lunedì, maggio 15, 2006

Volpe d’oro a Niffoi con Mesina “portato” da Sgarbi


“E’ lui o non è lui? Certo che è lui. Graziano Mesina in persona, con in mano un bicchiere di champagne al Cala di Volpe”. L’insolita visione del panciuto Grazianeddu a bordo piscina, distrae l’attenzione degli invitati al cocktail che ha preceduto l’assegnazione della Volpe d’Oro 2006. Una signora schizzinosa, invitata alla finalissima in Costa Smeralda del Premio letterario firmato Starwood, ha esalato un incauto “Ma dove andremo a finire!” Si è beccata una raffica di risposte da vari sardi attenti e presenti alla serata, tutte sul tipo: “Guardi che Mesina ora è un uomo libero; dopo 40 anni di carcere, nel novembre 2004 è stato graziato da Ciampi ed è pure caso unico in Italia di una condanna all'ergastolo per cumulo di pene”. “E poi Mesina l’ho invitato io al Cala di Volpe- ha trionfalmente annunciato Vittorio Sgarbi, membro della giuria degli Esperti, insieme al filosofo Giulio Giorello e al giornalista-scrittore Pasquale Chessa. Anche Chessa si è portato dietro un pezzo di Barbagia, ormai griffata, nella persona del sarto di Orani Paolo Modolo che veste con i suoi abiti di velluto Chessa e Sgarbi oltre a Cossiga, Santo Versace, Guido Barilla e tanti altri. Dopo un brindisi con il regista Filippo Martinez, Mesina ha evitato di fermarsi a cena, togliendo (a qualcuno) il disturbo d’immagine. Superlativo in tutto, sua emozione compresa, il vincitore del Premio: Salvatore Niffoi. Con La leggenda di Redenta Tiria, edito da Adelphi, il fenomenale autore barbaricino che si definisce “disincaprettato dalle ideologie”, ha prevalso su Carmine Abbate (Il Mosaico del tempo grande, Mondadori), Ivan Cotroneo (Cronaca di un disamore, Bompiani) e Aminata Fofana (La luna che mi seguiva, Einaudi). La decisione delle due giurie, una tecnica e l’altra formata da studenti universitari, ha commosso fino alle lacrime Niffoi: aspetto burbero e cuore tenero; un ossimoro ambulante come la sua Barbagia d’amore e morte da lui magistralmente e ferocemente descritta. Ha chiamato sul palco il frate francescano Salvatore Morittu, in prima linea sul fronte dell’assistenza ai giovani tossicodipendenti e ai malati di Aids, e ha devoluto a lui i 10mila euro del Premio. La scrittrice africana Aminata Fofana (attacco simil-scioglilingua ma non è colpa mia se lei si chiama così) ha festeggiato il suo compleanno con la premiazione in corso. La magnifica Fofana ha un curriculum tra il principesco e lo sciamanico con incursioni in passerella da top model e in sala di registrazione come cantante. Al suo confronto, risultava sbiadita persino la bella tunisina Sondes, arrivata mano nella mano di Sgarbi e da lui utilizzata anche come reggi-cellulare durante la firma degli autografi. Inizialmente, brusio da alveare perchè qualcuno ha scambiato Sondes per Afef e già stava per partire una drammatica Ansa sul povero Tronchetti abbandonato per il pestifero Vittorio. Trascinati in Costa Smeralda dalla Volpe d’oro anche Andrea Ceccherini, presidente dell’Osservatorio Permanente Giovani-Editori e Umberto Brindani, direttore di Chi. Per raccogliere il loro SOS sull’Italia che non legge i quotidiani, fanalino di coda in Europa, è stato organizzato (sempre da Marco Milocco Starwood) un incontro-dibattito con 200 studenti universitari di Sassari e Olbia. Solo cena di gala, invece, per Alfonso Signorini, arrivato in ritardo ma miracolosamente atterrato sul tavolo di Sandra Carraro.