giovedì, febbraio 08, 2007

“Ritorno a Baraule”: tragico, sensuale e picaresco il nuovo libro di Salvatore Niffoi

Testo e foto di Marella Giovannelli per www.marellagiovannelli.com


“Un' immersione palombaresca nei meandri dell’animo umano”. Questa è una delle definizioni usate da Salvatore Niffoi per descrivere il suo nuovo romanzo “Ritorno a Baraule”.
Il libro, edito da Adelphi, è stato presentato ieri, 7 febbraio, alla libreria Feltrinelli di Milano, dallo stesso Autore e dal critico Antonio D’Orrico, secondo il quale, “per la letteratura italiana, Niffoi è meglio del Viagra”.
Lo scrittore oranese, nel 2006, ha vinto il Campiello per la sua “Vedova scalza” che ha bissato il clamoroso successo de “La leggenda di Redenta Tiria”. Rispetto a questi due romanzi, “Ritorno a Baraule”, intreccia ironia, comicità e sensualità in un giallo anagrafico e corale dalle tinte forti e dalla trama complessa.
La storia è quella di Carmine Pullana, ormai condannato da un male incurabile, già famoso cardiochirurgo e “ salvatore dei bambini col cuore guasto”.
Ma, per cercare di ricomporre il mosaico della sua vita, sconvolta dal tragico mistero della sua stessa nascita, il dottore torna in Sardegna, nella penisola del Sinis e qui trascorre un anno.
Carmine vuole scoprire il nome di suo padre e quello dell’assassino di sua madre. La sua è una terribile Via Crucis, a tratti picaresca, alla ricerca delle sue radici di carne, nervi e sangue; si porta stampato nel cuore il complesso delle origini.
Per trovare risposte si immerge in una sorta di caleidoscopio di emozioni travolgenti dentro un universo che lo spiazza in un continuo gioco di specchi rotti con un rimbalzo di personaggi tragici, ambigui ma anche commoventi e, spesso, comici. Il dottor Pullana, nel suo viaggio-inchiesta a Baraule, per cercare di mettere insieme il puzzle della sua esistenza, interroga “gente strana che, prima di arrivare all’uovo, doveva girare intorno al pollaio e spennare tutte le galline”.
Niffoi ha ribadito il suo concetto di scrittura: “Per me la forma è marginale; fondamentale è sentire la storia; non mi piacciono i clichè, la serialità, la volgarità e la mancanza di originalità". In “Ritorno a Baraule” vivono afrori e sapori di vita, sesso e morte; è un affresco materico, soggiogante e destabilizzante allo stesso tempo.
Salvatore Niffoi non riesce a scrivere senza musica, nel senso più completo del termine. Usa quella “tosta” (beat e rock and roll), sparata ad alto volume, come “colonna sonora” che lo accompagna nella stesura dei suoi romanzi. E tanta musicalità si ritrova poi nelle sue pagine, sotto forma di filastrocche, versi onomatopeici e lemmi dialettali.
Per Antonio D’Orrico “Niffoi non ha bisogno dei critici perchè si spiega benissimo da solo”. Lo scrittore oranese, recentemente accusato di essere “un autore alla moda, perchè la Sardegna niffoiana è quella che vuole il marketing”, ha commentato la recente polemica con un lapidario:"Meglio il basso sublime che l’imbecille alto".
E si è rivelato non convenzionale anche come professore che portava i suoi studenti “in visita all’ospizio per dare loro una grande lezione di vita e nei campi dove i ragazzi imparavano a conoscere le erbe che io mangiavo da piccolo”. Ha poi ricordato “il bene che mi sono fatto, in gioventù, regalandomi solo libri e mai quelli consigliati dai miei insegnanti”. Salvatore Niffoi ha gia scritto 35 romanzi tra i primi, splendidi, pubblicati da “Il Maestrale” ed ora ristampati , gli ultimi tre romanzi editi da Adelphi ed altre opere ancora inedite.