martedì, ottobre 03, 2006

Sardegna insolita

Testo di Marella Giovannelli per www.marellagiovannelli.com

In Sardegna esiste un mondo segreto ed affascinante, spesso lontano dagli itinerari turistici più reclamizzati, ma non per questo meno importante e ricco di emozioni. Vi suggeriamo alcune località che meritano di essere visitate per le loro attrattive, magari insolite ma, proprio per questo, capaci di regalare nuove suggestioni e piacevoli sorprese. Tra Padru e Alà dei Sardi, a circa 35 chilometri da Porto Rotondo, vi sorprenderà Pedra Bianca, un piccolo villaggio tra i più pittoreschi di tutta l’Isola. Arroccato su cime rocciose che si affacciano su una splendida valle, è uno dei siti più panoramici e caratteristici della regione. I tetti rossi delle vecchie abitazioni costruite in granito senza intonaco, si intravedono tra rocce e gruppi di lecci, cisti, rovi e corbezzoli. La località, definita "il tetto pietroso" della Sardegna, ha origini nella seconda metà del Settecento e, dalla sua singolare posizione, si può ammirare un panorama mozzafiato a 360 gradi.
Gli appassionati di escursioni, magari a cavallo o in mountain bike, si troveranno immersi in una fitta vegetazione tra sorgenti e grotte misteriose. Le rocce hanno forme bizzarre, spesso legate a leggende popolari, come quella di "Su Demoniu", che attribuisce alla mano del diavolo, o meglio al suo dito infuocato, il disegno su una parete rocciosa, della testa di un cervo, pecore e attrezzi da lavoro. La maggior parte delle abitazioni conserva il vecchio camino, fulcro della vita domestica del passato, provvisto nella parte antistante, di uno spazio apposito per sedersi durante le fredde serate d'inverno. Un’altra gita fiabesca è quella alla grotta di Ispingoli, tra Dorgali e Orosei. Un sistema di illuminazione e di scale si snoda intorno a cascate di stalagmiti e stalattiti dalle forme e dai colori più vari.
La colonna più lunga, alta 38 metri ha pochi rivali in Europa ed unisce la volta con la base della grotta. Sin dai tempi più antichi veniva utilizzata dall'uomo come rifugio e, fino a qualche decennio fa, offriva ancora riparo ai pastori. La temperatura mite e costante rende gradevole la visita ma il pezzo forte della passeggiata in grotta è la sensazionale visione dell’Abisso delle Vergini. E’ un imbuto stretto e profondo comunicante con le diramazioni sotterranee della caverna che si sviluppa per circa 12 chilometri. Fiumiciattoli e ruscelli attraversano perennemente questo ramo della grotta aperto solo a speleologi esperti. Alla base dell'Abisso sono stati ritrovati dei monili in pasta vitrea di fattura fenicia (esposti nel museo archeologico di Dorgali) e resti ossei attribuiti a giovani donne. Sulla base di questi ritrovamenti è nata la leggenda dei sacrifici umani perpetrati dai Fenici per ingraziarsi gli dei.
Visione insolita, di straordinaria bellezza, è Perda Longa ( pietra lunga), monumento naturale situato nello splendido scenario della costa a falesie di Baunei, a nord di Santa Maria Navarrese. Questa roccia, per la sua forma così caratteristica, veniva chiamata dagli antichi naviganti, “Guglia”, “Aguglia” o “Agugliastra” che, nel tempo, si sarebbe trasformato in Ogliastra e quindi nel nome del territorio. Perda Longa è un avamposto roccioso sul mare, dislocato ad un’altezza inferiore rispetto alla retrostante bastionata calcareo-dolomitica, dalla quale si sarebbe isolato per processi di erosione marina e atmosferica e per intensi fenomeni carsici. Cespugli e alberelli contorti vegetano nelle fessure del monumento di pietra, parzialmente sezionato in tre elementi: uno verso terra, uno centrale maggiore (128 m) ed uno più piccolo e sottile a mare. Sardegna insolita è anche quella della Giara di Gesturi dove, a fine estate, tornano a pascolare i tipici cavallini selvatici che vivono liberi nell'altopiano da tempo immemorabile.
Qui hanno trovato le condizioni ideali per conservare la loro particolare tipologia e sono gli ultimi superstiti di una razza che, in un lontano passato, popolava l'intera isola. Piccoli e di colore bruno scuro, molto resistenti alla fatica, sono snelli, hanno una lunga criniera e dei dolcissimi occhi a mandorla. Con tutta probabilità il loro arrivo in Sardegna è da ricondurre all'epoca pre-romana: forse furono importati dalla Numidia ad opera dei Cartaginesi. I cavallini non sono l’unica attrattiva della Giara, costituita da roccia basaltica di origine vulcanica e ricoperta da tutte le specie della vegetazione tipica della macchia mediterranea. Tra le antiche capanne dei pastori ed una ventina di siti archeologici disseminati sul territorio, vivono anche cinghiali, lepri, martore, volpi e gatti selvatici più il geotritone sardo (un anfibio presente solo in Sardegna) e il Lepidurus, un crostaceo arcaico che vive cibandosi di piante acquatiche ed è immutato da circa 200 milioni di anni. Il fascino della Giara, caratterizzata, fra l’altro, dalla presenza di alcuni laghetti, è reso ancora più forte dalla presenza, ai suoi piedi, del complesso nuragico di Barumini (Su Nuraxi) dichiarato nel 1997 dall'UNESCO patrimonio dell'umanità. Oggi il gigante di pietra appare ripulito e restaurato in tutta la sua monumentalità ma era completamente coperto dal fango quando, negli anni Cinquanta, venne scavato dall’archeologo Giovanni Lilliu, oggi novantenne. La sua è stata una scoperta eccezionale, con un trionfale ritorno al passato, anche personale. Infatti, da bambino, il piccolo Giovanni si calava, da una specie di buco, proprio nelle viscere di quella fangosa collina. E, convinto che fosse una grotta, dava la caccia alle civette con i suoi compagni di gioco.


Marella Giovannelli per la Gazzetta di Porto Rotondo settembre 2006