giovedì, aprile 13, 2006

Gratti San Simplicio e trovi Santa Teodora su eBay


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Una reliquia di San Simplicio è finita all’asta in internet su eBay. Questa informazione arrivata all’orecchio di don Francesco Tamponi dell’Ufficio Beni Culturali della Diocesi di Tempio-Ampurias, non poteva cadere nel vuoto. Il rischio della bufala on-line, più profana che santa, è stato affrontato perchè troppo penoso era il pensiero di far aggiudicare al migliore offerente l’osso attributo a un Santo venerato come Simplicio. Ad attirare l’interesse dei compratori sarebbe stata,sicuramente, più la teca settecentesca che la reliquia. Per evitare che il prezzo lievitasse ancora, don Tamponi dal suo ufficio tempiese si è collegato a eBay e, sborsando 500 euro, è riuscito a recuperare il reliquiario e a riportarlo ad Olbia. Nella Basilica cittadina dedicata proprio a San Simplicio, si sono ritrovati giornalisti, fotografi, cameramen, preti, un’anatomopatologa e un archeologo. Dopo una breve conferenza stampa, si sono aperte le porte della sacrestia per una comparazione tra la presunta reliquia acquistata su eBay e quelle storicamente attribuite a San Simplicio, in base a una tradizione secolare. Le ossa del Patrono, sono infatti custodite in una cassetta sotto l’altare della Basilica, insieme a quella dei tre compagni di martirio Diocleziano, Rosula e Fiorenzo. Su un tavolo da lavoro sono iniziate le prime indagini; alquanto complessa l’estrazione dalla teca, acquistata on-line, del frammento di tibia, avvolto in una complicata creazione di tulle, passamaneria e perle vetrose di vari colori. Il piccolo cartiglio con la scritta “San Simplicio”, decorato con fiori di tessuto e nastri, era all’interno della reliquiario di pregevole fattura. Sul sigillo di ceralacca rosso spiccava un copricapo arcivescovile.L’osso, di origine chiaramente umana, è apparso combusto esattamente come molti frammenti contenuti nella cassetta “storica”. Ma, considerato che l’incenerazione dei cadaveri era una consuetudine dell’epoca, si è deciso di continuare gli accertamenti. L’anatomopatologa Licia Usai ha chiesto quindi ai giornalisti alcuni giorni di tempo per effettuare altre indagini, più accurate. La tibia attribuita a San Simplicio, doveva ancora essere ripulita dalla colla utilizzata per tenere insieme gli elaborati decori. Ed è bastata questa semplice operazione per risolvere il caso, almeno parzialmente. Una lente d’ingrandimento è riuscita a decifrare la minuscola iscrizione “S.Theodora M.” tracciata sull’osso, con inchiostro di china. Secondo don Francesco Tamponi la scritta si riferisce a “Santa Teodora Romana, una nobildonna romana vissuta ai tempi di Diocleziano (come Simplicio e compagni) che ospitava nella sua casa i cristiani perseguitati e provvedeva alla sepoltura dei martiri nel giardino della sua proprietà. Una volta scoperta, venne a sua volta martirizzata”.La scoperta dell’iscrizione sull’osso se da un lato ha dimostrato la sua appartenenza a Santa Teodora, dall’altro ha creato un piccolo “giallo” religioso-mercantile per la sua falsa attribuzione a San Simplicio. “Il prossimo passo - ha dichiarato don Tamponi - sarà quello di andare a Roma, nella chiesa di San Bartolomeo, sull’Isola Tiberina, dove sono conservate le spoglie di Santa Teodora, e verificare se anche esse sono state sottoposte ad incinerazione, oltre tutto alla stessa temperatura di quella in nostro possesso. Tra la fine del 1700 e gli inizi del 1800, le famiglie nobili usavano allestire all’interno delle ville delle cappelle private. Venivano allora chieste, alle diocesi di appartenenza o direttamente a Roma, delle reliquie certificate che venivano poste all’interno di reliquiari e sigillati con le bolle, come quella che abbiamo acquistato on-line. E’ probabile che, in buona fede, nella teca sia stata inserito un osso di Santa Teodora ma che poi, nel cartiglio del reliquiario, sia stato erroneamente apposto il nome di San Simplicio.”