Testo e foto in www.marellagiovannelli.com
La conferma ufficiale è arrivata dagli archeologi Rubens D’Oriano e Giuseppe Pisanu. E’ una piazza romana l’ultimo “tesoro” scoperto nelle immediate vicinanze del porto vecchio di Olbia. Su quel lastricato rinvenuto nel sottosuolo avvenivano i primi contatti e scambi non solo commerciali ma anche culturali e umani tra la città e gli "stranieri". L’importante ritrovamento è avvenuto durante i lavori per il rifacimento della rete idrica. La zona interessata agli scavi è situata davanti all’attuale Municipio di Corso Umberto e, già dall'età di Cesare e Augusto (seconda metà del I sec. d. C.), questa parte della città era caratterizzata da edifici imponenti e colonnati.
Negli ultimi decenni del I sec. d. C., con la dinastia Flavia (imperatori Vespasiano, Tito e Domiziano), venne realizzata la piazza lastricata ora tornata alla luce. A nord, era arricchita da un monumento circolare di cui resta la base, probabile sede di una statua di divinità o di un importante personaggio pubblico. A sud e a est (cioè verso il porto) comparivano invece delle botteghe, una delle quali ospitava un impianto di lavorazione dei murici (bocconi) per l'estrazione della porpora. Questo era il colorante per tessuti più ricercato e pregiato dell'antichità. L’imperatore vestiva di porpora e la scoperta, documentata da moltissimi frammenti di murici, è molto significativa per la ricostruzione dell'economia di Olbia antica.
Qui esistono prove della estrazione della porpora già nella fase punica (nell'antichità era famosa la porpora di Fenici e Cartaginesi). Evidentemente gli stagni tuttora circostanti la città erano anche allora una risorsa importante. Un ultimo dettaglio: più previdenti e più attenti di noi, gli antichi esiliavano le produzioni inquinanti al di fuori o ai margini degli abitati. Anche quello ora rinvenuto non fa eccezione nel rispetto delle disposizioni che individuavano proprio la porpora tra le lavorazioni maleodoranti. Secondo gli archeologi la piazza lastricata è andata in disuso alla metà del V sec. d. C. esattamente quando i Vandali affondarono la flotta i cui relitti sono stati ritrovati nello scavo del tunnel tra il luglio del 1999 e il dicembre del 2001.
Quell’attacco devastante alla città causò la fine di Olbia romana. Il “tassello” della piazza si incastra perfettamente in questo “puzzle” storico e documenta anche la sopravvivenza dell’abitato nei secoli successivi dell'Alto Medioevo (VI-X d.C.). In quella fase il nome si trasformò in Fausiana e la comunità sicuramente conduceva un’esistenza più stentata e difficile se paragonata al glorioso passato dell’Olbia romana. Tra gli indizi utili, gli archeologi hanno evidenziato un piano di calpestio e una canaletta di scolo, che si sovrappongono e in parte danneggiano le botteghe poste a est della piazza lastricata e ormai abbandonate.
Evidentemente, anche se l'abitato era notevolmente ridotto rispetto a quello romano, esso gravitava sul suo approdo. In effetti, al porto di Olbia, riparato e protetto dai venti, il più vicino alle coste della penisola, sono legate le alterne fortune della città che nel corso dei suoi 2500 anni di storia è stata distrutta e ricostruita varie volte ma, più o meno, sempre sugli stessi luoghi.