Testo e foto esclusive in www.marellagiovannelli.com (sez.Marella Giovannelli)
Tre regine della musica internazionale, casualmente, si sono ritrovate a cantare, nell’arco di 15 giorni, a Olbia, Porto Cervo e Porto Rotondo. La prima è stata Dee Dee Bridgewater che, lo scorso 23 luglio, si è esibita sul grande palcoscenico allestito nel piazzale del waterfront, a pochi passi dal palazzo municipale di Olbia.
Una sapiente miscela di musica e intrattenimento ha caratterizzato il concerto della Bridgewater in forma strepitosa. Ad accompagnare la calva e bellissima maestra del black american jazz, una band di livello altissimo che ha regalato spettacolo nello spettacolo.
Il 4 agosto è stata la volta di Amii Stewart in concerto nella piazzetta della Promenade di Porto Cervo. Il suo successo è stato talmente travolgente da oscurare persino la gigantessa madrina della serata Natalie Bush e l’ospite d’onore Valeria Marini, sempre in prima fila alle manifestazioni organizzate da Renzo Persico, presidente del Consorzio della Costa Smeralda.
La mattatrice Amy ha cantato, ballato, riso, pianto e parlato, da sola e accompagnata dal suo sestetto e da un’orchestra sinfonica. Bravissimi anche Luca Velletri e Thimoty Martin, artisti ospiti della padrona del palco.
La Stewart è stata superlativa incassando un tifo da stadio dalla selezionata e folta platea composta esclusivamente da invitati, comodamente seduti ma piacevolmente “caldi”.
Due sere dopo, il 6 agosto, Dionne Warwick, nel teatro di Porto Rotondo per l’unica tappa sarda del suo tour italiano, ha incantato un pubblico molto internazionale che si è inutilmente sgolato per un bis.
La celebre cantante americana sessantottenne ha sfoderato la sua inconfondibile voce potente e melodiosa, evergreen come il look: scarpe sportive, pantaloni bianchi e camicia sempre bianca, con applicazioni di fiori e farfalle, indossata sopra una maglia turchese.
La Warwick, preceduta dal virtuoso pianista cagliaritano Romeo Scaccia, prima ha ipnotizzato il pubblico da sola e poi ha continuato l’opera insieme al suo bel figlio David Elliot (ottimo cantante) e alla giovanissima nipote Cheyenne figlia di David. “Ci manca solo la cugina Withney Houston”, ha commentato una coppia russa, applaudendo le tre generazioni della matriarca del soul Dionne Warwick.
La “Costa intelligente”, guidata dal presidente sardo del Consorzio Renzo Persico, anche ad agosto continua a dividersi tra i concerti di musica leggera, classica e jazz, i balletti e le mostre nella Louise Alexander Gallery e nel Mdm Museum di Porto Cervo con l’esposizione dedicata a Mimmo Rotella. Resistono comunque le feste “a tema” organizzate dal petroliere arabo Al Sheik, proprietario del panfilo Coral Island e della villa Arcu de Chelu al Romazzino, qualche notte fa trasformata in un angolo di Far West con scenografie degne di Cinecittà.
Di Al Sheik, della sua enorme ricchezza, delle sue feste e delle sue frequentazioni femminili (Francesca Lodo è la new-entry) si parla molto. Resta invece nell’ombra, per sua precisa volontà, il lato migliore del generoso e sensibile Al Sheik, re di cuori anche in vacanza. Intanto, nella ex-beauty farm “Villa Harmony” diventata residenza estiva di Carlo e Camilla di Borbone, la super-suocera Edoarda Crociani (mamma di Camilla) organizza pranzi e cene ambitissimi per tre validi motivi: cucina squisita, ospiti-amici sempre pochi ma buoni, atmosfera rilassante, più country che mondana. A disposizione degli invitati anche la zona fitness acquistata insieme alla struttura che domina il golfo del Pevero, ampliata e trasformata nella casa privata dei Borbone-Crociani a Porto Cervo.
Siti e foto by Marella Giovannelli (Mara Malda)
sabato, agosto 09, 2008
venerdì, agosto 01, 2008
Marta Marzotto e Irina Garber sotto i tetti di Guttuso più varie ed eventuali dalla Costa Smeralda
Testo e foto esclusive in www.marellagiovannelli.com sez. Mara Malda
Marta Marzotto, per la prima volta, ha rivisto la sua ex-casa di Punta Volpe a Porto Rotondo, ribattezzata Villa Guttuso dall’attuale proprietaria, l’affascinante russa Irina Garber.
L’omaggio al maestro siciliano è stato molto apprezzato dalla Marzotto che ha promosso a pieni voti lo stile Garber sia negli esterni che negli interni. La cena intima e raffinata (Marta e Irina più tre amiche), servita nel patio della villa, ha scatenato tre ore piene di ricordi del tempo (più o meno buono) ma decisamente andato.
Tra una raffica di battute e un’altra di aneddoti, tutti firmati Marzotto, anche in dialetto veneto, la travolgente contessa ha telefonato al figlio Matteo, in trasferta sull'isola di Tavolara per festeggiare, via dalla pazza folla, i 50 anni dell’amico Guido Barilla.
Da Porto Rotondo a Porto Cervo dove, nella Piazza del Principe, la bionda neo-Cavaliere del Lavoro Daniela Fargion ha organizzato “Le Stelle della Moda” con Valeria Marini e Raffaella Zardo nei panni (pochi e trasparenti) di presentatrici della sfilata.
Intanto, S.A.R. Carlo di Borbone delle Due Sicilie Duca di Calabria, sempre a Porto Cervo, ma in chiesa, ha nominato Cavalieri del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, il sindaco di Olbia Gianni Giovannelli e Renzo Persico, presidente sardo sempre più saldamente in sella al Consorzio Costa Smeralda.
L’avvocato cagliaritano, grazie anche al sostegno di Tom Barrack, sta completando la “svolta culturale” della Costa Smeralda con un calendario che comprende presentazioni di libri, grandi mostre d’arte contemporanea, balletti e concerti di musica colta. Tra gli ambasciatori di questa nouvelle vague smeraldina si sta distinguendo Salvatore Niffoi che, insieme a Daria Bignardi, ha aperto la stagione “intelligente” della Costa.
Nei giorni scorsi, più di ottocento clienti degli alberghi Starwood si sono ritrovati al Cala di Volpe per ascoltare Andrea Bocelli. Ad accoglierli una fila multicolore di “Butterfly”, le borse-farfalla di Braccialini esposte da Aurelia Markus di More & Chic, sponsor della serata.
Bocelli, sia da solo che insieme al soprano Paola Sanguinetti, ha proposto un repertorio classico napoletano, misuratamente applaudito dalla cosmopolita adunanza, alla fine però completamente conquistata sulle note di “Con te partirò”.
Terminato il concerto di Bocelli, i nottambuli irriducibili, guidati da Marta Marzotto e da Sandra Carraro, si sono diretti verso il Bar Pontile del Cala di Volpe per una esibizione estemporanea ma travolgente dell’inedito duo formato da Marcella Bella e dal pianista Raffaello.
Altra coppia: quella composta da Michele Mirabella (bocciato) e da Cristina Parodi (promossa) che hanno presentato la serata pro-Airc al Safina “salvata” comunque dal tanto generoso quanto provvidenziale intervento dell'avvocato Persico, unico acquirente dei lotti messi all’asta dal poco carismatico battitore Mirabella.
Marta Marzotto, per la prima volta, ha rivisto la sua ex-casa di Punta Volpe a Porto Rotondo, ribattezzata Villa Guttuso dall’attuale proprietaria, l’affascinante russa Irina Garber.
L’omaggio al maestro siciliano è stato molto apprezzato dalla Marzotto che ha promosso a pieni voti lo stile Garber sia negli esterni che negli interni. La cena intima e raffinata (Marta e Irina più tre amiche), servita nel patio della villa, ha scatenato tre ore piene di ricordi del tempo (più o meno buono) ma decisamente andato.
Tra una raffica di battute e un’altra di aneddoti, tutti firmati Marzotto, anche in dialetto veneto, la travolgente contessa ha telefonato al figlio Matteo, in trasferta sull'isola di Tavolara per festeggiare, via dalla pazza folla, i 50 anni dell’amico Guido Barilla.
Da Porto Rotondo a Porto Cervo dove, nella Piazza del Principe, la bionda neo-Cavaliere del Lavoro Daniela Fargion ha organizzato “Le Stelle della Moda” con Valeria Marini e Raffaella Zardo nei panni (pochi e trasparenti) di presentatrici della sfilata.
Intanto, S.A.R. Carlo di Borbone delle Due Sicilie Duca di Calabria, sempre a Porto Cervo, ma in chiesa, ha nominato Cavalieri del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, il sindaco di Olbia Gianni Giovannelli e Renzo Persico, presidente sardo sempre più saldamente in sella al Consorzio Costa Smeralda.
L’avvocato cagliaritano, grazie anche al sostegno di Tom Barrack, sta completando la “svolta culturale” della Costa Smeralda con un calendario che comprende presentazioni di libri, grandi mostre d’arte contemporanea, balletti e concerti di musica colta. Tra gli ambasciatori di questa nouvelle vague smeraldina si sta distinguendo Salvatore Niffoi che, insieme a Daria Bignardi, ha aperto la stagione “intelligente” della Costa.
Nei giorni scorsi, più di ottocento clienti degli alberghi Starwood si sono ritrovati al Cala di Volpe per ascoltare Andrea Bocelli. Ad accoglierli una fila multicolore di “Butterfly”, le borse-farfalla di Braccialini esposte da Aurelia Markus di More & Chic, sponsor della serata.
Bocelli, sia da solo che insieme al soprano Paola Sanguinetti, ha proposto un repertorio classico napoletano, misuratamente applaudito dalla cosmopolita adunanza, alla fine però completamente conquistata sulle note di “Con te partirò”.
Terminato il concerto di Bocelli, i nottambuli irriducibili, guidati da Marta Marzotto e da Sandra Carraro, si sono diretti verso il Bar Pontile del Cala di Volpe per una esibizione estemporanea ma travolgente dell’inedito duo formato da Marcella Bella e dal pianista Raffaello.
Altra coppia: quella composta da Michele Mirabella (bocciato) e da Cristina Parodi (promossa) che hanno presentato la serata pro-Airc al Safina “salvata” comunque dal tanto generoso quanto provvidenziale intervento dell'avvocato Persico, unico acquirente dei lotti messi all’asta dal poco carismatico battitore Mirabella.
mercoledì, luglio 23, 2008
Mubarak ospite di Berlusconi alla Certosa: cartoline da Porto Rotondo
Testo e foto in www.marellagiovannelli.com (sez.Mara Malda)
Due cavalli (veri) con i poliziotti in sella sistemati sulla rotatoria fin dal mattino, Porto Rotondo senza cassonetti (tutti rimossi nell’intero comprensorio), i tombini del villaggio sigillati e un imponente servizio di sicurezza hanno caratterizzato l’arrivo del Presidente egiziano Honsi Mubarak, ospite del premier Silvio Berlusconi alla Certosa.
Il Cavaliere ha accolto Mubarak e la moglie all’aeroporto Costa Smeralda di Olbia e, intorno alle 14.00, giusto in tempo per il pranzo, il lungo corteo di auto ha raggiunto la tenuta di Punta Lada. Berlusconi e Mubarak nel pomeriggio, dopo l’immancabile tour fra le attrazioni botaniche del parco, hanno affrontato i principali temi dell'attualità internazionale con particolare attenzione alla situazione in Medio Oriente ed alle crisi africane.
Il Presidente Berlusconi ha quindi confermato il sostegno alle aspirazioni dell'Egitto ad essere associato al processo di outreach del G8. I due leader hanno espresso soddisfazione per l'eccellente andamento delle relazioni bilaterali contraddistinte da una bilancia commerciale equilibrata e da importanti investimenti e flussi turistici italiani in Egitto. Intorno alla mezzanotte gli ormai familiari boati e crepitii uditi in tutta Porto Rotondo hanno annunciato l’inizio dello show pirotecnico in onore di Mubarak e signora alla Certosa. Sono invece alloggiati al Melià di Olbia i numerosi membri della delegazione al seguito del Presidente egiziano che si fermerà a Porto Rotondo qualche giorno.
Due cavalli (veri) con i poliziotti in sella sistemati sulla rotatoria fin dal mattino, Porto Rotondo senza cassonetti (tutti rimossi nell’intero comprensorio), i tombini del villaggio sigillati e un imponente servizio di sicurezza hanno caratterizzato l’arrivo del Presidente egiziano Honsi Mubarak, ospite del premier Silvio Berlusconi alla Certosa.
Il Cavaliere ha accolto Mubarak e la moglie all’aeroporto Costa Smeralda di Olbia e, intorno alle 14.00, giusto in tempo per il pranzo, il lungo corteo di auto ha raggiunto la tenuta di Punta Lada. Berlusconi e Mubarak nel pomeriggio, dopo l’immancabile tour fra le attrazioni botaniche del parco, hanno affrontato i principali temi dell'attualità internazionale con particolare attenzione alla situazione in Medio Oriente ed alle crisi africane.
Il Presidente Berlusconi ha quindi confermato il sostegno alle aspirazioni dell'Egitto ad essere associato al processo di outreach del G8. I due leader hanno espresso soddisfazione per l'eccellente andamento delle relazioni bilaterali contraddistinte da una bilancia commerciale equilibrata e da importanti investimenti e flussi turistici italiani in Egitto. Intorno alla mezzanotte gli ormai familiari boati e crepitii uditi in tutta Porto Rotondo hanno annunciato l’inizio dello show pirotecnico in onore di Mubarak e signora alla Certosa. Sono invece alloggiati al Melià di Olbia i numerosi membri della delegazione al seguito del Presidente egiziano che si fermerà a Porto Rotondo qualche giorno.
venerdì, luglio 18, 2008
Notti arzille a Porto Rotondo, da Veronica Berlusconi alla nave Fashion Tv
Testo e foto www.marellagiovannelli.com (sez.Mara Malda)
Veronica Berlusconi di giorno fa la nonna a villa Certosa ma non rinuncia ai trattamenti di bellezza a cui si dedica di notte. E’ stata avvistata, con una tuta da ginnastica nera, spuntare da un grappolo di guardie del corpo, intorno alle 23.00, nel giardinetto di Mides, in piazzetta delle Ginestre a Porto Rotondo. Qui operano Paolo Isoni e Rafaela Amabile, coiffeur ed estetista-massaggiatrice di fiducia di Lady B. I due, al riguardo, sono inespugnabili ma la presenza della signora in total black con scorta non è passata inosservata. E mentre la moglie del Premier si faceva bella di notte, a un tiro di schioppo dal nipotino felicemente insediato alla Certosa, al largo di Porto Rotondo schiamazzava la nave di Fashion Tv battezzata “Black Diamond”. Il bastimento dei piaceri, carico di “modelle”, casinò a bordo, night club, sfilate hot, allenamenti, trattamenti e disco-music a manetta, si è ancorato nel bel mezzo del golfo.
Non è stato un arrivo trionfale vista la prima accoglienza ricevuta all’Isola Bianca di Olbia dove la Capitaneria di porto l’ha subito sequestrato su ordine del tribunale di Augusta, in Sicilia, per un debito di 20mila euro accumulato dall’armatore. Pagato il dovuto, come riportato dalla Nuova Sardegna di oggi, il “Black Diamond” di Fashion TV è stato “liberato” e ha potuto fare rotta verso la Costa Smeralda.
Prima però, ha fatto una rumorosa tappa nelle acque di Porto Rotondo, i cui abitanti sono stati bruscamente risvegliati in piena notte dai decibel sparati dalla nave tanto godereccia quanto maleducata. Accomodati in rada, troppo vicino agli insediamenti di Punta Volpe e di Punta Lada, i “pirati” del piacere firmato Fashion Tv, hanno superato anche i limiti della licenza acustica.
Veronica Berlusconi di giorno fa la nonna a villa Certosa ma non rinuncia ai trattamenti di bellezza a cui si dedica di notte. E’ stata avvistata, con una tuta da ginnastica nera, spuntare da un grappolo di guardie del corpo, intorno alle 23.00, nel giardinetto di Mides, in piazzetta delle Ginestre a Porto Rotondo. Qui operano Paolo Isoni e Rafaela Amabile, coiffeur ed estetista-massaggiatrice di fiducia di Lady B. I due, al riguardo, sono inespugnabili ma la presenza della signora in total black con scorta non è passata inosservata. E mentre la moglie del Premier si faceva bella di notte, a un tiro di schioppo dal nipotino felicemente insediato alla Certosa, al largo di Porto Rotondo schiamazzava la nave di Fashion Tv battezzata “Black Diamond”. Il bastimento dei piaceri, carico di “modelle”, casinò a bordo, night club, sfilate hot, allenamenti, trattamenti e disco-music a manetta, si è ancorato nel bel mezzo del golfo.
Non è stato un arrivo trionfale vista la prima accoglienza ricevuta all’Isola Bianca di Olbia dove la Capitaneria di porto l’ha subito sequestrato su ordine del tribunale di Augusta, in Sicilia, per un debito di 20mila euro accumulato dall’armatore. Pagato il dovuto, come riportato dalla Nuova Sardegna di oggi, il “Black Diamond” di Fashion TV è stato “liberato” e ha potuto fare rotta verso la Costa Smeralda.
Prima però, ha fatto una rumorosa tappa nelle acque di Porto Rotondo, i cui abitanti sono stati bruscamente risvegliati in piena notte dai decibel sparati dalla nave tanto godereccia quanto maleducata. Accomodati in rada, troppo vicino agli insediamenti di Punta Volpe e di Punta Lada, i “pirati” del piacere firmato Fashion Tv, hanno superato anche i limiti della licenza acustica.
mercoledì, luglio 16, 2008
Ornella Muti e Fabrice Kerhervé: una storia d’amore & di bellezza
Testo e foto in www.marellagiovannelli.com
Ornella Muti si è presentata al Teatro Michelucci di Olbia (che ha ospitato la serata inaugurale del Festival di Tavolara) con un film restaurato grazie al suo contributo (Toby Dammit di Federico Fellini) e un fidanzato nuovo.
Lui si chiama Fabrice Kerhervé, nato in Italia nel 1965, già sposato con Béatrice le Boursicot e padre di 4 figli: Natacha, Stanislas, Alexandre e Nicolas. Fabrice, seduto in prima fila non ha mai mollato la mano della Muti, da lui guardata con adorazione per tutta la serata.
Il bruno e levigato Kerhervé è il presidente di KGC Networks, azienda specializzata nel settore del marketing on line internazionale. L’ultima creazione, “Belle de France” è un prodotto cosmetico rassodante venduto in un cofanetto molto raffinato, rivestito in oro.
Ornella Muti, finita la lunga storia d’amore con il chirurgo plastico Stefano Piccolo, ha quindi scelto un altro specialista della bellezza.
Anche salute, moda, e-business e nuove tecnologie di comunicazione rientrano nell’impero di Fabrice Kerhervé, fondato sul mercato del Passa Parola. Oggi la sua KGC Networks possiede basi in 33 paesi ed ha un fatturato di circa 160 milioni di dollari.
Ornella Muti si è presentata al Teatro Michelucci di Olbia (che ha ospitato la serata inaugurale del Festival di Tavolara) con un film restaurato grazie al suo contributo (Toby Dammit di Federico Fellini) e un fidanzato nuovo.
Lui si chiama Fabrice Kerhervé, nato in Italia nel 1965, già sposato con Béatrice le Boursicot e padre di 4 figli: Natacha, Stanislas, Alexandre e Nicolas. Fabrice, seduto in prima fila non ha mai mollato la mano della Muti, da lui guardata con adorazione per tutta la serata.
Il bruno e levigato Kerhervé è il presidente di KGC Networks, azienda specializzata nel settore del marketing on line internazionale. L’ultima creazione, “Belle de France” è un prodotto cosmetico rassodante venduto in un cofanetto molto raffinato, rivestito in oro.
Ornella Muti, finita la lunga storia d’amore con il chirurgo plastico Stefano Piccolo, ha quindi scelto un altro specialista della bellezza.
Anche salute, moda, e-business e nuove tecnologie di comunicazione rientrano nell’impero di Fabrice Kerhervé, fondato sul mercato del Passa Parola. Oggi la sua KGC Networks possiede basi in 33 paesi ed ha un fatturato di circa 160 milioni di dollari.
martedì, luglio 15, 2008
Da Veronica Berlusconi a Kate Moss: apparizioni tra Porto Rotondo e Porto Cervo
Testo e foto in www.marellagiovannelli.com (sez. Mara Malda)
Veronica Berlusconi è riapparsa in versione molto matriarcale a Villa Certosa (dove il giudice ha escluso reati ambientali) tra un va-e-vieni del marito Silvio in versione decisamente più patriarcale del solito a Porto Rotondo.
Invece Kate Moss è apparsa al Billionaire, incastonata tra Flavio ed Elisabetta Briatore la sera dopo l’inaugurazione, nel bel mezzo della festa di Fabrizio Politi, giovane armatore che, per il suo debutto in società, si è affidato al patrocinio e alle cure della “madrina” Marta Marzotto.
Pezzi forti di Politi: tredici Fashion Yachts lunghi fino a 72 metri con optional che vanno dalla pelle bianca di coccodrillo al pavimento rivestito di lamine d'oro zecchino. Lo spumeggiante Politi-party firmato Marta Marzotto al Billionaire, oltre che con Kate Moss, si è pure intrecciato con la torta scoppiettante atterrata sul tavolo vicino languidamente occupato da Valeria Marini e da un suo amico che festeggiava il compleanno.
Lo scorso 2 luglio proprio il duo Marzotto-Marini, rispondendo all’invito del rampante Politi, aveva già fatto da testimonial per il varo del numero 2 del Fashion 68’, primo modello interamente realizzato nel nuovo cantiere Fashion Yachts in Darsena Pisana.
Veronica Berlusconi è riapparsa in versione molto matriarcale a Villa Certosa (dove il giudice ha escluso reati ambientali) tra un va-e-vieni del marito Silvio in versione decisamente più patriarcale del solito a Porto Rotondo.
Invece Kate Moss è apparsa al Billionaire, incastonata tra Flavio ed Elisabetta Briatore la sera dopo l’inaugurazione, nel bel mezzo della festa di Fabrizio Politi, giovane armatore che, per il suo debutto in società, si è affidato al patrocinio e alle cure della “madrina” Marta Marzotto.
Pezzi forti di Politi: tredici Fashion Yachts lunghi fino a 72 metri con optional che vanno dalla pelle bianca di coccodrillo al pavimento rivestito di lamine d'oro zecchino. Lo spumeggiante Politi-party firmato Marta Marzotto al Billionaire, oltre che con Kate Moss, si è pure intrecciato con la torta scoppiettante atterrata sul tavolo vicino languidamente occupato da Valeria Marini e da un suo amico che festeggiava il compleanno.
Lo scorso 2 luglio proprio il duo Marzotto-Marini, rispondendo all’invito del rampante Politi, aveva già fatto da testimonial per il varo del numero 2 del Fashion 68’, primo modello interamente realizzato nel nuovo cantiere Fashion Yachts in Darsena Pisana.
mercoledì, luglio 09, 2008
Dal caffè con Churchill jr. e Cecilia ex Sarkozy al matrimonio tutto bianco
Testo e foto www.marellagiovannelli.com (sez.Mara Malda)
Capita anche questo a Porto Rotondo. Vai a prendere un caffè da Luigi Donà dalle Rose e ti ritrovi seduta insieme a Winston Churchill jr. intento a parlare del suo celebre nonno ad una coppia dall’aria vagamente familiare.
Guardo lei, guardo lui e li ascolto mentre si scambiano tenerezze in francese. Improvvisamente ho riconosciuto i due innamorati: Cecilia Ciganer-Albeniz, ex-moglie del Presidente Sarkozy e il suo attuale marito, il pubblicitario Richard Attias. Capisco la cortese richiesta del padrone di casa, attento alla privacy dei suoi ospiti; spengo la macchina fotografica davanti a Cecilia e Richard e la riaccendo solo per Mr. Churchill.
Capita anche, sempre a Porto Rotondo, di partecipare a un matrimonio che ha riunito grandi e piccini, tutti vestiti di bianco in un’unica grande festa preceduta dalla cerimonia civile celebrata dal sindaco Gianni Giovannelli, “fasciato”, in trasferta da Olbia, con il segretario comunale al seguito.
In trasferta da Orotelli a Porto Rotondo anche i fiabeschi dolcetti nuziali, opera del maestro pasticciere Francesco Loi.
I novelli sposi, Giulia e Gabriele Cumini, hanno detto “si lo voglio” dopo 19 anni di convivenza e, non a caso, lei indossava un diamante taglio briolè di 19 carati, come da tradizione della "cosa prestata".
“Ma è la torta che canta?”, “No è il coltello”.
Surreale ma vero lo scambio di battute tra un’invitata al momento del fatidico taglio accompagnato da motivetti in tema.
Merito del coltello kitsch con quattro canzoncine incorporate trovato a Napoli da Paola Venturelli, collezionista di curiosità e amuleti.
Capita anche questo a Porto Rotondo. Vai a prendere un caffè da Luigi Donà dalle Rose e ti ritrovi seduta insieme a Winston Churchill jr. intento a parlare del suo celebre nonno ad una coppia dall’aria vagamente familiare.
Guardo lei, guardo lui e li ascolto mentre si scambiano tenerezze in francese. Improvvisamente ho riconosciuto i due innamorati: Cecilia Ciganer-Albeniz, ex-moglie del Presidente Sarkozy e il suo attuale marito, il pubblicitario Richard Attias. Capisco la cortese richiesta del padrone di casa, attento alla privacy dei suoi ospiti; spengo la macchina fotografica davanti a Cecilia e Richard e la riaccendo solo per Mr. Churchill.
Capita anche, sempre a Porto Rotondo, di partecipare a un matrimonio che ha riunito grandi e piccini, tutti vestiti di bianco in un’unica grande festa preceduta dalla cerimonia civile celebrata dal sindaco Gianni Giovannelli, “fasciato”, in trasferta da Olbia, con il segretario comunale al seguito.
In trasferta da Orotelli a Porto Rotondo anche i fiabeschi dolcetti nuziali, opera del maestro pasticciere Francesco Loi.
I novelli sposi, Giulia e Gabriele Cumini, hanno detto “si lo voglio” dopo 19 anni di convivenza e, non a caso, lei indossava un diamante taglio briolè di 19 carati, come da tradizione della "cosa prestata".
“Ma è la torta che canta?”, “No è il coltello”.
Surreale ma vero lo scambio di battute tra un’invitata al momento del fatidico taglio accompagnato da motivetti in tema.
Merito del coltello kitsch con quattro canzoncine incorporate trovato a Napoli da Paola Venturelli, collezionista di curiosità e amuleti.
mercoledì, luglio 02, 2008
Dalla Croce di Luce al panama bianco: Berlusconi si complimenta e ringrazia

Testo e altre foto su http://www.marellagiovannelli.com/ (sez.Marella Giovannelli)
Al centro del prezioso portale in vetro, opera dello scultore Mario Ceroli, recentemente sistemato nella Chiesa di San Lorenzo a Porto Rotondo, è apparsa una suggestiva e spettacolare Croce di Luce, realizzata da A.Tonix Jesse. Con lui si è complimentato il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, grande consumatore di giochi di luce, led ed effetti speciali, nonché frequentatore della Chiesa, poco distante dalla sua villa "La Certosa" di Punta Lada.
E' stato il Consorzio di Portorotondo a commissionare a A.Tonix Jesse, un particolare ed originale effetto luminoso per valorizzare il nuovo portale, inaugurato insieme alla Torre Campanaria lo scorso 21 giugno. L'imponente portale, dal peso di due tonnellate, consiste in una ingegnosa composizione di lastre di vetro, opportunamente tagliate ed affiancate verticalmente e orizzontalmente in modo da formare nel centro la sagoma di una croce. L'idea, attuata grazie all'ingegno di A.Tonix Jesse era di fare comparire una croce di luce in corrispondenza del centro del portale, inglobando delle sorgenti luminose nella struttura portante. Per raggiungere lo spettacolare risultato è stato necessario costruire artigianalmente, a tempo di record, 13 speciali micro proiettori ottici, dallo spessore di soli 6 mm,in grado di convogliare opportunamente la luce emessa da 13 potentissimi LED CREE (il top della tecnologia LED oggi disponibile). Entusiasta della Croce di Luce anche il presidente della Fondazione Portorotondo, Luigi Donà dalle Rose, la cui moglie Roberta Alemagna ha provvidenzialmente fornito al Premier Berlusconi il panama bianco da lui sfoggiato, per la prima volta, durante la cerimonia per l'inaugurazione del Campanile e del Portale ceroliani. Quella mattina, come meglio spiegheremo nel prossimo numero della Gazzetta di Porto Rotondo, i panama bianchi tirati fuori dall'armadio della Contessa Roberta Donà dalle Rose sono stati tre, così distribuiti: il primo al marito Luigi, il secondo al marito di Krizia, sponsor benemerita del Campanile e il terzo al Presidente Silvio Berlusconi.
Al centro del prezioso portale in vetro, opera dello scultore Mario Ceroli, recentemente sistemato nella Chiesa di San Lorenzo a Porto Rotondo, è apparsa una suggestiva e spettacolare Croce di Luce, realizzata da A.Tonix Jesse. Con lui si è complimentato il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, grande consumatore di giochi di luce, led ed effetti speciali, nonché frequentatore della Chiesa, poco distante dalla sua villa "La Certosa" di Punta Lada.
E' stato il Consorzio di Portorotondo a commissionare a A.Tonix Jesse, un particolare ed originale effetto luminoso per valorizzare il nuovo portale, inaugurato insieme alla Torre Campanaria lo scorso 21 giugno. L'imponente portale, dal peso di due tonnellate, consiste in una ingegnosa composizione di lastre di vetro, opportunamente tagliate ed affiancate verticalmente e orizzontalmente in modo da formare nel centro la sagoma di una croce. L'idea, attuata grazie all'ingegno di A.Tonix Jesse era di fare comparire una croce di luce in corrispondenza del centro del portale, inglobando delle sorgenti luminose nella struttura portante. Per raggiungere lo spettacolare risultato è stato necessario costruire artigianalmente, a tempo di record, 13 speciali micro proiettori ottici, dallo spessore di soli 6 mm,in grado di convogliare opportunamente la luce emessa da 13 potentissimi LED CREE (il top della tecnologia LED oggi disponibile). Entusiasta della Croce di Luce anche il presidente della Fondazione Portorotondo, Luigi Donà dalle Rose, la cui moglie Roberta Alemagna ha provvidenzialmente fornito al Premier Berlusconi il panama bianco da lui sfoggiato, per la prima volta, durante la cerimonia per l'inaugurazione del Campanile e del Portale ceroliani. Quella mattina, come meglio spiegheremo nel prossimo numero della Gazzetta di Porto Rotondo, i panama bianchi tirati fuori dall'armadio della Contessa Roberta Donà dalle Rose sono stati tre, così distribuiti: il primo al marito Luigi, il secondo al marito di Krizia, sponsor benemerita del Campanile e il terzo al Presidente Silvio Berlusconi.
lunedì, giugno 23, 2008
Silvio Berlusconi e il Campanile: due mattatori a Porto Rotondo
Testo e foto esclusive in www.marellagiovannelli.com (sez.Mara Malda)
Berlusconi in bretelle, Berlusconi in paglietta, Berlusconi sotto l’ombrello parasole bianco retto da Marilena Barilla, Berlusconi che vorrebbe-ma-non-può fare la Comunione e chiede al Vescovo Sebastiano Sanguinetti di perorare la causa dei divorziati che non possono avvicinarsi all’eucarestia, Berlusconi con il naso all’insù che ammira il nuovo campanile di Porto Rotondo regalato da Krizia, Berlusconi affascinato dal coro degli Amici del Canto Sardo e dalla voce di Maria Giovanna Cherchi.
Il premier, conclusa la cerimonia per l’inaugurazione e la benedizione della torre campanaria disegnata dallo scultore Mario Ceroli, si è fermato non pochi minuti con gli artisti sardi che hanno accompagnato con i loro canti la Messa solenne celebrata sul sagrato arroventato della Chiesa di San Lorenzo a Porto Rotondo. Ha persino proposto al gruppo di tradurre in “limba” alcune delle canzoni composte da lui, Silvio Berlusconi, e da Mariano Apicella.
Il Cavaliere di blu-notte vestito, con bretellone tono su tono, si è fattto fotografare con il coro e la cantante invitati anche alla Certosa; ha scherzato con i bambini “suoi coetanei” e, al secondo giro, effettuato dalle pie donne con il cestino delle offerte tra i fedeli, ha dato un obolo molto consistente.
Il primo, infatti, lo aveva trovato impreparato e momentaneamente sprovvisto di bigliettone, comunque recuperato nel giro di pochi minuti e deposto nel cestino solertemente ripresentato.
Berlusconi, arrivato in giacca, dopo qualche minuto si è “liberato” restando in maniche di camicia, alternando un panama beige al vezzoso ombrellino bianco tenuto non da lui ma dalla sua vicina di sedia, Marilena Barilla.
Il sindaco di Olbia Gianni Giovannelli e il presidente del Consiglio comunale Tonino Pizzadili, hanno invece stoicamente preferito non servirsi dei candidi parasole, gentilmente forniti dall’ efficientissimo staff della Fondazione ai 500 invitati seduti.
La cerimonia, presidiata da un imponente servizio di sicurezza, ha visto grappoli di giornalisti, fotografi e operatori TV, impegnati ad arrampicarsi ovunque pur di catturare immagini e battute dalla prima fila dove il mattatore Berlusconi, anche da seduto, ha provato ad oscurare la svettante torre campanaria.
A farne le spese è stata, all’inizio della cerimonia, il presidente della Provincia Pietrina Murrighile che ha dovuto terminare il suo discorso con un migliaio di persone voltate all’indietro e rumoreggianti, gli occhi fissi al “convoglio umano” indicante l’arrivo del premier, cittadino onorario di Olbia e portorotondino d’adozione.
“La scelta della giornata di oggi per questa cerimonia è giusta – ha detto Berlusconi - perché è il solstizio d'estate. E' una giornata di festa e di augurio.
Un augurio che va soprattutto ai giovani. La tradizione vuole, infatti, che le ragazze in cerca di marito mettessero la notte, fuori dalla casa, dei cardi per individuare il pretendente. La mattina all'alba se il cardo si trovava spostato verso l'esterno il marito non sarebbe stato del paese, se era spostato verso l'interno la ragazza si sarebbe sposata con un paesano.
Alla mia veneranda età ho scoperto che la giovinezza è una categoria dello spirito non un fatto anagrafico”.
La festa per il Campanile, fortemente voluto dalla Fondazione presieduta dal conte Luigi Donà dalle Rose, ha richiamato, sul sagrato della Chiesa i personaggi “storici” di Porto Rotondo, come Bulgari, Bormioli, Marzotto, Barilla, Malagò, Hruska e, naturalmente, la stilista-benemerita Mariuccia Mandelli, in arte Krizia.
Gli stessi, più altri duecento amici, si sono ritrovati, la sera prima, a casa Donà dalle Rose, per festeggiare, con un concerto del pianista Enrico Fagnoni il compleanno della contessa Roberta Alemagna, moglie del conte Luigi, cuore & motore della Fondazione di Portorotondo.
Berlusconi in bretelle, Berlusconi in paglietta, Berlusconi sotto l’ombrello parasole bianco retto da Marilena Barilla, Berlusconi che vorrebbe-ma-non-può fare la Comunione e chiede al Vescovo Sebastiano Sanguinetti di perorare la causa dei divorziati che non possono avvicinarsi all’eucarestia, Berlusconi con il naso all’insù che ammira il nuovo campanile di Porto Rotondo regalato da Krizia, Berlusconi affascinato dal coro degli Amici del Canto Sardo e dalla voce di Maria Giovanna Cherchi.
Il premier, conclusa la cerimonia per l’inaugurazione e la benedizione della torre campanaria disegnata dallo scultore Mario Ceroli, si è fermato non pochi minuti con gli artisti sardi che hanno accompagnato con i loro canti la Messa solenne celebrata sul sagrato arroventato della Chiesa di San Lorenzo a Porto Rotondo. Ha persino proposto al gruppo di tradurre in “limba” alcune delle canzoni composte da lui, Silvio Berlusconi, e da Mariano Apicella.
Il Cavaliere di blu-notte vestito, con bretellone tono su tono, si è fattto fotografare con il coro e la cantante invitati anche alla Certosa; ha scherzato con i bambini “suoi coetanei” e, al secondo giro, effettuato dalle pie donne con il cestino delle offerte tra i fedeli, ha dato un obolo molto consistente.
Il primo, infatti, lo aveva trovato impreparato e momentaneamente sprovvisto di bigliettone, comunque recuperato nel giro di pochi minuti e deposto nel cestino solertemente ripresentato.
Berlusconi, arrivato in giacca, dopo qualche minuto si è “liberato” restando in maniche di camicia, alternando un panama beige al vezzoso ombrellino bianco tenuto non da lui ma dalla sua vicina di sedia, Marilena Barilla.
Il sindaco di Olbia Gianni Giovannelli e il presidente del Consiglio comunale Tonino Pizzadili, hanno invece stoicamente preferito non servirsi dei candidi parasole, gentilmente forniti dall’ efficientissimo staff della Fondazione ai 500 invitati seduti.
La cerimonia, presidiata da un imponente servizio di sicurezza, ha visto grappoli di giornalisti, fotografi e operatori TV, impegnati ad arrampicarsi ovunque pur di catturare immagini e battute dalla prima fila dove il mattatore Berlusconi, anche da seduto, ha provato ad oscurare la svettante torre campanaria.
A farne le spese è stata, all’inizio della cerimonia, il presidente della Provincia Pietrina Murrighile che ha dovuto terminare il suo discorso con un migliaio di persone voltate all’indietro e rumoreggianti, gli occhi fissi al “convoglio umano” indicante l’arrivo del premier, cittadino onorario di Olbia e portorotondino d’adozione.
“La scelta della giornata di oggi per questa cerimonia è giusta – ha detto Berlusconi - perché è il solstizio d'estate. E' una giornata di festa e di augurio.
Un augurio che va soprattutto ai giovani. La tradizione vuole, infatti, che le ragazze in cerca di marito mettessero la notte, fuori dalla casa, dei cardi per individuare il pretendente. La mattina all'alba se il cardo si trovava spostato verso l'esterno il marito non sarebbe stato del paese, se era spostato verso l'interno la ragazza si sarebbe sposata con un paesano.
Alla mia veneranda età ho scoperto che la giovinezza è una categoria dello spirito non un fatto anagrafico”.
La festa per il Campanile, fortemente voluto dalla Fondazione presieduta dal conte Luigi Donà dalle Rose, ha richiamato, sul sagrato della Chiesa i personaggi “storici” di Porto Rotondo, come Bulgari, Bormioli, Marzotto, Barilla, Malagò, Hruska e, naturalmente, la stilista-benemerita Mariuccia Mandelli, in arte Krizia.
Gli stessi, più altri duecento amici, si sono ritrovati, la sera prima, a casa Donà dalle Rose, per festeggiare, con un concerto del pianista Enrico Fagnoni il compleanno della contessa Roberta Alemagna, moglie del conte Luigi, cuore & motore della Fondazione di Portorotondo.
mercoledì, giugno 18, 2008
A passeggio nel Parco della Certosa: i numeri di Berlusconi-Giardiniere

Testo e foto www.marellagiovannelli.com (sez.Mara Malda)
Enzo Moretto, entomologo e naturalista fra i più noti a livello internazionale, fondatore del Museo degli Insetti di Padova, ha promosso un gemellaggio tra la Casa delle Farfalle del Presidente Berlusconi, a Porto Rotondo, e lo Zoo di Mosca. Nei 75 ettari del Parco di Villa Certosa a Punta Lada con vista sul Golfo della Marinella, è un susseguirsi di collezioni che proviamo a citare in ordine sparso. L’anfiteatro dei Cactus accoglie 2.100 piante grasse di 500 specie diverse, provenienti da ogni parte del mondo, disposte su tre terrazzamenti concentrici, attorno ad una piccola laguna.
In inverno, il riscaldamento è garantito da stufe speciali che, quando la temperatura scende a 5 gradi, buttano fuori aria calda. Nel Museo degli Hibiscus ci sono 5.000 piante di 850 specie arrivate alla Certosa da tutto il globo. Sono molto delicate e, per non farle morire, è stato realizzato un sistema di riscaldamento sotterraneo con l’acqua calda a 40° gradi che circola tra le radici. Strabiliante è il Lago delle Palme contornato da 1.200 piante di 180 specie diverse.
Utile, bello e profumato, confinante con un tunnel di rose, è l’Orto della Salute con 85 specie diverse. Sono tutte piante officinali dalle quali, alla Certosa, si estraggono olii essenziali utilizzando un macchinario all’avanguardia. Altra specialità della casa: i liquori e le marmellate confezionate nei vasetti in vetro con il marchio “Il Parco di Villa Certosa”. Sono tutte preparate con la frutta di stagione raccolta nell'agrumeto che riunisce 800 piante di 160 specie, compresa la Mano di Budda, un tipo di cedro con delle protuberanze simili a dita.
Berlusconi è riuscito a creare anche il Museo dell’Euforbia con 30 tipi di piante, gli spazi riservati a 300 peonie, a 500 hemerocalis e a una collezione di piante australiane rarissime. Spettacolare è il Labirinto delle Camelie con 1.200 piante di 160 varietà, fiorite da novembre ed aprile, più le statue della scultrice Alba Gonzales che ha posto al centro la sua Donna-Centauro. Un’aria verde-mistica tira nella Cappella vegetale, una enclave di rocce, alberi, la pavimentazione di pietra e panche in granito. Lungo il percorso s’incontra l’Orto di Getsemani, magnifica dimora per 150 ulivi la cui veneranda età è compresa tra i 500 e i 1.200 anni mentre i due alberi patriarchi hanno più di duemila anni, certificati da una expertise.
Il parco è fiorito tutto l’anno e ogni stagione ha il suo angolo più bello. I cigni e otto tipi di anatre vivono nel lago delle Palme ma, nella tenuta, è facile avvistare anche tartarughe, conigli, pernici, volpi e cinghiali. I 75 ettari della proprietà sono equamente divisi tra curatissimi giardini, angoli sorprendenti e la tipica macchia mediterranea con un folto bosco di ginepri, lecci, cisti e mirti. La tecnologia è di scena nell’Anfiteatro, con i led sotto i sedili che arrivano a creare tremila giochi di luce telecomandati dalla regia. La struttura fa parte dell’Agorà che comprende anche piazze, specchi d’acqua e un punto di sosta dove si può pranzare e cenare. Una piccola gelateria, “la pizzeria” e la talassoterapia con 5 vasche di acqua di mare sono a disposizione dei numerosi ospiti della Certosa.
A loro sono dedicati gli effetti speciali dell’ormai celebre vulcano tecnologico mentre i cancelli del Parco, qualche volta, si sono già aperti agli studenti per delle visite guidate dallo stesso Berlusconi. Lo scorso anno, il Cavaliere ha accompagnato gli alunni e gli insegnanti di una scuola media olbiese in un tour naturalistico con lezione di botanica inclusa. Il futuro del Parco della Certosa potrebbe riservare clamorose sorprese. Di recente, infatti, il presidente Berlusconi, riferendosi alla tenuta di Punta Lada ha pubblicamente detto: “E’ di una bellezza tale che dovrebbe essere aperto al pubblico perché è un patrimonio del Paese. Per questo pensavo, prima o poi, di renderlo fruibile alla collettività, magari attraverso una Fondazione ad hoc”.
In inverno, il riscaldamento è garantito da stufe speciali che, quando la temperatura scende a 5 gradi, buttano fuori aria calda. Nel Museo degli Hibiscus ci sono 5.000 piante di 850 specie arrivate alla Certosa da tutto il globo. Sono molto delicate e, per non farle morire, è stato realizzato un sistema di riscaldamento sotterraneo con l’acqua calda a 40° gradi che circola tra le radici. Strabiliante è il Lago delle Palme contornato da 1.200 piante di 180 specie diverse.
Utile, bello e profumato, confinante con un tunnel di rose, è l’Orto della Salute con 85 specie diverse. Sono tutte piante officinali dalle quali, alla Certosa, si estraggono olii essenziali utilizzando un macchinario all’avanguardia. Altra specialità della casa: i liquori e le marmellate confezionate nei vasetti in vetro con il marchio “Il Parco di Villa Certosa”. Sono tutte preparate con la frutta di stagione raccolta nell'agrumeto che riunisce 800 piante di 160 specie, compresa la Mano di Budda, un tipo di cedro con delle protuberanze simili a dita.
Berlusconi è riuscito a creare anche il Museo dell’Euforbia con 30 tipi di piante, gli spazi riservati a 300 peonie, a 500 hemerocalis e a una collezione di piante australiane rarissime. Spettacolare è il Labirinto delle Camelie con 1.200 piante di 160 varietà, fiorite da novembre ed aprile, più le statue della scultrice Alba Gonzales che ha posto al centro la sua Donna-Centauro. Un’aria verde-mistica tira nella Cappella vegetale, una enclave di rocce, alberi, la pavimentazione di pietra e panche in granito. Lungo il percorso s’incontra l’Orto di Getsemani, magnifica dimora per 150 ulivi la cui veneranda età è compresa tra i 500 e i 1.200 anni mentre i due alberi patriarchi hanno più di duemila anni, certificati da una expertise.
Il parco è fiorito tutto l’anno e ogni stagione ha il suo angolo più bello. I cigni e otto tipi di anatre vivono nel lago delle Palme ma, nella tenuta, è facile avvistare anche tartarughe, conigli, pernici, volpi e cinghiali. I 75 ettari della proprietà sono equamente divisi tra curatissimi giardini, angoli sorprendenti e la tipica macchia mediterranea con un folto bosco di ginepri, lecci, cisti e mirti. La tecnologia è di scena nell’Anfiteatro, con i led sotto i sedili che arrivano a creare tremila giochi di luce telecomandati dalla regia. La struttura fa parte dell’Agorà che comprende anche piazze, specchi d’acqua e un punto di sosta dove si può pranzare e cenare. Una piccola gelateria, “la pizzeria” e la talassoterapia con 5 vasche di acqua di mare sono a disposizione dei numerosi ospiti della Certosa.
A loro sono dedicati gli effetti speciali dell’ormai celebre vulcano tecnologico mentre i cancelli del Parco, qualche volta, si sono già aperti agli studenti per delle visite guidate dallo stesso Berlusconi. Lo scorso anno, il Cavaliere ha accompagnato gli alunni e gli insegnanti di una scuola media olbiese in un tour naturalistico con lezione di botanica inclusa. Il futuro del Parco della Certosa potrebbe riservare clamorose sorprese. Di recente, infatti, il presidente Berlusconi, riferendosi alla tenuta di Punta Lada ha pubblicamente detto: “E’ di una bellezza tale che dovrebbe essere aperto al pubblico perché è un patrimonio del Paese. Per questo pensavo, prima o poi, di renderlo fruibile alla collettività, magari attraverso una Fondazione ad hoc”.
venerdì, giugno 13, 2008
Un Campanile, artisti, mecenati e nuovo rinascimento a Portorotondo

Testo e foto http://www.marellagiovannelli.com/ (sez.Mara Malda)
Prima dell'inaugurazione ufficiale, fissata per sabato 21 giugno, è stato presentato alla stampa il Campanile di Porto Rotondo, disegnato da Mario Ceroli, autore anche del nuovo portale in vetro della Chiesa. La torre campanaria, donata da Mariuccia Mandelli, in arte Krizia, realizzata in legno di pino russo, è alta 24 metri, pesa 24 tonnellate ed ha un'anima d'acciaio legata da 96.000 viti. Costruita, con un sistema modulare, a Reuthe, un paesino dell'Austria, dalla ditta Kaufmann/ Canducci, è stata trasportata in Sardegna, e montata in poco più di una settimana.
L'opera, unica al mondo, sia per i materiali usati che per le dimensioni, regge quattro campane, sempre disegnate da Mario Ceroli, dedicate ai quattro elementi: acqua, fuoco, terra ed aria. Alcuni amici del conte Luigi Donà dalle Rose hanno regalato le campane alla Fondazione, da lui costituita lo scorso anno per completare il percorso virtuoso d'arte & cultura che, sin dall'inizio, ha caratterizzato e distinto il villaggio di Portotondo.
Il Campanile, ben visibile anche dal mare, è il nuovo simbolo di una località nata nel segno del mecenatismo grazie alla geniale intuizione, a metà degli Anni Sessanta, dei fondatori Luigi e Nicolò Donà dalle Rose. Allora i due giovani conti veneziani coinvolsero grandi artisti nella costruzione di Portorotondo. Oggi, attraverso la Fondazione, si vuole rilanciare il grande impegno delle origini ultimando vecchi progetti e realizzandone di nuovi. In sintonia e collaborazione con il Comune di Olbia, Portorotondo, anche grazie al ritorno di Mario Ceroli, si conferma un vero e proprio grande laboratorio artistico e culturale. Lo scorso anno, si è cominciato con il rifacimento della strada di via del Molo, opera rappresentante "la catena alimentare", dello scultore Emanuel Chapalain. Dopo il Campanile e il portale in vetro, ideati da Mario Ceroli, già autore degli interni della Chiesa di San Lorenzo e del Teatro, saranno ultimate altre opere, sempre destinate al villaggio, come altrettanti "segni d'arte". Tra questi: la facciata della chiesa, affiancata al campanile, che sarà rivestita di granito; l'installazione del rosone, anch'esso creato da Mario Ceroli, realizzato in vetro di Murano; il rifacimento di via Riccardo Belli ad opera di Pinuccio Sciola e della piazza di Rudalza, con la scalinata verso il porto disegnata da Ceroli. Quindi il completamento del teatro dove verrà installata una maestosa macchina scenica ideata anche questa da Ceroli e la copertura a vela per la cui progettazione sarà coinvolto Renzo Piano.
L'opera, unica al mondo, sia per i materiali usati che per le dimensioni, regge quattro campane, sempre disegnate da Mario Ceroli, dedicate ai quattro elementi: acqua, fuoco, terra ed aria. Alcuni amici del conte Luigi Donà dalle Rose hanno regalato le campane alla Fondazione, da lui costituita lo scorso anno per completare il percorso virtuoso d'arte & cultura che, sin dall'inizio, ha caratterizzato e distinto il villaggio di Portotondo.
Il Campanile, ben visibile anche dal mare, è il nuovo simbolo di una località nata nel segno del mecenatismo grazie alla geniale intuizione, a metà degli Anni Sessanta, dei fondatori Luigi e Nicolò Donà dalle Rose. Allora i due giovani conti veneziani coinvolsero grandi artisti nella costruzione di Portorotondo. Oggi, attraverso la Fondazione, si vuole rilanciare il grande impegno delle origini ultimando vecchi progetti e realizzandone di nuovi. In sintonia e collaborazione con il Comune di Olbia, Portorotondo, anche grazie al ritorno di Mario Ceroli, si conferma un vero e proprio grande laboratorio artistico e culturale. Lo scorso anno, si è cominciato con il rifacimento della strada di via del Molo, opera rappresentante "la catena alimentare", dello scultore Emanuel Chapalain. Dopo il Campanile e il portale in vetro, ideati da Mario Ceroli, già autore degli interni della Chiesa di San Lorenzo e del Teatro, saranno ultimate altre opere, sempre destinate al villaggio, come altrettanti "segni d'arte". Tra questi: la facciata della chiesa, affiancata al campanile, che sarà rivestita di granito; l'installazione del rosone, anch'esso creato da Mario Ceroli, realizzato in vetro di Murano; il rifacimento di via Riccardo Belli ad opera di Pinuccio Sciola e della piazza di Rudalza, con la scalinata verso il porto disegnata da Ceroli. Quindi il completamento del teatro dove verrà installata una maestosa macchina scenica ideata anche questa da Ceroli e la copertura a vela per la cui progettazione sarà coinvolto Renzo Piano.
venerdì, maggio 30, 2008
Irresistibile MySpace, ci sono anche io
Testo e foto www.marellagiovannelli.com (sez.Marella Giovannelli)
Irresistibile MySpace: ci sono cascata anche io e, in questi giorni, sto “arredando” il mio nuovo indirizzo www.myspace.com/marellagiovannelli. Lo considero una via di mezzo tra una vetrina promozionale e un parco giochi per i momenti di relax ma, ad intrigarmi, è soprattutto la facilità dello strumento.
Semplice la procedura per la creazione del Profilo, divertente la possibilità di “giocare” con le immagini che possono essere inserite in tanti modi, reali le potezialità del sistema. Navigando nell’infinito mare di MySpace la mia prima, banalissima considerazione è stata: “Il mondo è bello perché è vario”. E non potrebbe essere più variegata la sterminata popolazione di MySpace. Le sue attrattive sono infinite, soprattutto per chi è affascinato dal nuovo e dall’ignoto.
Per gli amanti delle celebrities nazionali ed internazionali il divertimento è assicurato visto il proliferare di cantanti, attori e personaggi famosi, presenti e attivi sul portale. C’è chi spera (e alcuni ci riescono) di raggiungere la popolarità grazie alla rete planetaria di contatti allacciati su MySpace.
Ma sono in tanti (e non solo i giovani) ad utilizzare il sito semplicemente per socializzare, come luogo di ritrovo e aggregazione, la piazza virtuale di un villaggio sempre più globale. In un recente articolo, firmato da Cristina Casadei e pubblicato su “Il Sole 24 Ore”, si analizza il trionfo del social networking, diventato sinonimo di MySpace, sbarcato in Italia nel maggio dello scorso anno.
Il portale americano, acquisito da Rupert Murdoch per 580 milioni di dollari nel 2005, festeggia il suo primo compleanno italiano con cifre da capogiro. L'incremento degli utenti unici è stato del 70% e, oggi, sono due milioni e 200mila ogni mese.
Un milione e 470mila sono invece coloro che si sono costruiti uno spazio su questa rete molto amata da artisti, musicisti, designer, fotografi. Ogni 20 secondi sul network viene inserito un nuovo profilo e così l'Italia risulta il Paese con la crescita maggiore in Europa.
Irresistibile MySpace: ci sono cascata anche io e, in questi giorni, sto “arredando” il mio nuovo indirizzo www.myspace.com/marellagiovannelli. Lo considero una via di mezzo tra una vetrina promozionale e un parco giochi per i momenti di relax ma, ad intrigarmi, è soprattutto la facilità dello strumento.
Semplice la procedura per la creazione del Profilo, divertente la possibilità di “giocare” con le immagini che possono essere inserite in tanti modi, reali le potezialità del sistema. Navigando nell’infinito mare di MySpace la mia prima, banalissima considerazione è stata: “Il mondo è bello perché è vario”. E non potrebbe essere più variegata la sterminata popolazione di MySpace. Le sue attrattive sono infinite, soprattutto per chi è affascinato dal nuovo e dall’ignoto.
Per gli amanti delle celebrities nazionali ed internazionali il divertimento è assicurato visto il proliferare di cantanti, attori e personaggi famosi, presenti e attivi sul portale. C’è chi spera (e alcuni ci riescono) di raggiungere la popolarità grazie alla rete planetaria di contatti allacciati su MySpace.
Ma sono in tanti (e non solo i giovani) ad utilizzare il sito semplicemente per socializzare, come luogo di ritrovo e aggregazione, la piazza virtuale di un villaggio sempre più globale. In un recente articolo, firmato da Cristina Casadei e pubblicato su “Il Sole 24 Ore”, si analizza il trionfo del social networking, diventato sinonimo di MySpace, sbarcato in Italia nel maggio dello scorso anno.
Il portale americano, acquisito da Rupert Murdoch per 580 milioni di dollari nel 2005, festeggia il suo primo compleanno italiano con cifre da capogiro. L'incremento degli utenti unici è stato del 70% e, oggi, sono due milioni e 200mila ogni mese.
Un milione e 470mila sono invece coloro che si sono costruiti uno spazio su questa rete molto amata da artisti, musicisti, designer, fotografi. Ogni 20 secondi sul network viene inserito un nuovo profilo e così l'Italia risulta il Paese con la crescita maggiore in Europa.
domenica, maggio 25, 2008
A Porto Rotondo spunta il Campanile: grazie anche a Krizia

Testo e foto in http://www.marellagiovannelli.com/ (sez.Mara Malda)
Sarà inaugurato il prossimo 21 giugno il Campanile in legno di Porto Rotondo, unico al mondo, sia per i materiali usati che per le sue dimensioni. La torre campanaria, alta 22 metri, nasce da un progetto di Mario Ceroli e Gianfranco Fini.
Il disegno originale, risalente agli anni Settanta, è stato rielaborato dall’architetto Sergio Malgaretto, dal punto di vista costruttivo e statico. Da alcuni giorni si sta lavorando al montaggio della torre mentre sono già partiti gli inviti per una giornata sacra & profana, organizzata dal Conte Luigi Donà dalle Rose, presidente della Fondazione.
Sul biglietto d’invito spicca la dicitura: “Non ci sono parole per esprimere la nostra riconoscenza a Mariuccia Mandelli, da tutti conosciuta come Krizia, per la sua straordinaria generosità e sensibilità artistica che ha permesso la costruzione di questa opera d’arte”. Sarà presente lo scultore Mario Ceroli, autore anche del nuovo e magnifico portone in vetro della Chiesa portorotondina di San Lorenzo.
Portone e Campanile saranno inaugurati durante la stessa mattinata che culminerà nella Messa solenne celebrata dal Vescovo Mons.Sebastiano Sanguinetti. La torre è caratterizzata da sei campate e sulla sua sommità verrà posta una cuspide, sempre in legno, ma rivestita di rame. Il disegno originale, firmato Ceroli-Fini, prevedeva, come posizionamento del campanile, la parte anteriore della Chiesa di San Lorenzo, affacciata sulla scalinata che porta sulla Piazzetta San Marco.
Invece, considerati vari aspetti logistici e i flussi dei passaggi pedonali, si è deciso di collocare la torre campanaria sul retro dell’edificio sacro. Qui è stata individuata un’area, destinata esclusivamente ad ospitare un’opera tanto singolare quanto suggestiva. L’architetto Sergio Malgaretto è riuscito, senza alterare il progetto iniziale, ad “attualizzarlo” riguardo alla tecnica costruttiva e alle soluzioni tecnologiche.
Inoltre, rispetto al primo disegno, è stata aumentata l’altezza del campanile, proprio in funzione di una visibilità ottimale anche per chi arriva a Porto Rotondo dal mare”.
Il disegno originale, risalente agli anni Settanta, è stato rielaborato dall’architetto Sergio Malgaretto, dal punto di vista costruttivo e statico. Da alcuni giorni si sta lavorando al montaggio della torre mentre sono già partiti gli inviti per una giornata sacra & profana, organizzata dal Conte Luigi Donà dalle Rose, presidente della Fondazione.
Sul biglietto d’invito spicca la dicitura: “Non ci sono parole per esprimere la nostra riconoscenza a Mariuccia Mandelli, da tutti conosciuta come Krizia, per la sua straordinaria generosità e sensibilità artistica che ha permesso la costruzione di questa opera d’arte”. Sarà presente lo scultore Mario Ceroli, autore anche del nuovo e magnifico portone in vetro della Chiesa portorotondina di San Lorenzo.
Portone e Campanile saranno inaugurati durante la stessa mattinata che culminerà nella Messa solenne celebrata dal Vescovo Mons.Sebastiano Sanguinetti. La torre è caratterizzata da sei campate e sulla sua sommità verrà posta una cuspide, sempre in legno, ma rivestita di rame. Il disegno originale, firmato Ceroli-Fini, prevedeva, come posizionamento del campanile, la parte anteriore della Chiesa di San Lorenzo, affacciata sulla scalinata che porta sulla Piazzetta San Marco.
Invece, considerati vari aspetti logistici e i flussi dei passaggi pedonali, si è deciso di collocare la torre campanaria sul retro dell’edificio sacro. Qui è stata individuata un’area, destinata esclusivamente ad ospitare un’opera tanto singolare quanto suggestiva. L’architetto Sergio Malgaretto è riuscito, senza alterare il progetto iniziale, ad “attualizzarlo” riguardo alla tecnica costruttiva e alle soluzioni tecnologiche.
Inoltre, rispetto al primo disegno, è stata aumentata l’altezza del campanile, proprio in funzione di una visibilità ottimale anche per chi arriva a Porto Rotondo dal mare”.
lunedì, maggio 05, 2008
Tra campanacci e fuochi d’artificio arrivederci al polo in Costa Smeralda

Testo e foto di Mara Malda in www.marellagiovannelli.com
Al Cala di Volpe, con un campanaccio gigante regalato a Mrs. Laurel Barrack e i ringraziamenti a tutti i cavalieri e ai cavalli arrivati da mezzo mondo, si è chiuso tra balli e fuochi d’artificio, (ripresi con il cellulare da Valeria Marini in versione sexy-tecnologica), il torneo di polo Jaeger-Le Coultre-Spring Gold Cup 2008.
L’edizione primaverile ha visto il successo del team austriaco Green House (guidato da Robert Kofler) che, nella finalissima al Centro Ippico Shergan, tra San Pantaleo e Porto Cervo, ha battuto proprio la squadra del main sponsor Jaeger-LeCoultre, capitanata dal romano Simone Chiarella, campione europeo in carica.
Al terzo posto è finito il Cala di Volpe che ha superato l’Audi, mentre nel match giocato per la definizione del 5° e 6° posto, il polo team Deutsche Bank PWM si è imposto su Tecnomar.
A rendere meno amaro il penultimo posto della Deutsche Bank, una cena “preventiva” ma squisita, organizzata dalla pierre Paola Mazzuccato la sera prima delle finali, nel ristorante di Gianni Pedrinelli. Tra prime colazioni continentali con prolunghe in brunch ed aperitivi estesi a pranzi, merende e cene, si è creato un certo ingorgo di appuntamenti conviviali nella settimana del polo.
Salvi solo i cavalli dall’indigestione di mondanità anticipata. Inoltre, visto il caldo già estivo a primavera, pare più che opportuna la decisione di giocare in notturna il torneo di polo, fissato per il prossimo mese di luglio. A sorpresa, la visita dell’asso messicano Guillermo Gracida (nella squadra del Cala di Volpe insieme a Tom Barrack) al Museo archeologico di Olbia.
Accompagnato dalla signora Barrack, con altri amici al seguito, il Memo fuoriclasse del polo ha ammirato il relitto restaurato di un’antica nave affondata dai Vandali e gli altri reperti di età nuragica, punica, fenicia, greca, romana e medioevale, tutti ritrovati nel territorio di Olbia.
Tra le curiosità del torneo e dintorni: il passaggio-passeggio di Lele Mora con amici decorativi al seguito, nella piazzetta di Porto Cervo proprio mentre ai cavalieri stivaluti del polo venivano consegnate le maglie ufficiali. Non sole ma accompagnate dagli occhiali da sole portati sul palco dallo sponsor Marcolin in carne ed ossa elegantemente vestite.
Tornando al Cala di Volpe dove si è svolta la cena di gala, l’albergo ha riaperto dopo il letargo invernale e un “lifting d’autore” firmato da Savin Couelle, figlio d’arte che ha sapientemente attualizzato le geniali intuizioni stilistiche già applicate da suo padre Jacques nell’hotel più bello e suggestivo della Costa Smeralda.
Altra novità molto positiva, annunciata dal maltese Hans Cauchi, general manager del Cala di Volpe, sta in una dose maggiore di Sardegna nei gusti, nei profumi e nei sapori. Quest’anno, la clientela cosmopolita degli alberghi Starwood in Costa Smeralda potrà trovare persino i cioccolatini e lo champagne “made in Sardinia”.
L’edizione primaverile ha visto il successo del team austriaco Green House (guidato da Robert Kofler) che, nella finalissima al Centro Ippico Shergan, tra San Pantaleo e Porto Cervo, ha battuto proprio la squadra del main sponsor Jaeger-LeCoultre, capitanata dal romano Simone Chiarella, campione europeo in carica.
Al terzo posto è finito il Cala di Volpe che ha superato l’Audi, mentre nel match giocato per la definizione del 5° e 6° posto, il polo team Deutsche Bank PWM si è imposto su Tecnomar.
A rendere meno amaro il penultimo posto della Deutsche Bank, una cena “preventiva” ma squisita, organizzata dalla pierre Paola Mazzuccato la sera prima delle finali, nel ristorante di Gianni Pedrinelli. Tra prime colazioni continentali con prolunghe in brunch ed aperitivi estesi a pranzi, merende e cene, si è creato un certo ingorgo di appuntamenti conviviali nella settimana del polo.
Salvi solo i cavalli dall’indigestione di mondanità anticipata. Inoltre, visto il caldo già estivo a primavera, pare più che opportuna la decisione di giocare in notturna il torneo di polo, fissato per il prossimo mese di luglio. A sorpresa, la visita dell’asso messicano Guillermo Gracida (nella squadra del Cala di Volpe insieme a Tom Barrack) al Museo archeologico di Olbia.
Accompagnato dalla signora Barrack, con altri amici al seguito, il Memo fuoriclasse del polo ha ammirato il relitto restaurato di un’antica nave affondata dai Vandali e gli altri reperti di età nuragica, punica, fenicia, greca, romana e medioevale, tutti ritrovati nel territorio di Olbia.
Tra le curiosità del torneo e dintorni: il passaggio-passeggio di Lele Mora con amici decorativi al seguito, nella piazzetta di Porto Cervo proprio mentre ai cavalieri stivaluti del polo venivano consegnate le maglie ufficiali. Non sole ma accompagnate dagli occhiali da sole portati sul palco dallo sponsor Marcolin in carne ed ossa elegantemente vestite.
Tornando al Cala di Volpe dove si è svolta la cena di gala, l’albergo ha riaperto dopo il letargo invernale e un “lifting d’autore” firmato da Savin Couelle, figlio d’arte che ha sapientemente attualizzato le geniali intuizioni stilistiche già applicate da suo padre Jacques nell’hotel più bello e suggestivo della Costa Smeralda.
Altra novità molto positiva, annunciata dal maltese Hans Cauchi, general manager del Cala di Volpe, sta in una dose maggiore di Sardegna nei gusti, nei profumi e nei sapori. Quest’anno, la clientela cosmopolita degli alberghi Starwood in Costa Smeralda potrà trovare persino i cioccolatini e lo champagne “made in Sardinia”.
lunedì, aprile 21, 2008
Curiosità maramalde post-conferenza congiunta Berlusconi & Putin
Testo e foto di Mara Malda in www.marellagiovannelli.com
La conferenza stampa congiunta di Silvio Berlusconi e Vladimir Putin nella camaleontica e vitrea struttura dell’auditorium-serra della Certosa, finirà a Ballarò con un contorno di farfalle grandi come pipistrelli e grappoli di bozzoli tra le orchidee.
L’informalità della sala, attrezzata a tempo di record, ha stupito anche i cronisti più trasgressivi ipnotizzati da un gruppone discinto di donnine in bronzo rimasto sul pavimento, ancora caldo della nottata Bagaglina.
Molto amena anche la zona toilette, decorata con giocose e burrose figurine, sempre femminili. La casa delle farfalle tropicali, sistemata all’interno dell’auditorium, sarà gemellata con lo zoo di Mosca mentre un grande acquario verrà realizzato dove l’altro giorno hanno posizionato la cabina di regia per il duo Berlusconi-Putin.
Silvio e Vladimir si sono presentati in forte ritardo ma con le cravatte praticamente uguali, entrambe blu a pois bianchi.
Circostanza voluta o casuale in questa conferenza anomala oltre che informale? Dal probabile minivertice concordato sulla cravatta alla domanda pseudo-impertinente della giornalista russa, rimbrottata da Putin e scherzosamente “mitragliata” da Berlusconi.
La gaffe del Cavaliere, secondo alcuni, potrebbe essere stato l’unico momento vero (anche se basso) di una sceneggiata studiata a tavolino per stroncare il gossip sul presidente russo.
Intanto, al museo dei cactus, al giardino degli ibiscus, al palmeto e all’orto mediceo del Premier in pectore sempre più Giardiniere, sta per aggiungersi il labirinto delle camelie con mille piante di colori e specie differenti.
La conferenza stampa congiunta di Silvio Berlusconi e Vladimir Putin nella camaleontica e vitrea struttura dell’auditorium-serra della Certosa, finirà a Ballarò con un contorno di farfalle grandi come pipistrelli e grappoli di bozzoli tra le orchidee.
L’informalità della sala, attrezzata a tempo di record, ha stupito anche i cronisti più trasgressivi ipnotizzati da un gruppone discinto di donnine in bronzo rimasto sul pavimento, ancora caldo della nottata Bagaglina.
Molto amena anche la zona toilette, decorata con giocose e burrose figurine, sempre femminili. La casa delle farfalle tropicali, sistemata all’interno dell’auditorium, sarà gemellata con lo zoo di Mosca mentre un grande acquario verrà realizzato dove l’altro giorno hanno posizionato la cabina di regia per il duo Berlusconi-Putin.
Silvio e Vladimir si sono presentati in forte ritardo ma con le cravatte praticamente uguali, entrambe blu a pois bianchi.
Circostanza voluta o casuale in questa conferenza anomala oltre che informale? Dal probabile minivertice concordato sulla cravatta alla domanda pseudo-impertinente della giornalista russa, rimbrottata da Putin e scherzosamente “mitragliata” da Berlusconi.
La gaffe del Cavaliere, secondo alcuni, potrebbe essere stato l’unico momento vero (anche se basso) di una sceneggiata studiata a tavolino per stroncare il gossip sul presidente russo.
Intanto, al museo dei cactus, al giardino degli ibiscus, al palmeto e all’orto mediceo del Premier in pectore sempre più Giardiniere, sta per aggiungersi il labirinto delle camelie con mille piante di colori e specie differenti.
venerdì, aprile 18, 2008
Gossip-siluro lanciato al duo Putin e Berlusconi in conferenza stampa

Testo e foto in www.marellagiovannelli.com (sez.Mara Malda)
Nella serra-farfallario (che presto ospiterà anche un acquario tropicale) si è tenuta la conferenza stampa congiunta del premier in pectore Silvio Berlusconi e del presidente russo Vladimir Putin.
Provvidenziale il rinfresco con dolci sardi fatti in casa, vini bianchi e rossi (Turriga compreso) per la stampa locale, nazionale ed internazionale. Giornalisti e fotografi, nella lunga attesa dei due leader, hanno potuto fare prima colazione ed aperitivo. Berlusconi è arrivato guidando personalmente una macchinina “da parco” e, insieme all’amico Vladimiro, entrambi in giacca e cravatta, hanno subito affrontato gli argomenti annunciati.
Tutto secondo copione fino alla domanda galeotta posta da Natalya Melikova. Esilarante la reazione di Berlusconi che, dopo aver scrollato il capo più volte in segno di disapprovazione, ha mimato il gesto della fucilazione.
Bersaglio: la bionda e minuta giornalista russa della Nezavsinaya Gazeta che, armata di microfono e tradotta da un interprete degno di un cartone animato, ha chiesto lumi a Vladimir Putin sulla sua presunta nuova storia d'amore con l'ex ginnasta medaglia olimpica Alina Kabaeva, oggi deputata di Russia Unita. La smentita di Putin è stata secca e seccata, accompagnata dalla precisazione che “la società ha il diritto di sapere come vivono le persone che hanno un ruolo pubblico.
Ma anche in questo caso ci sono dei limiti. Esiste una vita privata nella quale a nessuno è permesso interferire. Ci vuole rispetto”. La giornalista rimbrottata, ritrovandosi al centro dell’attenzione, è apparsa visibilmente confusa e sull’orlo di una crisi di nervi con lacrime al seguito.
Il “battutista” Berlusconi ha subito sciolto il gelo siberiano riportando la conferenza sui binari prestabiliti e annunciando che le intese tra Russia e Italia riguardano l’energia, l’aviazione, lo spazio e i trasporti.
“Tra l'Eni e il gigante petrolifero russo Gazprom - ha dichiarato Berlusconi - esistono ulteriori possibilità di cooperazione”. Putin ha ribadito che “i rapporti tra Russia e Italia, saranno improntati ad uno sviluppo sempre più forte, con accordi di collaborazione in diversi settori. Sono un vecchio amico del signor Berlusconi, io avevo chiesto un incontro con lui prima delle elezioni politiche. Mi mancava e mi ha fatto piacere la sua schiacciante vittoria alle elezioni”.
Toccato anche il nodo Alitalia, la cui situazione è stata definita ancora aperta. “I contatti con Air France (contro cui non abbiamo nulla) proseguono”, ha precisato Berlusconi, lanciando però l’ipotesi di un grande gruppo internazionale.
A questo proposito, Putin ha confermato che Aeroflot sarebbe “disponibile a riprendere i contatti con Alitalia”. Il Cavaliere, ridanciano quando una giornalista ha chiamato “piccanti” i suoi rapporti con Bossi, li ha definiti “straordinari”, precisando che “non c’è assolutamente alcuna frizione.
È chiaro che ogni forza politica tende ad avere una presenza più incisiva, ma è il Presidente del Consiglio che poi proporrà i ministri”. Chiusa la conferenza stampa ufficiale, Berlusconi ha parlato anche della festa canterina e ballerina (Bagaglino & Apicella) organizzata alla Certosa in onore di Putin.
L’amico Vladimir gli aveva fatto, a suo tempo, una sorpresa analoga in occasione di una sua visita in terra russa. E il Cavaliere non ha voluto essere da meno.
Provvidenziale il rinfresco con dolci sardi fatti in casa, vini bianchi e rossi (Turriga compreso) per la stampa locale, nazionale ed internazionale. Giornalisti e fotografi, nella lunga attesa dei due leader, hanno potuto fare prima colazione ed aperitivo. Berlusconi è arrivato guidando personalmente una macchinina “da parco” e, insieme all’amico Vladimiro, entrambi in giacca e cravatta, hanno subito affrontato gli argomenti annunciati.
Tutto secondo copione fino alla domanda galeotta posta da Natalya Melikova. Esilarante la reazione di Berlusconi che, dopo aver scrollato il capo più volte in segno di disapprovazione, ha mimato il gesto della fucilazione.
Bersaglio: la bionda e minuta giornalista russa della Nezavsinaya Gazeta che, armata di microfono e tradotta da un interprete degno di un cartone animato, ha chiesto lumi a Vladimir Putin sulla sua presunta nuova storia d'amore con l'ex ginnasta medaglia olimpica Alina Kabaeva, oggi deputata di Russia Unita. La smentita di Putin è stata secca e seccata, accompagnata dalla precisazione che “la società ha il diritto di sapere come vivono le persone che hanno un ruolo pubblico.
Ma anche in questo caso ci sono dei limiti. Esiste una vita privata nella quale a nessuno è permesso interferire. Ci vuole rispetto”. La giornalista rimbrottata, ritrovandosi al centro dell’attenzione, è apparsa visibilmente confusa e sull’orlo di una crisi di nervi con lacrime al seguito.
Il “battutista” Berlusconi ha subito sciolto il gelo siberiano riportando la conferenza sui binari prestabiliti e annunciando che le intese tra Russia e Italia riguardano l’energia, l’aviazione, lo spazio e i trasporti.
“Tra l'Eni e il gigante petrolifero russo Gazprom - ha dichiarato Berlusconi - esistono ulteriori possibilità di cooperazione”. Putin ha ribadito che “i rapporti tra Russia e Italia, saranno improntati ad uno sviluppo sempre più forte, con accordi di collaborazione in diversi settori. Sono un vecchio amico del signor Berlusconi, io avevo chiesto un incontro con lui prima delle elezioni politiche. Mi mancava e mi ha fatto piacere la sua schiacciante vittoria alle elezioni”.
Toccato anche il nodo Alitalia, la cui situazione è stata definita ancora aperta. “I contatti con Air France (contro cui non abbiamo nulla) proseguono”, ha precisato Berlusconi, lanciando però l’ipotesi di un grande gruppo internazionale.
A questo proposito, Putin ha confermato che Aeroflot sarebbe “disponibile a riprendere i contatti con Alitalia”. Il Cavaliere, ridanciano quando una giornalista ha chiamato “piccanti” i suoi rapporti con Bossi, li ha definiti “straordinari”, precisando che “non c’è assolutamente alcuna frizione.
È chiaro che ogni forza politica tende ad avere una presenza più incisiva, ma è il Presidente del Consiglio che poi proporrà i ministri”. Chiusa la conferenza stampa ufficiale, Berlusconi ha parlato anche della festa canterina e ballerina (Bagaglino & Apicella) organizzata alla Certosa in onore di Putin.
L’amico Vladimir gli aveva fatto, a suo tempo, una sorpresa analoga in occasione di una sua visita in terra russa. E il Cavaliere non ha voluto essere da meno.
mercoledì, aprile 16, 2008
Silvio Berlusconi & Vladimir Putin: a volte ritornano…anche alla Certosa

Testo e foto in www.marellagiovannelli.com (sez.Mara Malda)
Secondo quanto dichiarato dal suo portavoce Alexei Gromov, “Vladimir Putin, giovedì 17 aprile, effettuerà una visita di lavoro in Sardegna, in Italia, dopo il suo soggiorno in Libia, per incontrare il leader della coalizione italiana di centro-destra Popolo della Libertà Silvio Berlusconi, che ha vinto le elezioni legislative anticipate. Le discussioni verteranno sullo stato della cooperazione russo-italiana e le prospettive della sua evoluzione”. Lo stesso Berlusconi avrebbe confermato l’arrivo di Putin, suo ospite a cena, giovedì prossimo, alla Certosa di Porto Rotondo.
Il dialogo fra i due potrebbe decollare sull’asse Aeroflot-Alitalia, stando ad alcune fonti che caldeggiano l'ipotesi di un'alleanza fra le due compagnie aeree. Il Cremlino ha fatto sapere che il viaggio in Libia e l’incontro con Berlusconi figurano tra gli ultimi impegni internazionali del presidente russo, che il 7 maggio, lascerà l'incarico per diventare primo ministro e capo di Russia Unita, partito di maggioranza della Duma. Putin, quindi, festeggerà la sua nomina insieme all’altrettanto festante amico-collega neo-premier Silvio Berlusconi, al suo primo impegno internazionale dopo la vittoria delle elezioni italiane. In attesa della rimpatriata certosina, ricordiamo il precedente incontro tra i due leader, avvenuto sempre alla Certosa, in un’afosa giornata di fine estate, nel 2003, con un articolo, scritto allora da Mara Malda per Dagospia:
Secondo quanto dichiarato dal suo portavoce Alexei Gromov, “Vladimir Putin, giovedì 17 aprile, effettuerà una visita di lavoro in Sardegna, in Italia, dopo il suo soggiorno in Libia, per incontrare il leader della coalizione italiana di centro-destra Popolo della Libertà Silvio Berlusconi, che ha vinto le elezioni legislative anticipate. Le discussioni verteranno sullo stato della cooperazione russo-italiana e le prospettive della sua evoluzione”. Lo stesso Berlusconi avrebbe confermato l’arrivo di Putin, suo ospite a cena, giovedì prossimo, alla Certosa di Porto Rotondo.
Il dialogo fra i due potrebbe decollare sull’asse Aeroflot-Alitalia, stando ad alcune fonti che caldeggiano l'ipotesi di un'alleanza fra le due compagnie aeree. Il Cremlino ha fatto sapere che il viaggio in Libia e l’incontro con Berlusconi figurano tra gli ultimi impegni internazionali del presidente russo, che il 7 maggio, lascerà l'incarico per diventare primo ministro e capo di Russia Unita, partito di maggioranza della Duma. Putin, quindi, festeggerà la sua nomina insieme all’altrettanto festante amico-collega neo-premier Silvio Berlusconi, al suo primo impegno internazionale dopo la vittoria delle elezioni italiane. In attesa della rimpatriata certosina, ricordiamo il precedente incontro tra i due leader, avvenuto sempre alla Certosa, in un’afosa giornata di fine estate, nel 2003, con un articolo, scritto allora da Mara Malda per Dagospia:
“Dov’è il culatello speciale che ho fatto arrivare per Putin? Panico di primo mattino nelle cucine della Certosa di Porto Rotondo davanti alla fatidica domanda posta dal Presidente Berlusconi che già pregustava la cenetta casalinga per tifare il Milan incollato alla TV a doppio filo insieme all’amico Vladimir. Desolata la risposta del cuoco Michele: “Presidente, il culatello si è perso nelle Poste Italiane, non sappiamo come fare a rintracciarlo per stasera!”. Ma la visione del Cavaliere costernatissimo ha acuito l’ingegno golfoarancino di una persona di fiducia della casa e di un suo giovane nipote di nome Massimiliano M. ora più noto come “l’uomo del Culatello”. Nel giro di poche ore i due hanno ripercorso le tracce del glorioso salume della Bassa Padana. Il primo colpo di genio è stato telefonare a Montecarlo, al cuoco del Milan per acquisire i dati dell’avvenuta spedizione. Una volta in possesso di tutte le informazioni, è stato possibile intercettare il voluminoso pacco che si era incagliato alle Poste di Sassari. Il prode Massimiliano, con la benedizione del Cavaliere, ha quindi lasciato la Certosa con una promessa: “Vado a Sassari, recupero il culatello e torno in tempo per la partita di Supercoppa”. E così è stato, con grande gioia di Berlusconi tornato a casa semi-liquefatto ( mentre Putin pareva ibernato) dalla conferenza-sauna all’Abi d’Oru.
Qualcuno ci aveva creduto al party per 400 e per la vergogna di non aver ricevuto l’invito ha preferito anticipare la partenza da Porto Rotondo o darsi gravemente ammalato: in realtà la tanto “amplificata” (in tutti i sensi) cena-concerto alla Certosa in onore di Putin era nata super-ristretta e così è rimasta. Gli invitati erano davvero pochi; tra i venti e i trenta inclusi quelli arrivati per il caffè. Accanto al Cavaliere e alla moglie Veronica (blusa e pantaloni bianchi tempestati da fiori multicolor) c’erano anche i figli. Conclusa la cena (con il porcetto sardo superstar) consumata all’interno della villa, la serata è continuata nello spazio matrioshka polivalente della Certosa adibito a: piscina coperta, palestra, sala musica, varie ed eventuali. Qui si sono succeduti i canti napoletani di Apicella e Berlusconi, qualche coretto russo e gli amarcord di Tony Renis mentre Andrea Bocelli si è esibito col contagocce. Il grande tenore ha destato forse più sensazione tra gli illustri ospiti, sia italiani che stranieri, per l’avvenenza della splendida e giovane donna che lo accompagnava. Dopo il digestivo e le barzellette raccontate a raffica dal Cavaliere, è arrivato il momento dei fuochi d’artificio, ormai consuetudine di tutti i ricevimenti organizzati alla Certosa. Cambio di scenario per il pranzo domenicale (anche questo casalingo e familiare), a base di spigole ed aragoste.
Lo hanno servito nel gazebo allestito sulle rive del lago temporaneamente liberato dalle paperelle per evitare problemi di torbidezza alle chiare, fresche e dolci acque molto ammirate da Vladimir Putin. Il quale non sapeva proprio dove guardare, scarrozzato dal Presidente-Autista Berlusconi in macchinina elettrica, alla scoperta delle meraviglie del parco, zappettato personalmente dal Cavaliere fino al giorno prima. A colpire Putin, oltre ai duemila cactus, è stata anche una ex-orribile cabina elettrica ora tutta rivestita in pietra e trasformata in fortezza nuragica con un olivo di milleseicento anni sistemato proprio sul davanti e, tutto intorno, decine di altri alberi secolari.
La domenica mattina dei portorotondini è trascorsa nell’inutile attesa della passeggiata in paese di Berlusconi e Putin. Fregati anche i giornalisti che si intervistavano tra loro per passare il tempo, centinaia di vacanzieri-fans assiepati in diversi punti del villaggio e tutti i negozianti che hanno addirittura posticipato l’orario di chiusura e saltato il pranzo o il bagno a mare. Udita persino qualche imbarazzante invocazione del tipo “Olelè-olalà, faccelo vedè, faccelo toccà”. I più delusi sono stati i Tesorone (Pier Paolo e Fabio) sandalai napoletani con bottega e deschetto in piazzetta Deiana a Porto Rotondo. Hanno trascorso la domenica mattina aspettando inutilmente l’annunciata “calata” in paese di Berlusconi e Putin. Avevano pure preparato due regali per il presidente russo: una cravatta firmata Marinella e, naturalmente, un paio di sandali espressamente creati per Vladimiro. Ed erano anche riusciti a creare una piccola coreografia con le due bandierine di Italia e Russia svolazzanti sul balconcino del negozio e, in mezzo, un cartello di benvenuto molto artigianale ma bilingue.
Qualcuno ci aveva creduto al party per 400 e per la vergogna di non aver ricevuto l’invito ha preferito anticipare la partenza da Porto Rotondo o darsi gravemente ammalato: in realtà la tanto “amplificata” (in tutti i sensi) cena-concerto alla Certosa in onore di Putin era nata super-ristretta e così è rimasta. Gli invitati erano davvero pochi; tra i venti e i trenta inclusi quelli arrivati per il caffè. Accanto al Cavaliere e alla moglie Veronica (blusa e pantaloni bianchi tempestati da fiori multicolor) c’erano anche i figli. Conclusa la cena (con il porcetto sardo superstar) consumata all’interno della villa, la serata è continuata nello spazio matrioshka polivalente della Certosa adibito a: piscina coperta, palestra, sala musica, varie ed eventuali. Qui si sono succeduti i canti napoletani di Apicella e Berlusconi, qualche coretto russo e gli amarcord di Tony Renis mentre Andrea Bocelli si è esibito col contagocce. Il grande tenore ha destato forse più sensazione tra gli illustri ospiti, sia italiani che stranieri, per l’avvenenza della splendida e giovane donna che lo accompagnava. Dopo il digestivo e le barzellette raccontate a raffica dal Cavaliere, è arrivato il momento dei fuochi d’artificio, ormai consuetudine di tutti i ricevimenti organizzati alla Certosa. Cambio di scenario per il pranzo domenicale (anche questo casalingo e familiare), a base di spigole ed aragoste.
Lo hanno servito nel gazebo allestito sulle rive del lago temporaneamente liberato dalle paperelle per evitare problemi di torbidezza alle chiare, fresche e dolci acque molto ammirate da Vladimir Putin. Il quale non sapeva proprio dove guardare, scarrozzato dal Presidente-Autista Berlusconi in macchinina elettrica, alla scoperta delle meraviglie del parco, zappettato personalmente dal Cavaliere fino al giorno prima. A colpire Putin, oltre ai duemila cactus, è stata anche una ex-orribile cabina elettrica ora tutta rivestita in pietra e trasformata in fortezza nuragica con un olivo di milleseicento anni sistemato proprio sul davanti e, tutto intorno, decine di altri alberi secolari.
La domenica mattina dei portorotondini è trascorsa nell’inutile attesa della passeggiata in paese di Berlusconi e Putin. Fregati anche i giornalisti che si intervistavano tra loro per passare il tempo, centinaia di vacanzieri-fans assiepati in diversi punti del villaggio e tutti i negozianti che hanno addirittura posticipato l’orario di chiusura e saltato il pranzo o il bagno a mare. Udita persino qualche imbarazzante invocazione del tipo “Olelè-olalà, faccelo vedè, faccelo toccà”. I più delusi sono stati i Tesorone (Pier Paolo e Fabio) sandalai napoletani con bottega e deschetto in piazzetta Deiana a Porto Rotondo. Hanno trascorso la domenica mattina aspettando inutilmente l’annunciata “calata” in paese di Berlusconi e Putin. Avevano pure preparato due regali per il presidente russo: una cravatta firmata Marinella e, naturalmente, un paio di sandali espressamente creati per Vladimiro. Ed erano anche riusciti a creare una piccola coreografia con le due bandierine di Italia e Russia svolazzanti sul balconcino del negozio e, in mezzo, un cartello di benvenuto molto artigianale ma bilingue.
giovedì, aprile 10, 2008
Caro Giostraio ti scrivo, firmato Alberto Cocco e Marella Giovannelli ringrazia

Nel numero di aprile del mensile sassarese "Noi" è stata pubblicata questa recensione de “Il giostraio a riposo” di Marella Giovannelli, firmata da Alberto Cocco che ringraziamo per l’attenzione.
“Che cosa è mai il fascino? Intorno a questo dibattito, si sono cimentati con alterne fortune i sociologi ed i filosofi, i cronisti e gli improbabili opinionisti televisivi.
Per farla breve, è la capacità di sorprendere ed emozionare con una differente lunghezza d’onda, una linea sottile e silenziosa che racchiude molteplici aspetti e valori. A questo ed altro ho pensato, mentre rileggevo le liriche ispirate e mai banali, presentate da Marella Giovannelli in un incontro con il pubblico nei locali di una nota libreria sassarese. Questa bella signora gallurese è molto conosciuta nella Costa Smeralda per il suo lavoro di pungente biografa di un mondo discusso e quasi inaccessibile. Con lo pseudonimo di Mara Malda, la fustigatrice di costumi ha raccontato una realtà altrimenti giudicata luccicante, ed ha acquisito un paio di scoop di tutto rilievo, puntualmente offerti al popolare sito Dagospia.
Ma quando rientra nella sua meravigliosa casa sul mare, ed assorbe l’energia di questa terra magica e millenaria, si sveste delle paillettes e degli abiti da sera, e diventa l’anima sensibile e lieve di questo felice “Giostraio a riposo”. Marella ferma nel tempo e nel cuore le fotografie di una natura inesplorata, che lei ha qualche modo tenuto a battesimo. Quasi ad esorcizzare la paura dei cambiamenti e delle grette mutilazioni, che certi ingordi appetiti minacciano, vuole raccontare il prezioso dono degli elementi in pericolo: ( il soffio del vento ancora libero dalle barriere di cemento, il silenzioso crepitare del fuoco nel deserto, l’umidità della terra conquistata per un riposo dopo lungo e pensoso camminare, il ritmo eterno dell’acqua che tutto confonde e rinnova ).
Nella culla e nel nido tenero di questi amici, Marella attende la sopraffazione del suo spirito, investito da una inattesa rivelazione, che si traduce in sentimenti e ricordi, palpiti e simbolismi di alto profilo. E l’amore, in queste pagine è fanciullo e quasi clandestino.
L’amore è libero ed annoda solo brevi incontri, ama gli spazi infiniti e si sottrae ai lacci della nevrosi metropolitana e della ragione, che si riduce agli schemi consueti. Come nella bellissima e recente ispirazione di Lorenzo Jovanotti, il cielo ed il fango plasmano il vivere quotidiano, ed i sentimenti sono l’argilla pronta a cambiare la forma e lo spessore. Il giostraio, personaggio sovrano di questa raccolta, è ognuno di noi. Nel nostro ipnotico ripeterci e condannarci alla monotonia inconsapevole, c’è sempre il momento di salire ed iniziare una nuova avventura, con eccitazione e batticuore. Ed il momento di scendere, di ricevere la fine di un momento e di una relazione, di una stagione della vita e di una sicurezza che scioccamente credevamo eterna.
Nella voglia di cambiare ed abbandonarsi ai sensi, nel sentirci parte di quell’universo dal quale oscuramente veniamo e che ci sarà restituito, è questa osmosi tra il ricamo di una pagina e la natura. La mia personale sensibilità ha scelto dodici gemme, assolutamente da non perdere.
Tra le poesie di fuoco, CONDUCI IL GIOCO, DEDICA e IL GATTO SELVATICO. Tra le poesie di terra, OSSESSIONE, BOSCO e CIRCO. Nelle liriche d’acqua, segnalo le musicali MAREAMORE e IL FARO E LE MAREE, e LA PRIMA STELLA. Fra le parole d’aria, L’ESTRANEA, PITTORE ed I NOMI ALLE STELLE. Il libro (Edizioni Della Torre di Cagliari) è stampato da Gallizzi ed ha una raffinata veste grafica, con la copertina rosso cremisi e l’elegante corredo di immagini del bravo Lino Pes”.
“Che cosa è mai il fascino? Intorno a questo dibattito, si sono cimentati con alterne fortune i sociologi ed i filosofi, i cronisti e gli improbabili opinionisti televisivi.
Per farla breve, è la capacità di sorprendere ed emozionare con una differente lunghezza d’onda, una linea sottile e silenziosa che racchiude molteplici aspetti e valori. A questo ed altro ho pensato, mentre rileggevo le liriche ispirate e mai banali, presentate da Marella Giovannelli in un incontro con il pubblico nei locali di una nota libreria sassarese. Questa bella signora gallurese è molto conosciuta nella Costa Smeralda per il suo lavoro di pungente biografa di un mondo discusso e quasi inaccessibile. Con lo pseudonimo di Mara Malda, la fustigatrice di costumi ha raccontato una realtà altrimenti giudicata luccicante, ed ha acquisito un paio di scoop di tutto rilievo, puntualmente offerti al popolare sito Dagospia.
Ma quando rientra nella sua meravigliosa casa sul mare, ed assorbe l’energia di questa terra magica e millenaria, si sveste delle paillettes e degli abiti da sera, e diventa l’anima sensibile e lieve di questo felice “Giostraio a riposo”. Marella ferma nel tempo e nel cuore le fotografie di una natura inesplorata, che lei ha qualche modo tenuto a battesimo. Quasi ad esorcizzare la paura dei cambiamenti e delle grette mutilazioni, che certi ingordi appetiti minacciano, vuole raccontare il prezioso dono degli elementi in pericolo: ( il soffio del vento ancora libero dalle barriere di cemento, il silenzioso crepitare del fuoco nel deserto, l’umidità della terra conquistata per un riposo dopo lungo e pensoso camminare, il ritmo eterno dell’acqua che tutto confonde e rinnova ).
Nella culla e nel nido tenero di questi amici, Marella attende la sopraffazione del suo spirito, investito da una inattesa rivelazione, che si traduce in sentimenti e ricordi, palpiti e simbolismi di alto profilo. E l’amore, in queste pagine è fanciullo e quasi clandestino.
L’amore è libero ed annoda solo brevi incontri, ama gli spazi infiniti e si sottrae ai lacci della nevrosi metropolitana e della ragione, che si riduce agli schemi consueti. Come nella bellissima e recente ispirazione di Lorenzo Jovanotti, il cielo ed il fango plasmano il vivere quotidiano, ed i sentimenti sono l’argilla pronta a cambiare la forma e lo spessore. Il giostraio, personaggio sovrano di questa raccolta, è ognuno di noi. Nel nostro ipnotico ripeterci e condannarci alla monotonia inconsapevole, c’è sempre il momento di salire ed iniziare una nuova avventura, con eccitazione e batticuore. Ed il momento di scendere, di ricevere la fine di un momento e di una relazione, di una stagione della vita e di una sicurezza che scioccamente credevamo eterna.
Nella voglia di cambiare ed abbandonarsi ai sensi, nel sentirci parte di quell’universo dal quale oscuramente veniamo e che ci sarà restituito, è questa osmosi tra il ricamo di una pagina e la natura. La mia personale sensibilità ha scelto dodici gemme, assolutamente da non perdere.
Tra le poesie di fuoco, CONDUCI IL GIOCO, DEDICA e IL GATTO SELVATICO. Tra le poesie di terra, OSSESSIONE, BOSCO e CIRCO. Nelle liriche d’acqua, segnalo le musicali MAREAMORE e IL FARO E LE MAREE, e LA PRIMA STELLA. Fra le parole d’aria, L’ESTRANEA, PITTORE ed I NOMI ALLE STELLE. Il libro (Edizioni Della Torre di Cagliari) è stampato da Gallizzi ed ha una raffinata veste grafica, con la copertina rosso cremisi e l’elegante corredo di immagini del bravo Lino Pes”.
Alberto Cocco
domenica, aprile 06, 2008
Chiara Vigo, Maestro di Bisso Marino e Affabula-tessitrice, conquista i bambini di Olbia

Testo e foto in www.marellagiovannelli.com
Chiara Vigo, Maestro di Bisso Marino, unica in Europa ed una delle poche al mondo che ancora tesse la cosiddetta “seta di mare”, ha accolto l’invito del 3°Circolo Didattico di Olbia e, nell’arco di tre giornate, ha incontrato centinaia di bambini. Arrivata dall’isola di Sant’Antioco, l’ormai leggendaria Chiara Vigo, ha tenuto la sua prima lezione nella scuola di Santa Maria.
Ad accoglierla c’erano il Sindaco Gianni Giovannelli e l’assessore alla Pubblica Istruzione Uccio Iodice. La presenza della signora Vigo ha reso ancora più stimolante il progetto didattico avviato dalla coordinatrice Chiara Firinaiu, finalizzato alla conoscenza e alla tutela del patrimonio culturale della Sardegna e di quelle realtà che rischiano di scomparire senza lasciare traccia.
La storia della tessitrice di bisso di Sant’Antioco è anche racchiusa in un libro, realizzato dai bambini della scuola dell’infanzia di Santa Maria. Per tanti mesi i piccoli alunni hanno accolto suggestioni, appreso conoscenze e maturato nuove consapevolezze sui maestri delle antiche arti, depositari dei valori e del vero sapere.
Hanno quindi vissuto con grande entusiasmo il passaggio dalla teoria alla pratica con Chiara Vigo nelle vesti di affabula-tessitrice, maestra di comunicazione oltre che di bisso marino. Tutti conquistati dal suo patrimonio di saperi esposto e proposto in modo carismatico ed articolato. L’affascinante lezione della tessitrice di Sant’Antioco si è dipanata tra ricordi di famiglia, passaggi della Bibbia, citazioni storiche, spunti favolistici, incursioni scientifiche, momenti ludici ed esperimenti in odore di magia.
Ma non poteva mancare la realtà dei fatti, dimostrata dai bioccoli di bisso, ripuliti, pettinati e filati “in diretta” da Chiara Vigo che ha poi coinvolto i bambini, diventati alberi, nella creazione di un telaio nuragico con successiva realizzazione di braccialetti e nastrini.
“Il bisso marrone, reso elastico dal limone, grazie ai raggi del sole prende il colore dell’oro”, ha spiegato la tessitrice, depositaria di una tradizione ancestrale, ricca di misteri e di segreti, tramandatale dalla nonna Leonilde Mereu. Chiara Vigo, definita unica erede di Berenice, tinge il suo bisso (ottenuto da un filamento prodotto dalle nacchere che si trovano nei fondali dell’ isola di Sant'Antioco) con erbe raccolte durante il periodo di luna nuova. Lo fila solo con un fuso di canna e lo tesse su un pesantissimo telaio in legno, ripetendo all’infinito gesti di certosina precisione.
Ai bambini ha mostrato anche il piccolo arazzo “Il leone di Tiro”, ricamato in bisso, precisando che dei giapponesi, a Porto Cervo, le offrirono 2 miliardi e mezzo di lire per averlo. Chiara Vigo rifutò perché, come lei stesso ha ribadito “il bisso non si compra e non si vende, i miei lavori sono dei giovani della Sardegna”.
Per lei è fondamentale far conoscere anche ai più piccoli un’arte millenaria e Maria, una bambina della scuola di Olbia, è stata scelta per un rito antichissimo. La Vigo le ha donato un laccio di bisso impegnandosi a tessere il suo cuscino di nozze se Maria, prima di sposarsi, glielo riporterà a Sant’Antioco.
“Se io non ci sarò più - ha precisato Tzia Chiara - lo farà Maddalena, la persona che prenderà il mio posto. Anche lei si batterà per salvare l’antica tradizione della tessitura del bisso e il giuramento in base al quale il bisso non si può vendere né commercializzare, perché è proprietà dell’intero popolo sardo.
Tessere il bisso non è, come sembra, far parte di una schiera di artigiani che elaborano tessuti e li vendono. Come è sempre stato, significa avere la responsabilità di conservare intatto un patrimonio gestuale che fa parte della storia dei propri avi e, di conseguenza, avere la consapevolezza dell´importanza della conservazione, senza creare squilibri o distruzioni della natura”.
Ad accoglierla c’erano il Sindaco Gianni Giovannelli e l’assessore alla Pubblica Istruzione Uccio Iodice. La presenza della signora Vigo ha reso ancora più stimolante il progetto didattico avviato dalla coordinatrice Chiara Firinaiu, finalizzato alla conoscenza e alla tutela del patrimonio culturale della Sardegna e di quelle realtà che rischiano di scomparire senza lasciare traccia.
La storia della tessitrice di bisso di Sant’Antioco è anche racchiusa in un libro, realizzato dai bambini della scuola dell’infanzia di Santa Maria. Per tanti mesi i piccoli alunni hanno accolto suggestioni, appreso conoscenze e maturato nuove consapevolezze sui maestri delle antiche arti, depositari dei valori e del vero sapere.
Hanno quindi vissuto con grande entusiasmo il passaggio dalla teoria alla pratica con Chiara Vigo nelle vesti di affabula-tessitrice, maestra di comunicazione oltre che di bisso marino. Tutti conquistati dal suo patrimonio di saperi esposto e proposto in modo carismatico ed articolato. L’affascinante lezione della tessitrice di Sant’Antioco si è dipanata tra ricordi di famiglia, passaggi della Bibbia, citazioni storiche, spunti favolistici, incursioni scientifiche, momenti ludici ed esperimenti in odore di magia.
Ma non poteva mancare la realtà dei fatti, dimostrata dai bioccoli di bisso, ripuliti, pettinati e filati “in diretta” da Chiara Vigo che ha poi coinvolto i bambini, diventati alberi, nella creazione di un telaio nuragico con successiva realizzazione di braccialetti e nastrini.
“Il bisso marrone, reso elastico dal limone, grazie ai raggi del sole prende il colore dell’oro”, ha spiegato la tessitrice, depositaria di una tradizione ancestrale, ricca di misteri e di segreti, tramandatale dalla nonna Leonilde Mereu. Chiara Vigo, definita unica erede di Berenice, tinge il suo bisso (ottenuto da un filamento prodotto dalle nacchere che si trovano nei fondali dell’ isola di Sant'Antioco) con erbe raccolte durante il periodo di luna nuova. Lo fila solo con un fuso di canna e lo tesse su un pesantissimo telaio in legno, ripetendo all’infinito gesti di certosina precisione.
Ai bambini ha mostrato anche il piccolo arazzo “Il leone di Tiro”, ricamato in bisso, precisando che dei giapponesi, a Porto Cervo, le offrirono 2 miliardi e mezzo di lire per averlo. Chiara Vigo rifutò perché, come lei stesso ha ribadito “il bisso non si compra e non si vende, i miei lavori sono dei giovani della Sardegna”.
Per lei è fondamentale far conoscere anche ai più piccoli un’arte millenaria e Maria, una bambina della scuola di Olbia, è stata scelta per un rito antichissimo. La Vigo le ha donato un laccio di bisso impegnandosi a tessere il suo cuscino di nozze se Maria, prima di sposarsi, glielo riporterà a Sant’Antioco.
“Se io non ci sarò più - ha precisato Tzia Chiara - lo farà Maddalena, la persona che prenderà il mio posto. Anche lei si batterà per salvare l’antica tradizione della tessitura del bisso e il giuramento in base al quale il bisso non si può vendere né commercializzare, perché è proprietà dell’intero popolo sardo.
Tessere il bisso non è, come sembra, far parte di una schiera di artigiani che elaborano tessuti e li vendono. Come è sempre stato, significa avere la responsabilità di conservare intatto un patrimonio gestuale che fa parte della storia dei propri avi e, di conseguenza, avere la consapevolezza dell´importanza della conservazione, senza creare squilibri o distruzioni della natura”.
martedì, aprile 01, 2008
Petra Segreta: un gioiello dell’accoglienza tra i graniti di San Pantaleo

Testo e foto in www.marellagiovannelli.com (sez.Mara Malda)
Si chiama Petra Segreta Resort & Spa la sorprendente novità incastonata tra le rocce di San Pantaleo, frazione del comune di Olbia e paese tra i più suggestivi della Gallura, nell’entroterra della Costa Smeralda.
Ci si arriva da una strada bianca che si lascia alle spalle le botteghe degli artisti, la piazza, la chiesa e il cuore in granito del villaggio. Il percorso che porta alla Petra Segreta potrebbe ben figurare in una caccia al tesoro, soprattutto, una volta raggiunta la neonata “charming house”.
Spettacolare il panorama che abbraccia il golfo di Arzachena, Caprera, la Maddalena e la Corsica. Qui è stato ricreato un piccolo borgo di stazzi dove rivive tutto il fascino della vecchia cussorgja gallurese.
I proprietari Luigi Bergeretto e Rosella Marchese (lei architetto, lui chef) hanno realizzato camere d’albergo di alto livello fiabescamente integrate nella natura circostante. I percorsi attraversano un’area di cinque ettari di bosco di rara bellezza, tra il verde cupo dei lecci e dei ginepri ed il biancore delle rocce granitiche scavate dal vento. Il tutto, immerso nei profumi e nei colori della macchia sarda.
La costruzione principale si affaccia sulla piscina, dove si trovano la hall, il salotto con camino, l’angolo bar con terrazzo panoramico, il ristorante con verande all’esterno, gli spazi riservati alla lettura e alla vita sociale. Molto particolare e raffinato anche l’arredamento che ha il calore di una vecchia ed accogliente dimora di campagna. Lo stesso stile caratterizza le 15 camere riservate agli ospiti del resort; ogni stanza ha il bagno interamente rivestito in pietra e una terrazza privata dotata di arredi da esterno.
Il centro benessere offre una serie di trattamenti ideati da Dipu, un famoso esperto indiano di medicina e di massaggi ayurvedici. L’esclusività della SPA consiste in due grotte naturali usate per trattamenti speciali come il Segreto di Petra su un letto di sale marino posto al centro della caverna e il Percorso dei Giganti, unico nel suo genere e realizzato all’aperto.
I prodotti usati sono preparati con le piante officinali presenti nel parco naturale del resort. La piscina, di acqua riscaldata con molteplici getti di idromassaggio e geyser a microibolle d’aria, è costruita su una rocca che domina le vallate e gode di una splendida vista sul mare.
Eccellente è anche il ristorante dell’hotel, curato dal proprietario-chef Luigi Bergeretto che sceglie personalmente le materie prime, dal pesce nostrano alle carni di allevamenti senza contaminazioni, verdure selvatiche provenienti dal territorio oltre agli inimitabili formaggi della Sardegna e le spezie locali.
Dalle sapienti mani di Luigi nascono piatti che uniscono gusti e sapori della tradizione alla raffinatezza della presentazione. Petra Segreta, gioiello dell’accoglienza, dista pochi minuti dal centro di San Pantaleo, paese antico ed incantevole, amato, proprio per la sua autenticità, da tanti artisti italiani e stranieri che hanno scelto di viverci tutto l’anno.
Si chiama Petra Segreta Resort & Spa la sorprendente novità incastonata tra le rocce di San Pantaleo, frazione del comune di Olbia e paese tra i più suggestivi della Gallura, nell’entroterra della Costa Smeralda.
Ci si arriva da una strada bianca che si lascia alle spalle le botteghe degli artisti, la piazza, la chiesa e il cuore in granito del villaggio. Il percorso che porta alla Petra Segreta potrebbe ben figurare in una caccia al tesoro, soprattutto, una volta raggiunta la neonata “charming house”.
Spettacolare il panorama che abbraccia il golfo di Arzachena, Caprera, la Maddalena e la Corsica. Qui è stato ricreato un piccolo borgo di stazzi dove rivive tutto il fascino della vecchia cussorgja gallurese.
I proprietari Luigi Bergeretto e Rosella Marchese (lei architetto, lui chef) hanno realizzato camere d’albergo di alto livello fiabescamente integrate nella natura circostante. I percorsi attraversano un’area di cinque ettari di bosco di rara bellezza, tra il verde cupo dei lecci e dei ginepri ed il biancore delle rocce granitiche scavate dal vento. Il tutto, immerso nei profumi e nei colori della macchia sarda.
La costruzione principale si affaccia sulla piscina, dove si trovano la hall, il salotto con camino, l’angolo bar con terrazzo panoramico, il ristorante con verande all’esterno, gli spazi riservati alla lettura e alla vita sociale. Molto particolare e raffinato anche l’arredamento che ha il calore di una vecchia ed accogliente dimora di campagna. Lo stesso stile caratterizza le 15 camere riservate agli ospiti del resort; ogni stanza ha il bagno interamente rivestito in pietra e una terrazza privata dotata di arredi da esterno.
Il centro benessere offre una serie di trattamenti ideati da Dipu, un famoso esperto indiano di medicina e di massaggi ayurvedici. L’esclusività della SPA consiste in due grotte naturali usate per trattamenti speciali come il Segreto di Petra su un letto di sale marino posto al centro della caverna e il Percorso dei Giganti, unico nel suo genere e realizzato all’aperto.
I prodotti usati sono preparati con le piante officinali presenti nel parco naturale del resort. La piscina, di acqua riscaldata con molteplici getti di idromassaggio e geyser a microibolle d’aria, è costruita su una rocca che domina le vallate e gode di una splendida vista sul mare.
Eccellente è anche il ristorante dell’hotel, curato dal proprietario-chef Luigi Bergeretto che sceglie personalmente le materie prime, dal pesce nostrano alle carni di allevamenti senza contaminazioni, verdure selvatiche provenienti dal territorio oltre agli inimitabili formaggi della Sardegna e le spezie locali.
Dalle sapienti mani di Luigi nascono piatti che uniscono gusti e sapori della tradizione alla raffinatezza della presentazione. Petra Segreta, gioiello dell’accoglienza, dista pochi minuti dal centro di San Pantaleo, paese antico ed incantevole, amato, proprio per la sua autenticità, da tanti artisti italiani e stranieri che hanno scelto di viverci tutto l’anno.
lunedì, marzo 17, 2008
Chagall, fanciullo cosmico e sognatore di forme ibride in mostra al Man di Nuoro

Testo e foto in www.marellagiovannelli.com (sez.Marella Giovannelli)
I mostri, le chimere e le figure ibride di Marc Chagall in esposizione al Museo Man di Nuoro dipingono il microcosmo dello shtetl magistralmente raccontato, in letteratura, da Isaac B.Singer.
La quotidianità pittoresca e mistica allo stesso tempo, dei piccoli villaggi ebraici dell’Europa Orientale, rivive nelle opere del grandissimo artista nato a Vitebsk nel 1887 e morto a Saint-Paul-de-Vence nel 1985.
Molti simboli ebraici chassidici si ritrovano nella pittura onirica e favolistica di Chagall.
Dalle lune calanti che alludono a una sciagura cosmica ai grappoli di stelle che si fanno opache avvicinandosi alla terra, dal violinista che è uno dei classici travestimenti del diavolo agli spettri che si insinuano nella realtà trasfigurandola.
Chagall, fanciullo cosmico e sognatore di forme ibride, è affascinato dalle metamorfosi.
Chimere misteriose, metà uomo e metà bestia, favolosi animali volanti, strumenti musicali con braccia e testa si accompagnano alla donna-gallo, all’uomo-lampione e all’asino-pittore.
I suoi quadri, ricchi di simboli e allegorie, esprimono l’attaccamento alle sue radici, all’ebraismo e alla Bibbia ma, soprattutto, al suo doppio Credo: Amore e Libertà.
Chagall riuscì a rimanere libero anche nei temi religiosi oltre che nella rappresentazione, sempre all’insegna di un’ironica leggerezza, dei miracoli erranti compiuti dai Giusti e dei piccoli e grandi misfatti perpetrati da potenti veri o presunti.
La quotidianità pittoresca e mistica allo stesso tempo, dei piccoli villaggi ebraici dell’Europa Orientale, rivive nelle opere del grandissimo artista nato a Vitebsk nel 1887 e morto a Saint-Paul-de-Vence nel 1985.
Molti simboli ebraici chassidici si ritrovano nella pittura onirica e favolistica di Chagall.
Dalle lune calanti che alludono a una sciagura cosmica ai grappoli di stelle che si fanno opache avvicinandosi alla terra, dal violinista che è uno dei classici travestimenti del diavolo agli spettri che si insinuano nella realtà trasfigurandola.
Chagall, fanciullo cosmico e sognatore di forme ibride, è affascinato dalle metamorfosi.
Chimere misteriose, metà uomo e metà bestia, favolosi animali volanti, strumenti musicali con braccia e testa si accompagnano alla donna-gallo, all’uomo-lampione e all’asino-pittore.
I suoi quadri, ricchi di simboli e allegorie, esprimono l’attaccamento alle sue radici, all’ebraismo e alla Bibbia ma, soprattutto, al suo doppio Credo: Amore e Libertà.
Chagall riuscì a rimanere libero anche nei temi religiosi oltre che nella rappresentazione, sempre all’insegna di un’ironica leggerezza, dei miracoli erranti compiuti dai Giusti e dei piccoli e grandi misfatti perpetrati da potenti veri o presunti.
domenica, marzo 16, 2008
Tra dipinti e poesie gira il Giostraio
Testo e foto in www.marellagiovannelli.com (sez.Mara Malda)
Parto da un commento (lasciato ieri notte da Erminio Sirianni nel sito http://www.marellagiovannelli.com/) e dalla mia risposta, per cercare di descrivere un incontro tanto informale quanto emozionante, tra “Il giostraio a riposo” di Marella Giovannelli e “Donna Nuovo Millennio”, una mostra di pittura allestita nella Galleria dell’Hotel Melià ad Olbia.
"Memento Audere semper.
"Memento Audere semper.
Ricordati di osare sempre .... così si può tradurre il motto latino ma anche la tua presentazione. Sono rimasto piacevolmente sorpreso per la forza d'espressione, d'animo, sentimento, etc etc . che ho percepito stasera. Le due lettrici al Melià sono state bravissime ma ti ringrazio per aver dato ad Olbia la tua lettura personale. I tuoi sospiri (veri e sinceri) erano un universo di emozioni che, si sentiva, ti riportavano a quei momenti. Tu, la penna e ... solo tu sai cosa.
Sono certo che molte delle persone presenti ri-inizieranno a scrivere con maggior coraggio e, chi non aveva ancora osato... inizierà a farlo perchè gli hai dato un punto fermo : Il Dolore, La Tristezza, La Sofferenza, Le Paure - tutte con la Maiuscola - si possono e si devono combattere e vincere, la Poesia è un ottimo mezzo…” Erminio Sirianni.
Sono certo che molte delle persone presenti ri-inizieranno a scrivere con maggior coraggio e, chi non aveva ancora osato... inizierà a farlo perchè gli hai dato un punto fermo : Il Dolore, La Tristezza, La Sofferenza, Le Paure - tutte con la Maiuscola - si possono e si devono combattere e vincere, la Poesia è un ottimo mezzo…” Erminio Sirianni.
Questa la mia risposta:
“Prima mi ero sempre limitata a leggere al massimo due mie poesie, scelte tra quelle meno intime. Ieri ho voluto superare, non lo scoglio, ma la tempesta di emozioni che mi assale quando rivivo, rileggendoli (anche da sola) i momenti ispiratori dei miei versi. Ci ho provato perchè ho pensato alle donne che mi hanno invitato a presentare “Il giostraio a riposo” nel contesto di una mostra di pittura molto vicina ai temi delle mie poesie. Mi sono detta che queste donne hanno dipinto le violenze subite, gli amori perduti e ritrovati, l'angoscia del tradimento, i loro sogni e i loro incubi. E quindi anche io dovevo riuscire a stabilire con queste mie "compagne di percorso", un rapporto diretto, leggendo personalmente le mie poesie.
Per questo ho voluto condividere il microfono con due donne che non conoscevo fino a qualche giorno fa, al loro debutto con la recitazione di versi; così ho coinvolto Franca Secchi e Silvia Caturano.
“Prima mi ero sempre limitata a leggere al massimo due mie poesie, scelte tra quelle meno intime. Ieri ho voluto superare, non lo scoglio, ma la tempesta di emozioni che mi assale quando rivivo, rileggendoli (anche da sola) i momenti ispiratori dei miei versi. Ci ho provato perchè ho pensato alle donne che mi hanno invitato a presentare “Il giostraio a riposo” nel contesto di una mostra di pittura molto vicina ai temi delle mie poesie. Mi sono detta che queste donne hanno dipinto le violenze subite, gli amori perduti e ritrovati, l'angoscia del tradimento, i loro sogni e i loro incubi. E quindi anche io dovevo riuscire a stabilire con queste mie "compagne di percorso", un rapporto diretto, leggendo personalmente le mie poesie.
Per questo ho voluto condividere il microfono con due donne che non conoscevo fino a qualche giorno fa, al loro debutto con la recitazione di versi; così ho coinvolto Franca Secchi e Silvia Caturano.
Quanto alla giovanissima chitarrista (Ilaria ha solo 14 anni); lei è stata un'altra bella sorpresa: ha preparato degli accordi apposta per Il giostraio, lavorandoci da sola, un paio di giorni. Il suo felice debutto, ieri sera, è stato ulteriore motivo di gioia per me. E' piaciuta moltissimo anche a me l'atmosfera che si è venuta a creare al Melià; mi sono sentita tra amici eppure conoscevo solo alcune delle persone presenti…”
Oltre che Franca, Silvia e Ilaria, devo ringraziare la promotrice dell’incontro, la pittrice messicana Ana Maria Serna, Mauro Orrù che ha coordinato le varie fasi del reading e tutti quelli che hanno partecipato, prima con l’ascolto e poi dando vita a un dibattito. Finite le domande “pubbliche”, è iniziato un altro momento altrettanto interessante. Ad avvicinarmi sono stati alcuni uomini e tante donne che hanno espresso considerazioni significativamente diverse sul “mettersi a nudo” attraverso la poesia.
I primi hanno manifestato pudore e imbarazzo mentre dalle seconde sono arrivati segnali diametralmente opposti, efficamente espressi anche nei quadri esposti al Melià. Il filo conduttore dell’interessante collettiva è la donna nei suoi vari ruoli: figlia, sorella, compagna, lavoratrice, madre. La mostra, pur coinvolgendo artisti di generazioni e tendenze diverse, rappresenta in modo coralmente efficace i conflitti, le contraddizioni e le tensioni dell’universo femminile.
La violenza, fisica e psicologica, è uno dei temi centrali di questa esposizione non convenzionale, per niente “edulcorata”, che colpisce proprio per la forza e il significato profondo del suo messaggio. Le donne del nuovo millennio, esattamente come quelle di ieri, sono troppo spesso vittime all’interno delle loro famiglie e sul posto di lavoro. Non sempre trovano il coraggio di denunciare violenze e soprusi, di ribellarsi a vecchie e nuove schiavitù.
Fra i 35 lavori in mostra al Melià, ci sono anche “visioni” più serene ma la complessità della condizione femminile è il filo rosso che poeticamente lega l’intera esposizione. Nelle tele si ritrovano, intensi, i piaceri e i dolori dell’essere donna, vista come portatrice di una molteplicità di aspetti tra loro non antitetici ma complementari e ricchi di una sensibilità diversa da quella maschile.
Oltre che Franca, Silvia e Ilaria, devo ringraziare la promotrice dell’incontro, la pittrice messicana Ana Maria Serna, Mauro Orrù che ha coordinato le varie fasi del reading e tutti quelli che hanno partecipato, prima con l’ascolto e poi dando vita a un dibattito. Finite le domande “pubbliche”, è iniziato un altro momento altrettanto interessante. Ad avvicinarmi sono stati alcuni uomini e tante donne che hanno espresso considerazioni significativamente diverse sul “mettersi a nudo” attraverso la poesia.
I primi hanno manifestato pudore e imbarazzo mentre dalle seconde sono arrivati segnali diametralmente opposti, efficamente espressi anche nei quadri esposti al Melià. Il filo conduttore dell’interessante collettiva è la donna nei suoi vari ruoli: figlia, sorella, compagna, lavoratrice, madre. La mostra, pur coinvolgendo artisti di generazioni e tendenze diverse, rappresenta in modo coralmente efficace i conflitti, le contraddizioni e le tensioni dell’universo femminile.
La violenza, fisica e psicologica, è uno dei temi centrali di questa esposizione non convenzionale, per niente “edulcorata”, che colpisce proprio per la forza e il significato profondo del suo messaggio. Le donne del nuovo millennio, esattamente come quelle di ieri, sono troppo spesso vittime all’interno delle loro famiglie e sul posto di lavoro. Non sempre trovano il coraggio di denunciare violenze e soprusi, di ribellarsi a vecchie e nuove schiavitù.
Fra i 35 lavori in mostra al Melià, ci sono anche “visioni” più serene ma la complessità della condizione femminile è il filo rosso che poeticamente lega l’intera esposizione. Nelle tele si ritrovano, intensi, i piaceri e i dolori dell’essere donna, vista come portatrice di una molteplicità di aspetti tra loro non antitetici ma complementari e ricchi di una sensibilità diversa da quella maschile.
domenica, marzo 09, 2008
Il Toto-Ravot impazza in Sardegna
Testo e foto esclusive in www.marellagiovannelli.com (sez.Mara Malda)
C’è, non c’è, è dentro, è fuori: in Sardegna impazza il Toto-Ravot. Ha creato notevole scompiglio una “voce” ripresa e mollata dalla stampa nel giro di 24 ore. Secondo non si sa bene chi, la lista sarda del Popolo della Libertà, avrebbe dovuto includere come candidata alla Camera, voluta dallo stesso Berlusconi, la giovane cantante sassarese Cristina Ravot. L’indiscrezione, gonfiata e sgonfiata a tempo di record, ha lasciato nell’Isola una “coda” tra il velenoso e il curioso. Ma chi è Cristina Ravot? In un articolo, firmato Mara Malda, nell’estate del 2006, su di lei scrivevo:
Un bel pezzo di Sardegna nella Berlusconi Band
C’è anche un bel pezzo di Sardegna nella Berlusconi Band che spesso segue il Cavaliere nelle sue uscite canterine. Lei si chiama Cristina Ravot, “giovane cantante sassarese, voce magnifica e corpo da sballo” come io stessa (deprecabile auto-citazione) ho scritto nell’agosto 2003. A quell’estate risalgono le fotografie qui pubblicate e, già da allora, la mora & sinuosa Ravot aveva le idee chiare. Niente più concorsi da velina (già fatto), massima concentrazione sul canto, studi al Conservatorio di Roma, l’approdo nella Bossa Band di Sandro Deidda e un repertorio swing ritmato e seducente.
Il fisico da pin-up male non fa; la voce è delicatamente melodiosa e Cristina si fa apprezzare nei locali più noti della capitale. Partecipa a concerti e serate (tre anni fa anche al piano bar del Pepero) ma la svolta arriva lo scorso inverno quando viene presentata ad Apicella e, dal Menestrello al Cavaliere, il passo è breve. Cristina Ravot, anche con un tempo da lupi, ben prima di questa, frenetica estate, seguiva il Berlusconi Ensemble per dei fine-settimana canterini alla Certosa. Il gruppo, guidato dal duo Silvio & Mariano, anche in bassa stagione, ha composto, provato e fatto musica nei vari angoli della villa e del parco. Rino Giglio e Loriana Lana hanno scritto le nuove canzoni per il prossimo disco di Apicella e Berlusconi che uscirà a fine settembre. Agosto quindi è tempo di prove ed anteprime (non solo alla Certosa) con la tonica Ravot che, nella sua Sardegna, ora canta “Tempo di rumba” e spesso balla con il Cavaliere.
sabato, marzo 08, 2008
Il Giostraio a riposo presentato a Sassari da Aldo Maria Morace
Testo integrale e foto in www.marellagiovannelli.com
Il Giostraio a riposo di Marella Giovannelli ha fatto tappa a Sassari. La presentazione del libro si è svolta nel salotto letterario della Mondadori Libreria Dessì affidata alle amorevoli cure di Chicca Pulina e Amelia Pigliaru. Ringrazio questa coppia vincente di donne per la loro squisita ospitalità. Prezioso il contributo di Eugenia Tognotti, storica, saggista e opinionista di prestigiose riviste italiane e straniere e dell’apprezzato musicista-cantatutore Mariano Melis che ha accompagnato Maria Antonietta Azzu e Mauro Orrù, nell’intensa e coinvolgente recitazione di una ventina di poesie tratte da “Il giostraio a riposo”.
A presentare il libro è stato Aldo Maria Morace. Ordinario di letteratura italiana, è preside della Facoltà di Lettere dell’Università di Sassari e direttore della Scuola di Dottorato in Scienze dei sistemi culturali. Ha pubblicato saggi su Dante, sui Fioretti, sul Tasso, su Campanella, su Antonio Piazza, sull'Ottocento (Sestini, Berchet, Manzoni, Varese, Guerrazzi, Leopardi, Prati, Mauro, Verga, Capuana, Farina, la novella romantica, il «Conciliatore», il romanticismo calabrese, d’Annunzio) e sul Novecento (Deledda, Pirandello, Tozzi, Alvaro, Montale, Quasimodo, D'Arzo, Seminara, Prisco, Bonaviri, D'Arrigo, Consolo, Satta, Calabrò, Maffia). Ha coordinato diversi progetti nazionali di ricerca, dirige collane di saggistica e di narrativa e la rivista «Crocevia»; è membro dei Comitati per l’Edizione Nazionale dell’Opera Omnia di Tasso, di Capuana e di De Roberto. Questo è un estratto della recensione scritta da Aldo Maria Morace:
Il Giostraio a riposo di Marella Giovannelli ha fatto tappa a Sassari. La presentazione del libro si è svolta nel salotto letterario della Mondadori Libreria Dessì affidata alle amorevoli cure di Chicca Pulina e Amelia Pigliaru. Ringrazio questa coppia vincente di donne per la loro squisita ospitalità. Prezioso il contributo di Eugenia Tognotti, storica, saggista e opinionista di prestigiose riviste italiane e straniere e dell’apprezzato musicista-cantatutore Mariano Melis che ha accompagnato Maria Antonietta Azzu e Mauro Orrù, nell’intensa e coinvolgente recitazione di una ventina di poesie tratte da “Il giostraio a riposo”.
A presentare il libro è stato Aldo Maria Morace. Ordinario di letteratura italiana, è preside della Facoltà di Lettere dell’Università di Sassari e direttore della Scuola di Dottorato in Scienze dei sistemi culturali. Ha pubblicato saggi su Dante, sui Fioretti, sul Tasso, su Campanella, su Antonio Piazza, sull'Ottocento (Sestini, Berchet, Manzoni, Varese, Guerrazzi, Leopardi, Prati, Mauro, Verga, Capuana, Farina, la novella romantica, il «Conciliatore», il romanticismo calabrese, d’Annunzio) e sul Novecento (Deledda, Pirandello, Tozzi, Alvaro, Montale, Quasimodo, D'Arzo, Seminara, Prisco, Bonaviri, D'Arrigo, Consolo, Satta, Calabrò, Maffia). Ha coordinato diversi progetti nazionali di ricerca, dirige collane di saggistica e di narrativa e la rivista «Crocevia»; è membro dei Comitati per l’Edizione Nazionale dell’Opera Omnia di Tasso, di Capuana e di De Roberto. Questo è un estratto della recensione scritta da Aldo Maria Morace:
“…Il giostraio a riposo si dipana in quattro sezioni: Fuoco, Terra, Acqua, Aria...Stupendamente illustrato e tipograficamente e bello. Titolo ossimorico. Giostraio: imprime il moto, ma è a riposo. Per guardare, per sentire, per meditare. Si è fermato a guardare lo sconcio polipaio in cui è immerso. Nella lirica della Giovannelli l’io poetico parla quasi esclusivamente attraverso i flussi e i ritmi della natura, traduce simbolicamente l'interezza del ciclo vitale nel suo moto e vi vede la porta che apre le plaghe dell'infinito pervenendo ad una scabra e densa e riconoscibile misura di canto pur nel percorrimento di una linea fra le più affascinanti e frequentate della poesia di ogni tempo. Ma se la poesia è concepita come strenua interrogazione ed itinerario esistenziale tra acque e terre, tra eros e decantazione meditativa, mutamento e persistenza sono sottoposti ad inversione: i miti seguono la deriva della corrente, si spostano per effetto della forza assidua che li sostiene e imprime il moto; e l'acqua, l'elemento più fluido ed instabile e fuggitivo, diviene ricordo, entità che conserva le memorie private come quelle dell'umanità....
E' la rivelazione di una voce di poesia, che traduce simbolicamente l'interezza del ciclo vitale nel movimento del mare, che vede in esso una porta aperta alle plaghe dell'infinito, pervenendo ad una sua compiuta dimensione stilistica ed espressiva, con esiti di alta suggestione che vengono ancor più potenziati dalla preziosità della veste editoriale e tipografica e dal rapporto, al tempo stesso osmotico e simbiotico, che si instaura tra i testi delle liriche e le spatolature coloristiche delle tavole di Lino Pes: una sinergia tra Poesia e pittura. Promana dalla raccolta della Giovannelli il fascino di una poesia che si rivela ancora umida di vita. Tutta riverberata sull'io della poetessa, al tempo stesso la raccolta non lo svela, non ne suggerisce contorni privati, cifre umane: l'io parla solo attraverso la natura, attingendo una sua essenziale, captante misura di canto pur nel percorrimento di un tema fra i più affascinanti e frequentati dalla poesia di tutti i tempi, da Omero a Virgilio, da Baudelaire a Rimbaud, da Saba a Montale, per non citare che qualche presenza in quest'ambito…
Aggettivazione mai clamorosa, estremamente oculata, che non sottrae il peso semantico al sostantivo che non lo domina. E' la collocazione, invece, a renderla preziosa, ad eludere la banalità sgranata della sintassi multimediale, anche attraverso l'uso accentuato della costruzione inversa nell'ambito della frase e del verso, con effetti di distillazione e di illimpidimento recitativo… Rime, assonanze e consonanze, che insorgono lì dove si scarica il peso espressivo, e talvolta in collocazione baciata. Una rete di rimandi e di richiami fonici all'interno delle singole liriche tra una lirica e un'altra. Unico movimento musicale giocato stupendamente: in accordo sintonico con i ritmi e le voci della natura, e quasi con il movimento alterno delle onde. Esito a circuito chiuso nell'ambito delle singole liriche (il mare che s'avvolge su se stesso); ma anche rimando continuo da una lirica all'altra fino ad attingere la dimensione compatta del canzoniere, imperniata su una trepida dialettica tra smarrimento e sogno, tra dilatarsi dell'ombra e ritrovata percezione mallarmeana dell'azzurro, tra placidità notturna e improvvisa irruenza ventosa, fra dilagare dei giorni ed epifania dell'esistere; e sempre con coerenza tonale, concentrando ogni elemento, ogni linea, ogni rimando, naturalistico e simbolico, nell'alveo onniassorbente dei quattro elementi naturali. Il dato fisico si fonde con la tonalità dell'anima. Referente naturale che diviene dato simbolico...
E' una frustrazione che segna la progressione dell'ombra. Ma ancora può aprirsi il margine del miracolo, l'epifania di un'immagine vitale sottratta, montalianamente, al frantume dell'inesistenza. E le parole del tempo riportano alla memoria giorni lunghi di amare discordanze, come sempre nella Giovannelli mai drammatizzate, ma rese sempre con gli accenti attenuati che dà il pudore del dolore. La lirica s'affolta di presenze spoglie, smorte: una spirale di malinconia dolorosa innesca un movimento onniassorbente di fuga: fuga dei giorni, della luna, dei gabbiani. E' un universo in fuga rapinosa, cui si contrappone il lamento muto delle cose sciupate e rapprese. Quasi ad esorcizzare il sovrastare dell'ombra, lo smarrimento della luce, l'io poetico inastaura lo spazio raccolto di un giardino, si circoscrive nelle sue valve verdi per risuscitare la presenza della luce attraverso la dimensione salvifica del ricordo. E se il vento iroso cancella l'impronta del ricordo, se l'ombra sembra accerchiare e fagocitare l'irenico lucore del raggio lunare, poi il miracolo d'esistere tornerà ad infiltrarsi nel muro desolato della roccia, nello spessore del silenzio che condanna alla sterilità la terra desolata, attraverso la rapinosità dell'eros.
I silenzi incantati dell'autunno risuonano con vibrazione sommessa e densa, quasi un infiltrarsi del torpore, un lento vanire della memoria dei giorni. Vi s'instaura un ritmo rallentato, pausato, come il trasmutarsi pigro della luce. “Silenzio” e “solitudine” sono, d'altronde, parole chiave, autentici mot clé nell'universo poetico della Giovannelli: l'ombra della sera accampa solitudine di vento; e la solitudine promana dall'oblio delle voci che si sono spente, con un rarefarsi estremo, ma non compiaciuto delle presenze umane, quasi un'oblazione dolorosa che paga la ricchezza gelosa dell'interiorità. Notti ed albe sono le ore topiche della poesia della Giovannelli. Per ascoltare le voci del silenzio, per attingere una percezione depurata del cosmo: una percettività sensoriale acutissima, magicamente dilatata, crea un rimando speculare tra tra micro e macrocosmo...
E' la rivelazione di una voce di poesia, che traduce simbolicamente l'interezza del ciclo vitale nel movimento del mare, che vede in esso una porta aperta alle plaghe dell'infinito, pervenendo ad una sua compiuta dimensione stilistica ed espressiva, con esiti di alta suggestione che vengono ancor più potenziati dalla preziosità della veste editoriale e tipografica e dal rapporto, al tempo stesso osmotico e simbiotico, che si instaura tra i testi delle liriche e le spatolature coloristiche delle tavole di Lino Pes: una sinergia tra Poesia e pittura. Promana dalla raccolta della Giovannelli il fascino di una poesia che si rivela ancora umida di vita. Tutta riverberata sull'io della poetessa, al tempo stesso la raccolta non lo svela, non ne suggerisce contorni privati, cifre umane: l'io parla solo attraverso la natura, attingendo una sua essenziale, captante misura di canto pur nel percorrimento di un tema fra i più affascinanti e frequentati dalla poesia di tutti i tempi, da Omero a Virgilio, da Baudelaire a Rimbaud, da Saba a Montale, per non citare che qualche presenza in quest'ambito…
Aggettivazione mai clamorosa, estremamente oculata, che non sottrae il peso semantico al sostantivo che non lo domina. E' la collocazione, invece, a renderla preziosa, ad eludere la banalità sgranata della sintassi multimediale, anche attraverso l'uso accentuato della costruzione inversa nell'ambito della frase e del verso, con effetti di distillazione e di illimpidimento recitativo… Rime, assonanze e consonanze, che insorgono lì dove si scarica il peso espressivo, e talvolta in collocazione baciata. Una rete di rimandi e di richiami fonici all'interno delle singole liriche tra una lirica e un'altra. Unico movimento musicale giocato stupendamente: in accordo sintonico con i ritmi e le voci della natura, e quasi con il movimento alterno delle onde. Esito a circuito chiuso nell'ambito delle singole liriche (il mare che s'avvolge su se stesso); ma anche rimando continuo da una lirica all'altra fino ad attingere la dimensione compatta del canzoniere, imperniata su una trepida dialettica tra smarrimento e sogno, tra dilatarsi dell'ombra e ritrovata percezione mallarmeana dell'azzurro, tra placidità notturna e improvvisa irruenza ventosa, fra dilagare dei giorni ed epifania dell'esistere; e sempre con coerenza tonale, concentrando ogni elemento, ogni linea, ogni rimando, naturalistico e simbolico, nell'alveo onniassorbente dei quattro elementi naturali. Il dato fisico si fonde con la tonalità dell'anima. Referente naturale che diviene dato simbolico...
E' una frustrazione che segna la progressione dell'ombra. Ma ancora può aprirsi il margine del miracolo, l'epifania di un'immagine vitale sottratta, montalianamente, al frantume dell'inesistenza. E le parole del tempo riportano alla memoria giorni lunghi di amare discordanze, come sempre nella Giovannelli mai drammatizzate, ma rese sempre con gli accenti attenuati che dà il pudore del dolore. La lirica s'affolta di presenze spoglie, smorte: una spirale di malinconia dolorosa innesca un movimento onniassorbente di fuga: fuga dei giorni, della luna, dei gabbiani. E' un universo in fuga rapinosa, cui si contrappone il lamento muto delle cose sciupate e rapprese. Quasi ad esorcizzare il sovrastare dell'ombra, lo smarrimento della luce, l'io poetico inastaura lo spazio raccolto di un giardino, si circoscrive nelle sue valve verdi per risuscitare la presenza della luce attraverso la dimensione salvifica del ricordo. E se il vento iroso cancella l'impronta del ricordo, se l'ombra sembra accerchiare e fagocitare l'irenico lucore del raggio lunare, poi il miracolo d'esistere tornerà ad infiltrarsi nel muro desolato della roccia, nello spessore del silenzio che condanna alla sterilità la terra desolata, attraverso la rapinosità dell'eros.
I silenzi incantati dell'autunno risuonano con vibrazione sommessa e densa, quasi un infiltrarsi del torpore, un lento vanire della memoria dei giorni. Vi s'instaura un ritmo rallentato, pausato, come il trasmutarsi pigro della luce. “Silenzio” e “solitudine” sono, d'altronde, parole chiave, autentici mot clé nell'universo poetico della Giovannelli: l'ombra della sera accampa solitudine di vento; e la solitudine promana dall'oblio delle voci che si sono spente, con un rarefarsi estremo, ma non compiaciuto delle presenze umane, quasi un'oblazione dolorosa che paga la ricchezza gelosa dell'interiorità. Notti ed albe sono le ore topiche della poesia della Giovannelli. Per ascoltare le voci del silenzio, per attingere una percezione depurata del cosmo: una percettività sensoriale acutissima, magicamente dilatata, crea un rimando speculare tra tra micro e macrocosmo...
giovedì, marzo 06, 2008
Cristoforo Colombo scopritore dell’America? Lui no, il sanlurese Christoval Colón si
Testo e foto in www.marellagiovannelli.com (sez.Mara Malda)
Imperdibile sull’Unione Sarda di oggi l’articolo del giornalista Emiliano Farina che ha intervistato la scrittrice spagnola Marisa Azuara in trasferta a Sanluri, capoluogo del Medio Campidano, per presentare il suo libro sulle presunte origini sarde del vero scopritore dell’America: Christoval Colón. Il quale, sempre secondo la sempre più suggestiva tesi dell’Azuara, sarebbe una persona completamente diversa dal Cristoforo Colombo universalmente noto. Una riflessione merita anche il commento del giornalista alla fine dell’intervista che pubblichiamo integralmente:
Due Colombo per una sola America
di Emiliano Farina
La storia e i suoi misteri: non è stato Cristoforo Colombo a scoprire l'America ma un'altra persona, Christoval Colón. Ossia non il figlio di un lanaiolo genovese come attestano i documenti storici, ma un (presunto) nobile sardo-aragonese nato nel castello di Sanluri. Due persone distinte vissute nella stessa epoca ma nate in anni diversi: il primo intorno al 1451 e il secondo nel 1436. È questo lo scenario dipinto dalla studiosa spagnola Marisa Azuara (autrice del libro Christoval Colón. Más grande que la leyenda con cui sta tentando di riscrivere la biografia del Grande scopritore) che martedì ha presentato la sua tesi nel capoluogo del Medio Campidano. Le circa duecento persone stipate nella sala dell'ex Monte granatico l'aspettano con impazienza. La verità storica è un argomento di secondo piano perché sul tavolo c'è un colpo da mille e una notte legato all'apertura di suggestivi scenari turistici. E dunque la platea è tutta per questa signora venuta dalla Spagna a comunicare la nuova verità.
Perché tutti la chiamano professoressa? «Non lo so».
Che lavoro fa? «Mi sono sempre occupata di turismo. Fino a otto anni fa ero la direttrice commerciale di un Tour operator».
E poi? «Un lutto in famiglia. Ho mollato tutto e da allora mi dedico soltanto all'attività di scrittrice».
Com'è nata l'idea del libro-rivelazione? Le risposte dell'Azuara sono due e diverse. Nelle chiacchiere prima del convegno spiega che «è nata come fiction e poi, man mano che ho scoperto i documenti l'ho trasformato in un saggio storico». Al cronista, invece, risponde diversamente: «Una famiglia di origini siciliane, i De Ena, mi ha incaricata di studiare il loro albero genealogico. Ho iniziato così».
Com'è possibile riscrivere le origini di Colombo “dimenticandosi” di centinaia di documenti che attestano la sua genovesità, da tempo accreditata in quasi tutto il mondo? «Il Cristoforo Colombo, figlio di Domenico, cui fanno riferimento quei documenti non è colui che ha scoperto l'America. Il vero scopritore è Christoval Colón, nato a Sanluri e di madre aragonese. Sono due persone distinte, non confondiamole».
Che metodo ha seguito? «Quello del saggio storico».
Anche le note a margine, discorsive e con scarsi riferimenti ai documenti, seguono lo schema della ricerca storica? «Certamente».
Cosa si aspetta dal suo lavoro? «Che gli storici ufficiali verifichino le mie conclusioni e riprendano gli studi sulle vere origini di Colombo. Fino ad ora nessuno di loro si è espresso negativamente sulla mia teoria».
Non è esatto: colombisti e medievalisti delle Università di Cagliari e Sassari hanno già detto che la sua tesi non ha alcun fondamento storico. La definiscono un'opera di fantasia. «Le mie conclusioni si basano sugli studi di storici spagnoli ma soprattutto sulla ricostruzione genealogica tracciata dall'associazione araldica della Sardegna, esattamente dal presidente Enrico Tola Grixoni. E anche su uno studio di Antonello Mattone, dell'Università di Sassari».
*** La signora Azuara non è interessata al tema dell'intervista e preferisce restituirsi a un pubblico che per lei ha soltanto applausi e ammirazione. Quando l'unica voce fuori dal coro (il ricercatore indipendente sanlurese Gianni Mereu) prova a riportare il discorso sul confronto documentale viene invitato a chiuderla lì: «Non è questa l'occasione per confutare la tesi». Il resto sono operatori culturali con l'acquolina in bocca e un'amministrazione comunale fiduciosa di scoprire un'America purché sia. L'assessore alla Cultura, Antonello Mancosu: «Ci crediamo molto e vogliamo investirci». Il sindaco Alessandro Collu è più cauto: «Speriamo che la teoria venga confermata. E smettiamola di darci sempre addosso, magari scopriamo che Colombo è nato davvero a Sanluri». Magari.
Imperdibile sull’Unione Sarda di oggi l’articolo del giornalista Emiliano Farina che ha intervistato la scrittrice spagnola Marisa Azuara in trasferta a Sanluri, capoluogo del Medio Campidano, per presentare il suo libro sulle presunte origini sarde del vero scopritore dell’America: Christoval Colón. Il quale, sempre secondo la sempre più suggestiva tesi dell’Azuara, sarebbe una persona completamente diversa dal Cristoforo Colombo universalmente noto. Una riflessione merita anche il commento del giornalista alla fine dell’intervista che pubblichiamo integralmente:
Due Colombo per una sola America
di Emiliano Farina
La storia e i suoi misteri: non è stato Cristoforo Colombo a scoprire l'America ma un'altra persona, Christoval Colón. Ossia non il figlio di un lanaiolo genovese come attestano i documenti storici, ma un (presunto) nobile sardo-aragonese nato nel castello di Sanluri. Due persone distinte vissute nella stessa epoca ma nate in anni diversi: il primo intorno al 1451 e il secondo nel 1436. È questo lo scenario dipinto dalla studiosa spagnola Marisa Azuara (autrice del libro Christoval Colón. Más grande que la leyenda con cui sta tentando di riscrivere la biografia del Grande scopritore) che martedì ha presentato la sua tesi nel capoluogo del Medio Campidano. Le circa duecento persone stipate nella sala dell'ex Monte granatico l'aspettano con impazienza. La verità storica è un argomento di secondo piano perché sul tavolo c'è un colpo da mille e una notte legato all'apertura di suggestivi scenari turistici. E dunque la platea è tutta per questa signora venuta dalla Spagna a comunicare la nuova verità.
Perché tutti la chiamano professoressa? «Non lo so».
Che lavoro fa? «Mi sono sempre occupata di turismo. Fino a otto anni fa ero la direttrice commerciale di un Tour operator».
E poi? «Un lutto in famiglia. Ho mollato tutto e da allora mi dedico soltanto all'attività di scrittrice».
Com'è nata l'idea del libro-rivelazione? Le risposte dell'Azuara sono due e diverse. Nelle chiacchiere prima del convegno spiega che «è nata come fiction e poi, man mano che ho scoperto i documenti l'ho trasformato in un saggio storico». Al cronista, invece, risponde diversamente: «Una famiglia di origini siciliane, i De Ena, mi ha incaricata di studiare il loro albero genealogico. Ho iniziato così».
Com'è possibile riscrivere le origini di Colombo “dimenticandosi” di centinaia di documenti che attestano la sua genovesità, da tempo accreditata in quasi tutto il mondo? «Il Cristoforo Colombo, figlio di Domenico, cui fanno riferimento quei documenti non è colui che ha scoperto l'America. Il vero scopritore è Christoval Colón, nato a Sanluri e di madre aragonese. Sono due persone distinte, non confondiamole».
Che metodo ha seguito? «Quello del saggio storico».
Anche le note a margine, discorsive e con scarsi riferimenti ai documenti, seguono lo schema della ricerca storica? «Certamente».
Cosa si aspetta dal suo lavoro? «Che gli storici ufficiali verifichino le mie conclusioni e riprendano gli studi sulle vere origini di Colombo. Fino ad ora nessuno di loro si è espresso negativamente sulla mia teoria».
Non è esatto: colombisti e medievalisti delle Università di Cagliari e Sassari hanno già detto che la sua tesi non ha alcun fondamento storico. La definiscono un'opera di fantasia. «Le mie conclusioni si basano sugli studi di storici spagnoli ma soprattutto sulla ricostruzione genealogica tracciata dall'associazione araldica della Sardegna, esattamente dal presidente Enrico Tola Grixoni. E anche su uno studio di Antonello Mattone, dell'Università di Sassari».
*** La signora Azuara non è interessata al tema dell'intervista e preferisce restituirsi a un pubblico che per lei ha soltanto applausi e ammirazione. Quando l'unica voce fuori dal coro (il ricercatore indipendente sanlurese Gianni Mereu) prova a riportare il discorso sul confronto documentale viene invitato a chiuderla lì: «Non è questa l'occasione per confutare la tesi». Il resto sono operatori culturali con l'acquolina in bocca e un'amministrazione comunale fiduciosa di scoprire un'America purché sia. L'assessore alla Cultura, Antonello Mancosu: «Ci crediamo molto e vogliamo investirci». Il sindaco Alessandro Collu è più cauto: «Speriamo che la teoria venga confermata. E smettiamola di darci sempre addosso, magari scopriamo che Colombo è nato davvero a Sanluri». Magari.
mercoledì, marzo 05, 2008
Mai pensato di sfrattare Chiara Vigo, Sacerdotessa-Ambasciatrice del bisso

Testo e foto in www.marellagiovannelli.com (sez. Marella Giovannelli)
"Buongiorno a tutti, mi chiamo Chiara Vigo e abito nell'Isola di Sant'Antioco a Sud-Ovest della Sardegna. Da anni cerco di difendere un'Arte millenaria dagli attacchi del vivere attuale. I Maestri sono stanchi." Nome e cognome "Chiara Vigo". Professione "Maestro di Bisso Marino". Hobbies "Essere e Tessere il filo dell'Acqua". Pensi di partecipare attivamente al gruppo?
"Penso di poter offrire la mia rete di comunicazione mondiale. Se serve! " Questo “profilo”, pubblicato nello spazio riservato al Gruppo d'incontro Beppe Grillo di Cagliari (beppegrillo.meetup.com/31/members/5333412/), è in Rete dal 13 ottobre 2007 ma, già da molti anni, la “sacerdotessa” del bisso, proclama al mondo la sua fatica. Oggi, alla storia di Chiara Vigo dedica ampio spazio il quotidiano “La Nuova Sardegna” con un articolo, firmato da Felice Testa.
Il titolo “La regina del bisso è stata sfrattata” ha però fatto infuriare il Sindaco di Sant’Antioco Mario Corongiu che, molto seccato, replica: “Nessuno ha mai avuto intenzione di sfrattare la signora Chiara Vigo, non capisco perché si vogliano far credere simili falsità”. In effetti, tralasciando il titolo, da qualche frase del lungo pezzo, si intuisce una verità diversa dal lancio iniziale. Nell’articolo si precisa che “il contratto di comodato d’uso gratuito della sala del Montegranatico è scaduto il 31 dicembre 2007 e non è stato rinnovato.” Una trentina di righe dopo si legge anche la dichiarazione del Sindaco di Sant’Antioco che “ fa appello alla lentezza dei tempi tecnici” e ribadisce: “Nessuno vuole cacciare la signora Vigo dal Montegranatico. Insieme al suo contratto ne sono scaduti altri quattro o cinque e verranno tutti rinnovati, ma i tempi burocratici non sono velocissimi”.
Dissolta la sfratto-bufala, resta comunque di grande impatto mediatico la vicenda umana, con risvolti “sacerdotali” di Chiara Vigo che si definisce “Maestro di Bisso Marino”. Ospite di numerosi convegni e manifestazioni in Italia e all’estero, lei continua a raccontare con dovizia di particolari carismatici la sua “missione”, a cominciare dalla descrizione del giuramento fatto alla nonna. Quel vincolo sacro obbliga Chiara Vigo a non sfruttare la ricchezza del mare. “La Penelope del bisso”, nel 2001, attirò l’attenzione di Panorama che le dedicò il seguente trafiletto: “Tessitrice sarda, unica in Europa ed una delle poche al mondo, che ancora tesse la cosiddetta “seta di mare”, ovvero il bisso, un filamento che secernono alcuni molluschi, le nacchere, che si trovano nei fondali dell'Isola di Sant'Antioco.
E' un'arte complessa, che richiede maestria e pazienza: Chiara Vigo, definita unica erede di Berenice, infatti, tinge il suo bisso con erba che raccoglie durante il periodo di luna nuova, che stende solo quando tira il libeccio e che tratta con il latte di capra. Lo fila solo con un fuso di canna e lo tesse su un pesantissimo telaio in legno, ripetendo all'infinito gesti di certosina precisione.” Convinta di dover tutelare in tutti i modi “un’arte destinata a scomparire con l’ultima custode dei suoi segreti”, la tessitrice di Sant’Antioco afferma categorica: “Il bisso lo difendo e lo custodisco io, non si tocca, non serve per il commercio, le mie opere vanno gratuitamente a chi me le chiede. Essere un maestro non vuol dire fare del proprio sapere una merce. Il maestro tesse un filo d’acqua fatto di relazioni con le persone, diffonde la cultura del bisso. Il suo compito è conservare per chi verrà, ciò che già c’era.
Ho appreso l’essenza del bisso da mia nonna paterna, Maria Maddalena Rosina Mereu, detta Leonilde, maestra di tessuto, e ho imparato che il patrimonio delle mie mani non è mio, ma delle persone e dei loro figli…La verità è che rappresento il bisso nel mondo. Si sono occupati di me i media di tutto il mondo, tv giapponesi, la Bbc, la Cnn, il New York Times perché sono la testimone di un mistero antico. Richiamo a Sant’Antioco, nel Sulcis, trentamila turisti l’anno che vengono per sentire parlare del bisso, per vedere il laboratorio. Ho portato il tessuto in giro per i musei e le università di mezzo mondo, perché il Sulcis e la Sardegna vengano conosciute come scrigno di arti millenarie…”. Sporadicamente, qualche voce critica accusa Chiara Vigo di mancanza d’umiltà e umorismo ma lei non pretende di essere anche simpatica.
"Penso di poter offrire la mia rete di comunicazione mondiale. Se serve! " Questo “profilo”, pubblicato nello spazio riservato al Gruppo d'incontro Beppe Grillo di Cagliari (beppegrillo.meetup.com/31/members/5333412/), è in Rete dal 13 ottobre 2007 ma, già da molti anni, la “sacerdotessa” del bisso, proclama al mondo la sua fatica. Oggi, alla storia di Chiara Vigo dedica ampio spazio il quotidiano “La Nuova Sardegna” con un articolo, firmato da Felice Testa.
Il titolo “La regina del bisso è stata sfrattata” ha però fatto infuriare il Sindaco di Sant’Antioco Mario Corongiu che, molto seccato, replica: “Nessuno ha mai avuto intenzione di sfrattare la signora Chiara Vigo, non capisco perché si vogliano far credere simili falsità”. In effetti, tralasciando il titolo, da qualche frase del lungo pezzo, si intuisce una verità diversa dal lancio iniziale. Nell’articolo si precisa che “il contratto di comodato d’uso gratuito della sala del Montegranatico è scaduto il 31 dicembre 2007 e non è stato rinnovato.” Una trentina di righe dopo si legge anche la dichiarazione del Sindaco di Sant’Antioco che “ fa appello alla lentezza dei tempi tecnici” e ribadisce: “Nessuno vuole cacciare la signora Vigo dal Montegranatico. Insieme al suo contratto ne sono scaduti altri quattro o cinque e verranno tutti rinnovati, ma i tempi burocratici non sono velocissimi”.
Dissolta la sfratto-bufala, resta comunque di grande impatto mediatico la vicenda umana, con risvolti “sacerdotali” di Chiara Vigo che si definisce “Maestro di Bisso Marino”. Ospite di numerosi convegni e manifestazioni in Italia e all’estero, lei continua a raccontare con dovizia di particolari carismatici la sua “missione”, a cominciare dalla descrizione del giuramento fatto alla nonna. Quel vincolo sacro obbliga Chiara Vigo a non sfruttare la ricchezza del mare. “La Penelope del bisso”, nel 2001, attirò l’attenzione di Panorama che le dedicò il seguente trafiletto: “Tessitrice sarda, unica in Europa ed una delle poche al mondo, che ancora tesse la cosiddetta “seta di mare”, ovvero il bisso, un filamento che secernono alcuni molluschi, le nacchere, che si trovano nei fondali dell'Isola di Sant'Antioco.
E' un'arte complessa, che richiede maestria e pazienza: Chiara Vigo, definita unica erede di Berenice, infatti, tinge il suo bisso con erba che raccoglie durante il periodo di luna nuova, che stende solo quando tira il libeccio e che tratta con il latte di capra. Lo fila solo con un fuso di canna e lo tesse su un pesantissimo telaio in legno, ripetendo all'infinito gesti di certosina precisione.” Convinta di dover tutelare in tutti i modi “un’arte destinata a scomparire con l’ultima custode dei suoi segreti”, la tessitrice di Sant’Antioco afferma categorica: “Il bisso lo difendo e lo custodisco io, non si tocca, non serve per il commercio, le mie opere vanno gratuitamente a chi me le chiede. Essere un maestro non vuol dire fare del proprio sapere una merce. Il maestro tesse un filo d’acqua fatto di relazioni con le persone, diffonde la cultura del bisso. Il suo compito è conservare per chi verrà, ciò che già c’era.
Ho appreso l’essenza del bisso da mia nonna paterna, Maria Maddalena Rosina Mereu, detta Leonilde, maestra di tessuto, e ho imparato che il patrimonio delle mie mani non è mio, ma delle persone e dei loro figli…La verità è che rappresento il bisso nel mondo. Si sono occupati di me i media di tutto il mondo, tv giapponesi, la Bbc, la Cnn, il New York Times perché sono la testimone di un mistero antico. Richiamo a Sant’Antioco, nel Sulcis, trentamila turisti l’anno che vengono per sentire parlare del bisso, per vedere il laboratorio. Ho portato il tessuto in giro per i musei e le università di mezzo mondo, perché il Sulcis e la Sardegna vengano conosciute come scrigno di arti millenarie…”. Sporadicamente, qualche voce critica accusa Chiara Vigo di mancanza d’umiltà e umorismo ma lei non pretende di essere anche simpatica.
domenica, marzo 02, 2008
Sanremo è sempre Sanremo tra incubi, polemiche fantasmi e plagi
Testo e foto in www.marellagiovannelli.com (sez.Mara Malda)
Il Festival di Sanremo 2008 va in archivio tra gli incubi da auditel, le polemiche per la canzone non originale di Loredana Berté e il fantasma dei Jalisse sulla coppia dei vincitori Giò Di Tonno e Lola Ponce. Qualche freccetta avvelenata mediatica è stata lanciata anche a Mario Venuti per la sua interpretazione (alla Carmen Consoli) del brano “A Ferro e Fuoco” che avrebbe lo stesso attacco di "Sei nell'anima" di Gianna Nannini. Il maestro Vince Tempera ha giustificato questa ed altre somiglianze dichiarando che “dopo un secolo di musica leggera le combinazioni melodiche ed armoniche sono esaurite, è quindi inevitabile che per comporre un motivo orecchiabile si finisca col ripetere frasi musicali già scritte”.
Dalla similitudine per coincidenza, e quindi in buona fede, al plagio vero e proprio, il passo non è certamente breve. L’iter finalizzato all'accertamento di un eventuale plagio richiede una procedura lunga e complessa, ben nota allo stesso Mario Venuti, accusato di plagio dal cantautore sardo Mariano Melis. La causa va avanti da tre anni e la sentenza del giudice Tarantola del Tribunale di Milano è attesa entro il 2008. Intanto, nell’udienza del prossimo 26 marzo, sarà esaminata la perizia depositata lo scorso 28 febbraio dal CTU Alessandro Traverso. Il consulente tecnico ha messo a confronto i ritornelli di “Echi d’infinito”, scritta da Venuti/ Kaballà, presentata da Antonella Ruggiero a Sanremo 2005 e della canzone “Isolaerrante”, scritta da Mariano Melis.
Una della tante “coincidenze” di questo caso musical-giudiziario è che la splendida “Isolaerrante” di Mariano Melis aveva anche partecipato alle selezioni dell'Accademia della Canzone di Sanremo dal 17 al 22 settembre 2001 a Sanremo, presso il Centro Ariston Roof. La circostanza è documentata dal certificato di frequenza rilasciato a Mariano Melis e dai filmati delle esibizioni effettuate in VHS, realizzati e messi in vendita dalla stessa organizzazione “Publimod”. Inoltre la canzone “Isolaerrante” e il relativo videoclip sono disponibili online sin dalla pubblicazione del disco nel 2002; ad esempio nel sito www.tronos.net che si occupa di produzioni e distribuzione di musica e cultura sarda. Facilmente rintracciabile in Rete è anche la sovrapposizione dei ritornelli di “Isolaerrante” (cantata da Mariano Melis) e di “Echi d’infinito” (cantata da Antonella Ruggiero).
La melodia, il ritmo e la progressione armonica degli accordi sono incredibilmente simili. Il ritornello è formato da due frasi melodiche, ognuna composta da 20 note musicali di cui 18 sono assolutamente le stesse. E si ripete, si ripete, si ripete…La somiglianza è stata subito segnalata all’organizzazione del Festival e alla casa discografica ma, non avendo ricevuto alcuna risposta, Mariano Melis ha deciso di procedere per vie legali, assistito dallo studio Berlinguer di Sassari. Un’ulteriore sorpresa-beffa per il cantautore sardo è stato il video-clip di "Echi d’infinito", girato proprio in Sardegna.
La stessa Antonello Ruggiero, in un’intervista rilasciata ad un quotidiano isolano, ha dichiarato che questa canzone si ispirava alla magica atmosfera della Sardegna. Coincidenza ancora più strana visto che Mario Venuti è siciliano. La straordinaria somiglianza tra i ritornelli di “Echi d’infinito” e “Isolaerrante” trova riscontro anche nella suoneria telefonica che, per sua natura, permette di “individuare e riconoscere una canzone con immediatezza da parte di ascoltatori normali”.
Il Festival di Sanremo 2008 va in archivio tra gli incubi da auditel, le polemiche per la canzone non originale di Loredana Berté e il fantasma dei Jalisse sulla coppia dei vincitori Giò Di Tonno e Lola Ponce. Qualche freccetta avvelenata mediatica è stata lanciata anche a Mario Venuti per la sua interpretazione (alla Carmen Consoli) del brano “A Ferro e Fuoco” che avrebbe lo stesso attacco di "Sei nell'anima" di Gianna Nannini. Il maestro Vince Tempera ha giustificato questa ed altre somiglianze dichiarando che “dopo un secolo di musica leggera le combinazioni melodiche ed armoniche sono esaurite, è quindi inevitabile che per comporre un motivo orecchiabile si finisca col ripetere frasi musicali già scritte”.
Dalla similitudine per coincidenza, e quindi in buona fede, al plagio vero e proprio, il passo non è certamente breve. L’iter finalizzato all'accertamento di un eventuale plagio richiede una procedura lunga e complessa, ben nota allo stesso Mario Venuti, accusato di plagio dal cantautore sardo Mariano Melis. La causa va avanti da tre anni e la sentenza del giudice Tarantola del Tribunale di Milano è attesa entro il 2008. Intanto, nell’udienza del prossimo 26 marzo, sarà esaminata la perizia depositata lo scorso 28 febbraio dal CTU Alessandro Traverso. Il consulente tecnico ha messo a confronto i ritornelli di “Echi d’infinito”, scritta da Venuti/ Kaballà, presentata da Antonella Ruggiero a Sanremo 2005 e della canzone “Isolaerrante”, scritta da Mariano Melis.
Una della tante “coincidenze” di questo caso musical-giudiziario è che la splendida “Isolaerrante” di Mariano Melis aveva anche partecipato alle selezioni dell'Accademia della Canzone di Sanremo dal 17 al 22 settembre 2001 a Sanremo, presso il Centro Ariston Roof. La circostanza è documentata dal certificato di frequenza rilasciato a Mariano Melis e dai filmati delle esibizioni effettuate in VHS, realizzati e messi in vendita dalla stessa organizzazione “Publimod”. Inoltre la canzone “Isolaerrante” e il relativo videoclip sono disponibili online sin dalla pubblicazione del disco nel 2002; ad esempio nel sito www.tronos.net che si occupa di produzioni e distribuzione di musica e cultura sarda. Facilmente rintracciabile in Rete è anche la sovrapposizione dei ritornelli di “Isolaerrante” (cantata da Mariano Melis) e di “Echi d’infinito” (cantata da Antonella Ruggiero).
La melodia, il ritmo e la progressione armonica degli accordi sono incredibilmente simili. Il ritornello è formato da due frasi melodiche, ognuna composta da 20 note musicali di cui 18 sono assolutamente le stesse. E si ripete, si ripete, si ripete…La somiglianza è stata subito segnalata all’organizzazione del Festival e alla casa discografica ma, non avendo ricevuto alcuna risposta, Mariano Melis ha deciso di procedere per vie legali, assistito dallo studio Berlinguer di Sassari. Un’ulteriore sorpresa-beffa per il cantautore sardo è stato il video-clip di "Echi d’infinito", girato proprio in Sardegna.
La stessa Antonello Ruggiero, in un’intervista rilasciata ad un quotidiano isolano, ha dichiarato che questa canzone si ispirava alla magica atmosfera della Sardegna. Coincidenza ancora più strana visto che Mario Venuti è siciliano. La straordinaria somiglianza tra i ritornelli di “Echi d’infinito” e “Isolaerrante” trova riscontro anche nella suoneria telefonica che, per sua natura, permette di “individuare e riconoscere una canzone con immediatezza da parte di ascoltatori normali”.
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