domenica, luglio 31, 2011

Basta coi malloreddus. I sardi fuori dal guscio. Intervista a Marella Govannelli su Sardegna 24 (Francesco Giorgioni 31-07-2011)

Quei vip fotograffiati (La Nuova Sardegna 31-07-2011)



Marta Marzotto con il figlio di Gheddafi, Simona Ventura che fa le smorfie, Berlusconi in versione Tony Manero e Lele Mora coccolato e vezzeggiato da tutti. La Costa Smeralda che fu nel libro di Marella Giovannelli (foto). Una raccolta di immagini scattate dalla giornalista olbiese e intitolata «Fotograffiati», edito da Taphros. «L’idea mi è venuta a metà giugno - racconta -. Ho aperto il mio archivio digitale e mi sono resa conto di aver tantissime foto. Mi è sembrato giusto non disperdere la memoria di quegli anni. Le persone non sono mai in posa, sono tutti scatti rubati. Graffiano senza ferire». Il libro sarà presentato il 6 agosto a Porto Cervo. (Alessandro Pirina)

Marella Giovannelli racconta la metamorfosi della Costa nel libro "Fotograffiati"


L'Unione Sarda 31-07-2011. (Caterina De Roberto)
«Così ho ucciso Mara Malda». Dal salotto Marzotto con Dario Bellezza alle feste di Lele Mora
Quattro anni fa ha detto basta. Stop coi lelemora e i briatori. Stop con Mara Malda, alter ego gossiparo di Marella Giovannelli. Solida famiglia borghese alle spalle e laurea in un cassetto, un marito, due figli, (e un fratello sindaco), ha giocato con la vita smeralda trasformando in un lavoro - a tempo determinato - la posizione privilegiata nei salotti. Poi il rigetto annunciato sul "Corriere della sera". Nel frattempo ha scritto poesie, seguito l'ufficio stampa del Comune, è stata preziosa spalla mediatica del fratello Gianni in campagna elettorale. Ora torna sul luogo del delitto col volume "Fotograffiati" edito da Taphros, con prefazione di Bachisio Bandinu, che sarà presentato a Porto Cervo.
Perchè l'ha fatto?
«Per conservare la memoria».
Graffiati: in che senso?
«Sono foto irriverenti mai prese in posa. Magari in un vertice, piuttosto che a una festa, mi attraeva una particolare situazione, un'espressione buffa e io scattavo nello spirito di Mara Malda. L'idea è nata a giugno e l'abbiamo realizzato a tempo di record grazie anche al mio editore Dario Maiore che è stato straordinario. Il libro è autofinanziato: neppure un euro di contributo».
Feste raccontate da dentro: che differenza fa?
«Tanta. Io ero invitata, c'era una situazione di relax, di confidenza. E non ho mai tradito la fiducia, sono foto ironiche ma mai offensive. Quelle vintage sono di un periodo nel quale tutto era molto più spontaneo. In quelle di Orgosolo, per esempio, ci sono Milva e Marta Marzotto a un pranzo con i pastori. Una giornata bellissima».
Quando è scomparsa Mara Malda?
«Nel 2007. Ero stanca delle feste al Billionaire col tappeto rosso e dell'ostentazione del lusso sfrenato, del superfluo, dei corpi. La Sardegna era solo un palcoscenico, un mezzo di promozione e noi sardi per primi avevamo la responsabilità di dire basta».
La ricchezza ha sempre fatto parte della Costa Smeralda. Cosa era cambiato?
«L'ostentazione. All'inizio le feste si facevano tra amici, per divertirsi. Poi sono diventate uno strumento di promozione. Si chiamava Lele Mora e si portavano gli ospiti a pagamento. Non c'era più il piacere di incontrarsi. Una gara insensata a chi aveva speso di più o aveva più ospiti».
Anche l'erotismo è ingrediente base di un paradiso delle vacanze. Che differenza c'è?
«Nessuna di queste feste era minimamente erotica e neppure trasgressiva. A quella delle drag queen c'erano improbabili pensionati sessantenni. Non ho mai visto neppure un bacio appassionato. La passione è un'altra cosa, è un sentimento vero. Dove ci si mostra per fare business non può esserci erotismo».
Grandi amori in Costa?
«Quelli veri sono segreti».
Cosa la lega a Porto Rotondo?
«È il luogo in cui sono cresciuti i miei figli, in cui incontro gli stessi amici da 35 anni. Luigino Donà dalle Rose è straordinario nel mantenere questo senso di comunità e questo culto per il bello e per l'arte. Vai a casa sua e incontri gente come Ceroli».
In principio era Marta Marzotto.
«Lei è incredibile, è una donna spugna, assorbe esperienze e conoscenze e le trasmette. Andare a casa di Marta voleva dire conversare con Dario Bellezza».
Cosa è rimasto dell'esperienza della campagna elettorale?
«Ne sono uscita con le spalle più larghe».
Quanto contano i legami familiari?
«Sono fondamentali. Ho la fortuna di avere un compagno, mio marito Gianni Marzi, che dal 1977 mi sta accanto rispettando profondamente il mio modo di essere. Lui dà un senso a tutto quello che ho fatto».
Caterina De Roberto

lunedì, luglio 25, 2011

Fotograffiati è il titolo del nuovo libro di Marella Giovannelli: la 'dolce vita smeralda' in centinaia di foto


Fotograffiati è il titolo del nuovo libro di Marella Giovannelli: la "dolce vita smeralda" in centinaia di foto che hanno l'austerità del ritratto e la caricatura della maschera. Sarà presentato sabato 6 agosto, alle ore 19.30, in piazzetta degli Archi a Porto Cervo.
È un racconto per immagini, tutte scattate dalla stessa Giovannelli che, in questi anni, ha illustrato i suoi articoli con centinaia di foto. Ad animare questo “diario” coloratissimo e frizzante, più graffiante che patinato, è una certa “vita smeralda” particolarmente intensa a metà degli anni Duemila.
Raramente in posa, quasi sempre colti di sorpresa, i fotograffiati sono personaggi italiani e stranieri in vacanza a Porto Cervo e a Porto Rotondo, protagonisti di feste, eventi culturali, momenti di svago o relax e vertici internazionali.
Nella prefazione, curata da Bachisio Bandinu, si legge che "Marella Giovannelli fa una rappresentazione mondana del turismo d'alto bordo ricca di sfumature, con fotografie che hanno l'austerità del ritratto e la caricatura della maschera. Volti che si nascondono alla esposizione e facce che si mostrano con ostentazione: un curioso rapporto tra volto e maschera che nel gioco turistico perde il suo carattere inquietante per mostrare invece la libertà espressiva e disinibita delle circostanze festive. Un intendimento non celebrativo né moralistico. D'altronde l'autrice conosce bene personaggi e ambiente, anzi è di casa, fa parte della tribù turistica ed è ben accetta perché usa riservatezza. Partecipa al gioco di società ma ha anche coscienza del gioco. È personaggio tutto interno al teatro ma interprete capace di un distanziamento. Ed è per questo che le sue fotografie denotano uno sguardo ironico rimarcando curiose ambivalenze e simpatici paradossi. Così una fotografia accarezza senza servilismo, un'altra graffia senza cattiveria e, al di là di una precisa volontà documentaria, finisce per darci uno squarcio eloquente della scena turistica smeraldina e portorotondina".

Margherita Agnelli e Gigi D'Alessio: Portico in comune a Porto Rotondo


Cordiale scambio di saluti al ristorante "Il Portico" di Porto Rotondo tra Gigi D'Alessio e Margherita Agnelli. Il forte vento di maestrale li ha trovati seduti, ieri sera, a tavoli diversi all'interno dello stesso locale. Margherita Agnelli e il marito Serge de Pahlen hanno cenato (tartare di gamberi, pesce al sale, mousse di fragole e ricotta) insieme a Giangaleazzo e Osanna Visconti di Modrone. Con loro anche il regista Carlo Vanzina e la moglie Lisa. Pizze varie, invece, per Gigi D'Alessio e i suoi parenti; assente Anna Tatangelo. Il cantante napoletano, tra una focaccina e l'altra, si è avvicinato al tavolo di Margherita Agnelli e i due hanno chiacchierato amichevolmente. Di cosa non è dato sapere visto che i testimoni oculari, autori della foto, erano seduti troppo lontani per poter anche origliare. Già avvistati al Portico, nelle scorse settimane, in ordine sparso: il sindaco di Roma Gianni Alemanno con moglie e amici, i Ruffo di Calabria, la famiglia Tariko, Francesco Facchinetti e Alessia Marcuzzi.

mercoledì, luglio 20, 2011

Marella Giovannelli intervistata da Alfonso De Roberto per La Gazzetta di Porto Rotondo, luglio 2011


Ironica, graffiante, indiscreta ma leale. Per questa ragione Marella Giovannelli mette subito in chiaro che il suo nome di battaglia è stato Mara Malda, nulla a che vedere col vil soldato della nostra peggior tradizione militare. “Due parole – precisa – tant’è vero che chi mi contattava mi chiamava dottoressa Malda”. Insomma, incapace di “uccidere un uomo morto”, non avrebbe avuto alcuna pietà per un uomo corto. Lo pseudononimo che l’ha resa familiare a mezza Italia è nato quando collaborava con Dagospia, Panorama e La Nuova Sardegna. Prima ancora si era autobattezzata Beatrice Moss quando curava la rubrica “Qui Costa Smeralda” per l’Unione Sarda. Per chiamarsi col suo vero nome, ed oggi impegnativo cognome, ha atteso i suoi libri di poesia ed i suoi articoli sulla Gazzetta di Porto Rotondo. “L’esperienza di Mara Malda – dice -è impossibile da dimenticare. Giorni fa ho riletto sul Corriere della Sera, del 22 agosto 2007 l’annuncio della “morte” di Mara Malda che in un auto-necrologio aveva dichiarato: “Non ci sarà più il gossip nella mia estate. Mi sento colpita da orticaria al solo pensiero di scrivere ancora delle saghe lelemoriche, briatoriane, venturiche o certosine”. Tra le curiosità di quegli anni ricordo lo scoop del culatello, pubblicato nell’agosto del 2003 da Dagospia, col quale ricostruivo il rocambolesco recupero di un culatello della Bassa ordinato da Silvio Berlusconi per Vladimir Putin, ospite a Villa Certosa”.
Marella non chiude le porte ad un’ipotesi di Mara Malda due: “Per ora preferisco non scongelare il mio alter ego gossiparo. Preferisco impegnarmi in un’altra iniziativa realizzando il libro “Fotograffiati”. Vogliamo parlarne? “Durante un’incursione nel mio archivio digitale, per caso sono finita nel film Videocracy e mi sono ritrovata a fronteggiare numerose richieste di interviste, foto e “consulenze” come presunta esperta di un ambiente che non frequento più sin dal 2007. Allora ho pensato al possibile utilizzo delle foto del mio archivio. Così è nata l’idea di selezionare e inserire in un libro più graffiante che patinato (da qui il titolo) oltre 300 immagini che avevo scattato dal 2003 al 2010. Nella galleria dei fotograffiati ci sono Silvio Berlusconi, uomo politico ed ospite “canterino” e “ballerino” nelle feste in casa di amici, il principe Karim Aga Khan, il conte Luigi Donà dalle Rose. Altri protagonisti animano questo diario fotografico: Marta Marzotto, Lele Mora ed altri personaggi delle travolgenti estati della metà degli anni Duemila. Ma ci sono anche Woody Allen, Elton John, Meryl Streep, Andy Garcia, Vladimir Putin. E poi Flavio Briatore, Simona Ventura, Alba Parietti, Krizia, Sandra Mondaini e molti rappresentanti del mondo dello spettacolo, della cultura, degli affari e dello sport. Il libro lo presenterò sabato 6 agosto, alle 19:00, in piazzetta degli Archi a Porto Cervo. Ci saranno l’editore Dario Maiore e Bachisio Bandinu che ha curato la prefazione”. Vulcanica Marella che non ha intenzione di appiccare alcunché al chiodo! “Dopo l’ultima raccolta dei miei versi, “Il giostraio a riposo”, preceduta da “L’estranea”, “Mareamore”, “Equatore celeste” e dal libro “Porto Rotondo, storia di un’emozione”, sto lavorando a un nuovo progetto. Con la collaborazione di Maria Antonietta Seu Deiana, una selezione delle mie poesie è stata tradotta in logudorese. I miei versi, in limba ed in italiano, saranno accompagnati da immagini fortemente evocative”.
Basta? Macchè! E gioca con le parole. “Tu pensi ad un riciclaggio ed invece c’è un reci-creaggio visto che creo oggetti con materiali di recupero. Presto organizzerò una mostra sul filo dell’ironia e del “non prendersi mai troppo sul serio. La bellezza della vita è anche sapersela inventare ogni giorno”. Marella Giovannelli ha vissuto la realtà di Porto Rotondo anche d’inverno quando si spengono le luci. “Il mio legame col villaggio è fortissimo. Per molti anni ci ho vissuto anche d’inverno e, nella solitudine e nella pace del fuori-stagione, ho trovato sempre motivi di ispirazione e riflessione. Porto Rotondo per me è approdo, rifugio, faro e tana. In trent’anni ho conosciuto tantissime persone legate alla storia del villaggio e ho assistito ai cambiamenti delle tendenze, dei costumi e degli stili di vita”. Un pizzico di Marella story. Nata ad Olbia, dopo la scuola dell’obbligo, elementari allo Scolastico e medie in via Nanni, la quattordicenne studia prima alle Marcelline di Milano, poi alla Scuola Interpreti a Roma. Superati 21 esami ed ottenuto il diploma di Inteprete Parlamentare e Traduttrice in Russo, Inglese e Francese, completa gli studi alla Sapienza di Roma e si laurea in Scienze Politiche con una tesi sull’Antisemitismo in Unione Sovietica ai tempi di Stalin. Comincia subito a lavorare in un’agenza delle Nazioni Unite per i Rifugiati ebrei provenienti dalla Russia. Erano intere famiglie in attesa del visto per l’America, l’Australia, la Nuova Zelanda, Canada e Israele. Marella traduce dal russo in inglese: racconti di prigionia e persecuzioni. “Allora – ricorda - traducevo libri e articoli visto che eravamo pochi a conoscere la lingua russa”. Nei primi anni Ottanta, ritorna ad Olbia col marito, Gianni Marzi, e i figli Emiliano ed Alessandro. “Per me – ricorda- è stato doloroso abbandonare un lavoro che amavo moltissimo ma, chiusa una porta si spalanca un portone”. Arriva a Porto Rotondo. “Avevo 23 anni e ricordo ancora una cena da Albert; io, mio marito, Marta ed Umberto Marzotto. Soprattutto con Marta nacque una grande amicizia che ha dato vita a innumerevoli contatti eincontri, tutti molto interessanti e stimolanti. Direi anche preziosi poiché tv e giornali locali cominciarono a richiedere la mia collaborazione per interviste a celebrità che incontravo a feste, pranzi e cene più o meno esclusive. Quello che era iniziato come lavoro estivo si era trasformato in un’attività professionale. Messi laurea e diploma nel cassetto, ho iniziato a lavorare nelle redazioni di emittenti televisive. Ricordo la lunga esperienza con Cinquestelle Sardegna e la collaborazione con diversi quotidiani, settimanali e magazine. Nei primi anni Duemila, su internet ho creato un sito nel quale ho raccolto i miei articoli e un grande archivio fotografico. Un’altra svolta professionale c’è stata nel 2001 quando ho lasciato Cinquestelle in cui ero riuscita a curare un programma in cinque puntate sulla vita di Olbia dagli anni Venti agli anni Cinquanta. Era arrivata l’ora di lanciare, col collega Mauro Orrù, una nuova sfida: proporre al Comune un sito internet aggiornato e vivace che curasse l’aspetto informativo-divulgativo non solo sotto l’aspetto istituzionale. Dall’inizio del 2002 sino al febbraio 2011, quando ho lasciato l’incarico, ho scritto migliaia di articoli corredati da fotografie. Agganciato a Google, grazie anche all’effetto moltiplicatore della Rete, il sito è diventato un punto di riferimento per la gente e per gli organi di stampa, una “vetrina” per la città e una cassa di risonanza delle attività svolte dal Comune. Tornando al passato, grande significato per me ha avuto anche la lunga e intensa collaborazione con la Gazzetta di Porto Rotondo e col sito www.portorotondoweb”. Un'ultima maramaldata: pregi e difetti di Gianni Giovannelli, il fratello sindaco. “Perseveranza, pragmatismo, pazienza”. Per Marella, sono i tre maggiori pregi. Per la Mara Malda dura a morire, sono i principali difetti.

mercoledì, luglio 13, 2011


Fotograffiati: il nuovo libro di Marella Giovannelli nella prefazione di Bachisio Bandinu


Luogo della memoria e della dimenticanza

Una raccolta di fotografie si fa libro per aprire una vetrina di volti e di scene che raccontano otto stagioni di teatro turistico nel palcoscenico della Costa Smeralda e di Porto Rotondo.
Il montaggio cronologico dal 2003 al 2010 dispone le singole inquadrature in un accattivante film narrativo. Ogni foto una didascalia che fissa un istante ma dice di un prima e di un dopo. Sono immagini del tempo eccezionale delle vacanze nelle località più rinomate d'Europa, aperte alla liberalità dell'accoglienza dopo aver riscosso il dazio secondo la scala graduata delle disponibilità finanziarie. E così c'è posto per aristocratici e borghesi, industriali e politici, attori e cantanti, artisti e scrittori, giornalisti e paparazzi, veline e calciatori. Tempo di vacanza, cioè tempo vacante da colmare secondo il principio del piacere.
L'artefice è Marella Giovannelli, poetessa e giornalista, che prende le sembianze di Mara Malda e fa dagospia per cogliere di sorpresa un gesto incontrollato, per fissare la schiettezza disarmata di una espressione o la messa in posa di un personaggio tutto compreso di sé, per riprendere la scansione di passioni vere o finte e di giochi spontanei o artefatti.
È un racconto fotografico che offre una vasta gamma di facce, di volti e di maschere: la faccia di Marta Marzotto, il volto di Karim Aga Khan, la maschera di Lele Mora. Ad essere intercettati sono anche espressioni, sguardi e gesti: tra i tanti, quelli di Silvio Berlusconi e di Saif al-Islam Gheddafi, figlio del Colonnello Gheddafi.
Sono i personaggi a fare storia in Costa Smeralda e in Porto Rotondo, dai padri fondatori, il principe Karim e il conte Donà dalle Rose, fino ai nostri giorni. Attraverso i cambiamenti si snoda una storia di presenze che esaltano la propria notorietà nel teatro sempre aperto della visibilità smeraldina.
Marella Giovannelli fa una rappresentazione mondana del turismo d'alto bordo ricca di sfumature, con fotografie che hanno l'austerità del ritratto e la caricatura della maschera. Volti che si nascondono alla esposizione e facce che si mostrano con ostentazione: un curioso rapporto tra volto e maschera che nel gioco turistico perde il suo carattere inquietante per mostrare invece la libertà espressiva e disinibita delle circostanze festive. Un intendimento non celebrativo né moralistico. D'altronde l'autrice conosce bene personaggi e ambiente, anzi è di casa, fa parte della tribù turistica ed è ben accetta perché usa riservatezza. Partecipa al gioco di società ma ha anche coscienza del gioco. È personaggio tutto interno al teatro ma interprete capace di un distanziamento. Ed è per questo che le sue fotografie denotano uno sguardo ironico rimarcando curiose ambivalenze e simpatici paradossi. Così una fotografia accarezza senza servilismo, un'altra graffia senza cattiveria e, al di là di una precisa volontà documentaria, finisce per darci uno squarcio eloquente della scena turistica smeraldina e portorotondina. Certo, si potevano ordinare le fotografie per status o ruolo sociale, per gruppi di appartenenza e familiarità o per professioni. C'è una nutrita presenza di cantanti: Franco Battiato, Milva, Zucchero, Laura Pausini, Amii Stewart, Gianna Nannini; ancora più numerosa è la rappresentanza del mondo dello spettacolo: Bonolis, Venier, Smaila, Boldi, De Sica, Crozza, Ventura, Zanicchi, Parietti, Villaggio, Marini; ben presenti i calciatori: Cannavaro, Vieri, Vialli, Ferrara; non mancano i politici: Berlusconi, anche nel suo risvolto vacanziero, e poi Putin, Aznar, Sarkozy, Fini, Pisanu, Santanché; in primo piano gli aristocratici: Carlo Giovanelli, Marta Brivio Sforza, Beatrice Borromeo, i Ruspoli, i Colonna e i Borbone; ci sono anche le celebrità internazionali come Woody Allen, Elton John, Andy Garcia, Meryl Streep; e infine una rappresentanza sarda: Antonio Marras, Paolo Fresu, Pinuccio Sciola, Salvatore Niffoi, Gavino Sanna, Graziano Mesina.
La scelta di una disposizione cronologica permette di cogliere i caratteri distintivi di ogni stagione, il mutare delle mode, i giochi di intrattenimento e le forme del divertimento.
In questa litania di fotografie ciascun personaggio compare secondo un proprio stile; Mario Ceroli, Inge Feltrinelli, Krizia e Lina Wertmuller mostrano un atteggiamento diverso da quello di Flavio Briatore, di Simona Ventura e di Lele Mora.
Una rilevante presenza fotografica è dedicata a Marta Marzotto, la vera regina delle feste aperte agli ospiti più diversi, dall'artista all'intellettuale, dai divi dello spettacolo e della musica ai personaggi del cinema e della televisione. Ora come allora, quando nella sua villa di Punta Volpe tutte le mattine si apparecchiava per 100 persone e, anche senza invito, per l'ora di colazione arrivavano tutti da terra, mare e cielo. Le feste di quegli anni, documentate da una sezione di foto vintage, sempre scattate da Marella Giovannelli, si svolgevano in un'atmosfera di semplicità e convivialità tra chiacchiere, balli e buona cucina.
La tipologia dello spettacolo turistico ha una tendenza al mascheramento e al picaresco: non è pedestre la foto di Marta Marzotto con i sandali di gomma tempestati di brillanti nel gioco contrastante del paradosso. Evidente anche nella foto di Flavio Briatore con la tuta della Renault, sorpreso dalla eleganza dei costumi africani durante la festa in onore degli extracomunitari.
Certamente il periodo più trasgressivo è stato il triennio dal 2004 al 2006 quando il Billionaire diventa tappa obbligata per protagonisti eccellenti e palestra per aspiranti alla notorietà. Luogo della mondanità più manifesta e della trasgressione più ostentata, mostra pruriginosa per la piazza mediatica.
Onnipresente è Lele Mora con il suo variegato e talvolta bizzarro corteo.
L'eros si fa erotismo. Sono gli anni ruggenti che annunciano un cambiamento di stile, un abbassamento di tono che culmina nell'intreccio di sesso e potere. Anni dell'edonismo sfrenato e della compravendita sessual-carrieristica che porterà allo scandalo di Vallettopoli. Un vero e proprio tradimento del modello originario della Costa Smeralda: l'eros della tradizione smeraldina chiedeva alti costi ed esigeva prezzi adeguati, offriva un menù di concessioni ma secondo un codice improntato a riservatezza.
Natura-arte-eros erano confezionati come prodotti di prestigio: al turista era concesso il godimento secondo uno stile. Non c'era posto per il libertinaggio che è la parodia dell'eros. Vigeva una sorta di legilazione simbolica che regolava la contabilità del godimento.
La liturgia del turismo di lusso è un'indovinata tessitura del ludico, dell'estetico e dell'erotico, nello scenario di un naturalismo culturalizzato.
Positiva è stata la svolta culturale con mostre d'arte, premi letterari, incontri con scrittori, manifestazioni musicali, eventi sportivi.
Il libro di Marella Giovannelli è documento di realtà e gioco di simulazione, luogo della memoria e della dimenticanza, le immagini ci stanno davanti per dire dell'attualità e, nello stesso tempo, hanno un'aura di lontananza: bisogna guardarle, secondo le intenzioni dell'artista, con partecipata curiosità e con ironico estraniamento.