domenica, febbraio 25, 2007

C’era una volta la Sardegna d’autore in bianco e nero

Testo e foto in Marella Giovannelli per www.marellagiovannelli.com

Un salto all’indietro: dalla Sardegna di oggi “paparazzata” da giugno a settembre per la sua vip-fauna più o meno gradevole, a quella (sicuramente molto meno patinata, ma tanto più vera) immortalata dai grandi fotografi del passato. Già a metà dell'Ottocento, la Sardegna, da tempo meta di tanti scrittori-viaggiatori, ha iniziato ad attrarre i pionieri, italiani e stranieri, della fotografia. Erano tutti affascinati, oltre che dai paesaggi e dai colori, dallo straordinario patrimonio di tradizioni, usi e costumi di una terra che, come scrisse David H. Lawrence, “non assomiglia ad alcun luogo”. Prima gli studi sul folklore e sull’etnografia, poi l'eco di fenomeni come il banditismo, hanno richiamato nell’Isola reporter da tutto il mondo, compresi gli inviati dell'agenzia parigina Magnum Photos. I loro scatti in bianco e nero sono un esempio di realismo poetico; foto-testimonianze che, ancora oggi, colpiscono per la loro intensità e bellezza. La più antica documentazione fotografica sulla Sardegna, è legata al nome del romanziere francese Édouard Delessert. Nel 1854, dopo numerosi viaggi in Oriente, Delessert sbarca in Sardegna, fornito di una pesante attrezzatura fotografica per illustrare il suo diario di viaggio “Six semaines dans l'île de Sardaigne”.Le sue splendide immagini di città e paesi si caratterizzano per l’assenza delle figure umane mentre queste sono protagoniste nelle opere dei fotografi sardi Giulio Pili e Guido Costa. Entrambi hanno “fissato” gente comune in momenti di festa e tragedia, attimi di vita quotidiana e di lavoro. Il fotografo viennese Wolfgang Suschitzky, dal 1948 al 1950, documenta, tra l’altro, la campagna per l’eradicazione della malaria, condotta in Sardegna dall'ERLAAS. Nel 1950 Werner Bischof dell'agenzia Magnum Photos, come inviato del settimanale “Epoca”, testimonia con il suo obiettivo, la durezza e l’arretratezza delle condizioni di lavoro nel Campidano e nell'Iglesiente. Nell’estate 1962, in Sardegna arriva anche Henri Cartier-Bresson, sempre dell’agenzia Magnum Photos. Su incarico di “Vogue”, opera tra Cagliari e la Barbagia; le foto “sarde” di Cartier-Bresson saranno esposte nelle gallerie e nei musei più importanti al mondo. Nello stesso periodo, il fenomeno del banditismo attirava nell’Isola antropologi e fotografi; tra questi c’è anche l’ argentino Pablo Volta che, dal 1954 al 1957, trascorre intere settimane in Sardegna. Le immagini da lui scattate sul Carnevale di Mamoiada sono le prime del genere ad essere pubblicate. Mario De Biasi è l'altro grande reporter che, a metà degli anni Cinquanta, riesce a cogliere i primi segnali di cambiamento della società sarda. Nel marzo del 1958, la rivista americana “Life” invia in Sardegna, ad Orani, il fotografo piacentino Carlo Bavagnoli, scelto per realizzare un reportage su Costantino Nivola e la sua mostra di sculture allestita per le vie del paese.