lunedì, ottobre 15, 2007

Domenica archeologica per una full immersion nella storia di Olbia


Testo e foto di Marella Giovannelli per www.marellagiovannelli.com
Davanti alle Tombe dei Giganti, i Nuragici praticavano il rito dell’incubazione. Dopo una preparazione che includeva il digiuno, si addormentavano e attendevano la guarigione, “portata” dai morti che apparivano in sogno.
Questo ed altri usi e costumi degli antichi popoli vissuti in Sardegna, sono stati raccontati dagli archeologi a più di trecento persone che, domenica, hanno partecipato alla manifestazione ArcheOlbia.
Novità assoluta per la città di Olbia, è stata organizzata (dall’amministrazione comunale e dalla Cooperativa Iolao) una mattinata di visite collettive, guidate e gratuite alla Tomba di Giganti di Su Monte ‘e S’Abe, al Pozzo Sacro di Sa Testa, all’Acquedotto Romano e al Museo. Un affollato convegno, tenuto sabato dagli archeologi coinvolti nell’iniziativa, aveva stimolato l’interesse e la curiosità del pubblico.
Gli studiosi hanno ricostruito e sintetizzato con l’ausilio di slides e diapositive, l’avvincente storia di Olbia, città tra le più antiche del Mediterraneo. Hanno anche fornito particolari inediti sui popoli che, nell’arco di 2.800 anni, hanno lasciato tracce della loro presenza sul territorio olbiese. Monumenti, reperti e frammenti, recuperati in enorme quantità durante scavi, sia occasionali che mirati, documentano l’età nuragica, l’insediamento dei Fenici, quello più consistente dei Greci (fondatori di Olbia, con Iolao, nel 630 a.C, secondo lo storico Pausania), la dominazione Cartaginese, quella Romana e l’arrivo dei Vandali che, ad Olbia, anticiparono il Medioevo.
L’idea di essere trasportati, con dei bus navetta, e guidati lungo un percorso ricco di storia, alla gente, non solo di Olbia, è piaciuta moltissimo. Intere famiglie, molte coppie e tanti giovani, si sono iscritti al tour e, domenica mattina, si sono ritrovati, puntuali alle nove, davanti al Municipio, vicino al porto vecchio. Look da Indiana Jones per i turisti, tute da ginnastica e scarponcini per i locali, tutti caricati nei bus diretti ai siti archeologici.
L’archeologo Agostino Amucano ha spiegato le caratteristiche della Tomba dei Giganti di Su Monte ‘e S’Abe che, con i suoi 28 metri è tra le più lunghe di tutta la Sardegna. Questi monumenti, completi di area cerimoniale e mensole per le offerte, sia all’esterno che all’interno, erano le sepolture collettive dei Nuragici.
Dal culto dei morti a quello dell’acqua, testimoniato dal Pozzo Sacro di Sa Testa, scoperto negli Anni Trenta ed utilizzato dai Nuragici, dai Punici e dai Romani. La prova di questa sorprendente continuità d’uso, è nel materiale ritrovato: tazze, monili in bronzo, testine in terracotta e bruciaprofumi di fattura punica; resti di anfore, coppe e statuine di età romana.
Il Pozzo Sacro è stato spiegato, in modo esauriente ed efficace, dalla giovane e bravissima Viviana Pinna. Molto apprezzata anche la visita, coordinata dall’archeologa Giovanna Pietra, all’Acquedotto Romano, uno dei meglio conservati della Sardegna.
A colpire i visitatori sono state soprattutto le arcate, costruite in opera cementizia (grande rivoluzione dei Romani), e l’imponente cisterna che, forse serviva alcune ville o fattorie di notevoli dimensioni.
Ultima tappa: il Museo Archeologico, con Rubens D’Oriano che ha guidato i vari gruppi lungo un percorso distribuito su due livelli. Già pronti gli spazi per accogliere, a breve, i primi due relitti restaurati delle antiche navi romane. I legni, riportati alla luce durante gli scavi per la realizzazione del tunnel, testimoniano l’affondamento ad opera dei Vandali, ricostruito anche con la tecnologia multimediale.
Altrettanto efficace è il maxi plastico del porto antico. Le preziose memorie dell’Olbia nuragica, fenicia, greca, cartaginese, romana e medioevale, messe adeguatamente in risalto, hanno sorpreso ed entusiasmato i tanti che ancora non conoscevano il Museo e il suo contenuto.