domenica, ottobre 28, 2007

Tra gli Dei non convenzionali e le Dolls non addomesticate di Gabriella Marazzi

Testo e foto in Mara Malda per www.marellagiovannelli.com
Dagli Dei alle Dolls, Gabriella Marazzi continua stupire e a colpire con i suoi ritratti dove è sempre l’umanità a prevalere. Divi, icone, celebrità si alternano a volti sconosciuti e le loro espressioni, mai scontate, rivelano sempre l’essenza della persona più che i lineamenti del personaggio.
L’artista modenese, in un sapiente gioco di equilibrio tra fotografia e pittura, riesce a cogliere frammenti di vita e di morte, forza e fragilità nei sorrisi compiaciuti e rassegnati, nella gestualità di seduzione e nevrosi, nelle smorfie di piacere e di dolore. “L’ironia amara, la rabbia, l’aggressività che possono sembrare solo disprezzo e sfida irriverente nelle mie opere nascondono in verità un infinito amore per la vita”.
Così dice la stessa Gabriella Marazzi che definisce le sue Dolls “bambole creative, arrabbiate, giocose e sensuali; matriarche giovani e femminili, a volte oggetto e soggetto”.
I volti sono quelli di donne celebri o sconosciute ma sempre capaci di comunicare emozioni e felicemente lontane dagli stereotipi convenzionali. La mostra resterà allestita fino al prossimo 3 novembre nella Galleria dell’Associazione culturale Renzo Cortina di Milano.
A chiudere il sipario sulle Dolls sarà Vittorio Sgarbi, estimatore e “presentatore” di tutte le mostre di Gabriella Marazzi, compresa l’antologica del dicembre 2006, intitolata “Dei?” alla Camera di Commercio di Parma.
Per Sgarbi “Gabriella Marazzi attraversa il mondo senza esserne contaminata. Non è distratta, non è solitaria, non è distaccata; è semplicemente altrove.
Ed è proprio questa estraneità, questa distanza dello sguardo, la condizione della sua ricerca, in nessun modo assimilabile all’iperrealismo o alla fotografia…Ognuna di queste donne ha il suo dramma, ha qualcosa che pesa loro addosso, non sono esseri normalmente addomesticati…
Il segno è contraddistinto da un certo lusso erotico nel tratteggio e dà il senso della velocità, del ritratto di una figura che non è mai in posa, pronta ad essere raccolta dall’occhio dell’artista, sembra anzi sempre còlta di sorpresa, come se colei che l’ha disegnata fosse passata in un lampo e l’avesse ritratta nella corsa dell’automobile.”
Un percorso di vita duro e intenso, segnato da picchi di gioia e sofferenza, ha forgiato Gabriella Marazzi, le cui donne, secondo Davide Laiolo, “paiono trasvolare nel vento, stropicciate dall’aria e ti guardano con occhi che, devi riconoscere, hanno da dire cose dolorose ma lo fanno con l’ironia di chi è convinto che le lagrime non servono più”.
Guerriera per natura e ribelle per temperamento, Gabriella, per Domenico Montalto “infilza il nostro perbenismo come farebbe una Artemisia Gentileschi recidiva ma depurata dal sadismo e dalla collera.
Un’Artemisia più tenera e femminile, abbarbicata al rovello di un “fare pittura” vissuto come estremo, ostinato ancoraggio all’intelligibilità delle cose, ai portati del cuore, al sogno - sia pure residuale - di una speranza che sia medicamento del dolore.”