domenica, febbraio 12, 2006

Greta Frau: finito il mistero, la leggenda continua


di Marella Giovannelli

Poco importa sapere che il mistero della pittrice Greta Frau in realtà non esiste. Dietro questo nome, infatti, si nasconde Aldo Tilocca, straordinario ed imprevedibile artista sassarese. Si deve a lui la nascita ed il perdurare di una leggenda destinata a sopravvivergli. Quella che vuole la tedesca Greta Frau inchiodata in una sedia a rotelle, isolata in uno stazzo della Sardegna dove attualmente vive. Ma tutto questo non ha importanza perchè l’artista può arrogarsi il diritto di celarsi dietro una diversa identità. Un esempio per tutti: quello del grande scrittore romantico George Sand, nome fittizio di una donna: Aurore Dupin. Tornando alla fantastica (aggettivo appropriato in tutti i sensi) Greta Frau è il sorprendente doppio di Aldo Tilocca che in lei trova la sua pace e la sua identità. Alcuni dicono che si tratta solo di un’originale ed interessante operazione di tipo situazionista. Ma di Greta Frau colpisce l’inquieta ricerca dell’anima della purezza e della perfezione. In una galleria di autoritratti immaginari sfilano volti vagamente androgini, di una bellezza fuori dal tempo. Non sono maschere, quelle di Greta Frau, ma il loro contrario: essenze di anime. Tormentate negli occhi dalle palpebre arrossate; nella linea sottile, quasi una ferita, delle labbra; nelle acconciature che sembrano rubate agli Angeli. Le sue creature, dallo sguardo attonito, sembrano osservare il mondo con distacco, da un paradiso di armonia e silenzio. E nei suoi quadri si ritrova l’intensa nostalgia della bellezza perduta. A dimostrazione che l’Arte supera ogni dato biografico, la rivelazione del “mistero di Greta Frau” non ha intaccato la sua leggenda. Questa è stata costruita con dovizia di particolari e sapientemente alimentata in questi anni: Greta Frau, la pittrice, la collezionista di porcellane, la scrittrice di aforismi, il teorico della Bellezza che tiene corrispondenza sulle pagine di un quotidiano regionale, l'ex ricercatrice di Immunologia presso il National Institute of Medical Resaerch di Londra, nata a Colonia nel 1942 e residente in Sardegna dal 1987. Qui un incidente d'auto la priva dell'uso delle gambe; costretta a vivere su una sedia a rotelle scopre la propria vocazione pittorica e decide di trattenersi nell'isola. Tutti concordi sul definire il “caso Greta Frau” un’operazione concettuale di rara efficacia. Ad ogni sua mostra, sia in Italia che all’estero, continuano a precisare che lei non appare mai in pubblico e non rilascia interviste. Greta Frau crea dei ritratti seriali, raffigurazioni di compagne di collegio, icone tutte uguali, chiamate le Trance, simili nei tratti ed accomunate dal colletto bianco sul vestito nero. Sono numerate progressivamente; sembrano quasi contrassegni di una nuova setta in continua e misteriosa crescita. La sorpresa arriva quando, ai vernissages, le Trance si incarnano in ragazze reali, discepole della loro Autrice e Maestra Greta Frau. Hanno infatti il compito di divulgare la sua filosofia:“Tutto è bello. Fate.” Fanno circolare lapidari messaggi scritti su foglietti accartocciati e dietro la schiena portano appeso il proprio ritratto. Simboleggiano il mistero e l’inafferrabilità di Greta Frau che, dall’alto della sua enigmatica presenza/assenza ricorda “la Bellezza paralizza la Verità e la Menzogna”.

martedì, febbraio 07, 2006


Poesie: quale ordine!?

di Marella Giovannelli

Si chiamerà Equatore celeste la mia nuova raccolta di poesie. Arriva dopo L’estranea e Mareamore e sarà pubblicata entro il prossimo mese di giugno. E’ stato difficile decidere quale ordine dare a dei versi che rappresentano altrettanti momenti ed emozioni della mia vita. Forse la scelta finale sarebbe stata diversa se non avessi avuto, anche io in fondo, una coscienza e una ragione che mi hanno posto dei “paletti”. Perchè una quarantina di poesie, impaginate nella loro vera sequenza temporale, racchiudono non solo l’attimo della nascita dei tuoi versi, ma un frammento della tua esistenza e della tua essenza. “Carezza” e “Tu”
apriranno e chiuderanno il mio “Equatore celeste”.


Carezza

Amo
il tuo bisogno di me.
Lo sento
nell’ultima tua carezza della sera
e nel primo tuo richiamo del mattino.
Lo vedo
inquieto nei tuoi sguardi
di scusa e di perdono.
Lo ricordo
disperato nella tua fuga
e lo ritrovo sorridente
dopo i tuoi ritorni e i miei.

Tu

Io, fluttuante
immersa in una pace
calda e nuova
illuminata a giorno
dal sole della tua passione.
Mi scrivi di cascate e laghetti
circondati da bamboo
e coperti da liane.
Nelle foglie del tamarindo
vedi il colore dei miei occhi
e nelle tigri del Bengala
scorgi il mio sguardo.
Ti fai leggere la mano
da una vecchia nel deserto
e lei ti parla di noi
tra visioni di stelle, pianeti e luna piena.
Mi racconti dei tuoi sogni
abbracciato ad un cuscino
le mie foto sul letto
e io dentro di te.
Mi arriva ogni mattina
il segno del tuo risveglio
così lontano
e pieno di me.
Mi travolge un’ondata di piacere
ti seguo nel tuo viaggio
e scopro di amarti
così come sei
selvaggiamente naturale
e diverso, tu.