per Go Go Tales”. Nelle righe successive, la risposta del Leonardo mondiale, sempre più sulla cresta dell’onda, non è chiaramente riportata. Magari non è stata ancora ricevuta e allora, nell’attesa, si lascia immaginare, visto che lo stesso comunicato prosegue spiegando che: “...La pellicola sarà girata in un locale di lap dance nel centro di New York per quel che riguarda gli interni, mentre le uniche scene ambientate in esterno del film saranno girate in Sardegna, dove sarebbero già in corso i sopralluoghi per il film”.
Il produttore della pellicola, Massimo Cortesi, afferma che il regista condivide con Di Caprio anche l'impegno in favore dell'ambiente: “Abel è innamorato dell'Italia e sta portando avanti una serie di progetti per la tutela del l’ecosistema e della natura. La sua è una grande passione; ne ha parlato alla recente Festa del Cinema a Roma con Di Caprio e ci sono alcune cose molto forti sulle quali vogliono lavorare insieme”.
In Sardegna, il ventilato arrivo del bel Leonardo e di Abel Ferrara, già provoca gioiose emozioni. Il produttore Massimo Cortesi, rivelando di aver già effettuato “dei primi sopralluoghi per girare nell'Isola alcune scene del film” , ha dichiarato che “Abel Ferrara ha scoperto di essere innamorato della Sardegna”. Secondo il regista americano, “i Sardi sono un popolo dalla storia leggendaria che risale al mito di Atlantide e vivono in una terra dai paesaggi incontaminati, con una natura tutta da scoprire”.
L’annunciato sbarco di Go Go Tales in Sardegna è l’ultimo colpo di scena di un’opera travagliata e più volte abortita in questi anni. Inizialmente il cast comprendeva Harvey Keitel, Naomi Campbell, Robert Carlyle, Nino D'Angelo, Drea De Matteo ed Eva Herzigova. Ma, con il passare del tempo, Abel Ferrara deve aver perso per strada qualcuno degli “annunciati”, a cominciare da Harvey Keitel e Robert Carlyle.
Una piccola ricerca su Google riserva anche una sorpresa giudiziaria, datata 7 gennaio 2005. In quella data, l’Istituto Luce, unitamente alla co-produttrice GAM FILM ha citato a giudizio davanti al tribunale di Roma il famoso regista italo-americano Abel Ferrara, per inadempienze contrattuali relative proprio alla realizzazione del film Go Go Tales. Secondo l'avvocato Nicola Rocchetti il regista avrebbe dovuto iniziare le riprese del film “in un periodo compreso tra il 13 dicembre 2004 e il 10 gennaio 2005”, ma si sarebbe sottratto a qualsiasi possibilità di contatto.
Sei milioni di euro: il risarcimento danni chiesto dall'Istituto Luce, una cifra notevole che comprende anche la somma di 125mila euro lordi versati a Ferrara per l'esecuzione dei contratti.
Ora, accantonate (e speriamo risolte) le ombre giudiziarie, dal cilindro di Abel Ferrara è rispuntato di nuovo Go Go Tales, con l’annuncio di due protagonisti inediti rispetto ai vecchi progetti: Leonardo Di Caprio e la Sardegna. Quanto al resto del cast: se son rose (Drea De Matteo, Eva Herzigova e Naomi Campbell) fioriranno...forse.
In un comunicato d’agenzia diffuso in questi giorni si torna a parlare di Go Go Tales; il film (il più annunciato e mai realizzato) di Abel Ferrara sulla vita di un night, tra sexy ballerine e personaggi alla ricerca di fortuna e soldi facili.
Nella nota si legge che il regista sta radunando un cast di livello altissimo e il titolo spara: “Abel Ferrara chiama Di Caprio per Go Go Tales”. Nelle righe successive, la risposta del Leonardo mondiale, sempre più sulla cresta dell’onda, non è chiaramente riportata. Magari non è stata ancora ricevuta e allora, nell’attesa, si lascia immaginare, visto che lo stesso comunicato prosegue spiegando che: “...La pellicola sarà girata in un locale di lap dance nel centro di New York per quel che riguarda gli interni, mentre le uniche scene ambientate in esterno del film saranno girate in Sardegna, dove sarebbero già in corso i sopralluoghi per il film”.
Il produttore della pellicola, Massimo Cortesi, afferma che il regista condivide con Di Caprio anche l'impegno in favore dell'ambiente: “Abel è innamorato dell'Italia e sta portando avanti una serie di progetti per la tutela del l’ecosistema e della natura. La sua è una grande passione; ne ha parlato alla recente Festa del Cinema a Roma con Di Caprio e ci sono alcune cose molto forti sulle quali vogliono lavorare insieme”.
In Sardegna, il ventilato arrivo del bel Leonardo e di Abel Ferrara, già provoca gioiose emozioni. Il produttore Massimo Cortesi, rivelando di aver già effettuato “dei primi sopralluoghi per girare nell'Isola alcune scene del film” , ha dichiarato che “Abel Ferrara ha scoperto di essere innamorato della Sardegna”. Secondo il regista americano, “i Sardi sono un popolo dalla storia leggendaria che risale al mito di Atlantide e vivono in una terra dai paesaggi incontaminati, con una natura tutta da scoprire”.
L’annunciato sbarco di Go Go Tales in Sardegna è l’ultimo colpo di scena di un’opera travagliata e più volte abortita in questi anni. Inizialmente il cast comprendeva Harvey Keitel, Naomi Campbell, Robert Carlyle, Nino D'Angelo, Drea De Matteo ed Eva Herzigova. Ma, con il passare del tempo, Abel Ferrara deve aver perso per strada qualcuno degli “annunciati”, a cominciare da Harvey Keitel e Robert Carlyle.
Una piccola ricerca su Google riserva anche una sorpresa giudiziaria, datata 7 gennaio 2005. In quella data, l’Istituto Luce, unitamente alla co-produttrice GAM FILM ha citato a giudizio davanti al tribunale di Roma il famoso regista italo-americano Abel Ferrara, per inadempienze contrattuali relative proprio alla realizzazione del film Go Go Tales. Secondo l'avvocato Nicola Rocchetti il regista avrebbe dovuto iniziare le riprese del film “in un periodo compreso tra il 13 dicembre 2004 e il 10 gennaio 2005”, ma si sarebbe sottratto a qualsiasi possibilità di contatto.
Sei milioni di euro: il risarcimento danni chiesto dall'Istituto Luce, una cifra notevole che comprende anche la somma di 125mila euro lordi versati a Ferrara per l'esecuzione dei contratti.
Ora, accantonate (e speriamo risolte) le ombre giudiziarie, dal cilindro di Abel Ferrara è rispuntato di nuovo Go Go Tales, con l’annuncio di due protagonisti inediti rispetto ai vecchi progetti: Leonardo Di Caprio e la Sardegna. Quanto al resto del cast: se son rose (Drea De Matteo, Eva Herzigova e Naomi Campbell) fioriranno...forse.
lunedì, novembre 13, 2006
Orani e Teti: un itinerario dei sensi nel cuore della Sardegna
Testo e foto di Marella Giovannelli per www.marellagiovannelli.com
Orani e Teti sono due paesi nel cuore della Sardegna, a meno di trenta chilometri uno dall’altro. Facilmente raggiungibili da tutta l’Isola, possono costituire un itinerario emozionante, insolito e spettacolare. Oltre al centro storico di Orani, merita una
visita lo straordinario, piccolo Museo dedicato a Costantino Nivola, grande artista sardo (scultore, grafico e pittore) conosciuto in tutto il mondo. Il complesso, progettato dagli architetti Floris e Chermayeff, situato in posizione panoramica sul fianco di una collina, sfrutta anche gli spazi esterni oltre a quelli interni, ricavati in un antico lavatoio.
Le sculture di Nivola colpiscono per la purezza, l’energia e l’essenzialità della forma, immediatamente percettibile, in una sapiente sintesi di primitivismo e modernità. Rimandano all’essenza di una Sardegna ancestrale e alla Dea Madre, divinità preistorica preposta alla maternità e alla fertilità della terra.
Ruth Guggenheim, la vedova di Nivola, nato a Orani il 5 luglio 1911 e morto a Long Island il 6 maggio 1988, in una recente intervista, ha ricordato il viaggio di nozze, compiuto ad Orani nel 1938: “Prima di trasferirci in America, per sfuggire al fascismo e alle leggi razziali, abbiamo voluto rivedere il paese d’origine di Costantino. Appena arrivati mi sembrò che un intero villaggio circondasse la nostra automobile.
Ero impressionata dall’eleganza di questa gente in costume e dalla loro vibrante umanità... Il giorno successivo, mentre passeggiavo sulla via principale, mi resi conto della bellezza del villaggio. Tutte le case erano costruite con piccole pietre poste una sopra l’altra, le strade erano fatte di acciottolato. Vedere la gente in costume su questi fondali di pietra faceva di tutto il paese un’opera d’arte. Qui sentivo un’imponente distanza dal continente, ma più che una distanza geografica era temporale, storica. Mi sembrava un’esistenza più significativa e più intensa di quella vissuta sul continente nel ventesimo secolo.
Non c’è dubbio che gli abitanti di Orani fossero molto poveri materialmente, ma la loro vita e le loro emozioni li rendevano molto più ricchi. Questi uomini e queste donne possedevano e possiedono ancora un mistero e una dignità che ho raramente incontrato nelle città che ho visitato. Ero in presenza di esseri umani genuini”.
La strada che da Orani conduce a Teti sembra uscita da un libro delle favole e si snoda tra boschi, montagne, sorgenti, laghi e vallate. Nelle meravigliose foreste di lecci e sugherete secolari, nei dintorni del paese, si possono ancor oggi avvistare cervi, daini, cinghiali, volpi e lepri. I colori della natura e i profumi delle piante qui hanno un’intensità sorprendente e, alla bellezza dei paesaggi, si aggiunge la ricchezza dei siti archeologici, testimonianze di civiltà antichissime. Dai santuari e dalle capanne nuragiche di “Abini” e “S’Urbale” e dalle vicine Tombe dei Giganti, provengono molti dei preziosi reperti contenuti nel Museo Archeologico, situato nel cuore del paese.
Una passeggiata a piedi e, giusto in tempo per l’ora di pranzo, si arriva all’Oasi, un piccolo ristorante dove si scoprono gusti, sapori e fragranze della Sardegna dell’interno. Anna Maria Mele, altra grande “matriarca in cucina” (come Pasqua Palimodde a Su Gologone di Oliena e Rita Denza al Gallura di Olbia), prepara un quindicina di antipasti a base di funghi, cinghiale, agnello e verdure di campo. Poi gli squisiti maccarones de busa e i culurzones di patate e formaggio al sugo di pomodoro; il maialetto in umido con il gingiolu, ciliegia invernale che cresce a Meana Sardo; il buffulittu, pane di mandorle e miele o, ancora, la pasta frolla arrotolata con un ripieno di noci, nocciole, mandorle e le marmellate che Anna Maria confeziona personalmente in casa. Anche i distillati sono preparati in casa; l’ultima nata è una crema di liquirizia e mentuccia selvatica.
Orani e Teti sono due paesi nel cuore della Sardegna, a meno di trenta chilometri uno dall’altro. Facilmente raggiungibili da tutta l’Isola, possono costituire un itinerario emozionante, insolito e spettacolare. Oltre al centro storico di Orani, merita una
visita lo straordinario, piccolo Museo dedicato a Costantino Nivola, grande artista sardo (scultore, grafico e pittore) conosciuto in tutto il mondo. Il complesso, progettato dagli architetti Floris e Chermayeff, situato in posizione panoramica sul fianco di una collina, sfrutta anche gli spazi esterni oltre a quelli interni, ricavati in un antico lavatoio.
Le sculture di Nivola colpiscono per la purezza, l’energia e l’essenzialità della forma, immediatamente percettibile, in una sapiente sintesi di primitivismo e modernità. Rimandano all’essenza di una Sardegna ancestrale e alla Dea Madre, divinità preistorica preposta alla maternità e alla fertilità della terra.
Ruth Guggenheim, la vedova di Nivola, nato a Orani il 5 luglio 1911 e morto a Long Island il 6 maggio 1988, in una recente intervista, ha ricordato il viaggio di nozze, compiuto ad Orani nel 1938: “Prima di trasferirci in America, per sfuggire al fascismo e alle leggi razziali, abbiamo voluto rivedere il paese d’origine di Costantino. Appena arrivati mi sembrò che un intero villaggio circondasse la nostra automobile.
Ero impressionata dall’eleganza di questa gente in costume e dalla loro vibrante umanità... Il giorno successivo, mentre passeggiavo sulla via principale, mi resi conto della bellezza del villaggio. Tutte le case erano costruite con piccole pietre poste una sopra l’altra, le strade erano fatte di acciottolato. Vedere la gente in costume su questi fondali di pietra faceva di tutto il paese un’opera d’arte. Qui sentivo un’imponente distanza dal continente, ma più che una distanza geografica era temporale, storica. Mi sembrava un’esistenza più significativa e più intensa di quella vissuta sul continente nel ventesimo secolo.
Non c’è dubbio che gli abitanti di Orani fossero molto poveri materialmente, ma la loro vita e le loro emozioni li rendevano molto più ricchi. Questi uomini e queste donne possedevano e possiedono ancora un mistero e una dignità che ho raramente incontrato nelle città che ho visitato. Ero in presenza di esseri umani genuini”.
La strada che da Orani conduce a Teti sembra uscita da un libro delle favole e si snoda tra boschi, montagne, sorgenti, laghi e vallate. Nelle meravigliose foreste di lecci e sugherete secolari, nei dintorni del paese, si possono ancor oggi avvistare cervi, daini, cinghiali, volpi e lepri. I colori della natura e i profumi delle piante qui hanno un’intensità sorprendente e, alla bellezza dei paesaggi, si aggiunge la ricchezza dei siti archeologici, testimonianze di civiltà antichissime. Dai santuari e dalle capanne nuragiche di “Abini” e “S’Urbale” e dalle vicine Tombe dei Giganti, provengono molti dei preziosi reperti contenuti nel Museo Archeologico, situato nel cuore del paese.
Una passeggiata a piedi e, giusto in tempo per l’ora di pranzo, si arriva all’Oasi, un piccolo ristorante dove si scoprono gusti, sapori e fragranze della Sardegna dell’interno. Anna Maria Mele, altra grande “matriarca in cucina” (come Pasqua Palimodde a Su Gologone di Oliena e Rita Denza al Gallura di Olbia), prepara un quindicina di antipasti a base di funghi, cinghiale, agnello e verdure di campo. Poi gli squisiti maccarones de busa e i culurzones di patate e formaggio al sugo di pomodoro; il maialetto in umido con il gingiolu, ciliegia invernale che cresce a Meana Sardo; il buffulittu, pane di mandorle e miele o, ancora, la pasta frolla arrotolata con un ripieno di noci, nocciole, mandorle e le marmellate che Anna Maria confeziona personalmente in casa. Anche i distillati sono preparati in casa; l’ultima nata è una crema di liquirizia e mentuccia selvatica.
venerdì, novembre 10, 2006
Chi è Bob Gates?
Testo e foto in www.marellagiovannelli.com (sezione news Mara Malda
Spesso nello spazio “Dite la vostra” del mio sito www.marellagiovannelli.com arrivano commenti talmente interessanti da meritare un “corredo” fotografico e maggiore visibilità. Mara Malda oggi ospita l’intervento di un ottimo conoscitore della realtà politica americana, che vive e lavora a Washington. Questo è il testo integrale, firmato "Giacomo Bondi" ed inviato a www.marellagiovannelli.com.
“Chi è Bob Gates l'uomo scelto da Bush per sostituire Donald Rumsfeld come Ministro della Difesa? Per capire bisogna andare indietro di qualche settimana. La guerra civile in Iraq si fa sempre più violenta; le vittime, civili e militari, aumentano ogni settimana. E' evidente che la strategia dei neo-conservatori, capeggiati da Cheney e guidati da Rumsfeld, si è rivelata un disastro. Nuove alternative sono necessarie. E' in quel momento che Bush si rivolge all'amico di famiglia Jim Baker (James Addison Baker III). Baker è un importante avvocato, politico e diplomatico del Texas, discendente da una stirpe di giudici ed avvocati. Notoriamente, ha contribuito in modo significativo al successo dei due Presidenti Bush.
E' stato infatti campaign manager di Bush padre nelle primarie del 1980, a seguito delle quali il vecchio Bush divenne Vice Presidente con Reagan. Inoltre, quando nelle presidenziali del 2000 il totale dei voti era in discussione tra Bush e Gore, fu lui a dipanare la matassa convincendo la Corte Suprema a far interrompere il "riconto" ed a dichiarare Bush vincitore.
Jim Baker, nelle amministrazioni di Reagan e Bush ha ricoperto le cariche più alte e prestigiose, da Chief of Staff della Casa Bianca a Segretario di Stato. L'uomo è di grande esperienza e possiede notevole fiuto politico e diplomatico.
Membro della sua "commissione", grande leva di potere nell'ombra, è Bob Gates, ex Direttore della CIA e personaggio definito universalmente "moderato e pragmatico".
La sua nomina non è una semplice coincidenza. Baker ha intelligentemente suggerito che in questo momento, a capo del Pentagono, occorre più un diplomatico che un guerriero. Il motivo è semplice. Immagina la guerra civile in Iraq come il letto di un fiume e Iran e Siria come i suoi affluenti. Se vuoi prosciugare il letto del fiume non puoi riuscirci semplicemente riempiendo un secchio d'acqua e buttandolo fuori ma devi creare a monte una diga che fermi il continuo flusso dell'acqua. La risoluzione della guerra civile in Iraq può avvenire solo con un compromesso con Iran e Siria. Diversamente, come succede ormai da anni, per ogni militante ucciso ne arrivano due nuovi.
Baker questo lo capisce bene ed infatti ha già iniziato delle consultazioni segrete con i giocatori in campo nella zona. Gates sarà l'uomo che potrà continuare il dialogo in via ufficiale. Il problema è di difficile soluzione, in particolare per le componenti Curde, Suni e Sciite del tessuto Iraqeno e per le loro posizioni, distanti dai tempi biblici. Una delle soluzioni è quella di "federalizzare" l'Iraq come nazione, dividendolo in tre regioni con una certa autonomia e con conseguente maggiore possibilità di civile coabitazione tra di loro. Peraltro Jim Baker fa parte del Carlyle Group, uno dei gruppi privati di investimenti più grossi del mondo, che gestisce 44.3 miliardi di dollari, rappresentato in Italia da Marco de Benedetti”.
Spesso nello spazio “Dite la vostra” del mio sito www.marellagiovannelli.com arrivano commenti talmente interessanti da meritare un “corredo” fotografico e maggiore visibilità. Mara Malda oggi ospita l’intervento di un ottimo conoscitore della realtà politica americana, che vive e lavora a Washington. Questo è il testo integrale, firmato "Giacomo Bondi" ed inviato a www.marellagiovannelli.com.
“Chi è Bob Gates l'uomo scelto da Bush per sostituire Donald Rumsfeld come Ministro della Difesa? Per capire bisogna andare indietro di qualche settimana. La guerra civile in Iraq si fa sempre più violenta; le vittime, civili e militari, aumentano ogni settimana. E' evidente che la strategia dei neo-conservatori, capeggiati da Cheney e guidati da Rumsfeld, si è rivelata un disastro. Nuove alternative sono necessarie. E' in quel momento che Bush si rivolge all'amico di famiglia Jim Baker (James Addison Baker III). Baker è un importante avvocato, politico e diplomatico del Texas, discendente da una stirpe di giudici ed avvocati. Notoriamente, ha contribuito in modo significativo al successo dei due Presidenti Bush.
E' stato infatti campaign manager di Bush padre nelle primarie del 1980, a seguito delle quali il vecchio Bush divenne Vice Presidente con Reagan. Inoltre, quando nelle presidenziali del 2000 il totale dei voti era in discussione tra Bush e Gore, fu lui a dipanare la matassa convincendo la Corte Suprema a far interrompere il "riconto" ed a dichiarare Bush vincitore.
Jim Baker, nelle amministrazioni di Reagan e Bush ha ricoperto le cariche più alte e prestigiose, da Chief of Staff della Casa Bianca a Segretario di Stato. L'uomo è di grande esperienza e possiede notevole fiuto politico e diplomatico.
Membro della sua "commissione", grande leva di potere nell'ombra, è Bob Gates, ex Direttore della CIA e personaggio definito universalmente "moderato e pragmatico".
La sua nomina non è una semplice coincidenza. Baker ha intelligentemente suggerito che in questo momento, a capo del Pentagono, occorre più un diplomatico che un guerriero. Il motivo è semplice. Immagina la guerra civile in Iraq come il letto di un fiume e Iran e Siria come i suoi affluenti. Se vuoi prosciugare il letto del fiume non puoi riuscirci semplicemente riempiendo un secchio d'acqua e buttandolo fuori ma devi creare a monte una diga che fermi il continuo flusso dell'acqua. La risoluzione della guerra civile in Iraq può avvenire solo con un compromesso con Iran e Siria. Diversamente, come succede ormai da anni, per ogni militante ucciso ne arrivano due nuovi.
Baker questo lo capisce bene ed infatti ha già iniziato delle consultazioni segrete con i giocatori in campo nella zona. Gates sarà l'uomo che potrà continuare il dialogo in via ufficiale. Il problema è di difficile soluzione, in particolare per le componenti Curde, Suni e Sciite del tessuto Iraqeno e per le loro posizioni, distanti dai tempi biblici. Una delle soluzioni è quella di "federalizzare" l'Iraq come nazione, dividendolo in tre regioni con una certa autonomia e con conseguente maggiore possibilità di civile coabitazione tra di loro. Peraltro Jim Baker fa parte del Carlyle Group, uno dei gruppi privati di investimenti più grossi del mondo, che gestisce 44.3 miliardi di dollari, rappresentato in Italia da Marco de Benedetti”.
giovedì, novembre 09, 2006
Catalogo dei Viventi 2007 con 5062 italiani notevoli (di cui 59 sardi)
Mara Malda per www.marellagiovannelli.com
Sono 59 i Sardi inseriti nel Catalogo dei Viventi 2007 scritto da Giorgio Dell’Arti e Massimo Parrini. Il volumone di 1806 pagine, edito da Marsilio e in vendita a 34 euro, racconta 5062 “italiani notevoli” (mediaticamente rilevanti) attraverso biografie non convenzionali, frasi celebri, aneddoti spesso dissacranti, segreti talvolta imbarazzanti, epitaffi e curiosità.
Sono gli stessi autori, Giorgio Dell’Atri e Massimo Parrini, ad avvertire però i lettori sul modo in cui è stata fatta la selezione. Nell’introduzione infatti scrivono: “Fanno parte del seguente elenco gli italiani ancora in vita al 30 settembre 2006, che sono stati notati dagli autori. Gli autori essendo umani, possono non aver notato qualcuno che andava notato.
Di questo chiedono scusa”. Non è invece colpa loro (la stampa era già in corso) se nel Catalogo dei Viventi, figurano ancora alcuni personaggi morti dopo il 30 settembre, come il Cardinale sardo Francesco Pompedda, Gillo Pontecorvo e Bruno Lauzi. Cancellati all’ultimo momento Oriana Fallaci e Giacinto Facchetti.
I due autori Dell’Arti e Parrini chiedono scusa, oltre che per le omissioni, anche per gli eventuali sbagli, inevitabili in un libro così imponente. I lettori sono invitati a segnalare altri “italiani notevoli” per le prossime edizioni.
Tornando ai 59 Sardi presenti nel libro, un ampio spazio è dedicato a Francesco Cossiga, citato anche per questo suo giudizio-picconata sull’ex-presidente Ciampi: "Nessuno lo sa, ma dietro la sua apparente affabilità è un uomo dal pessimo carattere, un uomo di totale freddezza, scostante anche nei confronti del personale e dei suoi collaboratori più vicini. Il presidente che al Quirinale ricordano ancora come il più cortese, corretto e gentile verso tutti, devo dirlo, è Scalfaro” .
Nel Catalogo dei Viventi 2007, la provincia sarda più rappresentata è quella di Sassari con 22 personaggi tra i quali spiccano i politici Giovanni e Luigi Berlinguer, Francesco e Giuseppe Cossiga, Gavino Angius, Giuseppe Pisanu, Mario Segni, l’ex conduttrice tv ora deputata Gabriella Carlucci, l’ex velina Elisabetta Canalis, la showgirl Pamela Prati, il pubblicitario Gavino Sanna, l’ex calciatore Antonello Cuccureddu, il sociologo Luigi Manconi.
Segue Cagliari con 19 personaggi citati; tra questi: i quali spiccano i politici Oliviero Diliberto e Luigi Zanda, gli imprenditori Nicola Grauso e Sergio Zuncheddu.
Sette “presenze” conta Nuoro e il gruppo comprende, tra gli altri, l’ex calciatore Gianfranco Zola, lo scrittore Salvatore Niffoi, Graziano Mesina e Matteo Boe).
La provincia Olbia-Tempio ne ha cinque, tra cui il fantino Aceto, il musicista Paolo Fresu; Oristano tre (l’attore Tiberio Murgia, il giudice Santi Licheri e Giuseppe Materazzi, allenatore nonché papà del Marco campione del mondo).
Fanalini di coda con un personaggio per uno le tre province di Carbonia/Iglesias (l’ex governatore Mauro Pili), Medio Campidano (l’attuale governatore Renato Soru) e Ogliastra (il giurista Italo Mereu).
P.S L’elenco completo dei 59 Sardi è nel sito www.marellagiovannelli.com (news di Mara Malda)
Sono 59 i Sardi inseriti nel Catalogo dei Viventi 2007 scritto da Giorgio Dell’Arti e Massimo Parrini. Il volumone di 1806 pagine, edito da Marsilio e in vendita a 34 euro, racconta 5062 “italiani notevoli” (mediaticamente rilevanti) attraverso biografie non convenzionali, frasi celebri, aneddoti spesso dissacranti, segreti talvolta imbarazzanti, epitaffi e curiosità.
Sono gli stessi autori, Giorgio Dell’Atri e Massimo Parrini, ad avvertire però i lettori sul modo in cui è stata fatta la selezione. Nell’introduzione infatti scrivono: “Fanno parte del seguente elenco gli italiani ancora in vita al 30 settembre 2006, che sono stati notati dagli autori. Gli autori essendo umani, possono non aver notato qualcuno che andava notato.
Di questo chiedono scusa”. Non è invece colpa loro (la stampa era già in corso) se nel Catalogo dei Viventi, figurano ancora alcuni personaggi morti dopo il 30 settembre, come il Cardinale sardo Francesco Pompedda, Gillo Pontecorvo e Bruno Lauzi. Cancellati all’ultimo momento Oriana Fallaci e Giacinto Facchetti.
I due autori Dell’Arti e Parrini chiedono scusa, oltre che per le omissioni, anche per gli eventuali sbagli, inevitabili in un libro così imponente. I lettori sono invitati a segnalare altri “italiani notevoli” per le prossime edizioni.
Tornando ai 59 Sardi presenti nel libro, un ampio spazio è dedicato a Francesco Cossiga, citato anche per questo suo giudizio-picconata sull’ex-presidente Ciampi: "Nessuno lo sa, ma dietro la sua apparente affabilità è un uomo dal pessimo carattere, un uomo di totale freddezza, scostante anche nei confronti del personale e dei suoi collaboratori più vicini. Il presidente che al Quirinale ricordano ancora come il più cortese, corretto e gentile verso tutti, devo dirlo, è Scalfaro” .
Nel Catalogo dei Viventi 2007, la provincia sarda più rappresentata è quella di Sassari con 22 personaggi tra i quali spiccano i politici Giovanni e Luigi Berlinguer, Francesco e Giuseppe Cossiga, Gavino Angius, Giuseppe Pisanu, Mario Segni, l’ex conduttrice tv ora deputata Gabriella Carlucci, l’ex velina Elisabetta Canalis, la showgirl Pamela Prati, il pubblicitario Gavino Sanna, l’ex calciatore Antonello Cuccureddu, il sociologo Luigi Manconi.
Segue Cagliari con 19 personaggi citati; tra questi: i quali spiccano i politici Oliviero Diliberto e Luigi Zanda, gli imprenditori Nicola Grauso e Sergio Zuncheddu.
Sette “presenze” conta Nuoro e il gruppo comprende, tra gli altri, l’ex calciatore Gianfranco Zola, lo scrittore Salvatore Niffoi, Graziano Mesina e Matteo Boe).
La provincia Olbia-Tempio ne ha cinque, tra cui il fantino Aceto, il musicista Paolo Fresu; Oristano tre (l’attore Tiberio Murgia, il giudice Santi Licheri e Giuseppe Materazzi, allenatore nonché papà del Marco campione del mondo).
Fanalini di coda con un personaggio per uno le tre province di Carbonia/Iglesias (l’ex governatore Mauro Pili), Medio Campidano (l’attuale governatore Renato Soru) e Ogliastra (il giurista Italo Mereu).
P.S L’elenco completo dei 59 Sardi è nel sito www.marellagiovannelli.com (news di Mara Malda)
martedì, novembre 07, 2006
Tra gnocche senza testa e nani tutti uguali: Annozero dei fuori onda
Testo di Marella Giovannelli per www.marellagiovannelli.com
“La gnocca senza testa” di Annozero ora è in buona compagnia. I nuovi "fuori onda" captati da Striscia la notizia, ci hanno regalato altre esternazioni sfuggite all’incontinente Giulio Sapelli mentre Renato Brunetta illustrava un’analisi economica. Il ridanciano Sapelli, dimenticando di avere un microfono attaccato da qualche parte e di trovarsi in uno studio televisivo, ha sganciato, in solitario, un grappolo di insulti.
Il suo bersaglio: Brunetta, “sapellinamente” bollato e incluso tra “ i professori co....ni e i nani tutti uguali, aveva ragione Lombroso”. L’imbarazzante scenetta vista e sentita grazie all’ottima “Striscia”, è stata poi oggetto della seconda visita di Valerio Staffelli a Giulio Sapelli. Durante la prima incursione, il professore-scrittore, aveva ricevuto il Tapiro per la famigerata “gnocca senza testa”: frase da lui negata con indignata riprovazione.
Ora ha smentito anche questi ultimi “fuori onda”, purtroppo per lui fin troppo chiari. Così l’illustre Sapelli, Ordinario di Storia Economica presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università degli Studi di Milano, ha liquidato per la seconda volta nel giro di due giorni, il gruppo di Striscia la notizia, con un sarcastico ed arrogante “Ma voi siete matti, povero mondo!”
Niente scuse, né a Rula Jebreal, né a Renato Brunetta, da parte di Giulio Sapelli che ammette un unico sbaglio: quello di essere andato in televisione invece di restare a casa, lui che è un intellettuale, a scrivere libri. Comunque, non si escludono clamorosi sviluppi perchè il filone dei “fuori onda” traina, tira e risolleva. La caccia al Bisbigliatore, vero o finto, potrebbe anche prendere piede (e testa) diventando la risposta televisiva radical-chic alle risse nazional-popolari.
Elezioni USA incandescenti & avvelenate: dall’America, riceviamo e pubblichiamo
Testo e foto in www.marellagiovannelli.com (sezione Mara Malda)
Un banco di prova per Bush le elezioni di midterm in corso negli USA. Una fonte americana, a condizione di anonimato, mi ha consentito di pubblicare queste sue riflessioni ed informazioni, in occasione di un Election day incandescente sotto tutti gli aspetti. Ecco una sintesi della lunga nota ricevuta qualche ora fa dall’America:
“...Si e' iniziato con l'Undici Settembre. Quello che la gente non sa è che in quel particolare momento, parliamo del Gennaio 2001, Bush e Cheney hanno iniziato la loro amministrazione già con l'idea di fare due cose.
Una era di prendere il controllo dell'Afghanistan in quanto quelle stesse società petrolifere che li hanno di fatto insediati nella Casa Bianca, hanno enormi interessi nel completamento di oleodotti e gasdotti. Se dai uno sguardo all'Asia Centrale, a sud delle Repubbliche Kazakhstan, Uzbekistan, Turkmenistan e Tajikistan, da una parte c'e' la Cina e dall'altra l'Iran, entrambi nazioni in cui aziende come la Exxon-Mobil o Texaco non vogliono e comunque non possono fare passare i condotti. L'unica strada è l'Afghanistan che è in mezzo e da dove, tramite il Pakistan, si accede all'Oceano Indiano. Tuttavia un Afghanistan in mano ai Talebani era da considerarsi ancora meno stabile e meno amico dello stesso Iran.
Gli Americani mai avrebbero però appoggiato una guerra fatta apertamente per arricchire le multinazionali petrolifere. FBI e CIA vennero a sapere che vi era in atto un complotto per attuare un atto terroristico di enormi proporzioni sul suolo americano (per esempio erano a conoscenza che alcuni dei 17 terroristi dell'Undici Settembre, già nel mirino dell'antiterrorismo, avevano chiesto a scuole di volo in America di insegnargli a governare un jet di linea in volo, ma non a farlo decollare o atterrare, cosa che può ovviamente significare una cosa sola). Si sapeva che sarebbe successo e si è lasciato che succedesse, ben sapendo che, di fronte ad una strage nella loro terra, gli Americani avrebbero appoggiato qualunque contrattacco, così come è stato.
Ho parlato di due cose. L'altra era eliminare Saddam Hussein creando una proficua guerra a lunga scadenza. In questo caso, l'Undici Settembre non faceva presa più di tanto, visto che nel frattempo erano passati quasi due anni e soprattutto perchè, pur avendoci tentato, veniva difficile sostenere che Saddam Hussein aveva a che fare in alcun modo con l’Undici Settembre. Allora ci si è inventati documenti falsi ed altrettanto false analisi del controspionaggio per sostenere che Saddam Hussein aveva grandi quantità di armi chimiche e biologiche, oltre che un programma in corso per lo sviluppo di armi nucleari, cosa che se vera si presentava come una enorme minaccia al resto del mondo. Ovviamente tutte illazioni dimostratesi invece al lato pratico infondate, ma quando oramai la guerra era già in corso.
Risultato, la multinazionale Halliburton www.halliburton.com, di cui Cheney era Presidente, ha ottenuto l'appalto a trattativa privata, senza che peraltro fossero stati invitati altri concorrenti per gestire gli aspetti logistici dell'operazione in Iraq; appalto che ha dato e continua ogni giorno a dare ad Halliburton profitti da misurarsi in decine di miliardi di dollari.
Bush e Cheney hanno governato creando paura e, allo stesso tempo, facendo morire e soffrire centinaia di migliaia di innocenti Americani e non. Contemporaneamente hanno messo in ginocchio le finanze federali americane. L'asso nella manica per acquisire e mantenere potere è stata la carta religiosa. Poiché molti democratici sono favorevoli all'aborto e alle unioni di omosessuali, Karl Rove, Richelieu politico di Bush, ha creato un'autentica crociata contro i Democratici. Gli stessi vescovi cattolici nel 2004 hanno detto che votare per l'allora candidato Presidenziale Kerry significava commettere peccato ed ancora oggi, sotto elezioni, nelle messe cattoliche celebrate in America (nella parte in cui si prega per i bisognosi, per il Papa ecc.) si dice testualmente "preghiamo affinché la Corte Suprema abroghi la legge che rende legale l'aborto" ed anche "preghiamo affinché durante le elezioni, i fedeli scelgano per la vita e votino per chi è contrario all'aborto".
E così, nel 2000, 2002 e 2004 ha vinto le elezioni chi è contrario all'aborto ma è invece favorevole a mandare a morire ragazzi di vent'anni affinché questa o quella multinazionale possa aggiungere qualche miliardo di dollari al mese in più ai loro già stratosferici guadagni. Tu mi chiederai:" Ma perchè i newsmedia non dicono la verità? ". Purtroppo si hanno in parte le mani legate. La libertà di stampa esiste solo in teoria. Il potere esercita ogni giorno una grande influenza sui newsmedia in tante forme. Dal concedere accesso privilegiato o meno alle notizie, all'influenza finanziaria da parte dei finanziatori degli stessi newsmedia, alla pressione dei grandi inserzionisti pubblicitari che sono ovviamente legati allo stesso potere.
Oggi, comunque, gli Americani hanno un'idea, anche se vaga, di quello che è successo ed è per questo che ci sarà una rivoluzione dell'attuale panorama politico. I Democratici prenderanno sicuramente il controllo della Camera e probabilmente anche del Senato. Ciò significa che Bush e Cheney avranno le mani legate in quanto, qualunque cosa vorranno fare, dovrà essere approvata dal parlamento. Inoltre, avendo la Camera il cosiddetto "Sub Poena Power" (ovvero il diritto di chiamare obbligatoriamente a testimoniare sotto giuramento chiunque, in teoria anche il Presidente), sarà in grado di portare alla luce molti atti tenuti sinora segreti e dare inizio a procedimenti di "Impeachment", se non di Bush, certamente di alcuni dei gerarchi chiave del suo regime.
Di fronte a questa prospettiva, “la macchina da guerra”, quasi inestinguibile, dell'apparato Repubblicano ha lanciato campagne diffamatorie incendiarie in tutti i mercati locali in cui la poltrona dell'uscente Repubblicano era a rischio. Giuste, inesatte, travisate o completamente inventate, le accuse bombardate nelle televisioni locali 24 ore al giorno hanno comunque l'effetto assicurato di togliere voti al candidato vittima delle accuse.
Le elezioni in alcuni stati sono così surriscaldate che nel Wisconsin è stata mandata in onda all'ultima ora una pubblicità in cui si sostiene che il candidato Democratico usa fondi pubblici per fare ricerche sul sesso imponendo ad adolescenti di guardare film porno mentre elettrodi sono collegati ai loro genitali. In Virginia, dove il Senatore repubblicano in carica George Allen non viene dato come vincente c'è stata, in queste ore, una campagna telefonica indirizzata agli elettori democratici in cui persone falsamente dichiaratesi addetti della campagna del candidato democratico Webb dicono agli elettori che l'ubicazione del loro seggio è cambiata e danno il nuovo indirizzo (sbagliato) sperando che alla fine si stufino e non votino."
Un banco di prova per Bush le elezioni di midterm in corso negli USA. Una fonte americana, a condizione di anonimato, mi ha consentito di pubblicare queste sue riflessioni ed informazioni, in occasione di un Election day incandescente sotto tutti gli aspetti. Ecco una sintesi della lunga nota ricevuta qualche ora fa dall’America:
“...Si e' iniziato con l'Undici Settembre. Quello che la gente non sa è che in quel particolare momento, parliamo del Gennaio 2001, Bush e Cheney hanno iniziato la loro amministrazione già con l'idea di fare due cose.
Una era di prendere il controllo dell'Afghanistan in quanto quelle stesse società petrolifere che li hanno di fatto insediati nella Casa Bianca, hanno enormi interessi nel completamento di oleodotti e gasdotti. Se dai uno sguardo all'Asia Centrale, a sud delle Repubbliche Kazakhstan, Uzbekistan, Turkmenistan e Tajikistan, da una parte c'e' la Cina e dall'altra l'Iran, entrambi nazioni in cui aziende come la Exxon-Mobil o Texaco non vogliono e comunque non possono fare passare i condotti. L'unica strada è l'Afghanistan che è in mezzo e da dove, tramite il Pakistan, si accede all'Oceano Indiano. Tuttavia un Afghanistan in mano ai Talebani era da considerarsi ancora meno stabile e meno amico dello stesso Iran.
Gli Americani mai avrebbero però appoggiato una guerra fatta apertamente per arricchire le multinazionali petrolifere. FBI e CIA vennero a sapere che vi era in atto un complotto per attuare un atto terroristico di enormi proporzioni sul suolo americano (per esempio erano a conoscenza che alcuni dei 17 terroristi dell'Undici Settembre, già nel mirino dell'antiterrorismo, avevano chiesto a scuole di volo in America di insegnargli a governare un jet di linea in volo, ma non a farlo decollare o atterrare, cosa che può ovviamente significare una cosa sola). Si sapeva che sarebbe successo e si è lasciato che succedesse, ben sapendo che, di fronte ad una strage nella loro terra, gli Americani avrebbero appoggiato qualunque contrattacco, così come è stato.
Ho parlato di due cose. L'altra era eliminare Saddam Hussein creando una proficua guerra a lunga scadenza. In questo caso, l'Undici Settembre non faceva presa più di tanto, visto che nel frattempo erano passati quasi due anni e soprattutto perchè, pur avendoci tentato, veniva difficile sostenere che Saddam Hussein aveva a che fare in alcun modo con l’Undici Settembre. Allora ci si è inventati documenti falsi ed altrettanto false analisi del controspionaggio per sostenere che Saddam Hussein aveva grandi quantità di armi chimiche e biologiche, oltre che un programma in corso per lo sviluppo di armi nucleari, cosa che se vera si presentava come una enorme minaccia al resto del mondo. Ovviamente tutte illazioni dimostratesi invece al lato pratico infondate, ma quando oramai la guerra era già in corso.
Risultato, la multinazionale Halliburton www.halliburton.com, di cui Cheney era Presidente, ha ottenuto l'appalto a trattativa privata, senza che peraltro fossero stati invitati altri concorrenti per gestire gli aspetti logistici dell'operazione in Iraq; appalto che ha dato e continua ogni giorno a dare ad Halliburton profitti da misurarsi in decine di miliardi di dollari.
Bush e Cheney hanno governato creando paura e, allo stesso tempo, facendo morire e soffrire centinaia di migliaia di innocenti Americani e non. Contemporaneamente hanno messo in ginocchio le finanze federali americane. L'asso nella manica per acquisire e mantenere potere è stata la carta religiosa. Poiché molti democratici sono favorevoli all'aborto e alle unioni di omosessuali, Karl Rove, Richelieu politico di Bush, ha creato un'autentica crociata contro i Democratici. Gli stessi vescovi cattolici nel 2004 hanno detto che votare per l'allora candidato Presidenziale Kerry significava commettere peccato ed ancora oggi, sotto elezioni, nelle messe cattoliche celebrate in America (nella parte in cui si prega per i bisognosi, per il Papa ecc.) si dice testualmente "preghiamo affinché la Corte Suprema abroghi la legge che rende legale l'aborto" ed anche "preghiamo affinché durante le elezioni, i fedeli scelgano per la vita e votino per chi è contrario all'aborto".
E così, nel 2000, 2002 e 2004 ha vinto le elezioni chi è contrario all'aborto ma è invece favorevole a mandare a morire ragazzi di vent'anni affinché questa o quella multinazionale possa aggiungere qualche miliardo di dollari al mese in più ai loro già stratosferici guadagni. Tu mi chiederai:" Ma perchè i newsmedia non dicono la verità? ". Purtroppo si hanno in parte le mani legate. La libertà di stampa esiste solo in teoria. Il potere esercita ogni giorno una grande influenza sui newsmedia in tante forme. Dal concedere accesso privilegiato o meno alle notizie, all'influenza finanziaria da parte dei finanziatori degli stessi newsmedia, alla pressione dei grandi inserzionisti pubblicitari che sono ovviamente legati allo stesso potere.
Oggi, comunque, gli Americani hanno un'idea, anche se vaga, di quello che è successo ed è per questo che ci sarà una rivoluzione dell'attuale panorama politico. I Democratici prenderanno sicuramente il controllo della Camera e probabilmente anche del Senato. Ciò significa che Bush e Cheney avranno le mani legate in quanto, qualunque cosa vorranno fare, dovrà essere approvata dal parlamento. Inoltre, avendo la Camera il cosiddetto "Sub Poena Power" (ovvero il diritto di chiamare obbligatoriamente a testimoniare sotto giuramento chiunque, in teoria anche il Presidente), sarà in grado di portare alla luce molti atti tenuti sinora segreti e dare inizio a procedimenti di "Impeachment", se non di Bush, certamente di alcuni dei gerarchi chiave del suo regime.
Di fronte a questa prospettiva, “la macchina da guerra”, quasi inestinguibile, dell'apparato Repubblicano ha lanciato campagne diffamatorie incendiarie in tutti i mercati locali in cui la poltrona dell'uscente Repubblicano era a rischio. Giuste, inesatte, travisate o completamente inventate, le accuse bombardate nelle televisioni locali 24 ore al giorno hanno comunque l'effetto assicurato di togliere voti al candidato vittima delle accuse.
Le elezioni in alcuni stati sono così surriscaldate che nel Wisconsin è stata mandata in onda all'ultima ora una pubblicità in cui si sostiene che il candidato Democratico usa fondi pubblici per fare ricerche sul sesso imponendo ad adolescenti di guardare film porno mentre elettrodi sono collegati ai loro genitali. In Virginia, dove il Senatore repubblicano in carica George Allen non viene dato come vincente c'è stata, in queste ore, una campagna telefonica indirizzata agli elettori democratici in cui persone falsamente dichiaratesi addetti della campagna del candidato democratico Webb dicono agli elettori che l'ubicazione del loro seggio è cambiata e danno il nuovo indirizzo (sbagliato) sperando che alla fine si stufino e non votino."
sabato, novembre 04, 2006
Non più delitto a Cogne? Scoop a scoppio ritardato
Testo e foto di Mara Malda per www.marellagiovannelli.com
L’intervista di Barbara Palombelli al neurochirurgo Giovanni Migliaccio, trasmessa nell’edizione delle 20 del TG5, è uno scoop, anche se a scoppio ritardato. Infatti, l’ipotesi del dott. Migliaccio, sul piccolo "Samuele Lorenzi morto per cause naturali”, gira in Rete da più di un anno. Stranamente, solo oggi, questa teoria è riuscita a fare il salto di visibilità mediatica da un sito internet “per addetti ai lavori” alla grande ribalta televisiva. Eppure, il 5 luglio 2005, era stato lo stesso neurochirurgo a scrivere a MEDFORUM, community online dei medici e degli operatori sanitari. Questo è il copia & incolla di quella nota, articolata in otto punti e firmata dal Dr. Giovanni Migliaccio.
Egregi Colleghi,
qualche tempo fa ho avuto modo di leggere la perizia necroscopica effettuata sul cadavere del bambino Samuele Lorenzi,da tutti considerato ucciso da mano omicida. In tale perizia invece, a mio parere, vi sono tante e tali contraddizioni ed errori di valutazione che hanno accresciuto la mia convinzione che il piccolo sia realmente morto per cause naturali, cioè a seguito di una imponente emorragia cerebrale, improvvisa, violenta a seguito della rottura di una malformazione vascolare (aneurisma e/o malformazione arterovenosa). Sono infatti molti gli elementi che non convincono:
1) Si dice che il piccolo sia stato colpito in regione frontale con 17 colpi ad opera di un arnese largo e pesante! Mi chiedo: come è possibile contare 17 colpi sul capo di un bimbo di tre anni? Il numero di colpi inferti su un corpo si possono contare sul torace, sull'addome, ma non sul cranio.
2) L'esame necroscopico ha evidenziato una emorragia intraventricolare e una emoragia subaracnoidea, senza tracce di ematomi extradurale e/o sottodurale, generalmente tipici delle lesioni traumatiche.
3) Il piccolo è morto circa due ore dopo l'evento. Come è possibile sopravvivere oltre pochi minuti dopo aver subito 17 colpi sul cranio?
4) La perizia esclude che le lesioni abbiano potuto creare spruzzi di sangue a distanza come sono stati rinvenuti attorno al corpicino e sulle pareti della stanza. Giusto! Infatti gli spruzzi a distanza non possono che essere riferibili al cosiddetto vomito a getto tipico dell'ipertensione endocranica.
5) Le fratture affondate riscontrate non sono che la conseguenza di trauma cranico a seguito di crisi epilettica insorta a seguito dell'emorragia.
6) Nella perizia necroscopica assurdamente si dichiara che lo stato di coma valutato con la scala CGS=3 consente la diagnosi di morte:
Tutti sappiamo ( e di più dovrebbe saperlo un Medico Legale) che la diagnosi di morte viene accertata con altri parametri e per un certo periodo di tempo (EEG,EKG ecc.)
7) Nella perizia viene affermato anche che il bimbo era già morto quado sono arrivati i soccorsi perchè, (e sarebbe una prova inoppugnabile)quando il medico del 118 ha introdotto la cannula di Guedell, non vi è stato il riflesso della tosse! E' assurdo: in un paziente in coma profondo come è possibile evocare il riflesso della tosse?
8) ancora: non risulta che sia stato fatto un esame istologico dei vasi del circolo di Willis, attraverso il quale si sarebbe potuto evidenziare l'eventuale alterazione delle pareti di uno o più pareti arteriose.
Queste ed altre sono le contraddizioni che rischiano di favorire un clamoroso errore giudiziario. Gradirei leggere i Vostri pareri.
Dottor Giovanni Migliaccio
Specialista in Neurochirurgia
Dirigente U.O. di Neurochirurgia
Azienda Ospedaliera
Fatebenefratelli & Oftalmico - Milano
L’intervista di Barbara Palombelli al neurochirurgo Giovanni Migliaccio, trasmessa nell’edizione delle 20 del TG5, è uno scoop, anche se a scoppio ritardato. Infatti, l’ipotesi del dott. Migliaccio, sul piccolo "Samuele Lorenzi morto per cause naturali”, gira in Rete da più di un anno. Stranamente, solo oggi, questa teoria è riuscita a fare il salto di visibilità mediatica da un sito internet “per addetti ai lavori” alla grande ribalta televisiva. Eppure, il 5 luglio 2005, era stato lo stesso neurochirurgo a scrivere a MEDFORUM, community online dei medici e degli operatori sanitari. Questo è il copia & incolla di quella nota, articolata in otto punti e firmata dal Dr. Giovanni Migliaccio.
Egregi Colleghi,
qualche tempo fa ho avuto modo di leggere la perizia necroscopica effettuata sul cadavere del bambino Samuele Lorenzi,da tutti considerato ucciso da mano omicida. In tale perizia invece, a mio parere, vi sono tante e tali contraddizioni ed errori di valutazione che hanno accresciuto la mia convinzione che il piccolo sia realmente morto per cause naturali, cioè a seguito di una imponente emorragia cerebrale, improvvisa, violenta a seguito della rottura di una malformazione vascolare (aneurisma e/o malformazione arterovenosa). Sono infatti molti gli elementi che non convincono:
1) Si dice che il piccolo sia stato colpito in regione frontale con 17 colpi ad opera di un arnese largo e pesante! Mi chiedo: come è possibile contare 17 colpi sul capo di un bimbo di tre anni? Il numero di colpi inferti su un corpo si possono contare sul torace, sull'addome, ma non sul cranio.
2) L'esame necroscopico ha evidenziato una emorragia intraventricolare e una emoragia subaracnoidea, senza tracce di ematomi extradurale e/o sottodurale, generalmente tipici delle lesioni traumatiche.
3) Il piccolo è morto circa due ore dopo l'evento. Come è possibile sopravvivere oltre pochi minuti dopo aver subito 17 colpi sul cranio?
4) La perizia esclude che le lesioni abbiano potuto creare spruzzi di sangue a distanza come sono stati rinvenuti attorno al corpicino e sulle pareti della stanza. Giusto! Infatti gli spruzzi a distanza non possono che essere riferibili al cosiddetto vomito a getto tipico dell'ipertensione endocranica.
5) Le fratture affondate riscontrate non sono che la conseguenza di trauma cranico a seguito di crisi epilettica insorta a seguito dell'emorragia.
6) Nella perizia necroscopica assurdamente si dichiara che lo stato di coma valutato con la scala CGS=3 consente la diagnosi di morte:
Tutti sappiamo ( e di più dovrebbe saperlo un Medico Legale) che la diagnosi di morte viene accertata con altri parametri e per un certo periodo di tempo (EEG,EKG ecc.)
7) Nella perizia viene affermato anche che il bimbo era già morto quado sono arrivati i soccorsi perchè, (e sarebbe una prova inoppugnabile)quando il medico del 118 ha introdotto la cannula di Guedell, non vi è stato il riflesso della tosse! E' assurdo: in un paziente in coma profondo come è possibile evocare il riflesso della tosse?
8) ancora: non risulta che sia stato fatto un esame istologico dei vasi del circolo di Willis, attraverso il quale si sarebbe potuto evidenziare l'eventuale alterazione delle pareti di uno o più pareti arteriose.
Queste ed altre sono le contraddizioni che rischiano di favorire un clamoroso errore giudiziario. Gradirei leggere i Vostri pareri.
Dottor Giovanni Migliaccio
Specialista in Neurochirurgia
Dirigente U.O. di Neurochirurgia
Azienda Ospedaliera
Fatebenefratelli & Oftalmico - Milano
mercoledì, novembre 01, 2006
Web-cimitero creativo incredibile ma virtualmente vero
Testo di Mara Malda per www.marellagiovannelli.com
“Quando una persona che amiamo scompare, il desiderio di comunicare la sua perdita è tanto naturale quanto forte. Internet rappresenta la rivoluzione più grande. Il Requiescat Cemetery è un posto ideale per annunciare la perdita del vostro caro dandovi la possibilità di innalzare un monumento permanente alla loro memoria”. Questa è la scritta che appare all’ingresso del web-cimitero il cui indirizzo, molto cliccato in questi giorni, è www.requiescat.org.
Una visita è d’obbligo perchè le soluzioni proposte costituiscono, secondo gli internauti ad oltranza, una valida alternativa alla penuria di loculi e alla scarsa fantasia delle agenzie di pompe funebri. Le possibilità elencate sono tante, a cominciare dalla “costruzione del paesaggio virtuale che ospiterà per l'eternità la persona a Voi cara”.
Per abbellire il monumento funebre del caro estinto bisogna lasciare le seguenti informazioni: Nome, Cognome, Anno di Nascita, Anno del passaggio a Miglior Vita. “Se lo desiderate - recita testualmente l’avviso ai Naviganti - potrete affiancare il Vostro caro estinto ad uno dei personaggi celebri ospiti del Requiescat Cemetery scegliendo nella lista quello che più amate o quello al quale il Vostro caro si sentiva affezionato. Le informazioni inserite scorreranno al centro della tomba. Il bottone Sottofondo Vi consente di scegliere una melodia che accompagnerà il Vostro Caro per l'Eternità. Cliccando sul bottone Sfondo potrete scegliere tra tanti marmi quello che più vi aggrada. Cliccando sul bottone Fiori potrete scegliere la composizione floreale da offrire al Vostro caro. Cliccando sul bottone Candele potrete scegliere la candela che illuminerà per l'eternità la tomba della persona Cara”.
Seguono le informazioni sui costi di: pietra tombale, arredo funebre, cerimonia e servizi opzionali come la foto sulla lapide o la creazione di una pagina Web in ricordo del defunto. Si precisa che tutti i costi sono UNA TANTUM e PER L'ETERNITA' e che i servizi per i defunti acquistati al Requiescat Cemetery resteranno attivi fin quando CyberNet srl - l’azienda editrice - lo sarà.
Nel Requiescat Cemetery troverete le tombe elettroniche di centinaia di personaggi; da Leopardi a Lady Diana che ha come vicini Gianni Versace e Madre Teresa di Calcutta. Un settore, particolarmente curato del web-cimitero, è dedicato ai napoletani famosi mentre la rappresentazione grafica dell’Italia non tiene conto dell’esistenza di Sicilia e Sardegna.
Gli autori del sito definiscono la loro iniziativa “una Spoon River interamente ideata e costruita a Napoli; un cimitero virtuale in cui, disponendo di una vasta serie di opzioni, gli utenti potranno dedicare ai propri cari una foto, un fiore, una lampada, un cero, un messaggio, un necrologio. Gli utenti, inoltre, potranno scegliere non solo l'allestimento della tomba, ma anche il luogo ideale in cui collocarla, in uno spazio virtuale senza confini di razza, religioni, stato sociale, accanto a personaggi noti o del tutto anonimi. All'interno di questa "Spoon River" made in Italy, infatti, già figurano le tombe di quei personaggi che, a vario titolo, sono nella memoria di tutti: Totò, Troisi, Eduardo, Caruso. E via via altri seguiranno, perché si realizzi sempre più quella "corrispondenza d'amorosi sensi" che, così viva e presente nella sensibilità anglosassone (Young, Gray, Macpherson), giunge fino a noi attraverso la poesia immortale di Foscolo”.
“Quando una persona che amiamo scompare, il desiderio di comunicare la sua perdita è tanto naturale quanto forte. Internet rappresenta la rivoluzione più grande. Il Requiescat Cemetery è un posto ideale per annunciare la perdita del vostro caro dandovi la possibilità di innalzare un monumento permanente alla loro memoria”. Questa è la scritta che appare all’ingresso del web-cimitero il cui indirizzo, molto cliccato in questi giorni, è www.requiescat.org.
Una visita è d’obbligo perchè le soluzioni proposte costituiscono, secondo gli internauti ad oltranza, una valida alternativa alla penuria di loculi e alla scarsa fantasia delle agenzie di pompe funebri. Le possibilità elencate sono tante, a cominciare dalla “costruzione del paesaggio virtuale che ospiterà per l'eternità la persona a Voi cara”.
Per abbellire il monumento funebre del caro estinto bisogna lasciare le seguenti informazioni: Nome, Cognome, Anno di Nascita, Anno del passaggio a Miglior Vita. “Se lo desiderate - recita testualmente l’avviso ai Naviganti - potrete affiancare il Vostro caro estinto ad uno dei personaggi celebri ospiti del Requiescat Cemetery scegliendo nella lista quello che più amate o quello al quale il Vostro caro si sentiva affezionato. Le informazioni inserite scorreranno al centro della tomba. Il bottone Sottofondo Vi consente di scegliere una melodia che accompagnerà il Vostro Caro per l'Eternità. Cliccando sul bottone Sfondo potrete scegliere tra tanti marmi quello che più vi aggrada. Cliccando sul bottone Fiori potrete scegliere la composizione floreale da offrire al Vostro caro. Cliccando sul bottone Candele potrete scegliere la candela che illuminerà per l'eternità la tomba della persona Cara”.
Seguono le informazioni sui costi di: pietra tombale, arredo funebre, cerimonia e servizi opzionali come la foto sulla lapide o la creazione di una pagina Web in ricordo del defunto. Si precisa che tutti i costi sono UNA TANTUM e PER L'ETERNITA' e che i servizi per i defunti acquistati al Requiescat Cemetery resteranno attivi fin quando CyberNet srl - l’azienda editrice - lo sarà.
Nel Requiescat Cemetery troverete le tombe elettroniche di centinaia di personaggi; da Leopardi a Lady Diana che ha come vicini Gianni Versace e Madre Teresa di Calcutta. Un settore, particolarmente curato del web-cimitero, è dedicato ai napoletani famosi mentre la rappresentazione grafica dell’Italia non tiene conto dell’esistenza di Sicilia e Sardegna.
Gli autori del sito definiscono la loro iniziativa “una Spoon River interamente ideata e costruita a Napoli; un cimitero virtuale in cui, disponendo di una vasta serie di opzioni, gli utenti potranno dedicare ai propri cari una foto, un fiore, una lampada, un cero, un messaggio, un necrologio. Gli utenti, inoltre, potranno scegliere non solo l'allestimento della tomba, ma anche il luogo ideale in cui collocarla, in uno spazio virtuale senza confini di razza, religioni, stato sociale, accanto a personaggi noti o del tutto anonimi. All'interno di questa "Spoon River" made in Italy, infatti, già figurano le tombe di quei personaggi che, a vario titolo, sono nella memoria di tutti: Totò, Troisi, Eduardo, Caruso. E via via altri seguiranno, perché si realizzi sempre più quella "corrispondenza d'amorosi sensi" che, così viva e presente nella sensibilità anglosassone (Young, Gray, Macpherson), giunge fino a noi attraverso la poesia immortale di Foscolo”.
Tra castagne e streghe, il sortilegio di Aritzo
Testo e foto di Marella Giovannelli per www.marellagiovannelli.com
Tra castagne, streghe, funghi e dolci squisiti la sagra di Aritzo ha fatto il pieno anche quest’anno attirando almeno trentamila persone arrivate da tutta la Sardegna.
Innumerevoli le bancarelle sistemate nel paese che, essendo lungo e stretto, con una via principale e tanti vicoletti, qualche problemino di viabilità, in una manifestazione del genere, lo presenta. Speriamo che, nel 2007, 18° compleanno della Sagra, gli organizzatori attivino un servizio-navetta per evitare tappi, ingorghi e code nell’afflusso e deflusso dei visitatori.
L’edizione 2006, la numero diciasette, non si è fatta mancare nulla, forse per un eccesso di scaramanzia che ha raggiunto il suo apice nell’inquietante mostra “Is bruxas: magia e stregoneria in Sardegna tra il XV e il XVII secolo”.
L’esposizione è ospitata nelle carceri spagnole: una vecchia e massiccia costruzione del Seicento adibita, fino al dopoguerra, a carcere di massima sicurezza. Nel 1793 vi furono tenuti prigionieri alcuni ufficiali francesi, catturati durante un tentativo di sbarco da parte di Napoleone.
L'edificio, realizzato con pietra scistosa, fango e legno di castagno, è caratterizzato da un sottopassaggio a sesto acuto, chiamato "sa bovida" (la volta). Gli ambienti interni, oggi completamente ristrutturati, comprendono quattro locali che anticamente erano utilizzati come postazione di sorveglianza e come celle femminili e maschili. La mostra permanente, basata su un’approfondita ricerca storica, ha consentito di “scovare” ed esporre oggetti rituali di tipo religioso, magico e stregonesco.
I visitatori sono coinvolti emotivamente, anche per la ricostruzione degli ambienti, degli antri e delle celle dove sembrano rivivere sortilegi e fatture, credenze popolari e terribili maledizioni. Impressionante la parte dedicata all'Inquisizione che comprende una collezione di strumenti di tortura, utilizzati per secoli su migliaia di innocenti, accusati di stregoneria e di malefici.
Usciti dalle vecchie carceri, è forte il contrasto con l’atmosfera di festa che si respira in paese. Castagne e nocciole sono le attrici principali ma, a ruota, seguono i dolci tipici di Aritzo, i formaggi e le salsicce passando per la moltiplicazione dei pani...e dei funghi, dei mieli e dei torroni.
Forse per un accordo, più o meno tacito, il serpentone di bancarelle, ha una testa e una coda extra-comunitaria. Gli ambulanti africani ed asiatici si sono sistemati all’inizio e alla fine della lunghissima esposizione che riserva la parte centrale ai produttori locali o, comunque, provenienti da altri centri della Sardegna. Per cui, l’artigianato multi-etnico è ben rappresentato ma il cuore della sagra è isolano doc. Qui è un susseguirsi di spiedi dove sfrigolano i porcetti, minuscole rivendite di specialità casalinghe, esposizioni di abiti in velluto, gambali e coltelli. Affollate anche le mostre collaterali: del fungo (con 450 specie schedate, esposte e spiegate), dei minerali, del costume tradizionale di Aritzo, delle sculture in ceramica del professor Renzo Becuzzi e degli animali selvatici.
Tra questi c’è anche la copia perfetta di Elune, il ghiro sardo catturato lo scorso settembre nel Supramonte. Il ritrovamento ha destato scalpore perchè la specie si credeva estinta e l’ultimo avvistamento risaliva alla fine degli anni Ottanta.
Il ghiro, con l’avvoltoio, la martora, il porcospino, la volpe, il cinghiale e altri animali si ritrovano impagliati anche nelle vecchie case dai tipici balconi in legno. Negli alberghi e negli agriturismo della zona hanno recuperato le vecchie ricette della tradizione locale.
Da non perdere un tris di primi con risotto alle castagne e salsiccia, tagliatelle di farina di marroni con crema di porcini e ravioli farciti con funghi e castagne. Altra specialità del posto è sa carapigna: un sorbetto al limone che affonda le sue origini nell’antichissimo commercio della neve praticato dagli abitanti di Aritzo in tutta la Sardegna.
Folgorato come tanti dalla bellezza di questo villaggio, Gaston Charles Vuillier , alla fine dell’Ottocento, scriveva: “...Inerpicandoci lungo il sentiero, scorgiamo Aritzo, addossata contro la montagna, in una gola, su cui si stagliano il campanile pisano e le case rosa, gialle o nerastre, adorne di vecchi balconi in legno intagliato, circondate da foreste ingiallite.
Percorrere questo villaggio è la realizzazione del sogno di un artista. Le case fatte di pietra di scisto color ardesia, sono come ornate di pagliuzze d’argento, il sole ne trae scintillii di diamante, le tegole rosse dei tetti luccicano...”
Tra castagne, streghe, funghi e dolci squisiti la sagra di Aritzo ha fatto il pieno anche quest’anno attirando almeno trentamila persone arrivate da tutta la Sardegna.
Innumerevoli le bancarelle sistemate nel paese che, essendo lungo e stretto, con una via principale e tanti vicoletti, qualche problemino di viabilità, in una manifestazione del genere, lo presenta. Speriamo che, nel 2007, 18° compleanno della Sagra, gli organizzatori attivino un servizio-navetta per evitare tappi, ingorghi e code nell’afflusso e deflusso dei visitatori.
L’edizione 2006, la numero diciasette, non si è fatta mancare nulla, forse per un eccesso di scaramanzia che ha raggiunto il suo apice nell’inquietante mostra “Is bruxas: magia e stregoneria in Sardegna tra il XV e il XVII secolo”.
L’esposizione è ospitata nelle carceri spagnole: una vecchia e massiccia costruzione del Seicento adibita, fino al dopoguerra, a carcere di massima sicurezza. Nel 1793 vi furono tenuti prigionieri alcuni ufficiali francesi, catturati durante un tentativo di sbarco da parte di Napoleone.
L'edificio, realizzato con pietra scistosa, fango e legno di castagno, è caratterizzato da un sottopassaggio a sesto acuto, chiamato "sa bovida" (la volta). Gli ambienti interni, oggi completamente ristrutturati, comprendono quattro locali che anticamente erano utilizzati come postazione di sorveglianza e come celle femminili e maschili. La mostra permanente, basata su un’approfondita ricerca storica, ha consentito di “scovare” ed esporre oggetti rituali di tipo religioso, magico e stregonesco.
I visitatori sono coinvolti emotivamente, anche per la ricostruzione degli ambienti, degli antri e delle celle dove sembrano rivivere sortilegi e fatture, credenze popolari e terribili maledizioni. Impressionante la parte dedicata all'Inquisizione che comprende una collezione di strumenti di tortura, utilizzati per secoli su migliaia di innocenti, accusati di stregoneria e di malefici.
Usciti dalle vecchie carceri, è forte il contrasto con l’atmosfera di festa che si respira in paese. Castagne e nocciole sono le attrici principali ma, a ruota, seguono i dolci tipici di Aritzo, i formaggi e le salsicce passando per la moltiplicazione dei pani...e dei funghi, dei mieli e dei torroni.
Forse per un accordo, più o meno tacito, il serpentone di bancarelle, ha una testa e una coda extra-comunitaria. Gli ambulanti africani ed asiatici si sono sistemati all’inizio e alla fine della lunghissima esposizione che riserva la parte centrale ai produttori locali o, comunque, provenienti da altri centri della Sardegna. Per cui, l’artigianato multi-etnico è ben rappresentato ma il cuore della sagra è isolano doc. Qui è un susseguirsi di spiedi dove sfrigolano i porcetti, minuscole rivendite di specialità casalinghe, esposizioni di abiti in velluto, gambali e coltelli. Affollate anche le mostre collaterali: del fungo (con 450 specie schedate, esposte e spiegate), dei minerali, del costume tradizionale di Aritzo, delle sculture in ceramica del professor Renzo Becuzzi e degli animali selvatici.
Tra questi c’è anche la copia perfetta di Elune, il ghiro sardo catturato lo scorso settembre nel Supramonte. Il ritrovamento ha destato scalpore perchè la specie si credeva estinta e l’ultimo avvistamento risaliva alla fine degli anni Ottanta.
Il ghiro, con l’avvoltoio, la martora, il porcospino, la volpe, il cinghiale e altri animali si ritrovano impagliati anche nelle vecchie case dai tipici balconi in legno. Negli alberghi e negli agriturismo della zona hanno recuperato le vecchie ricette della tradizione locale.
Da non perdere un tris di primi con risotto alle castagne e salsiccia, tagliatelle di farina di marroni con crema di porcini e ravioli farciti con funghi e castagne. Altra specialità del posto è sa carapigna: un sorbetto al limone che affonda le sue origini nell’antichissimo commercio della neve praticato dagli abitanti di Aritzo in tutta la Sardegna.
Folgorato come tanti dalla bellezza di questo villaggio, Gaston Charles Vuillier , alla fine dell’Ottocento, scriveva: “...Inerpicandoci lungo il sentiero, scorgiamo Aritzo, addossata contro la montagna, in una gola, su cui si stagliano il campanile pisano e le case rosa, gialle o nerastre, adorne di vecchi balconi in legno intagliato, circondate da foreste ingiallite.
Percorrere questo villaggio è la realizzazione del sogno di un artista. Le case fatte di pietra di scisto color ardesia, sono come ornate di pagliuzze d’argento, il sole ne trae scintillii di diamante, le tegole rosse dei tetti luccicano...”
lunedì, ottobre 30, 2006
Sulla diatriba cessistica Gardini-Luxuria: la parola ai lettori
Testo e foto nella sezione Mara Malda di www.marellagiovannnelli.com
“Io uso il bagno degli uomini!” Così scrive Isabella Rescalli, in merito alla nota diatriba cessistica Gardini-Luxuria e in risposta ad un mio commento nel quale definivo allucinanti le dichiarazioni rese dall’Elisabetta furiosa & indignata. L’intervento dell’acuta Rescalli, frequentatrice abituale della sezione “Dite la vostra” nel mio www.marellagiovannelli.com, continua così:
“In una delle sue lettere a Lucilio, Seneca scriveva:
".... rivendica il tuo diritto su te stesso e il tempo che fino ad oggi ti veniva portato via o carpito o andava perduto..... Niente ci appartiene, solo il tempo è nostro..."
I servizi igienici degli autogrill italiani hanno la caratteristica di essere quasi sempre liberi nel reparto "uomini" e sempre strapieni nella zona "donne" non già perchè gli uomini facciano la pipì più velocemente di noi, ma perchè non perdono tempo a rifarsi il trucco, a cotonarsi i capelli, a mettersi profumi su profumi (al massimo, ma questo lo consentirei anche alle donne, si lavano i denti).
E così, forte della massima di Seneca che condivido attivamente, senza sentirmi "furba" nemmeno per un istante, mi infilo immancabilmente nel bagno degli uomini, creando solo qualche sguardo interrogativo negli avventori presenti. Mi riesce difficile accettare che nel XXI secolo abbiamo ancora i bagni separati (quanto insegnano gli animali!).
Alla carissima Elisabetta Gardini farei conoscere volentieri le migliaia di donne che ogni giorni vengono picchiate, seviziate e stuprate. Forse darà un significato diverso alle parole "violenza subita".
In quanto a Vladimir Luxuria, indipendentemente dall'idea politica e dal suo schieramento che non condivido, ha tutta la mia ammirazione. Non posso che ammirare una persona che ha la forza di essere fino in fondo ciò che è. (Ecco, per restare fedele al mio modo di scherzare con le parole, avrei dovuto dire: Non posso che ammirare una persona che ha la forza di essere ciò che è... fino all'ultima goccia!).
“Io uso il bagno degli uomini!” Così scrive Isabella Rescalli, in merito alla nota diatriba cessistica Gardini-Luxuria e in risposta ad un mio commento nel quale definivo allucinanti le dichiarazioni rese dall’Elisabetta furiosa & indignata. L’intervento dell’acuta Rescalli, frequentatrice abituale della sezione “Dite la vostra” nel mio www.marellagiovannelli.com, continua così:
“In una delle sue lettere a Lucilio, Seneca scriveva:
".... rivendica il tuo diritto su te stesso e il tempo che fino ad oggi ti veniva portato via o carpito o andava perduto..... Niente ci appartiene, solo il tempo è nostro..."
I servizi igienici degli autogrill italiani hanno la caratteristica di essere quasi sempre liberi nel reparto "uomini" e sempre strapieni nella zona "donne" non già perchè gli uomini facciano la pipì più velocemente di noi, ma perchè non perdono tempo a rifarsi il trucco, a cotonarsi i capelli, a mettersi profumi su profumi (al massimo, ma questo lo consentirei anche alle donne, si lavano i denti).
E così, forte della massima di Seneca che condivido attivamente, senza sentirmi "furba" nemmeno per un istante, mi infilo immancabilmente nel bagno degli uomini, creando solo qualche sguardo interrogativo negli avventori presenti. Mi riesce difficile accettare che nel XXI secolo abbiamo ancora i bagni separati (quanto insegnano gli animali!).
Alla carissima Elisabetta Gardini farei conoscere volentieri le migliaia di donne che ogni giorni vengono picchiate, seviziate e stuprate. Forse darà un significato diverso alle parole "violenza subita".
In quanto a Vladimir Luxuria, indipendentemente dall'idea politica e dal suo schieramento che non condivido, ha tutta la mia ammirazione. Non posso che ammirare una persona che ha la forza di essere fino in fondo ciò che è. (Ecco, per restare fedele al mio modo di scherzare con le parole, avrei dovuto dire: Non posso che ammirare una persona che ha la forza di essere ciò che è... fino all'ultima goccia!).