mercoledì, giugno 27, 2007

Mara Malda, allergica al gossip, cambia pelle

Testo e foto di Mara Malda per http://www.marellagiovannelli.com/

Recentemente ho fatto una clamorosa indigestione di ciliegie che mi ha provocato un rigetto assoluto delle suddette. Mi basta guardarle per risentire crampi e coliche moleste. Nel corso degli anni, sono diventata allergica anche al cioccolato e alle fragole che prima ingurgitavo con grande godimento e voluttà. Ma la mia ultimissima intolleranza ha superato la fase-gola e riguarda ormai tutti i miei sensi. La confessione è dura ma, avendola già anticipata all’amico Roberto D’Agostino, non posso girarci troppo intorno. Non ci sarà più il gossip nell’estate di Mara Malda, colpita da orticaria al solo pensiero di scrivere ancora delle saghe Lelemoriche, Briatoriane, Venturiche o Certosine. “Vallettopoli” , da parte sua, sembra aver contato meno di zero per la “Paperonopoli” smeraldina. Invece di un sano maestrale spazza-monnezza, i soliti “noti & ignoti” sono sbarcati con il vento in poppa e in poppe, nel Nord e anche nel Sud della Sardegna. Imperversano su riviste patinate, quotidiani, televisioni; organizzano manifestazioni e chiedono anche contributi agli amministratori locali. Senza alcun imbarazzo per i recenti, ultimi mesi trascorsi su altre ribalte. Mi è poi assolutamente indigesta la visione, nell’estate 2007, di quei cronici settantenni al Viagra, sgambettanti al Billionaire. Invitata alla serata DeLuxe, ho anche trovato gente diversa, mescolata fra Valeria Marini, Laura Pausini e Tom Barrack. Ma l’esposizione di tante meraviglie: a due gambe, quattro ruote, con ali ed eliche; in terra, mare e cielo, mi ha fatto girare la testa in modo anomalo. Allora ho accomunato il gossip alle ciliegie, al cioccolato e alle fragole. Sono diventata allergica all’idea di scrivere di costumi, mode e “personacci” (non è un refuso) che faccio sempre più fatica a sopportare. Le mie cronache maramalde nascevano e si alimentavano “dall’interno” di un certo mondo che ho visto trasformarsi, nell’arco di vent’anni. Non è stata né una rivoluzione né una evoluzione ma una regressione alla quale ho assistito, spesso con distacco, quasi sempre con ironia e a volte con rabbia, divertendomi sempre di meno. La Costa Smeralda, usata come vetrina e rampa di lancio, specchio per allodole e gazze ladre, può ancora riacquistare la sua anima e la sua identità. Ma per riuscire a farlo, noi “indigeni” (senza ossicini tra i capelli) dobbiamo lanciare segnali di fumo, preferibilmente con arrosto. Per cui, Mara Malda continuerà a scrivere d’altro e oltre il gossip.

giovedì, giugno 21, 2007

Non solo Templari in mostra a Tempio

Testo e foto di Mara Malda per www.marellagiovannelli.com

Sorprese musicali fra i Templari nel Palazzo Pes-Villamarina a Tempio. La visita guidata della mostra ha avuto, come colonna sonora, la musica medioevale suonata da Sandro Fresi e Alessandro Deiana. Suggestioni ed atmosfere evocate da ghironda, laud, benas, launeddas, bouzuki e harmonium, sono state “esportate” dalla Gallura fino in Australia. Nella terra dei canguri e, precisamente, a Canberra, Sydney, Brisbane e Melbourne, il compositore-ricercatore Sandro Fresi, con il suo gruppo Iskeliu, ha registrato il tutto esaurito in una lunga serie di concerti.
Reduce dai successi australiani il maestro Fresi è tornato a Tempio, giusto in tempo (sembra un gioco di parole ma è così) per ritrovare, oltre ai Templari, uno straordinario ricordo del suo amico ed estimatore Fabrizio De Andre’. Infatti, al piano terra dell’antico seminario (che ora ospita il Museum Templensis diocesano) c’è il bar-ristorante di Salvatore Mandaresu, cultore e custode della memoria di De Andre’.
In una vetrina del suo locale tiene esposte due canzoni, Rimini e Coda di Lupo, scritte a mano dal cantautore genovese ed una chitarra molto speciale, appartenuta all’indimenticabile Fabrizio che la suonava nella sua residenza dell’Agnata, l’ex stazzo diventato albergo rurale esclusivo, a pochi chilometri da Tempio. L’atto notarile, firmato da Dori Ghezzi e dalla Fondazione De Andre’, certifica l’origine e l’autenticità della chitarra rimasta in Gallura.
Qui è rimasta (a differenza di un’altra chitarra di De Andre’, acquistata all’asta per 168 milioni, nel 2001, dagli abitanti di via del Campo a Genova) non per caso, ma per precisa volontà del suo legittimo proprietario: l’avvocato Mario Rosati, figlio del compianto capitano dei carabinieri Vincenzo Rosati che ebbe un ruolo di primissimo piano nella soluzione di 47 sequestri di persona, compreso quello di De Andre’ e Dori Ghezzi. Tra Fabrizio e il suo “liberatore” nacque un’amicizia profonda che, negli anni, ha coinvolto le due famiglie. Mario, sin da ragazzino, frequentava l’Agnata e Fabrizio gli insegnò a suonare la chitarra. Al figlio del valoroso
ufficiale dei carabinieri, ritratto accanto a lui in una foto che parla più di tante parole, il cantautore-poeta regalò la sua chitarra spagnola, quella che vide nascere “Creuza de ma”. Mario Rosati, ha voluto onorare la memoria del padre Vincenzo, scomparso nel 1999, e quella di Fabrizio De Andre’, lasciando la chitarra nel cuore della Gallura, perché, come lui stesso dice “fa parte di questa terra”.
Ha scelto il locale dell’amico Salvatore Mandaresu, nella piazza principale di Tempio, dove, tra tanti ricordi c’è anche una nota incorniciata, scritta da Fabrizio De Andre’: “La vita in Sardegna è forse la migliore che un uomo possa augurarsi. Dovrebbe coincidere con quello che io consiglierei al buon Dio di regalarci come Paradiso”.

mercoledì, giugno 20, 2007

Tasse regionali: marchio d'infamia...firmato Paolo Savona per Renato Soru

http://www.marellagiovannelli.com/

L’opinione, espressa in una lettera pubblicata sull’Unione Sarda di oggi, è di Paolo Savona, professore universitario, illustre economista, ex Ministro dell’Industria, attuale vice presidente di Capitalia. La nota, che integralmente pubblichiamo e condividiamo, è indirizzata al presidente della Regione Renato Soru e, per conoscenza, al capo dello Stato Giorgio Napolitano e al presidente del Consiglio dei ministri Romano Prodi.

Caro presidente Soru,
ho atteso l'esito delle elezioni amministrative non volendo che le mie intenzioni nello scriverle venissero interpretate come un'ingerenza nelle dispute politiche correnti. La mia famiglia, ora residente a Roma, ha ereditato la casa dei miei genitori al centro di Cagliari, unico lascito di una vita di serio lavoro.
Ricevo ora la richiesta di pagare un'ulteriore tassa, oltre quelle centrali e locali che già pago, a seguito della decisione presa dal Consiglio regionale su sua proposta. Credo che altri "emigranti", magari meno fortunati di me, si trovino nelle stesse condizioni. Questa è solo una implicazione di quella che è stata considerata un'odiosa tassa e che, per quanto ho potuto constatare, non ha accresciuto la considerazione della pubblica opinione per lei e per la Sardegna.
È come se uno Stato straniero avesse invogliato gli investimenti nel suo paese e, una volta attuati, disponesse la loro tassazione. Un laureato alla Bocconi come lei, ben sa che questa non è una similitudine forzata. Ma non le scrivo però per questi aspetti pratici odiosi, ma per qualcosa di molto più importante e fondamentale per la convivenza civile. Lei ha indotto il Consiglio regionale a violare i fondamenti della democrazia, al cui vertice vi è il principio della "no taxation without representation": non può esservi tassazione se chi la subisce non ha partecipato, né ha diritto a partecipare alla decisione. Questo principio è all'origine degli stessi consessi democratici.
Ciò rappresenta un marchio d'infamia che i sardi devono rapidamente cancellare. Possono farlo sottoponendosi essi per primi alla tassazione decisa, anche se resterebbero sempre le obiezioni strettamente economiche sopra indicate, ma sarebbero meno gravi di quelle previste dalla legge regionale in questione.
Se la Regione ha bisogno di risorse tributarie, per averle esistono modi leciti che non contrastano con i sacrosanti principi della democrazia; anche se di tasse gli italiani che le pagano hanno la nausea, ricorra a questi metodi e, la scongiuro, ritiri con un atto di grande coraggio e dignità, che le verrebbe riconosciuto, la legge in questione, prima che essa venga condannata da una sentenza di incostituzionalità che rimarrebbe come un marchio d'infamia su lei e la terra anche mia.

giovedì, giugno 14, 2007

“I Templari e la Sardegna” in mostra a Tempio

Testo e foto di Marella Giovannelli per http://www.marellagiovannelli.com/

L’Ordine cavalleresco dei Templari, nato in Terrasanta nel XII secolo durante le Crociate, disponeva in tutta Europa, e quindi anche in Sardegna, di numerosi insediamenti e punti di sosta per pellegrini e viandanti lungo le principali vie di comunicazione. La Sardegna è la terra di mezzo nelle rotte mediterranee; la sua storia particolare, l'ha sempre portata ad essere periferia dell'impero di turno. Si tratta quindi di un'isola-ponte, un luogo privilegiato per la conservazione delle tracce di coloro che vi posero piede. I Templari furono tra quelli che, passando per la Sardegna, lasciarono impronte evidenti, ben documentate dal materiale raccolto nell’antico seminario del Palazzo Pes-Villamarina a Tempio.La straordinaria esposizione, inaugurata dal Vescovo Mons.Sanguinetti e dal Sindaco Antonello Pintus, segna il debutto del Museum Templensis compreso nel Sistema Museale Diocesano. L'Ordine guidato da Hughes De Payns si forma nel 1118 e prende il suo nome dal Tempio di Salomone, dove si riunirono i primi sette monaci-cavalieri. Questi monaci guerrieri iniziarono una folgorante avventura che li porterà a diventare un Ordine potente nella organizzazione, nella guerra, nella raccolta e gestione dei fondi, nel presidio delle vie verso la Terra Santa. I Templari si estesero e ramificarono in tutta Europa, fino al tragico, terribile epilogo del 1314, quando l'Ordine venne distrutto in modo drammatico e cruento. I contatti con i mondi lontani e diversi da quello cristiano, portarono questi intrepidi e temerari difensori della fede, ad acquisire le conoscenze più avanzate e profonde della filosofia, dell'arte e della cultura.I Templari, dal nord al sud del mondo, hanno avuto la funzione di essere comunicatori e portatori di sapienza. Diversi segreti e misteri dei monaci guerrieri, riguardo alla loro permanenza in Sardegna, sono ora svelati; altri sono ancora al vaglio dei ricercatori. Erano grandi banchieri e, anche nell’isola, sovvenzionarono la costruzione o l’ampliamento di stupendi edifici sacri e di importanti opere. La mostra di Tempio documenta il lungo elenco dei possedimenti sardi dei Templari, attraverso alcuni documenti reperiti negli archivi di Malta ed in altri archivi segreti. L’esposizione di immagini, memorabilia e documenti vari, evidenzia i segni dei contatti e degli interessi che i monaci guerrieri ebbero nel Nord-Sardegna. Una parte dell'esposizione illustra la loro attività edificatoria, mirabilmente presente in alcuni monumenti più o meno noti. Tra i luoghi più interessanti c’è il palazzo di Baldo a Luogosanto nell’allora Giudicato di Gallura. La costruzione si presenta come una casa-fortezza circondata da un piccolo quartiere abitativo e produttivo, organizzato intorno ad una corte trapezoidale. Gli scavi hanno restituito, insieme a manufatti pisani e africani, preziose ceramiche islamiche e vetri di Damasco e siriani, che testimoniano rapporti di qualità con l’Oriente. Il sito sorge nell’entroterra ma è vicino agli approdi di Santa Teresa, Santa Reparata e Olbia. Suggestivo, nel Museum Templensis, il percorso che “racconta” la vita quotidiana del cavaliere templare, attraverso la ricostruzione del suo ambiente, delle armi e degli oggetti di uso comune. Un’altra sezione della mostra, che resterà allestita per tutta l’estate, è incentrata sui contatti con le reliquie di Cristo che i Templari trasportarono dall'Oriente verso l'Occidente, ponendo le basi per alcuni miti essenziali della cultura medievale.

venerdì, giugno 08, 2007

Lo shopping è bello perché è vario: Tom Barrack quando non gioca compra

Testo e foto di Mara Malda per www.marellagiovannelli.com


Imprevedibile Tom Barrack: nel giro di tre giorni è passato dalla sella del suo cavallo e dal torneo di polo in Costa Smeralda (dove non ha brillato) alla firma di un accordo storico con il governo della Libia. Sborsando 4 miliardi euro, il tanto calvo quanto atletico magnate americano, ha assunto il controllo della Tamoil, la compagnia petrolifera libica che possiede e gestisce tremila stazioni di servizio in Europa oltre a raffinerie in Italia, Svizzera, Germania e Spagna. Lo stato nordafricano manterrà il 35 per cento delle azioni della compagnia, il resto finirà nel patrimonio della Colony Capital, il fondo di investimento creato da Tom Barrack nel 1991. Per l’eclettico finanziere, proprietario della Costa Smeralda, il megashopping è bello quando è vario. E allora spazia dagli hotel di lusso alle società sportive ( Paris Saint - Germain), dai vitigni pregiati alle catene di supermercati (Carrefour). Adesso Tom Barrack vuole diventare protagonista della rinascita economica della Libia e sa di poter contare sull’amicizia di Gheddafi senior e juniors. Infatti i figli del Colonnello sono frequentatori abituali (e a volte un po’ discoli) della Costa Smeralda. Memorabile la Notte Libica organizzata dai rampolli Al Saadi e Moutassem Gheddafi al Nikki Beach di Porto Cervo con la benedizione di Marta Marzotto. Per quel party arrivarono dalla Libia gruppi di Tuareg e danzatrici avvolte nei sontuosi costumi tradizionali.Esilarante il contrasto tra l’umanità intabarrata e quella spogliata che si ritrovò stranamente mescolata, anzi frullata dal maestrale. Tom Barrack, qualche giorno prima di stringere la mano al primo ministro libico per l’affare Tamoil, ha stretto quella di Valentino Rossi. Il campione è sceso dal cielo in elicottero, atterrando sul campo di polo dove si è disputato il torneo Jaeger-LeCoultre Spring Gold Cup. Stessa scenetta dello scorso anno ma, a differenza di Valeria Marini (amena protagonista del copione 2006), Valentino Rossi ha fatto il divo concedendosi alla stampa con il contagocce. In compenso ha autorizzato una foto ufficiale con la splendida cavalla grigia Estrella. Fine partita con polemica per Fulvio Dodic (amministratore delegato della Mochi Craft) che ha sferrato un attacco verbale a distanza al Governatore della Sardegna. Secondo Dodic, i clienti Mochi toccheranno presto altri lidi a causa delle tasse sul lusso imposte da Renato Soru. Il torneo è stato vinto dal team Arfango guidato da Alberto Moretti che ha battuto, nella finale, l’HippoGroup Roma Capannelle, capitanato dal’austriaco Walter Scherb. Al terzo posto la Deutsche Bank PWM, organizzatrice di una delle tante cene collaterali alla manifestazione. Tra gli ospiti della banca tedesca c’erano anche Umberto e Gemma Marzotto, Cesare Fiorio fresco di matrimonio con la sua moglie nuova di zecca e Maria Elena Aprea, sfolgorante nei gioielli Chantecler da lei disegnati. Alla serata della premiazione, al Cala di Volpe, occhi puntati su due Mone: Simona Ventura (arrivata ed uscita mano nella mano con il suo pediatra Stefano Martinelli) e Mona Craig, amica cosmopolita e sberluccicante di Tom Barrack e di Renzo Persico, presidente del Consorzio Costa Smeralda.

venerdì, giugno 01, 2007

Grazie Olbia

Testo e foto di Mara Malda per www.marellagiovannelli.com

“Fai un articolo sulla campagna elettorale, sarebbe bello sapere come l’hai vissuta, descrivici la gioia della vittoria…”. All’amico Valerio, e non solo a lui, rispondo che preferisco documentare con le immagini, un’esperienza per me nuovissima e travolgente.
Provo, infatti, una sorta di pudore a raccontare qualcosa che mi ha visto così coinvolta, sotto tutti gli aspetti. Sono successi fatti difficili persino da credere per come si sono sviluppati.
Il lieto fine c'è stato ma è stata una battaglia durissima, combattuta colpo su colpo, perché, sin dall’inizio, si sono intrecciati fatti e vicende (alcune delle quali anche molto gravi e persino drammatiche) che devo ancora metabolizzare malgrado il successo oltre ogni aspettativa di mio fratello.
Su diversi retroscena della campagna elettorale, preferisco stendere veli pietosi evitando qualsiasi commento, visto l’esito finale e trionfale per Gianni Giovannelli, nuovo sindaco di Olbia.
Fortunatamente, ci sono stati anche momenti divertenti o ridicoli che hanno comunque alleggerito tensioni e veleni. Un esempio: i coretti inneggianti a “Silvio Santo subito” che hanno accompagnato la passeggiata di un adrenalinico Berlusconi neo-cittadino onorario olbiese, dal Municipio alla piazza Regina Margherita. Il Cavaliere, a passo di carica, ha costretto ad arrancare tutto il codazzo-corteo, compresa la scrivente Mara Malda, gentilmente “trainata” da un robusto senatore.
Arrivato sul palco, Berlusconi ha acchiappato il microfono e non voleva più mollarlo. Nel comizio-fiume ha inserito anche un giochino interattivo con la piazza. Una settimana prima, atteso in Comune per la consegna della pergamena (pronta dal 2003) che lo nomina “cittadino onorario di Olbia”, l’ex-premier si era materializzato solo al cellulare del suo amico-ortopedico- Settimo Nizzi sindaco allora uscente ed oggi uscito. Grazie al vivavoce, le decine di giornalisti presenti avevano potuto intervistare il Cavaliere amplificato, costretto a far slittare di qualche giorno, la sua visita ad Olbia. Riposato, baldanzoso e scravattato ha mantenuto la promessa, arrivando in città dopo Gianfranco Fini, nell’ultimo giorno utile di campagna elettorale.
Tra incontri, confronti e scontri; pranzi e cene; discorsi e comizi, i volti di un esercito di candidati hanno invaso terra, mare (una zattera) e cielo (un piccolo aereo). Persino le bottiglie di acqua minerale si sono trasformate in altrettanti spot. Nei due giorni delle elezioni, fibrillazioni e mal di pancia, hanno sfiancato candidati, parenti e sostenitori.
Davanti ai seggi, hanno sostato per ore gruppi e mazzetti di aspiranti consiglieri comunali degli opposti schieramenti. Chiuse le urne, è iniziata una “diretta” sull’emittente regionale Cinquestelle che ha tenuto inchiodata alla tv, praticamente tutta la città. E, già dal primo collegamento, il nostro pensiero è stato “Grazie Olbia”.