Testo e foto in Marella Giovannelli per www.marellagiovannelli.com
Un salto all’indietro: dalla Sardegna di oggi “paparazzata” da giugno a settembre per la sua vip-fauna più o meno gradevole, a quella (sicuramente molto meno patinata, ma tanto più vera) immortalata dai grandi fotografi del passato. Già a metà dell'Ottocento, la Sardegna, da tempo meta di tanti scrittori-viaggiatori, ha iniziato ad attrarre i pionieri, italiani e stranieri, della fotografia. Erano tutti affascinati, oltre che dai paesaggi e dai colori, dallo straordinario patrimonio di tradizioni, usi e costumi di una terra che, come scrisse David H. Lawrence, “non assomiglia ad alcun luogo”. Prima gli studi sul folklore e sull’etnografia, poi l'eco di fenomeni come il banditismo, hanno richiamato nell’Isola reporter da tutto il mondo, compresi gli inviati dell'agenzia parigina Magnum Photos. I loro scatti in bianco e nero sono un esempio di realismo poetico; foto-testimonianze che, ancora oggi, colpiscono per la loro intensità e bellezza. La più antica documentazione fotografica sulla Sardegna, è legata al nome del romanziere francese Édouard Delessert. Nel 1854, dopo numerosi viaggi in Oriente, Delessert sbarca in Sardegna, fornito di una pesante attrezzatura fotografica per illustrare il suo diario di viaggio “Six semaines dans l'île de Sardaigne”.Le sue splendide immagini di città e paesi si caratterizzano per l’assenza delle figure umane mentre queste sono protagoniste nelle opere dei fotografi sardi Giulio Pili e Guido Costa. Entrambi hanno “fissato” gente comune in momenti di festa e tragedia, attimi di vita quotidiana e di lavoro. Il fotografo viennese Wolfgang Suschitzky, dal 1948 al 1950, documenta, tra l’altro, la campagna per l’eradicazione della malaria, condotta in Sardegna dall'ERLAAS. Nel 1950 Werner Bischof dell'agenzia Magnum Photos, come inviato del settimanale “Epoca”, testimonia con il suo obiettivo, la durezza e l’arretratezza delle condizioni di lavoro nel Campidano e nell'Iglesiente. Nell’estate 1962, in Sardegna arriva anche Henri Cartier-Bresson, sempre dell’agenzia Magnum Photos. Su incarico di “Vogue”, opera tra Cagliari e la Barbagia; le foto “sarde” di Cartier-Bresson saranno esposte nelle gallerie e nei musei più importanti al mondo. Nello stesso periodo, il fenomeno del banditismo attirava nell’Isola antropologi e fotografi; tra questi c’è anche l’ argentino Pablo Volta che, dal 1954 al 1957, trascorre intere settimane in Sardegna. Le immagini da lui scattate sul Carnevale di Mamoiada sono le prime del genere ad essere pubblicate. Mario De Biasi è l'altro grande reporter che, a metà degli anni Cinquanta, riesce a cogliere i primi segnali di cambiamento della società sarda. Nel marzo del 1958, la rivista americana “Life” invia in Sardegna, ad Orani, il fotografo piacentino Carlo Bavagnoli, scelto per realizzare un reportage su Costantino Nivola e la sua mostra di sculture allestita per le vie del paese.
Siti e foto by Marella Giovannelli (Mara Malda)
domenica, febbraio 25, 2007
giovedì, febbraio 22, 2007
Da Britney Spears a padre Pio: tutto fa brodo (caro) nelle aste on line
Testo e foto in Mara Malda per http://www.marellagiovannelli.com/
Con un milione di dollari, offerta minima, puoi cogliere “l’opportunità della tua vita ed essere l’orgoglioso proprietario” delle ciocche di capelli di Britney Spears, delle sue extensions, dell’attrezzo usato dalla parrucchiera, della lattina di Red Bull scolata dalla cantante durante il taglio e persino del suo accendino Bic. L’annuncio, pubblicato sul sito http://buybritneyshair.com/, ci è stato segnalato dal nostro “osservatore speciale” Giacomo Bondi da Washington. L’offerta si conclude con un proclama esilarante dove “il pacchetto” Britney Spears (documentato da una serie di foto degli ex-capelli e della parrucchiera) è definito “un pezzo di storia che non può essere duplicato”. Una parte del ricavato, stando a quanto si legge nel sito, verrà donato per “varie” (ma indefinite e non meglio precisate) attività benefiche. E il profano tira più del sacro, almeno sul mercato on line. Infatti le ciocche appartenute all’ abitualmente smutandata Britney Spears, in vendita ad 1milione di euro, superano anche la quotazione della Fiat 500 Topolino, benedetta da Padre Pio ed in vendita a 950.000 euro. Il prezzo dell'auto (seppure inferiore a quello richiesto per qualche mucchietto di capelli di Britney Spears), è comunque alto considerato che, secondo le riviste specializzate, una Fiat 500 Topolino B/C del 1936, non vale più di 10mila euro. Però, leggendo la scheda pubblicata su eBay, almeno si intuisce una storia, con dei riferimenti tecnici, storici e religiosi, dietro quella che viene definita “una vera rarità”: la Fiat “500” Topolino Balestra Corta del 1936, targata PG 12464, color verde bottiglia ed appartenuta alla signora Aloisa Pamphili. Un venditore di Campello sul Clitunno ha messo all’asta l’auto-reliquia, perfettamente conservata e diventata preziosa a seguito della benedizione di padre Pio. Una dichiarazione scritta e autenticata dal funzionario delegato del comune di Trevi, certifica che la benedizione speciale fu impartita alla presenza della marchesa Giovanna Rizzani Boschi, prima figlia spirituale di padre Pio e cara amica di Aloisa Pamphili. La testimonianza autografa della marchesa è presente, insieme a diverse foto e documenti, nella pagina di eBay dedicata alla Topolino benedetta utilizzata anche per accompagnare padre Pio a confessare un moribondo.Nella scheda si ricorda che “…la speciale benedizione impartita da padre Pio, conferisce a questa automobile una qualità superiore, che va assai oltre il suo semplice ruolo di mezzo da trasporto”. Sacra e funzionante, la Topolino d’epoca tanto cara a padre Pio, costa anche meno dei ciuffi tagliati a Britney Spears.
Con un milione di dollari, offerta minima, puoi cogliere “l’opportunità della tua vita ed essere l’orgoglioso proprietario” delle ciocche di capelli di Britney Spears, delle sue extensions, dell’attrezzo usato dalla parrucchiera, della lattina di Red Bull scolata dalla cantante durante il taglio e persino del suo accendino Bic. L’annuncio, pubblicato sul sito http://buybritneyshair.com/, ci è stato segnalato dal nostro “osservatore speciale” Giacomo Bondi da Washington. L’offerta si conclude con un proclama esilarante dove “il pacchetto” Britney Spears (documentato da una serie di foto degli ex-capelli e della parrucchiera) è definito “un pezzo di storia che non può essere duplicato”. Una parte del ricavato, stando a quanto si legge nel sito, verrà donato per “varie” (ma indefinite e non meglio precisate) attività benefiche. E il profano tira più del sacro, almeno sul mercato on line. Infatti le ciocche appartenute all’ abitualmente smutandata Britney Spears, in vendita ad 1milione di euro, superano anche la quotazione della Fiat 500 Topolino, benedetta da Padre Pio ed in vendita a 950.000 euro. Il prezzo dell'auto (seppure inferiore a quello richiesto per qualche mucchietto di capelli di Britney Spears), è comunque alto considerato che, secondo le riviste specializzate, una Fiat 500 Topolino B/C del 1936, non vale più di 10mila euro. Però, leggendo la scheda pubblicata su eBay, almeno si intuisce una storia, con dei riferimenti tecnici, storici e religiosi, dietro quella che viene definita “una vera rarità”: la Fiat “500” Topolino Balestra Corta del 1936, targata PG 12464, color verde bottiglia ed appartenuta alla signora Aloisa Pamphili. Un venditore di Campello sul Clitunno ha messo all’asta l’auto-reliquia, perfettamente conservata e diventata preziosa a seguito della benedizione di padre Pio. Una dichiarazione scritta e autenticata dal funzionario delegato del comune di Trevi, certifica che la benedizione speciale fu impartita alla presenza della marchesa Giovanna Rizzani Boschi, prima figlia spirituale di padre Pio e cara amica di Aloisa Pamphili. La testimonianza autografa della marchesa è presente, insieme a diverse foto e documenti, nella pagina di eBay dedicata alla Topolino benedetta utilizzata anche per accompagnare padre Pio a confessare un moribondo.Nella scheda si ricorda che “…la speciale benedizione impartita da padre Pio, conferisce a questa automobile una qualità superiore, che va assai oltre il suo semplice ruolo di mezzo da trasporto”. Sacra e funzionante, la Topolino d’epoca tanto cara a padre Pio, costa anche meno dei ciuffi tagliati a Britney Spears.
domenica, febbraio 18, 2007
Silvio Berlusconi: meglio giardiniere che fidanzato
Testo e foto di Mara Malda per www.marellagiovannelli.com
C’è anche una “pista bulgara” che punta diritto al cuore dell’ex Premier. L'agenzia di stampa The Sofia Weekly ha ripreso ed amplificato un gossip che, tradotto letteralmente dall’inglese, suona così: “Darina Pavlova, moglie dell’assassinato Iliya Pavlov, fondatore di MG Corporation, potrebbe avere una relazione con Silvio Berlusconi”. La vedova in questione figura tra i cinque personaggi bulgari più ricchi, un’attraente Paperona che attualmente risiede a Washington, ama viaggiare e fa spesso tappa a Milano. Avvistata con Berlusconi in qualche occasione non meglio precisata, Darina Pavlova si è ritrovata “fotomontata” e “fidanzata” con il Cavalier Silvio, in prima pagina su un giornale bulgaro. Incalzata dalle domande, la signora avrebbe minimizzato ammettendo di “conoscere Berlusconi come tante altre persone famose”. Il marito di Darina, Iliya Pavlov, ucciso nel marzo 2003 con un unico proiettile sparato da un cecchino, è stato un controverso e chiacchierato protagonista dell’economia bulgara. Rispetto alla “vedova minata”, appaiono molto più rilassanti e discreti gli ulivi secolari che Silvio Berlusconi sta mettendo a dimora intorno alla Certosa di Porto Rotondo. Il loro numero aumenta giorno dopo giorno; gli enormi alberi spesso viaggiano in corteo, sistemati su vari camion che, in fila indiana, li trasportano fino alla tenuta dell’ex-Premier, a Punta Lada. Ma, oltre all’uliveto, crescono anche il palmeto, l’agrumeto ed il roseto. Completata la serra, il Cavaliere-Giardiniere potrà finalmente dedicarsi all’orto mediceo che ospiterà piante officinali provenienti da tutto il mondo. Nel libro “Ville esclusive & Resorts”, testualmente è scritto: “Sta andando più o meno, come nelle Affinità elettive di Goethe (1809) la costruzione di questo parco”. Alludendo al suo committente (Berlusconi si intuisce ma non si nomina) l’ispirato autore dei testi, tra l’altro, aggiunge: “...Quantunque già avanti con gli anni, aveva un modo gioioso di prendere parte a tutte quelle cose che possono abbellire la vita e darle un senso. Fu in sua compagnia che le signore apprezzarono per la prima volta in pieno ciò che le circondava...” In effetti, in questi anni, Berlusconi-Anfitrione si è prodigato in innumerevoli visite guidate alle meraviglie esterne ed interne della sua Certosa. Ma ora, dopo gli ospiti istituzionali, gli amici canterini e le amiche ballerine, è arrivato il turno delle scolaresche. Berlusconi, infatti, ha deciso che nel 2007 attuerà una “dichiarazione d’intenti” annunciata qualche anno fa: aprire i cancelli del suo parco alle scuole di Olbia per delle visite, naturalmente programmate e guidate. Il Cavaliere ha iniziato lo scorso gennaio accogliendo, insieme ad Apicella, gli alunni e gli insegnanti di una scuola media olbiese. Cicerone Berlusconi li ha accompagnati in un tour naturalistico e botanico con lezioncina ed istruzioni per l’uso; una giornata da “Alice nel paese delle meraviglie” tra il giardino dei cactus, il viale degli ulivi e le piante fiorite che circondano il labirinto ed il laghetto.
C’è anche una “pista bulgara” che punta diritto al cuore dell’ex Premier. L'agenzia di stampa The Sofia Weekly ha ripreso ed amplificato un gossip che, tradotto letteralmente dall’inglese, suona così: “Darina Pavlova, moglie dell’assassinato Iliya Pavlov, fondatore di MG Corporation, potrebbe avere una relazione con Silvio Berlusconi”. La vedova in questione figura tra i cinque personaggi bulgari più ricchi, un’attraente Paperona che attualmente risiede a Washington, ama viaggiare e fa spesso tappa a Milano. Avvistata con Berlusconi in qualche occasione non meglio precisata, Darina Pavlova si è ritrovata “fotomontata” e “fidanzata” con il Cavalier Silvio, in prima pagina su un giornale bulgaro. Incalzata dalle domande, la signora avrebbe minimizzato ammettendo di “conoscere Berlusconi come tante altre persone famose”. Il marito di Darina, Iliya Pavlov, ucciso nel marzo 2003 con un unico proiettile sparato da un cecchino, è stato un controverso e chiacchierato protagonista dell’economia bulgara. Rispetto alla “vedova minata”, appaiono molto più rilassanti e discreti gli ulivi secolari che Silvio Berlusconi sta mettendo a dimora intorno alla Certosa di Porto Rotondo. Il loro numero aumenta giorno dopo giorno; gli enormi alberi spesso viaggiano in corteo, sistemati su vari camion che, in fila indiana, li trasportano fino alla tenuta dell’ex-Premier, a Punta Lada. Ma, oltre all’uliveto, crescono anche il palmeto, l’agrumeto ed il roseto. Completata la serra, il Cavaliere-Giardiniere potrà finalmente dedicarsi all’orto mediceo che ospiterà piante officinali provenienti da tutto il mondo. Nel libro “Ville esclusive & Resorts”, testualmente è scritto: “Sta andando più o meno, come nelle Affinità elettive di Goethe (1809) la costruzione di questo parco”. Alludendo al suo committente (Berlusconi si intuisce ma non si nomina) l’ispirato autore dei testi, tra l’altro, aggiunge: “...Quantunque già avanti con gli anni, aveva un modo gioioso di prendere parte a tutte quelle cose che possono abbellire la vita e darle un senso. Fu in sua compagnia che le signore apprezzarono per la prima volta in pieno ciò che le circondava...” In effetti, in questi anni, Berlusconi-Anfitrione si è prodigato in innumerevoli visite guidate alle meraviglie esterne ed interne della sua Certosa. Ma ora, dopo gli ospiti istituzionali, gli amici canterini e le amiche ballerine, è arrivato il turno delle scolaresche. Berlusconi, infatti, ha deciso che nel 2007 attuerà una “dichiarazione d’intenti” annunciata qualche anno fa: aprire i cancelli del suo parco alle scuole di Olbia per delle visite, naturalmente programmate e guidate. Il Cavaliere ha iniziato lo scorso gennaio accogliendo, insieme ad Apicella, gli alunni e gli insegnanti di una scuola media olbiese. Cicerone Berlusconi li ha accompagnati in un tour naturalistico e botanico con lezioncina ed istruzioni per l’uso; una giornata da “Alice nel paese delle meraviglie” tra il giardino dei cactus, il viale degli ulivi e le piante fiorite che circondano il labirinto ed il laghetto.
sabato, febbraio 17, 2007
A Monti, nel cuore della Gallura, alla ricerca dei sapori e dei monaci perduti
Testo e foto di Marella Giovannelli per www.marellagiovannelli.com
Una specie di “Pranzo di Babette” in salsa gallurese: lo hanno offerto a centocinquanta amici i titolari di “Su Furreddu” a Monti, terra del Vermentino.
Pietrina, Salvatore ed Agnese Isoni sono abituati a stupire i clienti del loro locale. Qui la cucina è decisamente diversa da quella di tante altre aziende agrituristiche con un menù inflazionato e sempre uguale. Zia Pietrina, ai fornelli da una vita, regala ogni volta un viaggio alla ricerca dei sapori perduti, valorizzando il “tesoro” eno-gastronomico della zona.
Ricette in via di estinzione come la mazzafrissa e le pietanze che un tempo si preparavano negli stazzi, riportano alla memoria profumi e sapori dell’infanzia. Gli antipasti sono una quindicina, con tante golose sorprese non inventate, ma recuperate dalla tradizione.
Il pranzo di giovedì grasso ha riunito a “Su Furreddu” tanti amici buongustai, accolti da prelibatezze molto rare da trovare, sia nei ristoranti che nei supermercati.
Un trionfo del gusto: i prosciutti di capra, cinghiale, maiale e pecora (l’ordine alfabetico coincide con la mia personale classifica). Squisite le focacce: quella ripiena di lardo e cipolline fresche e l’altra, con farina di grano duro, cipolla e ciccioli di maiale. Un matrimonio d’amore: la ricotta con l’abbamele, uno dei prodotti più antichi e tipici della gastronomia isolana, che si ottiene dalla cottura prolungata del favo contenente miele e polline, con l’aggiunta di scorze d’arancia o limone.
E poi, il piatto forte che non deve mai mancare a Carnevale: le fave e lardo serviti insieme al cavolo verza, patate e castagne in una specie di zuppa dove il sapore di ogni ingrediente esalta l’altro. Il pranzo ha avuto una “coda” dolce e fragrante con le frittelle lunghe, tipiche della Gallura.
Circondato da massi granitici, boschi di sughere e macchia mediterranea, il territorio di Monti è conosciuto, oltre che per il vino, per il santuario campestre dell'antica Chiesa di S. Paolo Eremita del 1348. Qui, a metà agosto, si svolge una festa religiosa molto sentita. In quell’occasione, ancora oggi, migliaia di pellegrini si muovono in gruppo, a piedi da Olbia, che dista circa 25 km. da Monti, per raggiungere il Santuario.
Viaggiano tutta la notte e l’ultimo tratto, quello che conduce alla Chiesa, lo percorrono sulle ginocchia. E’ un atto di devozione compiuto da penitenti che arrivano a Monti da tutta la Sardegna, come ricorda anche Grazie Deledda in uno dei suoi romanzi, per onorare San Paolo Eremita.
In un passato ormai lontanissimo, esisteva un florido monastero, nei pressi del Santuario, situato in un angolo di paradiso terrestre per la bellezza della vegetazione e l’incantevole panorama. Nel 1300 i monaci vivevano nelle celle e si riunivano nella Chiesa che corrispondeva all’attuale altare maggiore ed alla sagrestia.
Nelle vigne del monastero, scomparso da secoli, si produceva abbondante vino pro mensa e pro missa. Riferimenti storici, che confermano l’attività e le buone condizioni del monastero di Monti, si trovano anche nel “Rationes Decimarum” di Quintino Sella. Il successivo ampliamento della Chiesa, una bella e semplice architettura con pietre a vista, risale al 1600. Invece, non si hanno più notizie dell'antico monastero a partire dal 1400.
La scarsa attrattiva del paese di Monti, inteso come centro urbano, è compensata dalla bellezza dei "gioielli” naturalistici della zona come il Belvedere di Sa Turrida, con vista che spazia dall'isola di Tavolara al Monte Limbara, e la foresta demaniale di Monte Olia popolata da uccelli rapaci, cinghiali, caprioli e mufloni.
Una specie di “Pranzo di Babette” in salsa gallurese: lo hanno offerto a centocinquanta amici i titolari di “Su Furreddu” a Monti, terra del Vermentino.
Pietrina, Salvatore ed Agnese Isoni sono abituati a stupire i clienti del loro locale. Qui la cucina è decisamente diversa da quella di tante altre aziende agrituristiche con un menù inflazionato e sempre uguale. Zia Pietrina, ai fornelli da una vita, regala ogni volta un viaggio alla ricerca dei sapori perduti, valorizzando il “tesoro” eno-gastronomico della zona.
Ricette in via di estinzione come la mazzafrissa e le pietanze che un tempo si preparavano negli stazzi, riportano alla memoria profumi e sapori dell’infanzia. Gli antipasti sono una quindicina, con tante golose sorprese non inventate, ma recuperate dalla tradizione.
Il pranzo di giovedì grasso ha riunito a “Su Furreddu” tanti amici buongustai, accolti da prelibatezze molto rare da trovare, sia nei ristoranti che nei supermercati.
Un trionfo del gusto: i prosciutti di capra, cinghiale, maiale e pecora (l’ordine alfabetico coincide con la mia personale classifica). Squisite le focacce: quella ripiena di lardo e cipolline fresche e l’altra, con farina di grano duro, cipolla e ciccioli di maiale. Un matrimonio d’amore: la ricotta con l’abbamele, uno dei prodotti più antichi e tipici della gastronomia isolana, che si ottiene dalla cottura prolungata del favo contenente miele e polline, con l’aggiunta di scorze d’arancia o limone.
E poi, il piatto forte che non deve mai mancare a Carnevale: le fave e lardo serviti insieme al cavolo verza, patate e castagne in una specie di zuppa dove il sapore di ogni ingrediente esalta l’altro. Il pranzo ha avuto una “coda” dolce e fragrante con le frittelle lunghe, tipiche della Gallura.
Circondato da massi granitici, boschi di sughere e macchia mediterranea, il territorio di Monti è conosciuto, oltre che per il vino, per il santuario campestre dell'antica Chiesa di S. Paolo Eremita del 1348. Qui, a metà agosto, si svolge una festa religiosa molto sentita. In quell’occasione, ancora oggi, migliaia di pellegrini si muovono in gruppo, a piedi da Olbia, che dista circa 25 km. da Monti, per raggiungere il Santuario.
Viaggiano tutta la notte e l’ultimo tratto, quello che conduce alla Chiesa, lo percorrono sulle ginocchia. E’ un atto di devozione compiuto da penitenti che arrivano a Monti da tutta la Sardegna, come ricorda anche Grazie Deledda in uno dei suoi romanzi, per onorare San Paolo Eremita.
In un passato ormai lontanissimo, esisteva un florido monastero, nei pressi del Santuario, situato in un angolo di paradiso terrestre per la bellezza della vegetazione e l’incantevole panorama. Nel 1300 i monaci vivevano nelle celle e si riunivano nella Chiesa che corrispondeva all’attuale altare maggiore ed alla sagrestia.
Nelle vigne del monastero, scomparso da secoli, si produceva abbondante vino pro mensa e pro missa. Riferimenti storici, che confermano l’attività e le buone condizioni del monastero di Monti, si trovano anche nel “Rationes Decimarum” di Quintino Sella. Il successivo ampliamento della Chiesa, una bella e semplice architettura con pietre a vista, risale al 1600. Invece, non si hanno più notizie dell'antico monastero a partire dal 1400.
La scarsa attrattiva del paese di Monti, inteso come centro urbano, è compensata dalla bellezza dei "gioielli” naturalistici della zona come il Belvedere di Sa Turrida, con vista che spazia dall'isola di Tavolara al Monte Limbara, e la foresta demaniale di Monte Olia popolata da uccelli rapaci, cinghiali, caprioli e mufloni.
mercoledì, febbraio 14, 2007
Le elezioni americane viste “dall’interno”
Dall'America Giacomo Bondi (testo e foto) per Mara Malda http://www.marellagiovannelli.com/
Sulle elezioni Presidenziali negli Stati Uniti abbiamo chiesto “lumi” al nostro amico-corrispondente di Washington che si firma Giacomo Bondi. Dietro questo pseudonimo si nasconde un personaggio molto informato sull'attualità americana che vuole mantenere l'anonimato. Questo è il primo servizio sulle elezioni USA inviato da Giacomo Bondi:
“Le elezioni americane suscitano sempre un grande interesse. Oggi però, a causa della guerra in Iraq, il diffuso desiderio di vedere un nuovo Presidente è paragonabile a quello del 1968 quando, con il conflitto del Vietnam in corso, erano in molti a sperare nel ritorno a casa propria di Lyndon Johnson, Presidente Texano come George Bush. Il problema è che mancano quasi due anni alle elezioni e, chi ha deciso di entrare in gara così in anticipo, rischia di diventare “notizia vecchia” al momento delle elezioni. Inoltre, essendo esposto per un periodo prolungato agli inevitabili attacchi politici, basati che siano su verità o bugie, corre l'ulteriore rischio di arrivare al traguardo totalmente screditato.Invece, per l’elettore, la ricchezza di candidati qualificati aggiunge ovviamente valore al processo democratico. Nella scuderia Democratica, Barack Obama, Hillary Clinton, Joe Biden, John Edwards e Bill Richardson, sono considerati candidati eccellenti.
Barak Obama sarebbe il primo Presidente Afro-Americano ed è sulla cresta dell'onda in quanto si pensa porterebbe una ventata di aria fresca di cui c'è bisogno alla Casa Bianca. Figlio di madre bianca del Kansas e di padre emigrato dal Kenya, nato e cresciuto nelle isole Hawaii, ha conseguito lo Juris Doctor ad Harvard, distinguendosi come primo Afro-Americano ad essere Presidente della prestigiosissima Harvard Law Review. Eletto al Senato nel 2004 è visto come il John F. Kennedy del 2000: giovane, attraente, brillante, carismatico. Ma, recentemente, ha fatto una gaffe durante un comizio elettorale nell'Iowa. Barack ha detto. “Abbiamo ora speso 400 miliardi di dollari e sprecato 3.000 vite dei nostri coraggiosi ragazzi in Iraq”. Cosa vera nella sostanza ma criticata nella forma. In risposta alle critiche si è immediatamente scusato per la frase infelice che travisava la sua posizione di supporto alle truppe ma di opposizione alla guerra ed alla perdita di altre vite umane.
Hillary Clinton non ha bisogno di presentazioni. La donna è estremamente in gamba, avvocato di notevole stoffa, partner politico oltre che coniugale di Bill Clinton per decenni. Rieletta Senatore per altri sei anni come rappresentante dello stato di New York, al momento è il candidato favorito Democratico. Sarebbe il primo Presidente donna ed avrebbe, per la prima volta nella storia americana, un ex Presidente come “First Gentleman”. Sarebbe una specie di offerta speciale: “Paghi un Presidente e ne prendi due”.
Joe Biden, Senatore del Delaware, da decenni è uno degli statisti più brillanti di Washington. Grande esperto di politica internazionale, uomo moderato e di grande saggezza, è considerato da molti senza alcun dubbio il candidato ideale per il 2008. Nel panorama geopolitico attuale, surriscaldato dagli eventi degli ultimi anni, una persona moderata e capace come Biden potrebbe appianare alcune delle situazioni cruciali nel mondo.
Bill Richardson, popolarissimo Governatore del New Mexico, sarebbe il primo Presidente Latino-Americano. Avendo ricoperto le cariche di Ambasciatore presso le Nazioni Unite e di Ministro dell'Energia ha grande esperienza diplomatica e conoscenza profonda dei problemi energetici soprattutto visti nella salvaguardia dell'ambiente. Uomo moderato e ragionevole è visto da molti come un ottimo candidato. John Edwards, candidato alla Vice Presidenza nel 2004, in coppia con John Kerry è considerato un altrettanto possibile futuro Presidente. Giovane, brillante, attraente, anche lui possiede il tipo di fascino che ha portato John F. Kennedy alla Casa Bianca.In casa Repubblicana, molte candidature sono ancora da definirsi.Il candidato numero uno è Jeb Bush, rispettivamente figlio e fratello dei due Presidenti Bush. Avendo terminato il suo mandato di Governatore della Florida in Dicembre è attualmente “disoccupato” ed ansioso di continuare la Dinastia Bush, diventando il primo Presidente ad avere avuto due Presidenti in famiglia. Tuttavia, in considerazione della attuale scarsissima popolarità del fratello, al momento esclude al momento ufficialmente la sua candidatura. Per annunciarla attende e spera in tempi più propizi.
John McCain, Senatore dell'Arizona, al pari di Joe Biden grande statista, uomo di esperienza e buon senso, è considerato uno dei candidati più qualificati. Concorse alle Presidenziali del 2000 ma fu sconfitto alle elezioni primarie da George Bush. Eroe di guerra, durante il conflitto in Vietnam venne imprigionato e torturato per anni nella famosa prigione militare, ribattezzata scherzosamente “Hanoi Hilton”.
Rudy Giuliani è un altro possibile candidato Repubblicano. Diventerebbe il primo Presidente Italo-Americano. Come Procuratore Federale riuscì, se non a debellare, a colpire in modo sostanziale la mafia in America, mettendo dietro le sbarre alcuni dei “boss” più pericolosi. Come Sindaco di New York ridusse drasticamente il crimine nella metropoli. Durante l'attacco dell'Undici Settembre si distinse come leader di grande forza e coraggio, ricevendo anche dalla Regina Elisabetta l'investitura a Baronetto. “Sir” Rudy Giuliani è visto come un leader forte ed allo stesso tempo equilibrato ed un possibile vincitore nella gara contro il candidato Democratico il 4 Novembre del 2008.Ma siamo appena agli inizi; nei prossimi mesi altri candidati scenderanno in campo e le polemiche, ovviamente, diventeranno sempre più roventi, sino al giorno delle elezioni”.
Sulle elezioni Presidenziali negli Stati Uniti abbiamo chiesto “lumi” al nostro amico-corrispondente di Washington che si firma Giacomo Bondi. Dietro questo pseudonimo si nasconde un personaggio molto informato sull'attualità americana che vuole mantenere l'anonimato. Questo è il primo servizio sulle elezioni USA inviato da Giacomo Bondi:
“Le elezioni americane suscitano sempre un grande interesse. Oggi però, a causa della guerra in Iraq, il diffuso desiderio di vedere un nuovo Presidente è paragonabile a quello del 1968 quando, con il conflitto del Vietnam in corso, erano in molti a sperare nel ritorno a casa propria di Lyndon Johnson, Presidente Texano come George Bush. Il problema è che mancano quasi due anni alle elezioni e, chi ha deciso di entrare in gara così in anticipo, rischia di diventare “notizia vecchia” al momento delle elezioni. Inoltre, essendo esposto per un periodo prolungato agli inevitabili attacchi politici, basati che siano su verità o bugie, corre l'ulteriore rischio di arrivare al traguardo totalmente screditato.Invece, per l’elettore, la ricchezza di candidati qualificati aggiunge ovviamente valore al processo democratico. Nella scuderia Democratica, Barack Obama, Hillary Clinton, Joe Biden, John Edwards e Bill Richardson, sono considerati candidati eccellenti.
Barak Obama sarebbe il primo Presidente Afro-Americano ed è sulla cresta dell'onda in quanto si pensa porterebbe una ventata di aria fresca di cui c'è bisogno alla Casa Bianca. Figlio di madre bianca del Kansas e di padre emigrato dal Kenya, nato e cresciuto nelle isole Hawaii, ha conseguito lo Juris Doctor ad Harvard, distinguendosi come primo Afro-Americano ad essere Presidente della prestigiosissima Harvard Law Review. Eletto al Senato nel 2004 è visto come il John F. Kennedy del 2000: giovane, attraente, brillante, carismatico. Ma, recentemente, ha fatto una gaffe durante un comizio elettorale nell'Iowa. Barack ha detto. “Abbiamo ora speso 400 miliardi di dollari e sprecato 3.000 vite dei nostri coraggiosi ragazzi in Iraq”. Cosa vera nella sostanza ma criticata nella forma. In risposta alle critiche si è immediatamente scusato per la frase infelice che travisava la sua posizione di supporto alle truppe ma di opposizione alla guerra ed alla perdita di altre vite umane.
Hillary Clinton non ha bisogno di presentazioni. La donna è estremamente in gamba, avvocato di notevole stoffa, partner politico oltre che coniugale di Bill Clinton per decenni. Rieletta Senatore per altri sei anni come rappresentante dello stato di New York, al momento è il candidato favorito Democratico. Sarebbe il primo Presidente donna ed avrebbe, per la prima volta nella storia americana, un ex Presidente come “First Gentleman”. Sarebbe una specie di offerta speciale: “Paghi un Presidente e ne prendi due”.
Joe Biden, Senatore del Delaware, da decenni è uno degli statisti più brillanti di Washington. Grande esperto di politica internazionale, uomo moderato e di grande saggezza, è considerato da molti senza alcun dubbio il candidato ideale per il 2008. Nel panorama geopolitico attuale, surriscaldato dagli eventi degli ultimi anni, una persona moderata e capace come Biden potrebbe appianare alcune delle situazioni cruciali nel mondo.
Bill Richardson, popolarissimo Governatore del New Mexico, sarebbe il primo Presidente Latino-Americano. Avendo ricoperto le cariche di Ambasciatore presso le Nazioni Unite e di Ministro dell'Energia ha grande esperienza diplomatica e conoscenza profonda dei problemi energetici soprattutto visti nella salvaguardia dell'ambiente. Uomo moderato e ragionevole è visto da molti come un ottimo candidato. John Edwards, candidato alla Vice Presidenza nel 2004, in coppia con John Kerry è considerato un altrettanto possibile futuro Presidente. Giovane, brillante, attraente, anche lui possiede il tipo di fascino che ha portato John F. Kennedy alla Casa Bianca.In casa Repubblicana, molte candidature sono ancora da definirsi.Il candidato numero uno è Jeb Bush, rispettivamente figlio e fratello dei due Presidenti Bush. Avendo terminato il suo mandato di Governatore della Florida in Dicembre è attualmente “disoccupato” ed ansioso di continuare la Dinastia Bush, diventando il primo Presidente ad avere avuto due Presidenti in famiglia. Tuttavia, in considerazione della attuale scarsissima popolarità del fratello, al momento esclude al momento ufficialmente la sua candidatura. Per annunciarla attende e spera in tempi più propizi.
John McCain, Senatore dell'Arizona, al pari di Joe Biden grande statista, uomo di esperienza e buon senso, è considerato uno dei candidati più qualificati. Concorse alle Presidenziali del 2000 ma fu sconfitto alle elezioni primarie da George Bush. Eroe di guerra, durante il conflitto in Vietnam venne imprigionato e torturato per anni nella famosa prigione militare, ribattezzata scherzosamente “Hanoi Hilton”.
Rudy Giuliani è un altro possibile candidato Repubblicano. Diventerebbe il primo Presidente Italo-Americano. Come Procuratore Federale riuscì, se non a debellare, a colpire in modo sostanziale la mafia in America, mettendo dietro le sbarre alcuni dei “boss” più pericolosi. Come Sindaco di New York ridusse drasticamente il crimine nella metropoli. Durante l'attacco dell'Undici Settembre si distinse come leader di grande forza e coraggio, ricevendo anche dalla Regina Elisabetta l'investitura a Baronetto. “Sir” Rudy Giuliani è visto come un leader forte ed allo stesso tempo equilibrato ed un possibile vincitore nella gara contro il candidato Democratico il 4 Novembre del 2008.Ma siamo appena agli inizi; nei prossimi mesi altri candidati scenderanno in campo e le polemiche, ovviamente, diventeranno sempre più roventi, sino al giorno delle elezioni”.
sabato, febbraio 10, 2007
Emigrati & Tartassati: ci pensa Soru
www.marellagiovannelli.com sezione Mara Malda
Anche gli emigrati sardi pagheranno le tasse regionali su barche e seconde case. La nuova imposta “soriana” inserita nell’ultima finanziaria, sta suscitando una vera e propria rivolta. Contestazioni e proteste arrivano dai Circoli dei Sardi sparsi in tutto il mondo. Dicono di sentirsi strumentalizzati, traditi, usati, presi in giro e definiscono questo provvedimento iniquo, vergognoso ed inaccettabile. Migliaia di sardi saranno penalizzati un'altra volta: la prima quando sono emigrati, la seconda quando hanno investito in Sardegna i loro risparmi. Il loro malcontento si ritrova in questa lettera che ci arriva da Washington, scritta da Giacomo Bondi.
Meglio Soru che male accompagnati?
“Per una frazione di secondo qualcuno nella Giunta Regionale se lo è chiesto. Ma poi la risposta è immediatamente, quanto inesorabilmente, arrivata. Chi nell'intero mondo potrebbe accompagnare la Giunta Regionale e, soprattutto la Sardegna, peggio di Renato Soru? Nessuno. Il potente e ricco Governatore sembra prendere decisioni con lo stesso incurante e distratto atteggiamento dei decadenti Governatori Spagnoli. Ma, mentre quelli erano nominati dal Re di Spagna in regime di "dominazione", l'Onorevole Soru ha un mandato elettorale che, quanto meno moralmente, dovrebbe farlo riflettere su ciò che fa e sulle conseguenze negative che le sue assurde decisioni recano a chi lo ha votato. La politica di anti-turismo, spinta all’estremo del proverbiale “muoia Sansone con tutti i Filistei”, non è né di sinistra né di destra, è semplicemente devastante per tutti i Sardi che non avendo cassetti pieni di azioni, seppur svalutate, Tiscali hanno il problema di pagare i conti alla fine del mese.
L'ultimissima è di penalizzare quei Sardi che sono emigrati, non per aprire uffici lussuosi a Milano o per acquisire Telecom straniere come ha fatto Soru, ma per poter semplicemente lavorare. E trovare quell’occupazione che, in Sardegna, era un sogno impossibile per la situazione economica e politica desolante. Se dopo decenni di sacrifici hanno avuto la possibilità di comprarsi orgogliosamente una casetta nel loro paese, in cui recarsi nel periodo di ferie per trovare i parenti ed i vecchi amici o sognare di andarci a vivere una volta in pensione, questa è equiparata fiscalmente alle ville dei miliardari russi, a cui la tassa di lusso francamente non fa né caldo né freddo.
E' questa politica di sinistra o di destra? Robin Hood toglieva ai ricchi per dare ai poveri, Soru vuole togliere ai poveri senza creare benefici a nessuno e, in aggiunta, vuole distruggere il turismo, unica vera risorsa naturale dell'Isola, per impoverire tutti eccetto se stesso, che povero non lo è e probabilmente mai lo sarà, anche se la Sardegna dovesse tornare economicamente all'età della pietra. L'unico lato positivo è che non è stato eletto a vita per cui, fortunatamente, come Governatore ha i giorni contati”.
Meglio Soru che male accompagnati?
“Per una frazione di secondo qualcuno nella Giunta Regionale se lo è chiesto. Ma poi la risposta è immediatamente, quanto inesorabilmente, arrivata. Chi nell'intero mondo potrebbe accompagnare la Giunta Regionale e, soprattutto la Sardegna, peggio di Renato Soru? Nessuno. Il potente e ricco Governatore sembra prendere decisioni con lo stesso incurante e distratto atteggiamento dei decadenti Governatori Spagnoli. Ma, mentre quelli erano nominati dal Re di Spagna in regime di "dominazione", l'Onorevole Soru ha un mandato elettorale che, quanto meno moralmente, dovrebbe farlo riflettere su ciò che fa e sulle conseguenze negative che le sue assurde decisioni recano a chi lo ha votato. La politica di anti-turismo, spinta all’estremo del proverbiale “muoia Sansone con tutti i Filistei”, non è né di sinistra né di destra, è semplicemente devastante per tutti i Sardi che non avendo cassetti pieni di azioni, seppur svalutate, Tiscali hanno il problema di pagare i conti alla fine del mese.
L'ultimissima è di penalizzare quei Sardi che sono emigrati, non per aprire uffici lussuosi a Milano o per acquisire Telecom straniere come ha fatto Soru, ma per poter semplicemente lavorare. E trovare quell’occupazione che, in Sardegna, era un sogno impossibile per la situazione economica e politica desolante. Se dopo decenni di sacrifici hanno avuto la possibilità di comprarsi orgogliosamente una casetta nel loro paese, in cui recarsi nel periodo di ferie per trovare i parenti ed i vecchi amici o sognare di andarci a vivere una volta in pensione, questa è equiparata fiscalmente alle ville dei miliardari russi, a cui la tassa di lusso francamente non fa né caldo né freddo.
E' questa politica di sinistra o di destra? Robin Hood toglieva ai ricchi per dare ai poveri, Soru vuole togliere ai poveri senza creare benefici a nessuno e, in aggiunta, vuole distruggere il turismo, unica vera risorsa naturale dell'Isola, per impoverire tutti eccetto se stesso, che povero non lo è e probabilmente mai lo sarà, anche se la Sardegna dovesse tornare economicamente all'età della pietra. L'unico lato positivo è che non è stato eletto a vita per cui, fortunatamente, come Governatore ha i giorni contati”.
giovedì, febbraio 08, 2007
“Ritorno a Baraule”: tragico, sensuale e picaresco il nuovo libro di Salvatore Niffoi
Testo e foto di Marella Giovannelli per www.marellagiovannelli.com
“Un' immersione palombaresca nei meandri dell’animo umano”. Questa è una delle definizioni usate da Salvatore Niffoi per descrivere il suo nuovo romanzo “Ritorno a Baraule”.
Il libro, edito da Adelphi, è stato presentato ieri, 7 febbraio, alla libreria Feltrinelli di Milano, dallo stesso Autore e dal critico Antonio D’Orrico, secondo il quale, “per la letteratura italiana, Niffoi è meglio del Viagra”.
Lo scrittore oranese, nel 2006, ha vinto il Campiello per la sua “Vedova scalza” che ha bissato il clamoroso successo de “La leggenda di Redenta Tiria”. Rispetto a questi due romanzi, “Ritorno a Baraule”, intreccia ironia, comicità e sensualità in un giallo anagrafico e corale dalle tinte forti e dalla trama complessa.
La storia è quella di Carmine Pullana, ormai condannato da un male incurabile, già famoso cardiochirurgo e “ salvatore dei bambini col cuore guasto”.
Ma, per cercare di ricomporre il mosaico della sua vita, sconvolta dal tragico mistero della sua stessa nascita, il dottore torna in Sardegna, nella penisola del Sinis e qui trascorre un anno.
Carmine vuole scoprire il nome di suo padre e quello dell’assassino di sua madre. La sua è una terribile Via Crucis, a tratti picaresca, alla ricerca delle sue radici di carne, nervi e sangue; si porta stampato nel cuore il complesso delle origini.
Per trovare risposte si immerge in una sorta di caleidoscopio di emozioni travolgenti dentro un universo che lo spiazza in un continuo gioco di specchi rotti con un rimbalzo di personaggi tragici, ambigui ma anche commoventi e, spesso, comici. Il dottor Pullana, nel suo viaggio-inchiesta a Baraule, per cercare di mettere insieme il puzzle della sua esistenza, interroga “gente strana che, prima di arrivare all’uovo, doveva girare intorno al pollaio e spennare tutte le galline”.
Niffoi ha ribadito il suo concetto di scrittura: “Per me la forma è marginale; fondamentale è sentire la storia; non mi piacciono i clichè, la serialità, la volgarità e la mancanza di originalità". In “Ritorno a Baraule” vivono afrori e sapori di vita, sesso e morte; è un affresco materico, soggiogante e destabilizzante allo stesso tempo.
Salvatore Niffoi non riesce a scrivere senza musica, nel senso più completo del termine. Usa quella “tosta” (beat e rock and roll), sparata ad alto volume, come “colonna sonora” che lo accompagna nella stesura dei suoi romanzi. E tanta musicalità si ritrova poi nelle sue pagine, sotto forma di filastrocche, versi onomatopeici e lemmi dialettali.
Per Antonio D’Orrico “Niffoi non ha bisogno dei critici perchè si spiega benissimo da solo”. Lo scrittore oranese, recentemente accusato di essere “un autore alla moda, perchè la Sardegna niffoiana è quella che vuole il marketing”, ha commentato la recente polemica con un lapidario:"Meglio il basso sublime che l’imbecille alto".
E si è rivelato non convenzionale anche come professore che portava i suoi studenti “in visita all’ospizio per dare loro una grande lezione di vita e nei campi dove i ragazzi imparavano a conoscere le erbe che io mangiavo da piccolo”. Ha poi ricordato “il bene che mi sono fatto, in gioventù, regalandomi solo libri e mai quelli consigliati dai miei insegnanti”. Salvatore Niffoi ha gia scritto 35 romanzi tra i primi, splendidi, pubblicati da “Il Maestrale” ed ora ristampati , gli ultimi tre romanzi editi da Adelphi ed altre opere ancora inedite.
“Un' immersione palombaresca nei meandri dell’animo umano”. Questa è una delle definizioni usate da Salvatore Niffoi per descrivere il suo nuovo romanzo “Ritorno a Baraule”.
Il libro, edito da Adelphi, è stato presentato ieri, 7 febbraio, alla libreria Feltrinelli di Milano, dallo stesso Autore e dal critico Antonio D’Orrico, secondo il quale, “per la letteratura italiana, Niffoi è meglio del Viagra”.
Lo scrittore oranese, nel 2006, ha vinto il Campiello per la sua “Vedova scalza” che ha bissato il clamoroso successo de “La leggenda di Redenta Tiria”. Rispetto a questi due romanzi, “Ritorno a Baraule”, intreccia ironia, comicità e sensualità in un giallo anagrafico e corale dalle tinte forti e dalla trama complessa.
La storia è quella di Carmine Pullana, ormai condannato da un male incurabile, già famoso cardiochirurgo e “ salvatore dei bambini col cuore guasto”.
Ma, per cercare di ricomporre il mosaico della sua vita, sconvolta dal tragico mistero della sua stessa nascita, il dottore torna in Sardegna, nella penisola del Sinis e qui trascorre un anno.
Carmine vuole scoprire il nome di suo padre e quello dell’assassino di sua madre. La sua è una terribile Via Crucis, a tratti picaresca, alla ricerca delle sue radici di carne, nervi e sangue; si porta stampato nel cuore il complesso delle origini.
Per trovare risposte si immerge in una sorta di caleidoscopio di emozioni travolgenti dentro un universo che lo spiazza in un continuo gioco di specchi rotti con un rimbalzo di personaggi tragici, ambigui ma anche commoventi e, spesso, comici. Il dottor Pullana, nel suo viaggio-inchiesta a Baraule, per cercare di mettere insieme il puzzle della sua esistenza, interroga “gente strana che, prima di arrivare all’uovo, doveva girare intorno al pollaio e spennare tutte le galline”.
Niffoi ha ribadito il suo concetto di scrittura: “Per me la forma è marginale; fondamentale è sentire la storia; non mi piacciono i clichè, la serialità, la volgarità e la mancanza di originalità". In “Ritorno a Baraule” vivono afrori e sapori di vita, sesso e morte; è un affresco materico, soggiogante e destabilizzante allo stesso tempo.
Salvatore Niffoi non riesce a scrivere senza musica, nel senso più completo del termine. Usa quella “tosta” (beat e rock and roll), sparata ad alto volume, come “colonna sonora” che lo accompagna nella stesura dei suoi romanzi. E tanta musicalità si ritrova poi nelle sue pagine, sotto forma di filastrocche, versi onomatopeici e lemmi dialettali.
Per Antonio D’Orrico “Niffoi non ha bisogno dei critici perchè si spiega benissimo da solo”. Lo scrittore oranese, recentemente accusato di essere “un autore alla moda, perchè la Sardegna niffoiana è quella che vuole il marketing”, ha commentato la recente polemica con un lapidario:"Meglio il basso sublime che l’imbecille alto".
E si è rivelato non convenzionale anche come professore che portava i suoi studenti “in visita all’ospizio per dare loro una grande lezione di vita e nei campi dove i ragazzi imparavano a conoscere le erbe che io mangiavo da piccolo”. Ha poi ricordato “il bene che mi sono fatto, in gioventù, regalandomi solo libri e mai quelli consigliati dai miei insegnanti”. Salvatore Niffoi ha gia scritto 35 romanzi tra i primi, splendidi, pubblicati da “Il Maestrale” ed ora ristampati , gli ultimi tre romanzi editi da Adelphi ed altre opere ancora inedite.
domenica, febbraio 04, 2007
Galtellì: dalle “Canne al vento” di Grazia Deledda alla Bandiera Arancione del Touring Club
Testo e foto di Marella Giovannelli per www.marellagiovannelli.com
Galtellì, la suggestiva Galte descritta da Grazia Deledda nel suo “Canne al vento”, conserva intatto un fascino speciale. Da qualche settimana l’antico borgo contadino della bassa Baronia ha ricevuto dal Touring Club Italiano la “Bandiera Arancione”.
Il riconoscimento viene assegnato ai paesi dell’entroterra con meno di 15 mila abitanti e ne certifica la qualità dell’accoglienza ed il valore del patrimonio culturale ed ambientale. Galtellì è stata premiata per il suo centro storico sapientemente ristrutturato e valorizzato. Una passeggiata tra le sue stradine, le piazzette ed i vicoli riportati all’acciottolato originale, finisce col trasformarsi in una caccia ai tanti tesori di un paese incantato ed incantevole.
Le chiese e la cattedrale medioevale sono la preziosa eredità dell’antica diocesi che qui aveva sede nei secoli scorsi. Al loro interno custodiscono opere d’arte e vestigia di un passato ricco di storia e cultura.
Alcune vecchie case rurali sono state restaurate ed aperte ai visitatori che, incuriositi, si fermano in ogni stanza, osservando i tanti oggetti di uso quotidiano, ambientati come testimonianze ancora vive nella memoria e non come aridi reperti etnografici.
Un’attrazione irresistibile è l’itinerario del Parco Letterario Grazia Deledda che si snoda lungo il percorso che ispirò alla scrittrice nuorese il suo capolavoro “Canne al vento”. Il romanzo che, più di tutti, ha contribuito all'assegnazione a Grazia Deledda del premio Nobel per la letteratura nel 1926, sembra rivivere negli scorci dell’ antica Galte, nei suoi colori, negli odori di pane e fumo, nelle infinite suggestioni dei panorami e dei siti archeologici.
L’itinerario include la cattedrale medioevale di San Pietro, la casa delle dame Pintor con il pozzo a forma di nuraghe nel cortile, l’orto di Efix e gli scenari fiabeschi del Monte Tuttavista.
A Galtellì, in un passato ormai lontano, vivevano numerose famiglie nobili che avevano costruito eleganti palazzetti nel centro del paese. Queste abitazioni si distinguevano nettamente dalle casupole tipiche del borgo contadino.
Fu proprio questa nobiltà decaduta ad ispirare Grazia Deledda che, a Galtellì, venne ospitata in una di queste case padronali, oggi tappa obbligata del Parco Deleddiano.
Il paese sorge nella valle del Cedrino, ai piedi del monte Tuttavista, una suggestiva altura calcarea che raggiunge l'altitudine di 800 metri. Qui gli amanti delle curiosità naturalistiche saranno sorpresi dall’ insolita bellezza de Sa Pedra Istampada, la Roccia Forata, un arco scolpito dal vento alto 30 metri. Il nome “Galtellì” deriva forse dal latino “castellum” e sarebbe riconducibile alle fortificazioni che sorsero sul territorio tra l' XI e il XII secolo.
Nel Medioevo, essendo sede di diocesi, aveva un ruolo molto importante in tutto il territorio dell'antico giudicato di Gallura e, in particolare, nella Baronia. Il paese, decaduto a causa della malaria e delle incursioni barbaresche, oltre a conservare tracce evidenti del passato splendore, rappresenta un esempio di decoro urbano e pregevole restauro che interessa tutto il centro storico.
Galtellì è anche il primo Comune della Sardegna ad aver cancellato tutti i riferimenti a casa Savoia, dopo le frasi ingiuriose rivolte dal figlio dell'ultimo re d'Italia al popolo sardo. Via Umberto è stata rinominata via Karol Wojtila e via Vittorio Emanuele via Beata Vergine Assunta.
Galtellì, la suggestiva Galte descritta da Grazia Deledda nel suo “Canne al vento”, conserva intatto un fascino speciale. Da qualche settimana l’antico borgo contadino della bassa Baronia ha ricevuto dal Touring Club Italiano la “Bandiera Arancione”.
Il riconoscimento viene assegnato ai paesi dell’entroterra con meno di 15 mila abitanti e ne certifica la qualità dell’accoglienza ed il valore del patrimonio culturale ed ambientale. Galtellì è stata premiata per il suo centro storico sapientemente ristrutturato e valorizzato. Una passeggiata tra le sue stradine, le piazzette ed i vicoli riportati all’acciottolato originale, finisce col trasformarsi in una caccia ai tanti tesori di un paese incantato ed incantevole.
Le chiese e la cattedrale medioevale sono la preziosa eredità dell’antica diocesi che qui aveva sede nei secoli scorsi. Al loro interno custodiscono opere d’arte e vestigia di un passato ricco di storia e cultura.
Alcune vecchie case rurali sono state restaurate ed aperte ai visitatori che, incuriositi, si fermano in ogni stanza, osservando i tanti oggetti di uso quotidiano, ambientati come testimonianze ancora vive nella memoria e non come aridi reperti etnografici.
Un’attrazione irresistibile è l’itinerario del Parco Letterario Grazia Deledda che si snoda lungo il percorso che ispirò alla scrittrice nuorese il suo capolavoro “Canne al vento”. Il romanzo che, più di tutti, ha contribuito all'assegnazione a Grazia Deledda del premio Nobel per la letteratura nel 1926, sembra rivivere negli scorci dell’ antica Galte, nei suoi colori, negli odori di pane e fumo, nelle infinite suggestioni dei panorami e dei siti archeologici.
L’itinerario include la cattedrale medioevale di San Pietro, la casa delle dame Pintor con il pozzo a forma di nuraghe nel cortile, l’orto di Efix e gli scenari fiabeschi del Monte Tuttavista.
A Galtellì, in un passato ormai lontano, vivevano numerose famiglie nobili che avevano costruito eleganti palazzetti nel centro del paese. Queste abitazioni si distinguevano nettamente dalle casupole tipiche del borgo contadino.
Fu proprio questa nobiltà decaduta ad ispirare Grazia Deledda che, a Galtellì, venne ospitata in una di queste case padronali, oggi tappa obbligata del Parco Deleddiano.
Il paese sorge nella valle del Cedrino, ai piedi del monte Tuttavista, una suggestiva altura calcarea che raggiunge l'altitudine di 800 metri. Qui gli amanti delle curiosità naturalistiche saranno sorpresi dall’ insolita bellezza de Sa Pedra Istampada, la Roccia Forata, un arco scolpito dal vento alto 30 metri. Il nome “Galtellì” deriva forse dal latino “castellum” e sarebbe riconducibile alle fortificazioni che sorsero sul territorio tra l' XI e il XII secolo.
Nel Medioevo, essendo sede di diocesi, aveva un ruolo molto importante in tutto il territorio dell'antico giudicato di Gallura e, in particolare, nella Baronia. Il paese, decaduto a causa della malaria e delle incursioni barbaresche, oltre a conservare tracce evidenti del passato splendore, rappresenta un esempio di decoro urbano e pregevole restauro che interessa tutto il centro storico.
Galtellì è anche il primo Comune della Sardegna ad aver cancellato tutti i riferimenti a casa Savoia, dopo le frasi ingiuriose rivolte dal figlio dell'ultimo re d'Italia al popolo sardo. Via Umberto è stata rinominata via Karol Wojtila e via Vittorio Emanuele via Beata Vergine Assunta.
venerdì, febbraio 02, 2007
Adelina Tattilo: trasgressiva editrice, dolce matriarca...io ti ricordo così
Testo e foto di Mara Malda per www.marellagiovannelli.com
Adelina Tattilo, morta ieri sera a Roma, nei “coccodrilli” di tutte le agenzie di stampa è stata ricordata come “la storica e trasgressiva editrice di Playmen, la rivista che ha rappresentato negli anni Settanta un vero e proprio boom editoriale nel segmento del sexy glamour, battendo spesso in Italia e in Europa la concorrenza dei colossi americani Playboy e Penthouse e contribuendo a cambiare i costumi sociali degli italiani dalla seconda metà degli anni Sessanta”.
Nel comunicato ufficiale, diffuso dalla casa editrice, è stato sottolineato “il ruolo della Tattilo nel settore editoriale italiano e il suo modello di imprenditoria al femminile.” Ricordati anche i servizi di cultura affidati dalla brillante Adelina a nomi importanti della letteratura e del giornalismo nazionale ed internazionale, oltre alle sue tante frequentazioni mondane e politiche. Io invece voglio ricordarla per come l’ho conosciuta, nell’arco di tante estati, a Porto Rotondo.
Di lei ho scritto tante volte; piccoli aneddoti perchè Adelina così solare, istintiva, amante della vita, ospitale era una persona speciale. Una matriarca innamorata dei suoi figli e dei suoi nipoti; leale e generosa, come non si usa più, con gli amici. Certo Adelina non era una buona “fonte” per il gossip: nella sua casa non si usava parlare male di nessuno; il pettegolezzo “cattivo” era bandito, ignorato, non gradito.
A lei piacevano altre cose: giocare a carte con un gruppo di amici veri, ascoltare Nino Fuscella alla chitarra, stare con i figli e i nipotini, vivere il mare durante il giorno ed uscire la sera ma non troppo spesso perchè, se le cene o gli spettacoli erano noiosi, Adelina si addormentava. Per questo preferiva ricevere a casa sua, mai troppe persone tutte insieme visto che lei amava conversare ed ascoltare senza tanta confusione intorno.
In un mio articolo di qualche anno fa raccontavo:...
“Seminascosta da una coppa di gelato più grande di lei l'editore di Playmen, Adelina Tattilo ha seguito con attenzione la presentazione del libro di Micaela (detta Michi) Gioia, intitolato “Segretarie”. Nel bel mezzo del fuoco incrociato di domande e risposte tra Marta Marzotto, Marella Giovannelli e l'autrice del romanzo, si è sentita la voce-rombo di tuono (sul roco possente) della bionda Adelina che, tra un bocconcino di gelato e l'altro, chiedeva la parola.
Passati pochi minuti la Contessa calatissima nel ruolo di presentatrice dell'autrice, ha esclamato"Ora puoi esternare Adelina!". E la Tattilo, ormai autorizzata finalmente così esternò: "Io dissento sul ruolo oscuro delle segretarie, con le mie ho sempre avuto un rapporto splendido, con me non sono mai state nell'ombra!!!" . “Infatti tu sei una donna!” le ha ricordato ineffabile Michi Gioia”.
Adelina Tattilo, e questo consola chi le ha voluto bene, è morta dopo una breve malattia, di cui lei ignorava la gravità. Aveva detto a Lina Wertmuller che sarebbe uscita prestissimo dalla clinica e avrebbero cenato insieme la settimana prossima.
Serena e sorridente, Adelina non più trasgressiva, era una donna che aveva saputo accettare il passare del tempo, scoprendo ed assaporando,ogni giorno, all’interno della sua famiglia, priorità diverse rispetto al passato ma che le davano gioie continue ed autentiche.
Adelina Tattilo, morta ieri sera a Roma, nei “coccodrilli” di tutte le agenzie di stampa è stata ricordata come “la storica e trasgressiva editrice di Playmen, la rivista che ha rappresentato negli anni Settanta un vero e proprio boom editoriale nel segmento del sexy glamour, battendo spesso in Italia e in Europa la concorrenza dei colossi americani Playboy e Penthouse e contribuendo a cambiare i costumi sociali degli italiani dalla seconda metà degli anni Sessanta”.
Nel comunicato ufficiale, diffuso dalla casa editrice, è stato sottolineato “il ruolo della Tattilo nel settore editoriale italiano e il suo modello di imprenditoria al femminile.” Ricordati anche i servizi di cultura affidati dalla brillante Adelina a nomi importanti della letteratura e del giornalismo nazionale ed internazionale, oltre alle sue tante frequentazioni mondane e politiche. Io invece voglio ricordarla per come l’ho conosciuta, nell’arco di tante estati, a Porto Rotondo.
Di lei ho scritto tante volte; piccoli aneddoti perchè Adelina così solare, istintiva, amante della vita, ospitale era una persona speciale. Una matriarca innamorata dei suoi figli e dei suoi nipoti; leale e generosa, come non si usa più, con gli amici. Certo Adelina non era una buona “fonte” per il gossip: nella sua casa non si usava parlare male di nessuno; il pettegolezzo “cattivo” era bandito, ignorato, non gradito.
A lei piacevano altre cose: giocare a carte con un gruppo di amici veri, ascoltare Nino Fuscella alla chitarra, stare con i figli e i nipotini, vivere il mare durante il giorno ed uscire la sera ma non troppo spesso perchè, se le cene o gli spettacoli erano noiosi, Adelina si addormentava. Per questo preferiva ricevere a casa sua, mai troppe persone tutte insieme visto che lei amava conversare ed ascoltare senza tanta confusione intorno.
In un mio articolo di qualche anno fa raccontavo:...
“Seminascosta da una coppa di gelato più grande di lei l'editore di Playmen, Adelina Tattilo ha seguito con attenzione la presentazione del libro di Micaela (detta Michi) Gioia, intitolato “Segretarie”. Nel bel mezzo del fuoco incrociato di domande e risposte tra Marta Marzotto, Marella Giovannelli e l'autrice del romanzo, si è sentita la voce-rombo di tuono (sul roco possente) della bionda Adelina che, tra un bocconcino di gelato e l'altro, chiedeva la parola.
Passati pochi minuti la Contessa calatissima nel ruolo di presentatrice dell'autrice, ha esclamato"Ora puoi esternare Adelina!". E la Tattilo, ormai autorizzata finalmente così esternò: "Io dissento sul ruolo oscuro delle segretarie, con le mie ho sempre avuto un rapporto splendido, con me non sono mai state nell'ombra!!!" . “Infatti tu sei una donna!” le ha ricordato ineffabile Michi Gioia”.
Adelina Tattilo, e questo consola chi le ha voluto bene, è morta dopo una breve malattia, di cui lei ignorava la gravità. Aveva detto a Lina Wertmuller che sarebbe uscita prestissimo dalla clinica e avrebbero cenato insieme la settimana prossima.
Serena e sorridente, Adelina non più trasgressiva, era una donna che aveva saputo accettare il passare del tempo, scoprendo ed assaporando,ogni giorno, all’interno della sua famiglia, priorità diverse rispetto al passato ma che le davano gioie continue ed autentiche.
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