mercoledì, aprile 16, 2008

Silvio Berlusconi & Vladimir Putin: a volte ritornano…anche alla Certosa


Testo e foto in www.marellagiovannelli.com (sez.Mara Malda)

Secondo quanto dichiarato dal suo portavoce Alexei Gromov, “Vladimir Putin, giovedì 17 aprile, effettuerà una visita di lavoro in Sardegna, in Italia, dopo il suo soggiorno in Libia, per incontrare il leader della coalizione italiana di centro-destra Popolo della Libertà Silvio Berlusconi, che ha vinto le elezioni legislative anticipate. Le discussioni verteranno sullo stato della cooperazione russo-italiana e le prospettive della sua evoluzione”. Lo stesso Berlusconi avrebbe confermato l’arrivo di Putin, suo ospite a cena, giovedì prossimo, alla Certosa di Porto Rotondo.
Il dialogo fra i due potrebbe decollare sull’asse Aeroflot-Alitalia, stando ad alcune fonti che caldeggiano l'ipotesi di un'alleanza fra le due compagnie aeree. Il Cremlino ha fatto sapere che il viaggio in Libia e l’incontro con Berlusconi figurano tra gli ultimi impegni internazionali del presidente russo, che il 7 maggio, lascerà l'incarico per diventare primo ministro e capo di Russia Unita, partito di maggioranza della Duma. Putin, quindi, festeggerà la sua nomina insieme all’altrettanto festante amico-collega neo-premier Silvio Berlusconi, al suo primo impegno internazionale dopo la vittoria delle elezioni italiane. In attesa della rimpatriata certosina, ricordiamo il precedente incontro tra i due leader, avvenuto sempre alla Certosa, in un’afosa giornata di fine estate, nel 2003, con un articolo, scritto allora da Mara Malda per Dagospia:

“Dov’è il culatello speciale che ho fatto arrivare per Putin? Panico di primo mattino nelle cucine della Certosa di Porto Rotondo davanti alla fatidica domanda posta dal Presidente Berlusconi che già pregustava la cenetta casalinga per tifare il Milan incollato alla TV a doppio filo insieme all’amico Vladimir. Desolata la risposta del cuoco Michele: “Presidente, il culatello si è perso nelle Poste Italiane, non sappiamo come fare a rintracciarlo per stasera!”. Ma la visione del Cavaliere costernatissimo ha acuito l’ingegno golfoarancino di una persona di fiducia della casa e di un suo giovane nipote di nome Massimiliano M. ora più noto come “l’uomo del Culatello”. Nel giro di poche ore i due hanno ripercorso le tracce del glorioso salume della Bassa Padana. Il primo colpo di genio è stato telefonare a Montecarlo, al cuoco del Milan per acquisire i dati dell’avvenuta spedizione. Una volta in possesso di tutte le informazioni, è stato possibile intercettare il voluminoso pacco che si era incagliato alle Poste di Sassari. Il prode Massimiliano, con la benedizione del Cavaliere, ha quindi lasciato la Certosa con una promessa: “Vado a Sassari, recupero il culatello e torno in tempo per la partita di Supercoppa”. E così è stato, con grande gioia di Berlusconi tornato a casa semi-liquefatto ( mentre Putin pareva ibernato) dalla conferenza-sauna all’Abi d’Oru.
Qualcuno ci aveva creduto al party per 400 e per la vergogna di non aver ricevuto l’invito ha preferito anticipare la partenza da Porto Rotondo o darsi gravemente ammalato: in realtà la tanto “amplificata” (in tutti i sensi) cena-concerto alla Certosa in onore di Putin era nata super-ristretta e così è rimasta. Gli invitati erano davvero pochi; tra i venti e i trenta inclusi quelli arrivati per il caffè. Accanto al Cavaliere e alla moglie Veronica (blusa e pantaloni bianchi tempestati da fiori multicolor) c’erano anche i figli. Conclusa la cena (con il porcetto sardo superstar) consumata all’interno della villa, la serata è continuata nello spazio matrioshka polivalente della Certosa adibito a: piscina coperta, palestra, sala musica, varie ed eventuali. Qui si sono succeduti i canti napoletani di Apicella e Berlusconi, qualche coretto russo e gli amarcord di Tony Renis mentre Andrea Bocelli si è esibito col contagocce. Il grande tenore ha destato forse più sensazione tra gli illustri ospiti, sia italiani che stranieri, per l’avvenenza della splendida e giovane donna che lo accompagnava. Dopo il digestivo e le barzellette raccontate a raffica dal Cavaliere, è arrivato il momento dei fuochi d’artificio, ormai consuetudine di tutti i ricevimenti organizzati alla Certosa. Cambio di scenario per il pranzo domenicale (anche questo casalingo e familiare), a base di spigole ed aragoste.
Lo hanno servito nel gazebo allestito sulle rive del lago temporaneamente liberato dalle paperelle per evitare problemi di torbidezza alle chiare, fresche e dolci acque molto ammirate da Vladimir Putin. Il quale non sapeva proprio dove guardare, scarrozzato dal Presidente-Autista Berlusconi in macchinina elettrica, alla scoperta delle meraviglie del parco, zappettato personalmente dal Cavaliere fino al giorno prima. A colpire Putin, oltre ai duemila cactus, è stata anche una ex-orribile cabina elettrica ora tutta rivestita in pietra e trasformata in fortezza nuragica con un olivo di milleseicento anni sistemato proprio sul davanti e, tutto intorno, decine di altri alberi secolari.
La domenica mattina dei portorotondini è trascorsa nell’inutile attesa della passeggiata in paese di Berlusconi e Putin. Fregati anche i giornalisti che si intervistavano tra loro per passare il tempo, centinaia di vacanzieri-fans assiepati in diversi punti del villaggio e tutti i negozianti che hanno addirittura posticipato l’orario di chiusura e saltato il pranzo o il bagno a mare. Udita persino qualche imbarazzante invocazione del tipo “Olelè-olalà, faccelo vedè, faccelo toccà”. I più delusi sono stati i Tesorone (Pier Paolo e Fabio) sandalai napoletani con bottega e deschetto in piazzetta Deiana a Porto Rotondo. Hanno trascorso la domenica mattina aspettando inutilmente l’annunciata “calata” in paese di Berlusconi e Putin. Avevano pure preparato due regali per il presidente russo: una cravatta firmata Marinella e, naturalmente, un paio di sandali espressamente creati per Vladimiro. Ed erano anche riusciti a creare una piccola coreografia con le due bandierine di Italia e Russia svolazzanti sul balconcino del negozio e, in mezzo, un cartello di benvenuto molto artigianale ma bilingue.