giovedì, novembre 23, 2006

Thanksgiving Day tra storia e curiosità: report dell'Amico Americano

Testo e foto dell'Amico Americano per www.marellagiovannelli.com (sezione Mara Malda)

Oggi, giovedì 23 novembre, vedendo due tacchini (uno era Bush) protagonisti di un servizio del telegiornale, mi sono detta - Chi meglio del nostro caro amico americano “Giacomo Bondi”, può descrivere un tipico Thanksgiving Day a stelle e strisce?- Lui, tra un preparativo e l’altro, ha trovato il tempo di soddisfare la mia curiosità, inviandoci anche le foto pubblicate in questo articolo. E io, nel Giorno del Ringraziamento, ringrazio Giacomo che, da Washington, scrive e spiega:
“Thanksgiving, la festa del ringraziamento, negli Stati Uniti, è forse la ricorrenza più importante dell'anno. Unisce la storia della nascita della Nazione ed una tradizione risalente ufficialmente al 1621, in una festa che, non essendo religiosa, è sentita non solo dai Cristiani (come può essere il Natale), ma da tutti.
La leggenda vuole che gli indiani d'America avessero portato dei tacchini come dono ai "pilgrims" e festeggiato insieme. In realtà, era costume degli Inglesi celebrare la fine del raccolto. Trapiantati in America, conservarono questa tradizione che cambiò nome: da Festa di fine raccolto a Giornata del Ringraziamento.
Durante il loro primo inverno americano un indiano di nome Squanto, aiutò gli Inglesi a superare le difficoltà ed il freddo; diventò il loro “maestro di caccia” e, anche da questa circostanza, fu originata la leggenda. Successivamente Squanto fu portato in Inghilterra dove visse per molto tempo. Dopo nove anni tornò in America; "rapito" da Thomas Hunt, ufficiale al seguito del conquistador John Smith, fu portato in Portogallo per essere venduto come schiavo al prezzo di venti sterline (tanto per "ringraziare").
Ma questo dettaglio, generalmente, non viene inserito nei libri di storia delle elementari. In realtà, Squanto riuscì a sottrarsi alla sua vendita con l'aiuto di alcuni frati Portoghesi e, qualche tempo dopo, raggiunse Londra. Riuscì comunque a tornare nella sua terra dove, trascorsi molti anni, morì di malattia, lasciando peraltro una condizione di pace, tra indiani e inglesi, che durò per i successivi cinquant'anni.
Leggenda a parte, elemento centrale del festeggiamento di Thanksgiving è il super tradizionale tacchino. Ogni anno, da generazioni, viene presentato alla Casa Bianca un tacchino vivo, condannato ovviamente a morte, al quale, però, il Presidente concede la grazia. Il fortunato & graziato tacchino, è quindi portato in una pacifica fattoria dove è destinato a morire di vecchiaia.
Quelli meno fortunati, finiscono invece al forno. La cottura del tacchino, come dice mia moglie, che ha proverbiale talento nel prepararlo e cuocerlo, è una via di mezzo tra la scienza e l'arte. In realtà, essendo voluminoso, può superare i dieci chili e la cottura perfetta non è facile in quanto deve essere ben cotto dentro e dorato fuori. Il rischio maggiore è che, avendo pochissimo grasso, la carne diventi asciutta ed assuma, conseguentemente la consistenza del sughero. Le tecniche sono innumerevoli ed in parte tenute gelosamente segrete. Una delle più usate è farcirlo con delle misture (anche quelle personali e segrete), mirate a contribuire alla ritenzione dell' umidità durante la cottura che richiede svariate ore. Se i metodi funzionano, il risultato, alla fine, è favoloso, sia come presentazione che come gusto. Ovviamente è fondamentale il “carving”, ovvero l'arte di tagliarlo con un coltello affilatissimo in fettine sottili, separando nel vassoio la carne chiara del petto a quella scura delle cosce e delle ali.
Altra tradizione sono i contorni che, più o meno numerosi (dai quattro ai quindici), completano il piatto. La lista è, naturalmente, del tutto soggettiva ma, quasi sempre, include purea di patate, fagiolini in casseruola e “stuffing” che è il ripieno usato per la farcitura, formato da crostini di pane, olio di oliva, varie erbe ed ingredienti segreti. Non mancano mai altre verdure in casseruola, tipo zucche e patate dolci. Immancabile la gelatina di mirtilli, che bene si accompagna al tacchino ma che, per esperienza non è mai molto apprezzata dagli italiani in trasferta.
Si conclude, secondo la tradizione, con un assortimento di crostate, preparate con vari tipi di noci o zucche dolci. Ovviamente, essendo un paese libero, ognuno poi, pur mantenendo alcuni elementi tradizionali, personalizza il menù a seconda dei propri gusti e del proprio budget. Io, ad esempio, ogni anno aggiungo il non tradizionale pesce, crostacei (ci sono anche nel menù di oggi), l’immancabile panettone ed altri dolci Italiani.
Di norma si festeggia in famiglia ma spesso si aggiungono persone, o che non hanno famiglia, o che la hanno lontana. Per esempio, noi per anni facevamo un bando di invito a tutti gli studenti di una università che, per un motivo o per un altro, non erano potuti tornare a casa. Spesso erano più di cinquanta. Non è inusuale che dei ristoranti di lusso, chiusi al pubblico per Thanksgiving, preparino un pasto luculliano, ovviamente gratuito, per i senza tetto.
L'orario è anch'esso soggettivo ma di norma non è nell'ora tradizionale del pranzo o della cena. In genere inizia intorno alle tre/quattro di pomeriggio e dura tutta la sera. L'abbigliamento varia dai blue jeans allo smoking, a seconda delle persone e del tono che si vuole dare alla festa.