domenica, aprile 29, 2007

Dal sottosuolo affiora la città punica: un altro tesoro scoperto ad Olbia

Testo e foto di Marella Giovannelli per www.marellagiovannelli.com

Il sottosuolo di Olbia ha regalato un altro dei suoi tesori, in via Regina Elena. Ancora una volta, i lavori in corso per la riqualificazione del centro storico hanno restituito un prezioso tassello per ricostruire l'urbanistica e la storia demografica e sociale dell'Olbia punica e romana.
Gli archeologi della Soprintendenza, guidati da Rubens D’Oriano e dalla direttrice di scavo Giovanna Pietra, hanno riportato alla luce resti di case e botteghe artigiane costruite tutte nella fase cartaginese della città antica durante la seconda metà del IV sec. a. C.
Si tratta di parti di due isolati, separati da uno spazio aperto, forse una strada o una piazzetta; quello più a valle era destinato alla lavorazione del ferro mentre nell’altro erano ubicate le abitazioni.
La scoperta è stata definita eclatante per la ampiezza dell'area indagata e per la grande chiarezza dei dati. L’isolato artigianale fu abbandonato tra la fine del III e il II sec. a. C. e quello abitativo nella prima metà del I sec. a. C.
Questo ultimo, recentissimo rinvenimento documenta un momento storico importante e cruciale per la vita dell’antica comunità locale.
Dopo la conquista di Olbia nel 238 avanti Cristo, Roma si è limitata, almeno per i primi 150 anni, a tenere sotto il proprio controllo la città di Olbia che era ed è rimasta punica nel suo tessuto urbano, culturale e socio-economico. La svolta avviene quando i dominatori Romani decretano l'abbandono della fascia più occidentale della città (della quale faceva parte anche l'attuale via Regina Elena), concentrando, da allora in poi, gli interventi di edilizia pubblica e privata verso il mare e il porto.
E’ probabile che i punici rimasti nella parte della città abbandonata siano stati trasferiti altrove, forse con la forza. Sfuggono ancora le motivazioni di questo trasferimento che forse era legato a scelte produttive differenti o alla crisi delle manifatture urbane come la lavorazione del ferro.
Spettacolare il ritrovamento di porzioni di anfore ancora infisse nel terreno, usate come deposito di alimenti, e soprattutto, di 3 bruciaprofumi in terracotta raffiguranti la dea Demetra. La posizione in cui sono stati rivenuti fa pensare che siano stati lasciati a protezione della casa. Chi viveva in quegli edifici forse fu costretto ad abbandonarli “affidandoli” alla grande dea madre nella speranza di poterci ritornare prima o poi.
I lavori per la sistemazione dei sottoservizi e della pavimentazione di via Regina Elena proseguiranno salvaguardando i resti rinvenuti. Cittadini e turisti che, in questi giorni, si affacciano dalle trincee per ammirare le antiche vestigia, chiedono che queste possano restare visibili, creando una sorta di “isola pedonale archeologica”.
Nel clamoroso caso di via Regina Elena, le dimensioni dell’area riportata alla luce consentono a chiunque di rendersi conto, con chiarezza estrema, che a poche decine di centimetri sotto l'abitato moderno la città antica c'è tutta.
Invece, in altri cantieri, la limitatezza degli scavi può dare al passante la falsa idea che si tratti di ritrovamenti sporadici e non, come è in realtà, di piccole porzioni di un tessuto abitativo compatto e continuo come quello di ogni città antica e moderna.