domenica, settembre 09, 2012

Vanna Meroni: lady Meritalia e regina di cuori, intervistata da Marella Giovannelli

http://www.ecofiorentino.com/main/2012/09/06/regina-di-cuori-vanna-meroni/
Vanna Meroni, direttore generale Meritalia, è intervistata da Marella Giovannelli nella rubrica "Le Regine di Cuori" del blog ecoFiorentino.com di Alessandro Giannotti. 

mercoledì, settembre 05, 2012

Le Regine di Cuori: Vittoria Windisch Graetz intervistata da Marella Giovannelli sul blog ecoFiorentino.com di Alessandro Giannotti

Aristocratica, ma non certo anacronistica è Vittoria Lepri di Rota, nata marchesa e diventata principessa dopo aver sposato il principe Manfred Windisch Graetz, discendente da una grande famiglia della nobiltà asburgica. L’abbiamo scelta come personaggio da inserire nella rubrica “Le Regine di Cuori” per il suo carisma e la passione che mette in tutto ciò che fa.

D-Essere principessa oggi. Cosa significa per te e cosa dovrebbe significare per gli altri?

R-"Posso dire solo che io lavoro come una matta avendo tre figli e un marito che sono il centro della mia vita. I bambini, e specialmente gli adolescenti, vanno seguiti passo passo, dando loro regole e limiti. Non bisogna esagerare ma è importante dimostrare che una madre è sempre presente soprattutto nei momenti più difficili. Io mi faccio sempre male, sono piena di lividi, graffi e sbucciature perchè passo molto tempo con loro e mi diverto tanto con tutti e tre.  Niccolò ha quattordici anni, Olimpia tredici e Brando tre e mezzo. Li ho avuti tutti dallo stesso marito e anche questo è già un successo. Sto insieme a Manfred da sedici anni; ci siamo conosciuti e sposati nel giro di cinque mesi. Il mio lavoro principale è curare la mia famiglia ma, quando i ragazzi sono a scuola, sono impegnata in diverse attività. Ci sono vari tipi di aristrocratici; credo che quelli più “leggeri” dovrebbero considerare più profondamente le loro origini e prestare più attenzione alla propria dignità. E’ importante acquisire la consapevolezza di avere un bagaglio storico e culturale da preservare, divulgare e tramandare. Questo si può fare senza adagiarsi sugli allori ma come parte attiva della società. Di sicuro a un nobile si chiede di più, anche in termini di educazione, quindi sarebbe meglio dare un esempio positivo invece che negativo. Essere nobile non ti autorizza a fare tutto e puoi anche pagare uno scotto come è capitato a me in occasione di qualche esperienza lavorativa, malgrado gli accordi iniziali presi sulla fiducia. Puntualmente non venivo pagata con la solita frase “Ma tu sei una principessa, quindi sei ricca”. Una volta ho dovuto fare persino causa e l’ho vinta. La gente non capisce che spesso i patrimoni nobiliari sono molto poco liquidi  essendo composti da immobili con alti costi di gestione. Un nobile che lavora dovrebbe essere considerato un fatto normale mentre spesso non lo è".

D-Fra le tue attività rientra una scuola di cucina molto particolare che ti vede protagonista. In cosa consiste la novità del progetto?

R-"Nel mio blog  www.cucinaenobilta.it spiego questa iniziativa che sto portando avanti con grande entusiasmo. Ho organizzato  una scuola di cucina a casa mia e  prima del cooking workshop vado a fare la spesa insieme alle mie allieve; le guido  nella ricerca dei prodotti migliori.  Una delle mie regole è: “ Ogni ingrediente ha un suo piatto ed ogni piatto ha un suo ingrediente, senza paura di osare, ma con tanto amore nel vederli crescere insieme”. Fa effetto vedere una principessa “con le mani in pasta”. Insegno sia i segreti per la riuscita di piatti solo apparentemente semplici sia le ricette di pietanze più raffinate. Nella mia scuola si possono imparare le specialità della cucina romana, comprese la carbonara, l’amatriciana e il cacio e pepe, ma anche i piatti della famiglia Windisch Graet, come i tortellini ubriachi al sugo di pomodoro macerato nella vodka. Tra i miei cavalli di battaglia ci sono le mazzancolle all’aceto balsamico, gli spaghetti alle zucchine il cui segreto sta nel dosaggio delle uova, il dentice agli agrumi e un tiramisù particolarmente spumoso con meno mascarpone e più albume d’uovo. Un’altra novità è la cura particolare che dedico al riciclo degli avanzi. Dico sempre che, qualsiasi cosa, il giorno dopo può essere riproposta con diverso aspetto e diverso sapore".

D-Puoi farci un esempio pratico?

R-"Quando avanzano il prosciutto e il melone si taglia a pezzetti minuscoli il prosciutto e a cubetti il melone. Si aggiunge della lattuga e rapa rossa sminuzzata, tutto condito con un cucchiaino di maionese emulsionato con un cucchiaino di aceto balsamico".

D-Altri suggerimenti  per la riuscita di un pranzo o di una cena?

R-"Intanto è necessario impostare bene la spesa iniziale. Io prediligo i pranzi e le cene informali. E’ importante l’arrivo degli ospiti. Bisogna accoglierli servendo subito bevande poco alcoliche, almeno all’inizio. La tavola dovrebbe sempre avere un tocco personale; un esempio: su ogni portatovagliolo legare un diverso mazzetto di odori dell’orto. Il centrotavola deve essere sempre basso; un’ottima idea può essere un grande piatto ovale con della frutta mista. Quando apparecchio la tavola prediligo i colori chiari, su tutti il bianco o l’albicocca".

D-Cosa ci puoi dire delle tue esperienze televisive?


R-"Spesso sono stata ospite di Maurizio Costanzo e poi, su una emittente nazionale, ho presentato una trasmissione sulle malattie metaboliche dei neonati. Da quando mio padre è morto, quattro anni fa, ho limitato fortemente le mie attività pubbliche. Mi servono le energie per me e non per gli altri. Il grande dolore devi viverlo sino in fondo; solo quando arriva a straziarti il cuore puoi riuscire a risalire con enorme fede e attaccamento a nostro Signore".

D-Vieni in Sardegna da diciotto anni; la schiettezza è una delle tue doti.  Un tuo pensiero da Porto Rotondo su quello che va e quello che non va.

R-"La Sardegna è una meraviglia, ma sia i turisti che gli stessi sardi dovrebbero essere più rispettati. Il caro-trasporti penalizza sempre di più questa isola le cui bellezze meriterebbero di essere godute da tutti. Inoltre, in troppi casi, il rapporto qualità/prezzo tra i servizi offerti è decisamente sballato. Infine, chi viene in Sardegna d’estate  vorrebbe godersela e non essere  perseguitato da vincoli e divieti in continuo aumento. Le vacanze diventano una corsa ad ostacoli, una serie infinita di complicazioni e tutto questo danneggia il turismo e quindi anche i sardi".

D-I tuoi prossimi progetti?

R-"Vorrei fare un quarto figlio ma mio marito si rifuta. Ho affrontato da poco un trasloco e, finite le vacanze, riprenderò i miei corsi di cucina con tre lezioni alla settimana, personalizzate a seconda delle richieste. Solitamente ogni lezione è una full immersion ma ci sono anche dei casi particolari come quello di una diplomatica cinese che ha voluto diluire un corso intero giornaliero di sei ore in tre mattinate, alla fine delle quali, tra l’altro,  ha imparato l’apparecchiatura all’occidentale, la carbonara e lo zabaione".



martedì, settembre 04, 2012

L'altro ieri distante: personale di Lino Pes all'hotel Petra Bianca in Costa Smeralda

Resterà allestita per tutto il mese di settembre una mostra di pittura da non perdere all'hotel Petra Bianca in Costa Smeralda (località Cala di Volpe). L'artista è Lino Pes che ha scelto come titolo del catalogo e della personale "L'altro ieri distante". Il testo critico, qui riportato integralmente, è scritto da Ivo Serafino Fenu. " Lino Pes ama la poesia. Spesso da essa trae emozioni e ad essa affida, come un controcanto di suoni e parole, il commento della sua opera pittorica. «Dixit Simonides picturam esse poesim tacentem, poesim picturam eloquente» (Plutarco): pittura come “poesia muta” e poesia come “pittura parlante”, una vexata quaestio d’altri tempi che, nella sua opera sembra superata, non foss’altro perché, muovendosi in un ambito prettamente informale, i rimandi tra pittura e poesia altro non sono che semplici suggestioni, vibrazioni interiori, che mai scadono in pedisseque trascrizioni del verso in immagine ma che, talvolta, appaiono, a quanti vorrebbero trovarvi riscontri evidenti o assonanze tematiche, assolutamente irrelati se non, addirittura, contrastanti, in una poetica dello spiazzamento affatto contemporanea. Pittura, pittura, caparbiamente pittura dunque, in un arco temporale che dal 2000 al 2011, ha visto, invece, il predominio di altri media artistici, video e fotografia soprattutto, o più effimere esperienze performative, tanto da far apparire coloro che hanno continuato a praticare la vetusta arte pittorica, e Lino Pes è tra questi, attardati o non à la page. In questo remare contro, l’artista procede per visioni di marca neoromantica che ne fanno un vero maestro del colore, un colore ora cupo nei toni ora smagliante e corrusco, per un “altrove” saturo di una profonda quanto laica spiritualità. La sua tecnica, complessa e sperimentale, tesa a ottenere vibranti effetti pittorici, crea, infatti, con la forza di un cromatismo al contempo aggressivo e raffinato, quegli interminati spazi e quei sovrumani silenzi di leopardiana memoria, restando tuttavia saldamente ancorata a una poetica visiva afferente ai grandi maestri del Novecento e all’esperienza detta del Color Field, di Mark Rothko in primis, e al suo considerare la tela non solamente un luogo pittorico, quanto, piuttosto, una dimensione dello spirito, trascendente e immateriale. Ma, al contrario del grande pittore russo-­‐americano, l’opera di Pes è arricchita da un grafismo carico di simbologie arcane evocanti un Oriente mitico e primigenio e da una gestualità nervosa eppure controllatissima, così come controllatissime e frutto di calcolati equilibri proporzionali appaiono le campiture cromatiche che li accolgono, dando un senso alla celeberrima frase di George Braque posta in apertura di questo catalogo e che in essa si identifica, sempre in bilico tra emozione e ragione, in un equilibrio precario, un equilibrio ogni volta da riconquistare, opera dopo opera. E allora, la scelta che pare andare in direzione “ostinata e contraria” rispetto a una supposta contemporaneità, nell’artista olbiese ha il sapore della sfida: la consapevole e ostentata scelta di non piegarsi alle soverchianti imposizioni dell’establishment culturale dominante, per dar voce e forma a un sentimento dell’esistere che travalica l’effimero quotidiano. Del resto Lino Pes può fregiarsi di una carriera ultradecennale nella quale non sono mancati momenti di adesione a tendenze estetiche differenti e tangenze con la cultura della Pop Art o con la poetica dell’object trouvé, sempre alla ricerca di detriti e materiali sia naturali sia artificiali da assemblare e restituire a nuova vita o, ancora, con la Land Art, seppur senza mai rinunciare a quella dimensione “pittorica” dell’opera, a prescindere dalle tecniche e dai materiali. Ricerche supportate sempre da un personalissimo naturalismo, ma sarebbe più corretto dire, da un senso panico della natura che talvolta assume la valenza di una vera e propria denuncia sociale e politica, che sfugge a un ambientalismo di maniera mediante un rigoroso approccio concettuale. Al nuovo Millennio l’artista si affaccia con una serie dei grandi pastelli dedicati a un ipotetico Viaggiatore orientale e nei quali una complessa simbologia evocante antiche culture e futuribili civiltà fluttua in un magma cromatico capace di fondere, in uno sfrangiato sincretismo segnico, Oriente e Occidente. Lino Pes, alter ego di quel viaggiatore, ama inquadrare quei segni come “astrazione improntale”, perché di impronte culturali ben identificabili, per quanto abilmente dissimulate, trattasi. Infine, nelle opere più recenti, a tecnica mista su base serigrafica, le stratificazioni divengono più complesse e sofferte, e i neri, profondi e insondabili, si relazionano visivamente ai versi dell’amato poeta Vicente Aleixandre, quell’«unico oceano» e quella coscienza storica in bilico tra presente e infinito, incombente tanto quanto «quella montagna che navigando occupa il fondo dei mari come cuore traboccante». Ut pictura poësis?" (Ivo Serafino Fenu)